Daniela Distefano
CATANIA – “Era un sabato soleggiato e fresco, e Zola aveva bisogno d’aria. (..) Fissò il monumento a Washington e il Campidoglio in lontananza e pensò ai genitori e al fratello, tenuti progionieri in uno squallido centro di detenzione, in attesa dell’espulsione. Dov’era lei c’era una vista magnifica: ogni palazzo e ogni monumento erano simboli di una libertà incoercibile. La sua famiglia, invece, non vedeva altro che filo spinato e recinzioni, sempre che vedessero qualcosa. Grazie al loro sacrificio lei aveva avuto in dono la cittadinanza, una condizione irreversibile che non aveva fatto nulla per meritarsi. (..) Non aveva senso, era ingiusto e crudele”.
Questo brano è tratto da La grande truffa (Mondadori), ultimo romanzo di John Grisham avvocato e scrittore statunitense di gialli giudiziari (“legal thriller” in inglese). Protagonisti sono Mark Frazier, Todd Lucero e Zola Maal: tre giovani studenti che per inseguire il loro sogno – fare carriera in un grosso studio legale e guadagnare stipendi altissimi – sono caduti nella voragine dei debiti universitari. Il loro amico Gordy si suicida ma prima fa sapere di essere oggetto di una enorme truffa. Gordy, infatti, aveva scoperto che la Foggy Bottom Law School, cioè l’Università di legge in cui studiano i tre amici, era gestita da un miliardario il quale era anche affiliato a banche che concedevano prestiti universitari: la scuola, dunque, era nata esclusivamente per attirare il maggior numero di iscritti i quali avrebbero chiesto i prestiti alle banche affiliate. I tre eroi malmessi abbandonano gli studi ed elaborano un piano per vendicarsi. Decidono di esercitare la professione sotto falso nome, tentando di portare alla luce la grande truffa in cui sono caduti per finire così il lavoro iniziato dal loro compagno.
Un romanzo con molte ambizioni. Il tema scottante dei debiti studenteschi, la vicenda della famiglia di Zola, il maltrattamento psicologico di chi si sente intrappolato dentro la rete del sogno americano, un occhio alla piaga sociale e uno ai suoi gordiani risvolti, sono punti di forza per una trama che però presenta qua e là lacune narrative. Come se lo scrittore avesse lanciato la pietra per poi non saper più come riprendersela.
Indubbiamente, un lavoro cesellato, anche se manca forse quello scatto di verve che un autore navigato come Grisham non ha saputo assicurare al lettore.
I personaggi sono ben costruiti con le loro minuzie caratteriali, la patina di gioventù che fa compiere salti impensabili, però il resto nella sua interezza ha un che di frettoloso e dimezzato. Come se il meglio dovesse ancora venire, mentre l’ultima pagina ci dice che è già tutto risolto con buona pace delle nostre perplessità. Libro da sgranocchiare, per trascorrere ore di collaudata evasione.