"Rapporti confidenziali" da scoprire in tram.

Marianna Abbate
ROMA Perché proprio in tram? Vi starete chiedendo. Ecco, perché si tratta di un libro che parla di viaggi. Di viaggi oltreoceano e nella nostra cara Europa. E poi, perché è un libro breve, e quindi se viaggiaste in treno da Roma a Firenze potreste rischiare di averlo già finito nei pressi del confine tra Lazio e Toscana. Questo è “Rapporti confidenziali” di Pietro Treccagnoli, pubblicato dalle Edizioni CentoAutori nella collana Leggere Veloce, ha visto dapprima la luce nelle pagine di un blog. L’autore è un giornalista, che armato di taccuino (che mi piace immaginare Moleskine, quasi un novello Hemingway), documenta i suoi viaggi in annotazioni brevi e succose.
Sicuramente non turistiche, ma neanche vicine a quelle di un viaggiatore malinconico. 
Scopriamo insieme a lui le “zoccole di Amsterdam” e la povertà dell’America Latina. Ci soffermiamo un attimo a immaginare la Baghdad che non c’è più. Ma sempre con una nota nostalgica verso la propria città, Napoli.  “Il  napoletano non dovrebbe viaggiare. Perché farlo? Sono gli altri che devono venire da noi. Noi siamo già arrivati.”
Il testo scorre veloce, in una lettura piacevole, che somiglia a un reportage.

"In viaggio con Kapuściński", dialogo sull’arte di partire

Silvia Notarangelo

ROMA – Nasce da una profonda e sincera ammirazione, unita ad una passione condivisa per il viaggio, il breve profilo che il giornalista Andrea Semplici dedica a Ryszard Kapuściński, reporter polacco scomparso nel 2007.
“In viaggio con Kapuściński”, pubblicato da Terre di Mezzo Editore (collana I singoli), attraverso rapidi flash sulla vita e sugli scritti del reporter, offre una riflessione sulla condizione del viaggiatore, di colui che sceglie di farsi guidare dalla curiosità per scoprire e conoscere nuovi territori.
Semplici racconta al lettore il “suo” Kapuściński, o meglio Kapu, come amava farsi chiamare. Un uomo che ha rifiutato la qualifica di giornalista sentendosi più vicino ad un “interprete”, impegnato a tradurre “da una cultura ad un’altra”.

Il suo desiderio di varcare quelle frontiere dove regnano “silenzio e mistero”, la sua irrefrenabile sete di conoscere l’ignoto “che sta oltre la linea dell’orizzonte” lo portarono, complici una serie di fortunate casualità, ad intraprendere un viaggio durato una vita intera. La prima, inaspettata meta del giovane inviato è stata l’India, seguita dall’Africa, e da dieci lunghi anni trascorsi a raccontare le sue drammatiche rivoluzioni.
Fra i tanti paesi visitati da Kapu non è mancata l’Italia, dove ha avuto modo di intrattenersi, per qualche giorno, proprio in compagnia di Semplici.
Dell’incontro, tanto atteso, il giornalista italiano ricorda la timidezza e la curiosità del collega, la sua capacità di restare nell’ombra, di mimetizzarsi tra le persone che incontrava mostrando, per tutti, grandissimo rispetto, perché senza gli altri “non ci sarebbero storie da raccontare”. Un uomo che ha fatto del nomadismo la sua ragione di vita, che ha preferito indossare le ali e non piantare più facili radici, che si è sforzato di diventare parte di quel mondo che voleva descrivere, perché un viaggio ha senso solo quando diventa “territorio di incontri, saperi e conoscenze”.