Toubab Festival, incroci di culture nel carrefour d’Europa

AOSTA – Inaugurato il 9 marzo con un incontro sui corridoi umanitari, organizzato dalla Chiesa Valdese di Aosta con la partecipazione della Pastora Maria Bonafede e del disegnatore sociale e operatore di Mediterranean Hope Francesco Piobbichi, il Festival Toubab, in scena ad Aosta e Gressan dal 9 al 19 marzo, è nato dall’iniziativa della Rete Antirazzista della Valle d’Aosta, costituitasi nel settembre 2018 a partire dall’iniziativa di singole cittadine e cittadini e alla quale hanno aderito tante associazioni, sia di carattere internazionale che locale.

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Dieci anni di Donne in opera

Donne in opera 2015AOSTA – Decima edizione per il concorso letterario, fotografico e per illustrazioni Donne in opera, organizzato dall’Associazione culturale Solal in collaborazione con altre realtà del territorio valdostano, in particolare l’Associazione di promozione sociale Dora – donne in Valle, ma anche estere, visto anche il carattere plurilingue del concorso e la diffusione in ambiente francofono. Il tema di quest’anno è “Il futuro che è in me. Pensieri, testimonianze e narrazioni sulle speranze di cambiamento delle e per le donne”. L’intenzione è quella di far riflettere le partecipanti sulle difficoltà presenti in riferimento all’ambito del lavoro, alla maternità, alla cura, di raccontare come si può uscire da situazioni di violenza domestica, come si può essere libere da condizionamenti derivati dagli stereotipi di genere e inventarsi nuovi modelli estetici e di comportamento.
Il concorso, nato nel 2005 da una proposta dell’Associazione Solal prontamente accolta dall’allora Consulta regionale femminile della Valle d’Aosta e dall’Ufficio della Consigliera di Parità, ha ottenuto un continuo successo, fino ad arrivare a più di 300 opere presentate nel 2013. Il concorso, dalla prima edizione, ha inteso valorizzare lo sguardo femminile sul mondo e stimolare la riflessione in merito a temi e problematiche che riguardano da vicino la realtà e la cultura femminile.
All’edizione 2015, caratteristica peculiare di tutte le edizioni, possono partecipare donne di qualunque età e nazionalità. Il bando prevede l’invio di opere relative a cinque differenti tipologie artistiche: racconto breve, poesia, fotografia, illustrazione e mail art in tre sezioni: racconti e poesie, fotografie e illustrazioni, mail art. Per inviare gli elaborati bisogna utilizzare una speciale cartolina allegata al bando ; c’è tempo fino al 15 giugno 2015.
Per richiedere e consultare il bando completo si può scrivere a solal@corpo12.it o visitare il sito www.donneinopera.wordpress.com o il gruppo facebook Donne in opera.

“La rinascita” parte da Aosta e da “Les Mots”.

