Toubab Festival, incroci di culture nel carrefour d’Europa

AOSTA – Inaugurato il 9 marzo con un incontro sui corridoi umanitari, organizzato dalla Chiesa Valdese di Aosta con la partecipazione della Pastora Maria Bonafede e del disegnatore sociale e operatore di Mediterranean Hope Francesco Piobbichi, il Festival Toubab, in scena ad Aosta e Gressan dal 9 al 19 marzo, è nato dall’iniziativa della Rete Antirazzista della Valle d’Aosta, costituitasi nel settembre 2018 a partire dall’iniziativa di singole cittadine e cittadini e alla quale hanno aderito tante associazioni, sia di carattere internazionale che locale.

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La Valle d’Aosta è una Valle di libri.

La valle dei libriSAINT-VINCENT – La Valle d’Aosta, il 10 e l’11 agosto, si trasformerà nella Valle dei libri. Al Centro Congressi di Saint-Vincent, infatti, si svolgerà la Fiera del libro: due giorni di presentazioni e di incontri, di autori e di lettori a incrociarsi, rovistare, sfogliare, interrogarsi. Nata dalla collaborazione tra la casa editrice Elmi’s World, il Comune di Saint-Vincent, il Consorzio del Turismo, InSaintVincent, Medeo, Icaffeculturali e RadioLibro e Il Salone Internazionale del Libro di Torino, la fiera è dedicata ai piccoli e medi editori: dopo l’oramai tradizionale Festival della parola, Babel, l’offerta letteraria e culturale della Valle d’Aosta si arricchisce di un nuovo esperimento.
Gli espositori, circa una ventina, apriranno dalle 10 alle 21:30 del sabato e dalle 10 alle 19 della domenica. In Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto e lungo la centrale via Chanoux si terranno presentazioni di libri con tantissimi autori, tra cui Alberto Figliolia, Pee Gee Daniel, Roberto Centazzo e Fabio Pozzo, Alessandra Perotti, Paolo Groppo, Amos Cantabria, Sandro Salini, Alessandro Marchetti, Sergio Scipione, Maria Cristina Calzavara, Antonella Polenta, Kiwani Dolean, Marco Gindro e Claudio Morandini. Ad accompagnare, anche degustazioni di prodotti tipici e le attrattive che Saint-Vincent, la Riviera delle Alpi, ha da offrire, dal casino alle nuovissime terme.
Alle 21:30 del sabato si terrà invece una conferenza dal titolo “La vita nel medioevo”, alla quale parteciperanno Ezio Gerbore, insegnante e medievalista, la scrittrice Susanna Berti Franceschi e il disegnatore e rilevatore archeologico Francesco Corni.
Il fittissimo programma della manifestazione si può seguire alla pagina facebook: LaValleDeiLibri

Babel Été, la letteratura al cospetto del Cervino

cervinoVALTOURNENCHE – Anche in estate in Valle d’Aosta si celebra la letteratura. Dopo la manifestazione primaverile aostana di Babel, il festival della parola, è a Valtournenche, ai piedi del monte Cervino, che si leggono e si festeggiano i libri e i suoi autori. Quest’anno la manifestazione “Babel été, parole illuminate dal Cervino” si terrà nel mese di agosto, organizzata dalla Biblioteca di Valtournenche in collaborazione con il Comune, il Consorzio del Cervino, le Associazioni Albergatori e Commercianti e le società impianti Cervino Spa.
Gli incontri, curati dal critico Arnaldo Colasanti, consistono in tre presentazioni di libri, tra i quali spicca la presenza di Simona Sparaco, recente finalista del Premio Strega, che il 2 agosto presenterà il suo “Nessuno sa di noi”. Gli altri incontri saranno su “Il suicidio perfetto” di Franco Matteucci (il 16 agosto) e “Pensare il calcio” di Elio Matassi (il 23 agosto).
Ad anticipare “Babel été” saranno, già in luglio, una serie di conferenze: il 6 sarà presentato il libro “Rifugi e bivacchi della Valle d’Aosta” di Massimo Martini e Luca Zavatta, il 17 luglio il libro “Il chiosco romanico di Sant’Orso e la sua interpretazione” di don Paolo Pepone; il 24 “Lettera a Bianca” di Gabriella Tabbò e il 27 “Dal Resegone al Cervino passando per il tunnel del Monte Bianco” di Loris Campagnoli; il 25 luglio, invece, Mirko Fresia Paparazzo presenterà il suo “Una principessa sul Cervino”, libro fotografico su Maria Josè di Savoia che amava trascorrere le sue vacanze in Valle d’Aosta.

