Giulia Siena
PARMA – Non mi succedeva da un po’ di aprire un libro e provare quella profonda nostalgia che si prova quando anche tu hai percorso quelle strade, ti sei trovata a quel semaforo o a quell’incrocio. Mi mancava quella sensazione, quel sorriso sulle labbra che emerge dopo aver quasi scosso la testa per ricordare. Dopo si insinua qualcos’altro: la gioia di rivivere per un attimo la propria primissima giovinezza, – il periodo di vita che racconta il libro anche se con qualche decennio di differenza – un periodo nella vita in cui regnava indiscussa la voglia di cambiare il mondo, la caparbietà dei venti anni, la felicità di quella quotidianità in movimento, alle prese con le piccole e grandi rivoluzioni. Una nostalgia diversa, ma altrettanto forte.
Clara Sereni con Via Ripetta 155 è riuscita a fare questo. Il libro, pubblicato da qualche settimana da Giunti, è il racconto di una giovinezza vissuta tra le vie e le speranze di Roma tra il 1968 e il 1977. Questi sono gli anni cruciali: anni di rivoluzioni, cambiamenti, ribellioni, anni di dissidi, di scontri, di contestazioni, anni di terrorismo. Questo, però, è anche il periodo dell’amore libero, dell’aborto, del divorzio, della musica come arma, della donna che rivendica il suo status, della cultura e della politica militante; questo è il periodo in cui si è fatta buona parte della Storia del secondo Novecento. In questi anni – come scrive l’autrice – “c’era sempre un ‘per fortuna’: quando ci si sente nel gran fiume della Storia, con il mondo intero a portata di mano, si fa presto a dire ‘fortuna’”. Clara Sereni – scrittrice classe 1946 – aveva dalla sua la caparbietà: giovanissima aveva voluto lasciare la casa paterna e abbandonare lì, nelle grandi stanze di quell’appartamento borghese, il peso e le aspettative che incombevano sulla figlia di un politico di spicco. Decise allora che la sua vita apparteneva solo a sé stessa: alla musica che le faceva venire voglia di cantare, alla politica vera, non quella che la tessera del Pci le voleva affibbiare, ai suoi vestiti strambi, al trucco, al cibo, ai racconti che voleva scrivere, ai film che voleva vedere, alla gente che voleva incontrare. Comincia, così, nel 1968, dopo mesi di ricerca, la sua vita a Via Ripetta 155, in quel palazzo che sembra faccia già parte di via della Scrofa, una vita fatta di scoperte, emozioni, prove, sacrifici, gioie. In questi anni tutto scorre come se dovesse durare per sempre, ma gli anni passano e Clara cresce. Cresce con noi che la leggiamo mentre in Italia tutto cambia.
Via Ripetta 155 è un romanzo, è un diario, è una cronaca di un decennio che ha cambiato il Paese mentre cambiava i propri figli, quelli nati durante la guerra, quelli che ora credevano in qualcosa di nuovo, diverso da quello in cui credevano i propri padri. Via Ripetta 155 è la storia di un amore di una donna per la propria giovinezza, ma anche una storia parallela, diversa e intima rispetto a quella che abbiamo studiato sui libri di storia. Ma comunque valida, essenziale.
“Non mi importava di niente, non mi preoccupavo di niente: direi che ero felice, benché la parola suoni anche a me eccessiva. Ero piena di me. Poter dire “casa mia”. E poi lì, a via Ripetta, la strada dove avevo trascorso il primo Capodanno adulto, di scoperta e di politica (e di innamoramento infelice, ma questa è cosa che mi ha accompagnato così a lungo che non vale la pena di star lì a raccontarla). Il futuro era un cantiere aperto, molte e grandi cose da fare. Senza timore di infortuni”.