Daniela Distefano
CATANIA – “Nei colloqui dell’estate 1885 tra Vicenza, Parigi e la Valsolda si concentra il nucleo generatore di un romanzo, un nucleo ambientale ancora ipotetico che nelle lettere che seguiranno diventerà lo sfondo concreto e in movimento, riconoscibile nei dettagli, sul quale lo scrittore disporrà la catena di parole e frasi, descrizioni ed episodi di un racconto che assumerà alla fine le dimensioni, se non le proporzioni e l’equilibrio, di un romanzo”.
Da quale fonte scaturisce la vocazione di uno scrittore? Quale sorgente scatena l’ispirazione a scrivere una storia, un racconto, che fa tremare l’anima del lettore? Il mistero del poeta è un romanzo edito da Marsilio e scritto da Antonio Fogazzaro nel pieno delle sue corde narrative. Lo scrittore è combattuto tra la descrizione e la celebrazione di un amore senza limiti e il suo necessario disciplinamento e superamento.
Se per i mistici di qualsiasi tradizione religiosa, l’amore di Dio può essere paragonato all’unione degli amanti, per l’autore è questa unione di due creature che prefigura quella perfetta con il Creatore. (“Cara, forse io pecco d’orgoglio, mi pare che nessun altro amore somigli al nostro, che siamo veramente uniti in Dio; questo pensiero mi esalta, mi inebbria tanto!” – e poi: “ Sentii che avevo baciato i capelli non di un’amante, ma della cara compagna mia, congiunta a me da un sentimento sacro e solenne cui erano oramai indifferenti la gioventù, la bellezza e tutto quello che passa”).
Dunque, un racconto tra sacro e profano, una donna che è simbolo di carne adorata.
Lo spunto del romanzo è dato da un viaggio in treno, il suo viaggio in Germania del maggio 1885. Nella descrizione di luoghi, persone, cose e invenzioni, si intrufolano presenze ultraterrene, predestinazioni, voci misteriose, sogni premonitori.
“Contemplai lungamente la città dove aveva vissuto miss Yves, dov’ella, chi sa in quale parte, stava allora pensando a me. Provai l’ebbrezza spirtuale del viaggiatore che giunto in un paese d’antica fama vede tutto insolito e grande intorno a sé, e discopre, non senza commozione, che fra questo ignoto paese e il proprio sentimento, vi è qualche affinità misteriosa; che anche quest’altra parte della terra è un poco, non sa come, la patria sua”.
L’amata Violet è trasfigurata mano a mano che va perdendo pezzi di vita, la malattia la purifica fino all’addio senza colpa, fino al diradamento dal mondo che lascia al caro innamorato il profumo dell’eterno intreccio d’amore, struggente visione di una separazione che fortifica l’unione nel cuore. Un libro per chi rifugge dalla crudezza di certi romanzi odierni pieni di malmostose lingue stilistiche, e si vuol immergere nel mare delle parole che esaltano il sentimenti più puri, più limpidi, più rispettosi dei legami tra uomo e donna.
Antonio Fogazzaro nasce a Vicenza il 25 marzo 1842 da un’agiata famiglia borghese saldamente ancorata ai valori tradizionali, cattolica e patriottica. Il padre, Mariano Fogazzaro, cattolico liberale, combatte contro gli austriaci nel 1848; e poi, nel 1860, per sfuggire alla dominazione austriaca esula a Torino. Un’eco di queste vicende si ritroverà nel primo romanzo dello scrittore, Malombra. Trascorre a Vicenza gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, alternando lunghi periodi di vacanza nella villa paterna di Oria, in Valsolda, sul lago di Lugano – terra d’origine della madre (Teresa Barrera) e terra cui rimarrà legato per tutta la vita. Sotto la guida dello zio paterno, don Giuseppe, prete di idee rosminiane (il don Giusepe Flores di Piccolo mondo moderno), Fogazzaro compie privatamente gli studi ginnasiali, per poi entrare, nel 1856, nel Liceo di Vicenza. Durante gli studi liceali influisce notevolmente sulla sua formazione il professore Giacomo Zanella, abate e poeta di sincero spirito religioso e patriottico, cautamente aperto al progresso scientifico. Conseguita nel 1858 la maturità classica, s’iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, prima dell’Università di Padova, poi di Torino, dove la famiglia è costretta a trasferirsi in attesa