AOSTA – Inaugurato il 9 marzo con un incontro sui corridoi umanitari, organizzato dalla Chiesa Valdese di Aosta con la partecipazione della Pastora Maria Bonafede e del disegnatore sociale e operatore di Mediterranean Hope Francesco Piobbichi, il Festival Toubab, in scena ad Aosta e Gressan dal 9 al 19 marzo, è nato dall’iniziativa della Rete Antirazzista della Valle d’Aosta, costituitasi nel settembre 2018 a partire dall’iniziativa di singole cittadine e cittadini e alla quale hanno aderito tante associazioni, sia di carattere internazionale che locale.
Il Toubab Festival, alla sua prima edizione, ha poi ricevuto il patrocinio della Città di Aosta e un contributo da parte della Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta. Costruito a partire dalle associazioni stesse, ognuna delle quali ha un particolare settore di impegno e una mission specifica, il Festival ha un ricchissimo calendario di eventi e manifestazioni, dalla presentazione di libri a mostre, da proiezioni di film a incontri e dibattiti su vari temi, dai migranti LGBT ai cambiamenti climatici, dalle “seconde generazioni” alle varie forme di accoglienza, incentrati tutti sulla necessità di proporre contro-narrazioni rispetto ai linguaggi di odio e di discriminazione che in questi ultimi tempi stanno intossicando i canali di informazione e stanno compromettendo i rapporto sociali tra cittadine e cittadini che abitano l’Italia.
I razzismi sono tanti, secondo varie declinazioni: forse oggi l’intolleranza nei confronti dei migranti e, di nuovo, delle persone di colore è quello più evidente, ma sempre più categorie sociali sono vittime di contrazioni di diritti, a iniziare dalle donne. L’urgenza di questo festival nasce proprio dal proporre, da parte della società civile mobilitata e compatta, un antidoto, sul piano culturale dove si può e si deve intervenire in maniera concreta per scardinare i meccanismi dell’odio feroce e della sterile propaganda.
Il termine “Toubab” indica in lingua wolof, parlata in Senegal e in altre zone dell’Africa centro-occidentale, l’“uomo bianco”, in un’accezione non propriamente positiva. È stato scelto questo nome per il Festival perché si volevano proporre uno straniamento, anche nella definizione di significato e di quello che comporta, e un’inversione di prospettiva: per una volta, a essere indicati con un termine dispregiativo, non sono le persone di colore ma quella “bianche”.
Il programma del festival è denso e fitto di eventi ed è possibile consultarlo alla pagina facebook del Festival (facebook.com/toubabfestivalvda/) o della Rete Antirazzista della Valle d’Aosta (facebook.com/reteantirazzistavda/).