Bompiani: “Risposta ad una lettera di Helga”di Bergsveinn Birgisson

Daniela Distefano
CATANIA
“Esiste qualcosa di più orribile che aspettare che la vita trascorra? Invece di rimboccarsi le maniche e fare scorte. E poi compongono poesie e scrivono storie sulla solitudine e sul freddo della città. Perché hanno lasciato la campagna, allora? Chi gli ha chiesto di farlo? Se la vita intera è finzione, come dicono, nell’aria di campagna non c’è forse più vitalità, più bontà qui nei prati, più luce e una sensazione più pura di libertà? Sai, Helga, ho sentito dire che i vecchi poeti greci e romani, come anche molti grandi filosofi e sapienti di tutto il mondo, paragonano la vita a un sogno e alla finzione.

Ma qui non c’è bisogno di andare a cercare
tanto lontano. Trovo la stessa saggezza rivolgendomi a
mia nonna, che non sapeva né leggere né scrivere ma
sapeva recitare una poesia, composta da non si sa chi
e mai considerata degna di essere messa per iscritto:
La vita è sogno e incanto,
bonaccia e mare grosso,
corrente forte e masso,
burrasca, bruma e pianto.
Poi ci son gemme e giornate di sole.
Ma oltre la rupe contro il cielo stagliata
nessuno ancora ha dato un’occhiata”.

Risposta ad una lettera di Helga (Bompiani) di Bergsveinn Birgisson – con traduzione di Silvia Cosimini – è la lettera che scrive il novantenne Bjarni a Helga, sua amante in una breve stagione della maturità, in quell’anno in cui “furono sganciate le bombe atomiche sul Giappone”. Helga non è più su questa Terra, ma il suo ricordo lacera l’anima dell’uomo che l’ha amata con ardente devozione per tutta l’esistenza. Il loro è stato un amore colpevole: Bjarni era sposato con Unnur e Helga e il marito Hallgrimur erano i loro “vicini di fattoria”. Una passione irresistibile che sublima anche l’affetto per la sfortunata moglie Unnur (“Amala attraverso di me” lo sprona l’amante con sacrificio e immolazione). E lui ha mantenuto la speranza di rivedere un giorno Helga, preservandone l’integrità passionale per tutto il peregrinare terreno, passando attraverso mutilazioni interiori mai sazio di pensieri, memorie, attimi di vero delirio emotivo.

“Ho visto la mia discendenza crescere e maturare
davanti ai miei occhi, e ho pianto e ho pensato a
te fino a sentirmi bruciare le carni. Ho urlato nella
fragranza della brughiera di fine estate. Ho liberato i
miei istinti. Ho pianto ancora di più. Ho visto i corvi
radunarsi. Ho visto l’essere umano nudo e abbandonato.
E ho provato la sua stessa pena.
Sì. Forse ho vissuto con l’amore, e non contro
l’amore”.


Dal flusso di memoria emerge una comunità ferrigna come la terra del nord, abituata alle situazioni estreme e forse anche per questo capace di sperimentare come nessun altro sul pianeta la comunione con la natura. E alla fine la lettera che scrive all’antica amante finisce per diventare un inno struggente alla vita. Forte e resiliente come solo lassù tra le brume islandesi.
Il racconto di una storia mai finita si fa poi invettiva, appello, rimostranza,
dolore:
“Non vedi l’ambiguità in tutto ciò, Helga? In quello
che tutti predicano e in come invece si comportano.
Dicono: vivere è amare. Questo è il loro ritornello, ma
nella vita vanno avanti nella paura e nell’angoscia e non
osano accostarsi all’amore. E se poi vi si avventurano,
prima di accorgersene l’hanno già venduto per meno di
quanto Giuda ha venduto Cristo. Codardi e indolenti,
tutti quanti, e sappi che io sono il peggiore di tutti”.


Risposta ad una lettera di Helga è un romanzo che carica le aspettative del lettore e a tratti lo stordisce con espressioni di forte impatto sensuale e carnale; tuttavia non si può non percepire la genuinità dell’autore nell’indossare il pensiero di un uomo sul finire dei suoi giorni; un vecchio che ha accettato la propria sconfitta di fronte al Tempo alla fine poco benevolo, però incredibilmente dotato di un cuore che non si è mai arreso, che ha continuato a propagare amore, tutto l’amore che Helga gli ha donato, in un’epoca avara di sentimenti e di compassione.

Bergsveinn Birgisson (Reykjavík, 1971) è uno scrittore islandese. Dopo aver conseguito un dottorato in filologia norrena all’Università di Oslo si è dedicato all’insegnamento e alla scrittura. Attualmente risiede a Bergen, in Norvegia, dove continua a scrivere romanzi, poesie e racconti, che hanno vinto prestigiosi premi in patria e all’estero. Tra le sue opere, tradotte in numerose lingue, “Il vichingo nero”.

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