Einaudi: “Il tramonto del liberalismo occidentale” di Edward Luce. Traduzione di Chiara Melloni

Daniela Distefano
CATANIA
“Non cadete dunque nei cliché in voga. La globalizzazione ha sottratto alla fame miliardi di esseri umani, in Asia, America Latina e in qualche misura anche in Africa, nella più straordinaria stagione di sconfitta della miseria, 1970 – 2000, che la storia ricordi. Ma nel ceto medio e nella classe operaia, da Torino a Detroit, questo successo internazionale s’è scontrato con la riduzione del benessere e dello status sociale che ha scatenato risentimento contro “globalisti e europeisti”, Clinton, Prodi, Bush, Obama, Blair…”

Queste parole appartengono al giornalista Gianni Riotta nell’Introduzione al volume Il tramonto del liberalismo occidentale (Einaudi) di Edward Luce. Un testo che parla di crisi non solo economica e di geopolitica in una forma accattivante, pungente, puntuale.

Oggi la democrazia non è più “ovvia” come lo era stata per anni. In questo libro Edward Luce affronta con chiarezza il progressivo sfibrarsi dell’egemonia occidentale e la crisi del liberalismo, problemi di cui i populismi che proliferano in Europa e in America sono un sintomo, non la causa. Abbiamo imboccato un vicolo cieco. I motivi? L’arroganza delle élite nei confronti degli ultimi, dei dimenticati dal mercato, e l’errata convinzione che il sistema dovesse durare per sempre. A meno che l’Occidente non riesca a costruire un’economia capace e di cui possano beneficiare tutti, la sua libertà corre seri pericoli. Unendo giornalismo ed esperienze di prima mano ad un alto livello della letteratura economica e sociologica più recente, lo scrittore inglese offre un ritratto del mondo contemporaneo e una ricetta per coloro che credono nei valori nati dall’Illuminismo.
“Ci troviamo
su una strada oscura, e se ci siamo giunti è perché
ignoriamo la nostra storia, gli esclusi della società ci lasciano
indifferenti e la forza della nostra democrazia non ci procura
che autocompiacimento. Tutto questo ha contribuito
a trasformare la società in un luogo di conflitto tra rancori
etnici, dove i bianchi consapevoli – come li chiama
Alt-right – sono di gran lunga la minoranza più numerosa”.

Disseminate tra le pagine, considerazioni anche profetiche sul rapporto traballante tra USA e Cina: la guerra commerciale tra le due Nazioni sfocerà in un conflitto armato? I Paesi del Medio Oriente sono altamente infiammabili, il pianeta è già adesso minacciato, l’umanità si flagellerebbe ancora e per sempre se contraesse il virus di un’altra guerra mondiale. Stavolta riuscirebbe a salvarsi? Non abbiamo la sfera di cristallo, ma davvero stiamo ballando su un pavimento di vetri pronti a frantumarsi. Però se non ci lasciamo trascinare dal nichilismo, se sappiamo guardare al passato per recuperare un po’ di fiducia nel futuro, forse quello che ci attende non è l’Apocalisse, ma una rinascita non solo come “occidentali” ma come esseri viventi.
“L’Occidente può riguadagnare il proprio ottimismo? Se la risposta è no – e i segnali indicano questo, perlopiú – la
democrazia liberale fallirà a sua volta. Se i prossimi anni
saranno come il 2016, non è detto che la democrazia occidentale
possa reggere il colpo. Si è persa la fiducia nelle
istituzioni. Sempre di piú si guarda a un’età dell’oro ormai
irrecuperabile. Quando una cultura smette di guardare al
futuro, perde la sua forza vitale. La ricerca dell’Eden finisce
sempre tra le lacrime. Thomas Mann accusava i suoi
colleghi di coltivare una “simpatia per l’abisso. Difficile che il pessimismo culturale sia una condizione mentale utile”.

Viviamo un’epoca di transito e come tutte le età di passaggio abbiamo il terrore dell’ignoto.
La crisi dell’industria, la perdita di valori cristiani, della fede, la disoccupazione cronica nel nostro Belpaese che vive la stasi oramai da troppo tempo non fanno presagire l’uscita dal tunnel, però se pensiamo al cammino dell’uomo sulla Terra sappiamo che andremo avanti anche barcollando al buio, tra i rami caduti e calpestati delle certezze, perché la liberazione è sempre una conquista ma anche un dovere sognarla e realizzarla.

Il tramonto del liberalismo occidentale (Einaudi) mi ha stimolato queste riflessioni sull’avvenire, ed è un ottimo traguardo per chi lo ha elaborato, scritto, meditato con acume, sintesi, e lavoro al tornio indiscutibile.

Edward Luce si è laureato a Oxford e ha lavorato come speech writer per l’amministrazione Clinton e come responsabile per l’Asia del «Financial Times». Attualmente vive a Washington e collabora con il «Financial Times» in veste di editorialista e opinionista. È autore dei libri Time to Start Thinking e In Spite of the Gods. Per Einaudi ha pubblicato Il tramonto del liberalismo occidentale (2017).

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