Giulio Gasperini
AOSTA – Il rogo è figura totemica nei romanzi di Helga Schneider: un fuoco che brucia e distrugge, che cancella e devasta. Dallo splendido “Il rogo di Berlino”, la Schneider, che da anni vive in Italia e scrive in italiano, continua a indagare – con una precisione antropologica persino chirurgica – la Germania e il suo popolo durante l’ascesa, il dominio e il crollo del regime nazista. Torna adesso, la Schneider, in libreria con un romanzo potentissimo, edito da Oligo Editore: Bruceranno come ortiche secche racconta la vicenda di un gruppo di omosessuali durante il periodo di ascesa del nazismo al potere, prima che diventasse completamente chiaro e palese il destino che attendeva, feroce e crudele.
La scrittura asciutta ed essenziale della Schneider conduce in una spirale sempre più vorticosa di eventi e situazioni che caratterizzano l’accelerazione delle misure repressive nei confronti della comunità LGBTQ+ nella Germania degli Anni ’30, comparandola con quella che era stata l’esperienza della Repubblica di Weimar. Gli interni, le situazioni, i personaggi ricordano molto le immagini di “Cabaret”, il film musicale di Bob Fosse con la straordinaria Liza Minnelli e Joel Grey.
I protagonisti del romanzo sono due ragazzi, Julian e Nesti, che si amano al di là di ogni divieto e proibizione e che si trovano, a loro volta, coinvolti in una paradossale situazione familiare che inevitabilmente rovinerà verso la tragedia. Ma, come in ogni romanzo di formazione, la catastrofe lascia sempre una possibilità di salvezza, di rinnovo; ogni crisi, anche personale, può convertirsi in un momento di trasformazione, di rivincita e di riscatto. Ed è così che la figura del padre di Julian si nobilita e si riscatta, creando un’occasione di liberazione non solo per sé ma anche per il figlio e il suo compagno. Attorno a Julian e Nesti si squaderna un’umanità varia e articolata, un mondo di uomini e donne che tremano ma resistono, che soffrono ma si ribellano e continuano a sopravvivere, pur consapevoli di come la situazione si faccia, di giorno in giorno, sempre più complessa e destabilizzante. Come spesso accade, nella società tutta l’ipocrisia regna sovrana, condizionando le scelte dei potenti e differenziando vinci e vincitori, in un gioco al massacro che non conosce regole se non apparenti e, per questo, ancora più furiose e devastanti.
Non c’è sentimentalismo, nelle pagine della Schneider; grazie alla sua perizia di narratrice, la storia si salva da qualsiasi deriva emotiva fine a sé stessa ma diventa il racconto di un’umanità sofferente e perseguitata, nella quale facilmente possiamo scorgere dei richiami alla nostra contemporaneità. “Bruceranno come ortiche secche”, titolo mutuato da un’affermazione di Himmler del febbraio 1937, è una condanna – ferma, salda – della persecuzione per orientamento sessuale e identità di genere, vissuta attraverso gli occhi, i corpi, la pelle dei protagonisti, che non si adagiano mai nel ruolo di vittime ma chiedono, pretendono, la propria libertà e il rispetto dei diritti.