Tutte le più genuine ragioni per le quali la "Valle d’Aosta" è così "speciale".

Giulio Gasperini
ROMA –
Su una cartina, un mappamondo qualsiasi, la sua estensione (appena 3.263 kmq) occupa il tempo, quasi, di un errore. Bisogna sapere che esiste, altrimenti si smarrisce, persa in quelle increspature vertiginose di rocce che si chiamano Alpi, trovandosi, guarda caso, proprio in quel segmento dove le Alpi sono più alte – le più alte d’Europa! Lei, in realtà, è formata da quelle sottili valli che, da ogni direzione, si riversano nella vallata centrale, quella solcata dalla Dora Baltea e dalla sua acqua che pare torbida, sporca, ma che è soltanto fresca di ghiacciaio. “Valle d’Aosta”, la guida delle Edizioni Lightbox (2011), è stata scritta dalla popolazione locale.

Sicché è una guida alternativa, un valido aiuto per partire alla scoperta della Vallée più nascosta, meno frequentata ma più genuina, meno nota e meno maltrattata dalle orde dei turisti, che finiscon sempre per corrompere il vero significato del tutto.La Vallée è una regione particolare, “speciale” come il suo statuto dalle origini antichissime (la Charte des Franchises o dei Privilegi fu promulgata da Tommaso I di Savoia nel 1191). La differenza si coglie subito, si percepisce immediatamente percorrendo la SS26, lasciandosi alle spalle Carema e entrando a Pont-Saint-Martin, prima città della Vallée con già un nome francese. La Vallée è, infatti, un’isola. Un’isola immersa tra vette montuose e ghiacciai, un’isola aspra e difficile, nella quale però l’uomo ha sempre voluto rimanere, saldo e stabile. E ce lo dimostrano i vari castelli che, uno dopo l’altro, di epoche e rimaneggiamenti diversi, si susseguono, quasi in un delizioso campionario, percorrendo la SS26: Bard, Verrés, Issogne, Montjovet, Fénis, Sarre, Aymavilles, Saint-Pierre, Villeneuve, Introd e Avise, soltanto per citarne alcuni. Tutte preziose testimonianze (insieme ai tanti e tanti terrazzamenti che l’uomo ha da sempre usato con intelligenza per coltivare la terra, senza mai, prepotente, violarla) di quanto questa terra fosse amata, pretesa e irrinunciabile da un punto di vista strategico e umano.
Chi, meglio dei valdostani, o di nascita o di adozione, potrebbe spiegare meglio questa terra, questo scrigno così chiuso ma al tempo stesso per molti aspetti progredito, proiettato verso un futuro decisamente migliore (nel 1866 Aosta fu la prima città in Italia a inaugurare l’illuminazione elettrica pubblica)? Chi meglio di coloro che l’hanno studiata, che la studiano, che la calpestano, che la scalano, che la promuovono e che tentano di salvaguardarla e preservarla col suo tesoro di lingua (in particolare, il patois valdostano, ovvero un dialetto francoprovenzale, e la lingua dei Walser, sparsi nella valle di Gressoney, dove sorge il castello amato da Margherita di Savoia, alle pendici del Monte Rosa) e tradizioni? Nessuno, ovviamente, se non i suoi figli: coloro che tra le sue dure zolle son stati partoriti, che con l’acqua dei suoi ghiacciai si son abbeverati, che sui suoi sentieri faticosi si son orientati, che alle sue vette altissime hanno sempre rivolto gli occhi, inventandosi un sempre più luminoso orizzonte.