Tutti in America, cercando di sopravvivere

Giulio Gasperini
AOSTA – 61 anni fa, a Marcinelle, in un incidente di miniera, morirono 262 minatori, di cui 136 italiani. Oramai sono considerati eroi, simboli di un’Italia che andava a lavorare all’estero, piuttosto che morire di fame, in cerca di un futuro migliore. Ma, in realtà, i grandi esodi degli italiani – perché di esodi si tratta, essendo partiti quasi 30 milioni di persone dall’Unità di Italia a oggi – sono stati tutt’altro che eroici. Spesso gli italiani (e Sciascia ce lo svela con la sua leggendaria profondità nel racconto “Il mare color del vino”) venivano attratti verso un supposto e ipotetico Eldorado da falsi volantini e procacciatori di esseri umani (essì, anche in passato esistevano i trafficanti e la carne da contrattazione erano nostri connazionali). Parimenti, però, numerose associazioni ed enti benefici cominciarono a scrivere una serie di guide, per aiutare i connazionali che volevano partire e, soprattutto, sopravvivere nelle nuove terre oltremare. Hermann W. Haller ha raccolto, nell’interessantissimo volume Tutti in America, edito da Franco Cesati Editore, alcune delle “guide elaborate per gli emigranti italiani durante il periodo del grande esodo”.Apre il volume una parte introduttiva, in cui lo studioso di lingua e letteratura italiana al Queens College di New York, dopo un’introduzione sulle modalità (e la difficoltà di quantificare) le ondate migratorie italiane, passa in rassegna in maniera generale sia il contenuto di queste Guide e avvertenze per gli emigranti, sia la loro lingua, in un momento storico in cui l’Italia, appena riunificata, si stava occupando dell’unificazione sociale e, non di minor importanza, linguistica e scolastica. Segue poi un’antologia di testi, nella quale, divise per aree geografiche (Stati Uniti, Argentina, Brasile, Cile), vengono riprodotte scrupolosamente e commentate con dovizia di particolari e di elementi aggiuntivi alcuni di questi testi, considerati dallo studioso americano come esempi di literacy dell’emigrazione.
In quasi tutti i casi esaminati, le guide cercavano di aiutare i partenti sia in fase di preparazione del viaggio sia una volta arrivati a destinazione; ma compaiono prepotenti anche consigli morali rivolti ai lavoratori in partenza, come quello di conservare la fede religiosa, l’amore per la patria e la famiglia, e l’importanza del matrimonio endogeno. Tutte queste guide, inoltre, esortavano il lavoratore a far ritorno nel proprio paese, evidenziando come il fenomeno migratorio italiano fosse dettato esclusivamente da un bisogno economico e di riscatto sociale.
Lo studio delle Guide, degli anni di stampa, delle edizioni ristampate, accompagnato da un apparato iconografico interessante e da una presentazione di documenti, anche legali, del tempo, sono un aiuto per nulla secondario né ininfluente – ma costitutivo – alla comprensione di un fenomeno – quello migratorio – che ha da sempre condizionato la realtà sociale italiana e che, negli ultimi anni (107.000 italiani partiti per vari altrove nel 2015), è tornato a flagellarla

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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