Giulia Siena
PARMA – “Sabbia. Un corpo senza vita. Sangue. Tracce di passi. Un individuo incappucciato si allontana”.
L’umanità ha fallito. Le città, i paesi e i borghi sono stati rasi al suolo. Intorno è solo polvere; freddo e polvere. La natura – se non fosse per queste montagne attorno, per queste stelle fredde e per questa luna che rischiara la pianura – ha smesso di procreare frutti. Le piante sono rami secchi, i fiori ricordi di colori appassiti. La vita è un barlume di speranza perché qui, al confine del mondo passato, l’umanità ha deciso per la distruzione, prima lenta e impossibile, poi veloce e inesorabile. Ora, anno 42 dopo la Guerra dei Soli, qui è desolazione.
Tra le pagine di Neghentopia di Matteo Meschiari (Exòrma) il lettore non può far altro che lasciarsi catturare dalle immagini narrate in maniera secca e precisa. Le illustrazioni di Rocco Lombardi rafforzano e accompagnano queste parole analitiche di un racconto distopico. Al cospetto di questa storia siamo spettatori di un mondo privo di colori, un mondo tornato all’essenza delle cose: polvere, neve, montagne e vento. Il rosso dei capelli di Lucius, il giallo della sua pelle e pochi altri brandelli di tessuto sono la dimostrazione che qualcosa ancora vive e dovrà uccidere per sopravvivere. Lucius si sveglia a terra, è tra la polvere, è poco più di un bambino e tra le mani stringe un passero. L’uccello parla, è la sua guida, la sua coscienza, gli ordina di andare per cominciare un viaggio verso la salvezza attraverso la morte e il sangue. Lucius è giovane, certo, ma porta sulla sua pelle le cicatrici di una lotta lunga e logorante, la lotta di tutta l’umanità, una lotta che è diventata la sua ragione di vita. Il protagonista, insieme al suo fidato amico, cambia velocemente scenario: tra le rocce, in una grotta, in una camera con la musica di Patti Smith, il mare aperto, nelle valli buie, tra le praterie e la baia. Ma il suo viaggio non sarà senza meta perché Lucius viene iniziato alla vita, il suo compito non sarà solamente sopravvivere.
La lotta umana in un mondo ormai giunto alla sua fine è specchio di una società che evolve e si distrugge, crea scompensi e differenze. Meschiari compone un racconto dell’irreale intrecciando, però, ghiaccio e polvere, buio e luce, passato e futuro, vita e morte.
Neghentopia è un quadro dalle tinte fosche, è premonizione, è un esercizio per esorcizzare la paura, è scrittura di fantascienza e realtà.
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