Giulia Siena
BRINDISI – Dal cielo di Brindisi cade neve anche d’estate; verso questo cielo si alzano fiamme e nubi, fumi densi e vane speranze. I flussi gassosi virano verso l’alto contaminando tutto quello che trovano: vite, case, alberi, colture e futuro. I flussi gassosi hanno contaminato e distrutto anche i giorni di Donato Chirico, operaio petrolchimico morto in una buia giornata del 1996. Da quel giorno sua figlia, Rosangela, combatte affinché il sacrificio del padre serva agli operai del presente per una migliore qualità del lavoro e della vita.
Plastica, storia di Donato Chirico operaio petrolchimico (pubblicato da Kurumuny, casa editrice pugliese) è un libro che racchiude il racconto, amaro e denso, di una vita forte spezzata dai veleni chimici di una industria che aveva promesso ricchezza e prosperità. Donato – raccontato da sua figlia Rosangela – era un ragazzo come tanti nella Puglia degli anni Sessanta; aspirava alla carriera militare, in aviazione, ma il ruolo di operaio petrolchimico gli poteva garantire sicurezza economica per sé e per Maria, la ragazza che amava. Con il tempo arrivarono i figli, le giornate nella campagna brindisina accanto ai suoi ulivi e al trullo e quella vita così semplice e pura gli permetteva di dimenticare – anche solo per qualche ora – i rumori, gli odori e l’asfissia del suo lavoro. Ogni giorno Donato doveva calarsi nelle autoclavi assistito solamente dalla buona sorte, ignaro del rischio che stava correndo perché “il senso del dovere prescindeva da ogni pericolo”. Il pericolo, infatti, era concentrato in quelle nuvole di polvere di PVC che corrodevano la sua pelle. Cominciano, così, i primi controlli medici: è il 1975 e a soli trentasei anni Donato soffre di insufficienza epatica. Intossicazione causata da Policlorulvinile e Dicloretano. All’interno del suo fegato l’epatite avanza silenziosa, evolve, cammina, si trasforma e si fa cirrosi. Le cellule tumorali, però, cominciano a rubare giorni al corpo di Donato. Rosangela è poco più che una bambina, una ragazza sveglia e curiosa profondamente legata a quell’uomo che vede sfiorire. Nasce qui la consapevolezza di Rosangela: “Il passato va custodito per attivare il rispetto della vita, anche per gli operai morti per lavorare”.
Dalla perdita comincia la voglia di scandagliare e di conoscere. Rosangela va alla ricerca della verità, vuole sapere cosa succedeva nella fabbrica del terrore, vuole scoprire cosa ha ucciso suo padre e di chi è la responsabilità. Attraverso le cartelle cliniche, quelle carte che attestano il cavalcare veloce della fine sulla vita di suo padre, cerca di risalire alla quotidianità in quella fabbrica, alle misure di sicurezza mai adottate in qui trentatré anni di servizio, dal 1963 al 1996. Ma cosa si produceva al petrolchimico oltre la plastica? Cosa aveva avvelenato le vite e i luoghi di quegli operai? Ora, dopo tanti anni, cosa era rimasto di quei veleni? Le domande si susseguono e la Chirico si addentra nella ricerca – e noi con lei – sulla storia del petrolchimico di Brindisi. E’ il 1962 quando circa 800 ettari di terreno fanno di Brindisi una delle sedi della Montecatini e avviando lo stabilimento petrolchimico che darà lavoro a circa 6.000 uomini provenienti dal lavoro agricolo e dagli stenti. Una buona opportunità, certo, un simbolo di modernità e sicurezza economica, ma quanto costerà cara la certezza di un lavoro?
La storia raccontata da Rosangela Chirico è monito, è grido, è richiamo verso una quotidianità spesso celata, è voglia di cambiamento, è amore per la propria terra e per le proprie radici, è speranza.
“Quando decisi di proiettarmi a ritroso nel tempo, cercando le ragioni per la perdita di mio padre, l’ho fatto con occhi differenti da quelli ingenui di quando ero piccina. Ho guardato la realtà dinanzi a me, facendomi spazio tra gli inganni di tanti uomini. Desideravo conoscere la realtà celata nella mia infanzia con i miei occhi da adulta, con la mia ragionevolezza. Volevo scoprire quel che realmente era accaduto a un operaio immatricolato per il reparto petrolchimico P17. Un padre etichettato per i gironi industriali della plastica. Operaio Montedison Chirico Donato, numero di riferimento personale 229856”.