La carne: smettete di pensare al mondo che conoscete già
Smettete di pensare al mondo come lo conoscete già. Quel mondo non esiste più. E non è colpa di una pandemia o dei recentissimi fatti di cronaca, no. Del mondo come lo conoscete ora – nel bene e nel male – non rimane che un ricordo nella testa e nei pensieri di un ottantenne e risale a quando l’uomo aveva otto anni.
Cristò Chiapparino pubblicò La carne qualche anno fa, nel 2015, con l’attenta Intermezzi Editore; ora, la sua scrittura asciutta e levigata torna a farsi leggere in questo romanzo dalle tinte fosche e i tratti geniali ripubblicato da Neo Edizioni.
Figurati se quei geni scapestrati potevano lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione di riportare in libreria una storia fatta apposta per il loro catalogo, ho pensato. E tra me e me è balenato questo rimando poiché quello tra Cristò e Neo sembra il rapporto perfetto: il libro ha le giuste dosi di ruvidezza, irrealtà, spaesamento e crescente coinvolgimento, come vuole la linea editoriale dettata da Coscioni e Biasella.
Aveva dieci anni quando il mondo, il proprio e quello dell’intera umanità, ha cominciato a cambiare. Da allora nulla è stato più come prima. Vita e morte, da allora, hanno cominciato a somigliarsi, a non essere più così differenti tra loro. Ora la morte cammina per le strade, mangia la carne, è ghiotta di carne, non conosce più la tranquillità e la stasi perché si muove, cerca e depreda. I vivi, per contro, devono barricarsi, proteggersi da quella morte apparente, statica e non hanno più negli occhi la scintilla che si conosceva un tempo. Il ricordo tiene vivo il passato, ma è solo nella testa dell’anziano circondato da donne e uomini persi e in affanno. Tancredi, parallelamente, è un medico che assiste alla frantumazione del proprio mondo, del proprio amore, a causa di quelle lettere enigmatiche e prive di senso. Il tutto è calato nel buio della notte, nell’angoscia perenne di diventare carne per gli zombi fuori o carne per il pestaggio del popolo che cerca di resistere – quasi inconsapevolmente – alla decadenza. Ogni pagina è un pugno nello stomaco perché la scrittura di Cristò è netta, una cesoia per le nostre convinzioni di lettori avvezzi al solito gioco narrativo. Tutto è sorpresa, dalla scrittura ai personaggi. Gli abitanti di questo nuovo mondo non conoscono i sogni, non sono alla ricerca di propositi o miglioramenti, tutto è volto alla sopravvivenza in un mondo in cui non si è mai conosciuto il vero significato della vita.
Il tema dei morti viventi è, piuttosto, un pretesto per indagare il mistero più grande di tutti, che è quello del significato della parola “esistere”. O forse è la sfida che l’autore ha lanciato a se stesso: è possibile scrivere un libro di zombie che non sia un “libro di zombie”?
Paolo Zardi nella prefazione del romanzo “LA CARNE”