Giorgia Sbuelz
ROMA – L’abitudine di pensare al Rinascimento italiano come al periodo di massima fioritura delle arti e delle dottrine umanistiche fa slittare spesso in secondo piano tutta la serie di sanguinose guerre, pestilenze e carestie che di fatto caratterizzarono gli anni di Botticelli e Michelangelo.
Con il nom de plume Isabella Della Spina, due autrici, Sonia Raule e Daniela Ceselli, riportano alla luce gli intrighi di corte, i giochi di potere e le lotte fra Imperatore e Papa attraverso i magnetici occhi viola di Margherida, protagonista dell’opera L’amante alchimista, pubblicato da Edizioni Piemme.
Margherida de’ Tolomei è figlia di Cornelio, astrologo e alchimista della famiglia d’Este di Ferrara. Nei tempi in cui l’astrologia era considerata una scienza esatta, e chi osservava le stelle era al tempo stesso matematico e medico, il ruolo giocato dai magisti come interlocutori dei potenti era di fondamentale importanza.
Orfana di madre e avviata alle arti alchemiche dal padre, Margherida diventa ben presto amica e consigliera delle maggiori signore dell’epoca, ma proprio una di queste, Isabella d’Este Gonzaga, la consegna all’odiato Papa Clemente VII in cambio di una berretta cardinalizia promessa a suo figlio Ercole. Alla vigilia del Sacco di Roma, Margherida viene scaraventata nelle celle di Castel Sant’Angelo tristemente note per l’efferatezza adoperata nei confronti dei prigionieri. Al buio della sua reclusione, con i lanzichenecchi alle porte, la donna ripercorre i momenti salienti della sua esistenza intrecciati agli episodi storici che ne hanno fatto da scenario: dall’assassinio del padre all’ascesa di Caterina Sforza, dalla Congiura dei Pazzi a Firenze alla Guerra di Ferrara contro la Repubblica di Venezia; il tutto mentre portava avanti gli studi da alchimista con passione e dedizione, trattando con uomini eruditi che la consideravano alla pari e le riconoscevano un innato talento.
Una storia fitta quella di Margherida, come il periodo storico in cui è ambientata, eppure tra le scie di sangue e gli scempi degli eserciti, c’è posto per la sensualità e la bellezza, la sua come quella di altre illustri donne, e c’è posto per l’operato di quei magnifici ingegni per cui è ricordato il periodo.
Margherida si muove fra residenze sontuose e stimate accademie. Minuziose sono le descrizioni di gemme dell’arte come gli Orti Oricellari di Firenze, o del Palazzo Schifanoia di Ferrara. Proprio qui avviene l’incontro da cui nasce il titolo, e l’astrologa dalla chioma rossa s’innamora e diviene amante dell’uomo più desiderato e ammirato di quegli anni: il Conte Giovanni Pico della Mirandola.
Ma amare chi è alla ricerca della “verità” suprema e unificatrice non è impresa semplice.
Vivere senza vincoli matrimoniali un amore fatto di carne e affinità mentali è arduo, soprattutto se le regole sono stabilite dai tribunali di un papato corrotto.
Per Margherida è difficile trovare pace: molte sorprese sono in serbo per lei e molte le incognite da risolvere, in primis uscire viva dalla prigionia papale e comprendere le trame ordite alle sue spalle.
L’amante alchimista è un romanzo costruito su un’accurata ricerca dei fatti storici dove la figura immaginaria di Margherida è resa con una tale veridicità da far supporre al lettore che sia realmente esistita. E’ esistita però Caterina Sforza, studiosa di alchimia e pregevole erborista, nonché temeraria spadaccina e fine stratega. Così come è esistita Isabella d’Este, cantata per la sua bellezza e il suo mecenatismo. E’ esistita Lucrezia Donati, l’amante di Lorenzo il Magnifico da lui ricordata nei suoi poemi e Camilla Rucellai, famosa per la sua ricerca spirituale e i vaticini.
Il personaggio di Margherida condensa tutte le donne precorritrici dei tempi che seppero coniugare con disinvoltura avvenenza e riscatto intellettuale e, più di tutto, seppero esercitare le proprie capacità con coraggio, sovvertendo gli schemi e osando fino al rischio.
In un momento in cui ogni briciola di potere concessa ad una donna era seguita da una condanna per stregoneria; in un periodo in cui i rovi venivano accesi per la sola scintilla della diceria, migliaia e migliaia di donne pagarono a prezzo della propria vita la ricerca del sapere e il perseguimento della libertà individuale. Persino negli anni in cui le donne erano ritratte come la Venere nascente dalla conchiglia e venivano dedicati loro sonetti e canzonieri. Margherida attraversa tutti gli stadi di queste donne, infine le supera, perché già moderna e, garbatamente, ce le racconta.
Bellissimo
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