Dario Biagi racconta l’amore tra Fusco e Maudente nel nuovo libro Avagliano Editore
Giulia Siena
PARMA – Un rinnovato linguaggio, delicato, sensuale e raffinato, per dare voce a delle emozioni nuove, totalmente differenti da quelle passate. Le parole, sì, quelle così tanto conosciute e apprezzate da Gian Carlo Fusco che nella vita professionale fu autore teatrale, romanziere e critico cinematografico, dal 1962 – anno in cui conobbe Floriana Maudente – divennero parole nuove. Lei, Floriana, era così diversa dalle donne che aveva amato in precedenza: schiva, determinata e appassionata, anch’ella, di scrittura e cinematografia. Una donna nuova, una donna che viveva completamente il suo essere “cittadina del mondo”. I due si conobbero e Milano, città che, a malincuore, Fusco dovette lasciare per trasferirsi a Roma e da lì cominciò il loro amore, fatto di parole, promesse e sospiri.
Oggi, quell’amore, viene raccontato in Lettere d’amore di un eccentrico. Epistolario tra Gian Carlo Fusco e Floriana Maudente, curato da Dario Biagi per Avagliano Editore. La pubblicazione offre uno spaccato sociale e culturale dell’Italia degli anni Sessanta, oltre che una panoramica intensa nei sentimenti di due intellettuali così eccentrici e ricchi di talento. La nostra intervista a Dario Biagi, biografo di Fusco.
Dario Biagi è il biografo ufficiale di Gian Carlo Fusco: come si racconta, oggi, un intellettuale di questo tipo?
Sta un po’ stretta a Fusco l’etichetta di intellettuale. In senso stretto lo è poiché era colto, attento alle mode e alle correnti culturali, addirittura enciclopedico nella conoscenza storica del nostro Novecento. In realtà, era un intellettuale anomalo per l’Italia: un scrittore alla Hemingway o alla Bukowski, un campione di vitalismo senza eguali, cui piaceva più godersi la vita, specie quella notturna, esibirsi, affabulare e affascinare gli uditorii, che faticare sulla pagina con il pensiero rivolto ai posteri. Raccontare Fusco è raccontare una vita inimitabile: non ci sono alternative.
Quale può essere l’eredità di un autore così “eccentrico”?
Il lascito morale più importante di Fusco è una conseguenza della sua mancanza di ambizione e narcisismo: la vita vissuta per il gusto di vivere, senza calcoli, pose e paraocchi di sorta. Una lezione di libertà.
Lettere d’amore di un eccentrico racconta la storia d’amore tra Gian Carlo Fusco e Floriana Maudente; come nasce questo libro?
Il libro nasce da una scoperta non casuale: in un certo senso perseguita. Sapevo, e avevo già scritto nella mia biografia, della breve relazione tra Fusco e la giornalista Floriana Maudente, ma avevo trovato poco materiale su di loro. Su di lei in particolare. Ho continuato a cercare finché in Rete non mi sono imbattuto nella notizia d’un Fondo Maudente istituito presso privati a Bologna. Speravo di trovarvi tracce epistolari del loro rapporto, e così è stato.
Sette lettere che si muovono tra sentimento e attualità: un nuovo linguaggio (più intimo, sensuale e delicato) che si innesta in una società che sta cambiando. Fusco appare come “maestro” di una nuova tradizione epistolare; queste che tipo di missive sono?
Non so se Fusco possa definirsi un maestro del genere epistolare. Di certo, in queste lettere squaderna l’intera gamma dei suoi registri – ironia, brio, tenerezza, sensualità, grazia, esprit de finesse, irruenza, vis polemica – e mette a nudo la sua anima come, invece, non fa nei suoi show verbali e nella narrazione scritta. Svela un toccante bisogno di essere amato cui corrisponde simmetricamente un non volersi affatto bene. Ma queste lettere sono importanti anche come documento storico e biografico. Colmano una lacuna. Forniscono informazioni preziose e in presa diretta su un passaggio-chiave della sua vicenda di cui si avevano poche e confuse notizie: il suo trasferimento da Milano a Roma agli inizi del ’63 e i suoi esordi ufficiali nel cinema, al soldo di De Laurentiis e altri produttori.
In questo libro l’ambientazione, seppur poco influente per la storia, è caratterizzante per analizzare l’Italia che cambia. Milano, Roma, Bologna, Cannes, Berlino sono determinanti per questi due personaggi?
Milano e Roma sono sicuramente i poli psicologici, oltre che ambientali, della storia. Lui è agli sgoccioli della sua carriera di inviato e s’è installato nella Capitale; lei, invece, è ancora sulla cresta dell’onda e fa base a Milano. In realtà è sempre in viaggio ed, essendo un’esperta e appassionata di cinema, fa regolari puntate a Cannes, Berlino e al Festival di Venezia. I luoghi sono elementi di separazione in questo ménage. I due devono incontrarsi molto raramente, e anche alquanto fortunosamente. Inevitabile rincorrersi per lettera. Ma la lontananza, si sa, è pericolosa: attizza il fuoco della passione, ma a lungo andare corrode le fondamenta.
“Così, ti ho sempre con me. E sempre sarai con me, mia. Perché quello che conta, quando ci si trova, è come ci si incontra, quello che si dice nei primi cinque minuti e quello che si fa. Noi ci siamo incontrati bene, e bene insieme staremo”.