Giulia Siena
PARMA – “Perché per noi meridionali è così: quando ci si allontana da casa il cordone ombelicale non si spezza ma si allunga”. Da questa consapevolezza nasce Inchiostro di Puglia, il libro – pubblicato da Caracò Editore – che raccoglie le voci di 36 autori pugliesi che ci accompagnano, attraverso le parole, in lungo e in largo per la Puglia. Idealmente siamo su un “trerrote”, mezzo di locomozione buffo ed essenziale, umile, deciso e fedele; il trerrote è una certezza, tranquillità in un tempo che si ferma tra strade asfaltate e viottoli sterrati. Questo carretto parte dal basso, parte da Sud ed è l’emblema di un progetto complesso: mostrare che dalla Puglia, la regione che legge meno in un Paese che legge pochissimo, può partire una vera e propria rivoluzione. A pensarlo è stato Michele Galgano, ideatore del blog che da più di un anno è il punto di riferimento per autori pugliesi e per lettori che vogliono scoprire questa terra da racconti ambientati lì.
Partendo dall’estremo sud, dal Salento, da questa terra di solite fughe (raccontate con disinvoltura da Sabrina Barbante in “Domani me ne vado) e nuove speranze si percorrono le spiagge, la forza del sole e del vento, l’efferatezza dei ricordi (come in Quartino di Osvaldo Piliego) e le rinnovate esigenze sociali (“Casu fridd” di Lucia Tilde Ingrosso). Si approda, poi, alla Terra Ionica segnata dalla città “diversa”, Taranto (ben narrata da Cosimo Argentina in “Tornando a casa” e da Cristina Zagaria in “I suoni di Taranto”). Taranto che divide i due versanti del mare, Taranto illusa e sfruttata, Taranto e la sua provincia, la terra che affascina con la sua luce (come nel racconto di Nicky Persico, “Il colore dell’anima”) e alla quale si fa sempre ritorno (“Ammazziamo il vitello grasso” di Francesco Muzzopappa). Il trerrote si muove, il viaggio continua in direzione nord; siamo nella Murgia e Terra di Bari: l’inchiostro bagna anche questi luoghi. Il rosso del terreno – o meglio l’amaranto – e il verde degli ulivi (“L’amaranto speziale” di Fernando Coratelli); il bianco delle strade, quelle che comunque ti fanno arrivare, quelle di Bari (come nel racconto di Renato Nicassio, “Le strade di Bari”). Saliamo ancora; Barletta (in “Rino, il ragazzo della carne” di Tommy Dibari) per poi giungere in Capitanata. Eravamo partiti dal basso e siamo arrivati lontano; qui incontriamo la terra del grano e del vino (“Nero di Troia” di Alessio Viola”), della foresta e del mare che scende a picco dai monti (“Per un picchetto di felicità” di Cristiano Carriero); la terra con la quale la Puglia finisce. Il viaggio, però non è finito, il viaggio finisce sempre con l’arrivo. Si giunge, quindi, in libreria, “spazi fisici dove si vendono libri”, spazi in cui ricominciare, come scrive – a chiudere il libro – il Premio Strega 2015, Nicola Lagioia. Inchiostro di Puglia, infatti, è un progetto partito da lontano per arrivare in libreria, per supportare quelle realtà coraggiose “fortini culturale” del territorio. Inchiostro di Puglia scommette nella rete e parte dal basso, senza distributori né librerie on-line.
Inchiostro di Puglia è un libro, un progetto, un viaggio, una guida, un esperimento, un obiettivo, un punto di partenza e di arrivo. Inchiostro di Puglia è la riscossa di un popolo di non-lettori che con orgoglio si rimette in gioco e scommette sul proprio estro. La rivoluzione parte dal Sud e parte dai libri. Salite sul trerrote, aprite Inchiostro di Puglia.