La mano del diavolo, l’approdo di Fabrizio Zollo al racconto

Fortezza Edizioni: venticinque componimenti

Giulia Siena
Venticinque racconti nei quali risuona forte la voce della mancanza. A Matsen, che nel 1938 indirizza diverse lettere a Erik, manca la gioia, sopita in una pena “così acuta da poterne condividere il bruciore”. A Heinrich manca la determinazione per sollevarsi da quella poltrona e riprendere in mano la propria arte. A Varick manca un tassello, un piccolo pezzo di carta per ricostruire quella lettera i cui brandelli giacciono inermi sul selciato di ritorno da scuola; in quelle poche righe, una storia di un grande e rinnovato vuoto. A Norvik, il nano di Lubecca, manca l’amore: dal momento il cui viene colpito dalla visione eterea di Flora, il silenzio che lascia quel sentimento non corrisposto si fa lacerante; nulla è più come prima, nulla tornerà ad avere la stessa importanza di prima. Ora è evidente che qualcosa manca, qualcosa che in passato Norvik non poteva comprendere.

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