Les Mots - Festival della Parola in Valle d'AostaAOSTA – “La rinascita”: questa è la parola che, quest’anno, per la quinta edizione, sarà al centro de “Les mots – Festival della Parola in Valle d’Aosta”. Abbandonato l’antico nome di “Babel”, col quale era stata conosciuta negli anni scorsi, la rassegna che ogni anno, tra aprile e maggio, trasforma il centro di Aosta in una grande libreria, prosegue con il suo obiettivo di approfondire una parola in tutte le sue declinazioni e i suoi aspetti.
La parola, “rinascita”, vuol forse essere un augurio, un suggerimento di buon auspicio, un incoraggiamento, in particolare per questa regione che sta vivendo drammaticamente la crisi degli ultimi anni. In più, il 2014 rappresenta per la Valle d’Aosta il 70° anniversario della Resistenza, della Liberazione e della sua Autonomia.
Dal 17 aprile al 4 maggio Piazza Chanoux si trasformerà in una vera e propria agorà, a modello degli antichi greci: uno spazio pubblico in cui poter dialogare, ascoltare, sfogliare, pensare. Il calendario, che ha subito impietoso le sforbiciate dei tagli rispetto a quelli degli anni passati, si mantiene comunque ancora abbastanza denso di appuntamenti.
Spazio agli autori valdostani, e al patois, il dialetto franco-provenzale che è parte integrante della cultura e dell’essenzialità valdostana; spazio al teatro, con il gruppo di Replicante Teatro che “dirà” (recitando) quattro libri da riscoprire: “Il Libro di Giobbe”, “La Fattoria degli animali”, “Il cavaliere inesistente” e “Cuore”. Spazio all’economia, in collaborazione con la Chambre Valdôtaine, e al cibo, due strumenti indispensabile per poter ripensare la “rinascita” sotto vari aspetti.
Spazio, ovviamente, ai libri e ai loro autori che quest’anno saranno, tra gli altri, Antonio Scurati, Giorgio Pressburger, Antonio Manzini, Giuseppe Catozzella con la storia di Samia Yusuf Omar, Andrea Vitali con “Premiata Ditta sorelle Ficcadenti”, Giuseppe Lupo, Sara Tessa, la super-tata Lucia Rizzi, Simona Sparaco con “Nessuno sa di noi”, Cinzia Leone, il fondatore delle guide Lonely Planet Tony Wheeler, Umberto Broccoli, Giusy Versace con “Con la testa e con il cuore si va ovunque”, Sandra Petrignani con la biografia della Duras “Marguerite”, Emanuele Trevi, Luca Scarlini con la storia di Rodolfo Siviero, Mario Giordano, Francesco Degl’Innocenti che racconterà l’italianizzazione dei toponimi valdostani, Cristina De Stefano con l’ennesima biografia su Oriana Fallaci e Pergiorgio Odifreddi.
Il programma è disponibile sul sito della Regione Valle d’Aosta e sull’applicazione gratuita VdACultura, ma voi seguiteci su ChronicaLibri, sul profilo twitter e facebook, per essere sempre aggiornati sugli eventi e sulle presentazioni!

“Babel”, ad Aosta la parola celebra la ‘tentazione’

AOSTA – La quarta edizione di Babel, il festival della parola in Valle d’Aosta, si svolgerà nella città alpina dal 19 aprile al 5 maggio e, nonostante i tagli rispetto alle edizioni passate, anche quest’anno si prospetta come un delizioso festival incentrato su autori, testi e performance di varie arti. Quest’anno tema sarà la tentazione. Perché, come proclamò anche Giobbe, “forse che la vita dell’uomo non è una tentazione?”. Tutto si svolge nella piazza principale, Emile Chanoux, dove sarà allestita la Casa di Babel: un centro di culturale propositiva, formato da l’Agorà dei libri, una grande libreria provvisoria aperta da tutti i librai della città, e Spazio Autori, dove si terranno le conferenze e gli incontri previsti in cartellone. Da sempre, Babel è stato animato dalla curiosa ricerca del significato: ogni anno una parola viene sviscerata e declinata in ogni sua accezione, in ogni sua sfumatura. Nelle sue luci e nelle sue ombre. Quest’anno tanti autori si passeranno il testimone discutendo della “tentazione”, perché “la tentazione è l’esperienza. Ma nessuno sa raccontare un’esperienza. Ecco perché mi faccio tentare ancora” (Victor Hugo): il 19 aprile Antonella Boralevi e Dario Argento; Veronica Benini e Marcello Sorgi martedì 20, per proseguire poi con Pupi Avati, Antonio Manzini, Cinzia Tani, Giuseppe Culicchia, Nadia Fusini, Catena Fiorello, Luisella Costamagna, Martino Gozzi, Enrico Ruggeri, Sergio Campailla e Carmine Abate.
Ma Babel è attento da sempre anche alla letteratura del luogo, con una serie di presentazioni che hanno come oggetto gli autori valdostani, chiamati a confrontarsi con il pubblico. In ogni presentazione, inoltre, viene presentato e fatto degustare i vini della regione, che può vantare produzioni estremamente pregiate e di qualità.
“Le parole sono azioni” scrisse Wittgenstein e così recita il primo articolo del manifesto di Babel: un festival dove la parola si tempra di significati.
Il programma completo della manifestazione è disponibile sul sito della Regione Valle d’Aosta.

