“Il reddito di base” (Ediesse): un saggio su come districarsi tra reddito minimo, reddito di cittadinanza, imposta negativa e altre loro declinazioni

 

il reddito di base_ediesse_recensione ChronicalibriDaniela Distefano
CATANIAElena Granaglia è docente di Scienza delle Finanze presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre ed è, da sempre, studiosa del rapporto fra giustizia e disegno delle politiche sociali.
Magda Bolzoni, è una esperta di Sociologia e svolge attività di ricerca presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università degli studi di Torino. Bolzoni si occupa perlopiù di diseguaglianze sociali, migrazioni e trasformazioni urbane. Due donne, due scienziate che hanno convogliato il proprio sapere verso le lande remote di un problema attuale e stringente. Frutto di questa convergenza è il saggio Il reddito di base, pubblicato da Ediesse. 

Ma quale definizione dare a questo potenziale parafulmine di tempeste economico-sociali?Il reddito di base è da intendere come il trasferimento monetario, finanziato attraverso l’imposizione generale, volto ad assicurare a tutti uno zoccolo di reddito e privo di vincoli di destinazione (reddito di base tout court).

All’inizio del 2016, il Consiglio dei Ministri aveva approvato un disegno di legge in materia di contrasto alla povertà, ma le opposizioni culturali al reddito di base sono state e sono tuttora persistenti.
Quale lo stato attuale nel nostro Paese in termini di lotta alla indigenza?
In Italia, per avere diritto a una qualche forma di reddito minimo occorre essere anziani, appartenere a famiglie con figli minori o avere un’invalidità. Se si è poveri, ma non si rientra in tali categorie, non si ha quasi alcun sostegno. Inoltre le somme di cui si può beneficiare sono molto limitate. La prestazione più cospicua è l’assegno sociale che da solo non è in grado di oltrepassare la soglia di povertà.
Una scelta va fatta, a mio avviso, entro termini non ante-Bibbia, però ammetto che, tra tutte le opzioni, mi pare piuttosto d’auspicio il cosiddetto “reddito di cittadinanza”, vale a dire un trasferimento destinato a ciascun cittadino, a intervalli regolari, durante l’intero corso della vita, dunque imperituro, e a prescindere dallo status lavorativo o da altre riserve.

L’obiettivo è dotare ciascuno di una base incondizionata di reddito. Una scelta esposta a mille intemperie, ma in grado di incanalare la collettività verso quel fruire dei diritti cui deve tendere ciascun uomo.

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