Giulio Gasperini
AOSTA – Le fiabe non hanno mai confini. Lo sa bene il maestro elementare Franco Lorenzoni, che ha elevato la narrazione collettiva a strumento didattico imprescindibile nelle sue classi. Quando gli animali andavano a piedi, la storia che ha pubblicato per Orecchioacerbo editore, accompagnata dalle splendide illustrazioni di Eva Sànchez Gòmez, è una fiaba di una ricchezza tracimante e incontenibile, che conferiscono alla Natura una forza tellurica e dirompente.
La storia è quella che Yusif, pastore immigrato in Italia per lavorare con le pecore, racconta a suo figlio Teoramin. È una fiaba che, come tutte le fiabe importanti, si carica di simbologie universali ed esemplari, scontornando i volti dei (presunti) protagonisti e assumendo i connotati e le fisionomie di ogni lettore, presunto o immaginario, che abbia la dolcezza e la delicatezza di avvicinarsi a una storia come questa.
È la storia, alla fine, del viaggio per arrivare, per una destinazione che spesso non è destino, ma pura casualità. È un viaggio, però, che viene condiviso con una natura in trappola, con degli animali imprigionati, condannati alla cattività, mentre invece, prima, tanto tempo fa, ci fu un tempo nel quale tutti gli animali andavano a piedi, incluso l’animale più animale di tutti, che da tempo ha imparato a camminare per il mondo sulle due gambe, e che soltanto adesso trova confini, valichi, ostacoli, barriere e frontiere; e un insensato regime di visti a sbarrare la strada.
È la storia di incontri e tangenze, di attimi vissuti e fissati, di frammenti di quotidianità, di semplicità, di attesa di un tempo che prima o poi arriverà – senza fretta né ansia di rincorrerlo. È la storia della leggerezza nel vivere, della calma nel posarsi e nel non scalmanarsi, della fermezza dello sguardo e della potenza immaginifica.
È la storia, in fondo, di un uomo che sa trovare un ritmo giusto, equilibrato, armonico con la Natura, miscelando i respiri, gli sguardi, le prospettive. È la storia di un’armonia che non è impossibile da orchestrare, di una comunione – tra umanità e ambiente, tra società e paesaggio – che è l’unica forma di bellezza possibile; l’unica che potrebbe salvare compiutamente entrambi.
“Quando gli animali andavano a piedi”: le fiabe che non hanno mai confini
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