della liberazione del Veneto.Dopo la laurea, nel 1864 Fogazzaro inizia a svolgere, seppur con scarsa convinzione, la pratica legale, dapprima a Torino, quindi a Milano, dove i contatti con gli ambienti della Scapigliatura e l’amicizia con Arrigo Boito faranno maturare sempre più in lui la vocazione per la letteratura. Nel 1866, intanto, tornato temporaneamente a Vicenza, sposa contro la volontà del padre la ricca contessa Margherita di Valmarana, da cui avrà tre figli. Insieme alla moglie, dal 1870 al 1882, Fogazzaro terrà un diario su cui andrà via via registrando le impressioni sulla vita dei figli. L’impegno assunto con il matrimonio lo induce a riprendere l’attività legale abbandonata e, pur continuando segretamente i suoi prediletti studi letterari, nel 1868 dà gli esami da avvocato. Quindi, l’anno successivo si stabilisce definitivamente nella sua città natale, dove vivrà quasi sempre, a parte i numerosi viaggi e i lunghi soggiorni in una villa nei pressi di Arsiero. Nel 1872, Fogazzaro – che fino ad allora ha pubblicato solamente alcuni versi – tiene all’Accademia Olimpica di Vicenza il discorso Dell’avvenire del romanzo in Italia. Dopo gli anni giovanili segnati da una profonda crisi religiosa, nel 1873 lo scrittore vicentino torna definitivamente ad una fervente fede cattolica. E, ad un anno dalla conversione, pubblica con discreto successo la novella in versi Miranda, a seguito della quale il padre (allora deputato al Parlamento del nuovo Regno d’Italia), cessa di ostacolarlo nella sua carriera letteraria. Nel 1876 esce la prima raccolta di versi Valsolda, a cui seguiranno altre liriche comprese nell’edizione finale delle Poesie (1908). Nel 1881 vede invece la luce il suo primo romanzo e il suo primo libro di vasto successo, Malombra. Nel 1883 Fogazzaro incontra Giuseppe Giacosa, di cui diviene grande amico e alla cui famiglia resterà legato d’intenso affetto nel corso di tutta la vita. In quello stesso anno, inoltre, a Lanzo d’Intelvi, conosce l’americana Ellen Starbuck, a cui s’ispirerà per Violet, la protagonista del suo terzo romanzo, edito nel 1888 e subito tradotto in francese, Il mistero del poeta. Nel 1885 lo scrittore dà alle stampe il suo secondo romanzo, Daniele Cortis e dopo la pubblicazione intraprende un viaggio in Germania. Nel 1887 – anno della morte del padre – escono la raccolta di novelle Fedele e altri racconti e Un’opinione di Alessandro Manzoni, un importante discorso sulla tematica amorosa nella letteratura, tenuto al Circolo filologico di Firenze. Nell’estate di quell’anno, a San Bernardino, Fogazzaro incontra Jole Moschini Biaggini, l’ispiratrice del personaggio di Jeanne Dassalle di Piccolo mondo moderno. In questi anni, spinto dall’esigenza di trovare una conciliazione tra scienza e fede, lo scrittore vicentino si interessa a fondo alle teorie dell’evoluzionismo e comincia ad avvicinarsi ai cattolici d’avanguardia (nel 1888 incontra uno degli uomini di punta della Chiesa, monsignor Geremia Bonomelli). Frutto dei suoi costanti ed appassionati studi sono i saggi raccolti nel volume Ascensioni umane (1899) e i discorsi, Per un recente raffronto delle teorie di Sant’Agostino e di Darwin circa la creazione (1891), Per la bellezza di un’idea (1892) e L’origine dell’uomo e il sentimento religioso (1893). E proprio in occasione di quest’ultima conferenza Fogazzaro conosce la scrittrice Matilde Serao. Nel 1894, in seguito alla pubblicazione, sul supplemento del «Mattino» di Napoli, dell’articolo I cavalieri dello spirito, la Serao inviterà lo scrittore vicentino a farsi capo e guida di una nuova letteratura mistica e spiritualistica. Sempre nel ‘94 esce la raccolta Racconti brevi; mentre l’anno successivo – anno funestato dalla morte del figlio Mariano – esce dopo dieci anni di gestazione il suo capolavoro, Piccolo mondo antico – primo romanzo di una tetralogia continuata con Piccolo mondo moderno, con Il Santo e con Leila. Dopo il grande successo di Piccolo mondo antico si intensifica la sua produzione letteraria. Escono Poesie scelte nel 1897, i versi di Sonatine bizzarre nel 1899 e Minime nel 1901.