Marietti1820 pubblica il primo romanzo di Carmen Lasorella
Giulia Siena – E’ stata la prima giornalista italiana a ricoprire il ruolo di inviata di guerra per la TV, poi presentatrice di successo, saggista, opinionista e l’anchor-woman che ha segnato gli anni Novanta. Ora Carmen Lasorella torna e lo fa in libreria: Vera e gli schiavi del terzo millennio, il suo primo romanzo, è un concentrato di avvenimenti, colpi di scena e personaggi narrati con un giusto mix di sentimento e forza descrittiva. Pubblicato da Marietti1820, il libro mette al centro le vicende di Vera, attivista di lungo corso che si batte per i diritti dei migranti, schiavi del terzo millennio, spesso presi tra le maglie della criminalità organizzata. In apertura del romanzo incontriamo Vera in una villa affacciata sul mare; Vera è stanca, provata da un matrimonio sbagliato, scalfita nella sua tenacia, logorata da scelte private con un’eco troppo forte da ascoltare.
Ma Vera – attraverso le parole della voce narrante che si alterna alla propria, quella di Mariella (detta Ariel), la sua assistente – deve reagire, deve farlo per il suo lavoro, lo deve a quelle anime che attraversano il mare e spesso non vengono neanche considerate persone. Decide di partire per la Sicilia. Lì il confine è più vicino e la disperazione ha delle forme concrete: è negli occhi delle giovani donne in cerca di asilo, nelle braccia forti degli uomini che sperano in un lavoro, nel sorriso incerto dei bambini aggrappati alle madri. Eppure, nonostante i proclami, il centro che visita non è in emergenza, non è “invaso” da migranti, è stato appena “ripulito”, come hanno prescritto le decisioni dall’alto. Ma la povertà, lo sfruttamento, la disperazione è comunque visibile. Ed è lì che Vera riceve una telefonata. Da quel momento, la figura dell’enigmatico scafista Ahmed assume diverse sfaccettature: attraverso i suoi figli consegna a Vera la mappatura delle attività criminali nel Mediterraneo. Vera non si tirerà indietro, anzi, andrà a fondo accorgendosi delle leggere ma fitte dinamiche esistenti nel Consorzio nel quale lavora. Allora cercheranno di incastrarla mettendo a punto un tranello realizzato con l’intelligenza artificiale, ma lei pretenderà ascolto, chiederà aiuto, metterà tutto per iscritto, confiderà in abbracci sinceri di braccia amiche.
La battaglia sarà dura – ricca di rimandi letterari, musicali e storici, intrisa di eventi reali che l’autrice ha visto da vicino, raccontato sul campo – ma sempre combattuta con caparbietà e lealtà. Nell’evolversi della storia Vera verrà provocata, costretta a guardarsi dentro, mettersi allo specchio, accettare i limiti della morte, della conclusione drastica delle cose. Vera metterà in discussione molte cose, ma mai le proprie scelte, fatte con cognizione e coraggio; i suoi viaggi tra la disperazione, le sue esperienze sul fronte di guerra, le sue incursioni nel dolore altrui saranno un bagaglio difficile da trasportare ma necessario per combattere la grande truffa che c’è attorno ai migranti.
Vera e gli schiavi del terzo millennio è un corollario di eventi, un ampio racconto che non parla di solidarietà, ma di civiltà, di quel senso critico e comune che spesso non esercitiamo poiché saturi delle nostre certezze. Una società che chiude gli occhi di fronte alle ingiustizie, che si lascia condizionare dalla paura dell’altro. Sul finire del libro un piccolo appunto viene fatto anche a un certo giornalismo, a quell’informazione rea di aver alimentato un clima di paura e di sospetto e riconosce la necessità, così attuale, di una narrazione coerente affinché si possa formare massa critica.