Giulia Siena
PARMA – “Io non credo che l’uomo sia un’opera d’arte, e vuole sapere perché? Perché l’arte è un prodotto dell’uomo, il segno tangibile della sua grandezza, certo, ma anche della sua fragilità. Arte è solitudine, il tentativo di fermare qualcosa di vero e la speranza che qualcuno si fermi a guardarlo. […]”
Tutto è fermo in quella grossa stanza in cui Giada entra tutte le mattine. E’ fermo fino all’arrivo dei visitatori; per questo non è molto diverso dalle grandi esposizione fotografiche in giro per il mondo, quelle in cui erano presenti entrambi: lui, il genio dello scatto che cattura il momento e lei, la sua compagna devota. Ora lui è inerme, egli stesso un’opera catturata nel gesto fasullo di premere il clic della propria reflex. Eppure è lui che ha scelto di devolvere il suo corpo, una volta cessato di vivere, all’arte. Giada non pensa, però, che la plastinazione sia arte, che quel corpo sviscerato e messo a nudo nella sua interezza, tra muscoli, ossa e nervi ben in vista, meriti gli sguardi di semplici curiosi. Quell’esposizione nelle stanze di un museo dove Giada si reca ogni giorno non è altro che una camera mortuaria sempre aperta, una procrastinazione dell’ultimo saluto, una trappola che imprigiona il fotografo e la sua devota compagna, il passato di lui e il futuro di lei. Come in una sorta di confessione lenta, Giada racconta di quell’amore ormai perso, di quella gabbia che è la mostra del celebre anatomopatologo Dottor Tulp in cui tutto rimane fermo, tranne il dolore. Il dolore di Giada fluisce piano attraverso il dialogo mattutino con il vigilante del piano di sotto, uomo paziente e remissivo, leva di un cambiamento che la donna non pensava di volere.
Guasti è il titolo del romanzo firmato da Giorgia Tribuiani e pubblicato da Voland poco più di un mese fa. Il libro, primo romanzo dell’autrice teramana già in libreria con “Cronache degli artisti e dei commedianti” (Tespli) , è un lavoro narrativo ben riuscito, risultato di una trama originale intessuta con la dedizione per la scrittura. Le parole, infatti, emergono dalla pagina come tasselli scelti e levigati, pezzi che costituiscono un romanzo fortemente emotivo, una storia sulla perdita, sull’attesa e sulla rinascita.