Giulio Gasperini
AOSTA – Un anno che nessuno può scordare, è il 1989; la straordinaria notizia dell’abbattimento del muro di Berlino parve liberare l’Europa dei suoi fantasmi e annunciare a tutto il mondo l’inizio di una storia nuova: una storia di incontro e di conciliazione, una narrazione che nasceva dal rifiuto della guerra, della sofferenza, della segregazione. In realtà, da quella data, i muri hanno iniziato a proliferare in tutto il mondo, innalzandosi a una velocità esorbitante, vanificando il percorso intrapreso con tanta fatica. Christian Elia, in Oltre i muri. Storie di comunità divise, edito da Milieu Edizioni nella collana Frontiere, ci dona i suoi reportage, in vari angoli di mondo, attraverso i quali il giornalista ha esplorato quei lembi di terra ancora feriti e segnati da divisioni e muri.
Quest’edizione è, in realtà, una riedizione di un suo vecchio lavoro del 2010, ma con un ampliamento al 2019, nel quale, per ogni luogo da lui visitato e studiato, Elia aggiorna il lettore su cosa sia cambiato e come si sia evoluta la storia. Nella maggior parte dei casi si registra, drammaticamente, un peggioramento della situazione, se non addirittura l’affermazione di nuove dolorose realtà.
Il viaggio, condotto tramite il genere del reportage, che Elia stesso considera come l’unico mezzo di indagine per lui significativo per comprendere fino in fondo e compiutamente la realtà, inizia a Cipro, dove, nel 2009, esisteva l’ultimo muro di tutta Europa. Il viaggio prosegue poi nel Kurdistan iracheno, in particolare nella città di Sulaymaniya, e in tutto l’Iraq, con le sue conflittualità perenni, tra interno ed esterno. Elia arriva poi ai confini più occidentali dell’Europa, in quelle enclaves spagnole, Ceuta e Melilla, che per molti rappresentano il miraggio di un’oasi, e che sempre di più sono terra di imbarbarimento e di morte.
Non poteva mancare Israele, coi suoi muri divoranti e fagocitanti, e un’interessante incursione nelle profondità del deserto sahariano, con la storia del Sahara occidentale e del popolo saharawi. Si torna poi in Europa, con il racconto della guerra dei murales di Belfast e dei nuovi muri, che nel 2009 non si potevano neanche immaginare, che sono piuttosto muri immateriali ma ugualmente feroci e inumani, quelli cioè che separano tra di loro i nuovi paese di Balcani, sulla rotta delle nuove migrazioni, meno documentate ma ugualmente brutali.
Il testo di Elia, caratterizzato da uno stile appetibile ed estremamente incalzante, da uno sguardo attento e da una ricchezza di testimonianze e documentazione, è una lettura coinvolgente, che permette di dare un primo sguardo alla situazione drammatica che stiamo vivendo – e a un’involuzione culturale che dovrebbe necessariamente fare paura: la rinata necessità di alzare barriere fra esseri umani, giustificandola con l’esigenza di proteggersi e preservarsi, finisce per confinare tutta l’umanità in luoghi asfittici e perversi, che avvelenano la convivenza e che diventano estremamente tossici per l’idea stessa di compiuta cittadinanza, intesa come partecipazione ai drammi e alle sorti umane.