“Lhotar e il risveglio del Murskull”: l’avventura di un elfo e una fata intrappolati sulla Terra

Lhotar-e-il-risveglio-del-MarskullGiorgia Sbuelz
ROMA – Agrilard è una mondo dove ancora viene praticata la magia. Lhotar ed Ellywick – protagonisti di Lhotar e il risveglio del Murskull, il libro di Gionata  Scapin edito da Marcianum Press – sono un elfo e una fata che, a causa dell’incantesimo di uno stregone, sono stati scaraventati nella terra degli umani, dove ci si è dimenticati della magia e dove le creature fatate sono state relegate a pure invenzioni fantastiche.  Lhotar ed Ellywick scortati da Matthias, un giovane archeologo che ha promesso di proteggerli, seguono una pista per ritornare a casa, non senza destare le attenzioni di Stephen, un magnate privo scrupoli ed ex capo di Matthias, che intende catturare le due creature per poterne trarre il massimo profitto.

La notizia del ritrovamento di quello che sembra essere proprio un uovo di drago, accende le speranze dell’elfo sulla reale possibilità di un ritorno ad Agrilard, tuttavia procede nelle sue indagini brancolando nel buio.

 

La svolta arriva da Margarete, una brillante quanto affascinante ricercatrice che si ritrova coinvolta nella storia. Decifrando delle enigmatiche incisioni nascoste in una grotta ad Amburgo che gli avi di Margarete custodiscono da secoli, Lhotar e gli altri raccolgono nuovi indizi per continuare la ricerca, sebbene nell’impresa venga per sbaglio rievocata un’ entità malvagia così spaventosa e potente da poter annientare persino un drago, l’essere magico più temibile che sia mai esistito. Il Murskull, questo è il suo nome, si è cibato per secoli di ogni briciolo di fonte incantata che ancora lega la Terra agli altri mondi, e lo fa con ferocia indomita, presentandosi sotto forma di vortice dalle mille fauci che sradica e fagocita ogni cosa o creatura al suo passaggio. Far ritorno ad Agrilard, seminare Stephen e i suoi scagnozzi, bloccare il Murskull prima che divori il pianeta, come fare senza l’aiuto di un drago? Ma i draghi esistono ancora? Le iscrizioni sulle pareti della grotta conducono i nostri al castello di Urquhart, sul lago Ness in Scozia e qui, attuando una serie di espedienti, si mettono in contatto con Tanzeum Sath di Myr Ness, l’ultimo drago nero esistente sulla Terra. Attirare la benevolenza di un drago dal cuore avvizzito pare un’impresa impossibile. Nel corso dei secoli, la vetusta creatura ha maturato una sequela di esperienze sul genere umano che ha sedimentato in lui una serie di amare convinzioni sul fatto che per la specie terrestre dominante non ci sia redenzione; così infatti si rivolge a Matthias quando il gruppo riesce a scovare la sua tana:

“Voi umani avete perso ogni relazione con il mondo trascendentale. Nei secoli della vostra storia non avete dato la benché minima possibilità alle entità degli spiriti di penetrare nelle vostre coscienze e di prosperare nell’equilibrio del mondo. […] A tal punto da invidiare, odiare, condannare, massacrare, sterminare qualunque altra specie erudita di capacità superiori alle vostre”.

 

Lhotar e il risveglio del Murskull  è un romanzo che segue le linee classiche della narrativa fantasy. L’autore, Gionata Scapin, dosa con equilibrio momenti d’azione e colpi di scena a riflessioni su mondi perduti e scenari passati. Ci parla dei draghi e della loro lingua, il draconiano, fa spostare i protagonisti di metropoli in metropoli fra inseguimenti e sparatorie, mentre rivisita il mito del mostro di Loch Ness e ci fa intenerire con una fata dalla luce azzurrognola capace di commoventi slanci altruistici. Sequenze adrenaliniche si snodano da un capo all’altro del globo e conducono ad un finale che lascia presagire dell’altro… il sospetto è che le avventure di Lhotar non termineranno qui.