“Il lebbroso della città di Aosta”: la solitudine d’un uomo escluso

Giulio Gasperini
ROMA – “Torre dello Spavento”. Così era chiamata una delle torri che modellano il profilo contro il cielo della città di Aosta. Cambiò il suo nome in “Torre del Lebbroso” quando, comprata nel 1773 dall’Ordine Mauriziano, vi fu rinchiusa una famiglia ligure affetta da lebbra, affinché non entrasse in contatto con la cittadinanza aostana. L’ultimo a morire fu Pietro Bernardo Guasco: fu lui il modello per la figura de “Il lebbroso della città di Aosta” (“Le lépreux de la cité d’Aoste”), racconto edito nel 1817 da Michaud, a Parigi, e scritto da François-Xavier de Maistre, artista e personalità poliedrica, nato in Savoia. Lo scrittore conobbe personalmente il malato, ricreando codesta particolare situazione anche nella finzione narrativa: sicché “il lebbroso” dialoga con un soldato che, per caso, durante la Campagna delle Alpi (1797), si trovò a passare da Aosta e, per incauta curiosità, penetrò nel proibito giardino, sorprendendo un uomo respinto dal mondo.
Il malato viveva segregato tra le mura della sua torre, coltivando il suo giardino e cercando di rendere quella sua prigione il più bel angolo di mondo. Ma non si può essere felici in una prigione, con il peso dei propri dolori addosso, nel totale silenzio di voci e di confidenze; non ci si riesce quasi mai. L’unico affetto del lebbroso fu, per un periodo, la sorella, perché anche lei affetta dal medesimo virus. Il rapporto con lei era complesso e difficile: entrambi si amavano, ma riuscivano con estrema difficoltà a dimostrarselo. Era un sostegno fatto di piccoli gesti, di preghiere incessanti ma private, di dimessi sguardi e attenzioni premurose. Rimaneva, comunque, la difficoltà di superare il dolore, di vincere lo scoramento, di non lasciarsi sopraffare dall’assurda e inspiegabile domanda sul perché proprio a loro fosse toccato quel calvario.
È un racconto prezioso, quello di Xavier de Maistre. Perché ci fa riscoprire una scrittore brillante e dal suo tono tipico e particolare: è un racconto sulla solitudine e sulle sue complesse sfaccettature, perché dimostra come si possa essere violentemente soli anche in compagnia ma come, nel contempo, sia così difficile trovare una compagnia che colmi effettivamente la solitudine. Perché la solitudine non è soltanto quella fisica, quella della separazione, della segregazione, dell’allontanamento; la solitudine è anche quella più intima, quel senso di vuoto che difficilmente si colma, che lascia sempre voragini nella coscienza e che non permette, alla fine, di farsi conoscere come uomini completi. L’esclusione fa inasprire l’uomo e il grido di dolore del lebbroso è quello che provano tutti i reietti di una società ipocrita e superficiale: “Io non ho mai suscitato null’altro che la compassione!”; sicché l’esclusione diventa sconfitta, sia per chi la provoca che per chi la subisce.
De Maistre ci parla dell’isolamento, della fatica nel sopportarlo, della difficoltà dell’amore, della tristezza che si prova a sentirsi esclusi per una causa che non dipende dai noi stessi, ma per un accidente che nessuno vorrebbe attirare su di sé. Xavier ci parla di un’amicizia che dura il tempo di un dialogo; ci parla di un rapporto che si chiude con lo scatto di una serratura e che pare lasciare vuoti e soli più della solitudine furiosa.