Daniela Distefano
CATANIA – “Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa, non è il tulipano
che ti fan veglia dall’ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi…”
Cantautore e poeta, Fabrizio De Andrè ci manca, anche se le sue ballate, il suo timbro vocale, la sua cadenza linguistica, il pensiero, l’immaginazione, l’invenzione, la rivisitazione, sono sue caratteristiche rimaste eterne. In questa nuova edizione NPE di Uomo Faber (prima pubblicazione sette anni fa) – soggetto e sceneggiatura di Fabrizio Càlzia; adattamento narrativo, disegni e acquerelli di Ivo Milazzo; prefazione di Oliviero Malaspina – non c’è odore di vecchio, il soggetto Faber (soprannome che gli fu dato dal suo amico Paolo Villaggio) non invecchia mai, anzi, come faro perenne illumina e fa crescere i più giovani.
La sua vicenda personale ha il potere di commuovere.
I colori del bianco e nero sono stati scelti per impersonare la solitudine, l’esplosione dello sfinimento esistenziale non compreso, ancor prima dello smembramento fisico. Da una parte Càlzia si è concentrato sugli eventi, concatenandoli anche con citazioni memorabili, dall’altra Milazzo ha plasmato la sua materia con maestria impagabile. Si è reso così omaggio all’uomo, quello che preferiva essere uomo, perché artista lo era dentro, nelle corde dell’anima e del cuore. Tra realismo ed espressionismo, le anime dei due autori si fondono perfettamente dando l’esatta profondità del fulcro di una vita.
Possiamo definire il risultato un’opera dialogata ma corale, un distillato di visionarietà.
Un viaggio sognante nel mondo e nel passato di Faber. Uno sguardo sull’uomo De Andrè, imperdibile dono della grande letteratura a fumetti a una leggenda indimenticabile della nostra musica.
“Lo sai che ancora non ci credo, Fabrizio? Vederti qui dopo tanti anni mi sembra un miracolo”.
“Eh Già…! Ma sai quale sarebbe stato il vero miracolo? Ritrovare tutti quelli che c’erano allora”.
“E stai bene in Sardegna?”
“Da Dio…! Viviamo in mezzo a foreste, piante, animali… A volte rimango lì per ore a osservare senza motivo apparente un pomodoro o un fiore appena sbocciato. Poi mi rendo conto che il motivo è semplicemente la vita”.