“Codinobianco e il cappello pensante”: l’avventura di un leprotto come mezzo di crescita per ogni età

codinobianco_e_il_cappello_pensanteGiorgia Sbuelz
ROMA – Quanto coraggio occorre a un leprotto per attraversare il bosco insidioso alla conquista di un Cappello Pensante, o… di sé stesso?
Codinobianco è un leprotto che abita in una graziosa tana fra i cespugli di biancospino. Accudito dalla sua famiglia, vive in una cornice rassicurante che profuma di erbe selvatiche e pane appena sfornato, ha degli amici fidati e le sue giornate sono sempre uguali, proprio come si addice a un buon leprottino. Eppure Codinobianco sente di avere un limite che lo preoccupa: la memoria.
Quando Codinobianco poggia qualcosa da qualche parte, la dimentica, così come succede con le faccende ordinate da mamma e papà, per non parlare dei compiti di scuola! Un giorno viene a sapere dell’esistenza di un Cappello Pensante in grado di donare la memoria a chiunque lo indossi. Decide immediatamente che deve esser suo, ma… come ogni orpello magico, o strumento di crescita, non è facile da ottenere, e in questo caso Codinobianco dovrà raggiungere la bottega di un’anziana topolina, la Signora Agoefilo, sulle sponde del lago oltre i limiti del bosco. Non solo: la bottega compare e scompare a suo piacimento e occorre trovarla prima che scenda la sera.
Comincia l’avventura di Codinobianco, le cui imprese sono accompagnate dal canto del vento saggio, che sottolinea, commenta e suggerisce, un percorso che è quello di ogni bambino che si affaccia alla vita: “Per ottenere qualcosa di buono e bello è necessario non mollare mai, e non stancarsi di sognare. Anche la speranza ci aiuta a non smarrire la giusta strada, come l’amore”.
Codinobianco e il cappello pensante di Miriam Dompieri Negri, edito dalla veneziana Marcianum Press, è la favola per il bambino e il vademecum per l’adulto, poiché esiste un bosco per ogni età, con le sue prove e i suoi insegnamenti, e le storie come quella di Codinobianco aiutano a ricordare quale sia l’equipaggiamento essenziale per affrontare ogni sfida, indicando l’ atteggiamento giusto, che è quello vicino alla prodezza infantile, ma ben distante da ogni adulta ingenuità. Codinobianco sa distinguere per intuito gli amici buoni da quelli cattivi, il falso aiuto e soprattutto la falsa spavalderia dal coraggio. Il coraggio, del resto, è altro. Il coraggio è affrontare le personali paure attingendo alle proprie potenzialità e alla propria sorgente creativa. Lo sa bene il vento:
“ Quanto coraggio ha trovato Codinobianco dentro di sé per entrare nel bosco!
Tutto solo ha affrontato la paura per ciò che non conosceva. Se si vuol crescere e imparare bisogna trovare il coraggio di fare qualcosa di nuovo”.
Chi non ha bisogno di un Cappello Pensante per ricordare ogni giorno come superare gli ostacoli del bosco? Codinobianco quel cappello è riuscito a conquistarselo.

Marcianum Press: “Il Pesciolino nero” e la voglia di scoprire il mondo

cop_pesciolino_neroGiulia Siena
ROMA
– Un pesciolino ribelle è stanco del suo solito ruscello. Lui e la madre vivono sotto un tetto di alghe, proprio dietro a un sasso nero. Nero come lui. Nonostante mamma e pesciolino siano spesso in giro, nuotando con altri pesci o tranquilli solo loro due, il pesciolino ho un problema, un serio problema: vuole andare via e scoprire dove va a finire il ruscello. Perché questo non è un pesce come tutti gli altri, questo è Il Pesciolino Nero, nato dalla penna di Samad Behrangi. Pubblicata dalla casa editrice veneziana Marcianum Press, la storia di questo curioso personaggio è un’avventura che si svolge nelle acque, dapprima tranquille della propria casa e, successivamente, in acque sempre più lontane, sconosciute e pericolose. Il pesciolino nero, infatti, in una tranquilla mattina, confida alla mamma un desiderio, il desiderio di un giovane pesce curioso, uno di quelli che ha il terrore di diventare un grosso pesce che ha perso tempo, ha sprecato la vita. Ma cos’è, poi, questa vita? Per scoprirlo il pesciolino nero comincerà un viaggio, incontrerà la cattiveria di altri animali, l’astuzia dei suoi simili, fronteggerà le leggi della natura e si ritroverà spesso in pericolo. Sarà valsa la pena uscire di casa per conoscere il mondo?

 

Samad Behrangi costruisce una storia di coraggio e ribellione. Un po’ favola e un po’ novella Il Pesciolino Nero è un bel viaggio – alle volte sorprende per immagini cruente o per atteggiamenti un po’ troppo umanizzati – che ci regala un tuffo in quel mare di libertà che tutti abbiamo desiderato.

 

“Ma la vita, cosa significa veramente?
Vuol forse dire stare sempre nello stesso posto, andare avanti e indietro finché non sei vecchio, è tutto qua?
Oppure si può vivere nel mondo anche in un altro modo?…”

 

Dai 5 anni