L’epos nello sguardo della Gioconda

Cosi parlò la Gioconda

Giulio Gasperini
AOSTA – Il sorriso di Monna Lisa, oramai, è diventato iconico; forse l’opera d’arte più conosciuta al mondo, e più utilizzata per ogni pretesto. Dalla rielaborazione artistica alla pubblicità, tutti se ne sono appropriati per arrivare direttamente alla mente (e al cuore) degli spettatori: perché nulla è forse più immediato ed evocativo di quel volto, piccolissimo, che ha ottenuto più merito e successo di quello che forse lo stesso Leonardo si aspettava. Carla Cucchiarelli, in Così parlò la Gioconda edito da Iacobelli Editore, prova ad assumere il punto di vista di Lisa Gherardini, raccontandoci storia e retroscena, emozioni e sentimenti, congetture, ipotesi e fatti storici: è “un’autobiografia non autorizzata di Lisa Gherardini, la donna più dipinta e rivista della Storia”.

La storia della Gioconda – e la storia che la Gioconda attraversa – sono patrimonio di tutti, perché coinvolge ogni aspetto del nostro essere, quasi fosse un racconto epico, nel quale la società di rispecchia e si forma. Tutti noi abbiamo sentito parlare del rapimento della Gioconda, ad opera di un italiano squattrinato e insospettabile: Vincenzo Peruggia. La vicenda rinvigorì le richieste sovraniste di una restituzione del dipinto all’Italia, che ancora oggi, nel 2019, sono all’ordine del giorno: ma la storia ci ha dimostrato la vanità di tali richieste, che si collocano tra quegli atteggiamenti immotivati e illogici di cui la storia umana si gemma, periodicamente.

La Gioconda è tutto questo; e oltre. È una reliquia, investita di sensi e di significati, che scontornano la sua essenza stabile – di donna con nome e cognome e poi di dipinto su tela – e lo fanno diventare icona, immagine sacra, persino quadro devozionale per una pletora di richieste e pretese.

La Cucchiarelli prova a darci notizia e contezza di tutto questo, offrendoci anche narrazioni apparentemente più leziose ma che testimoniano di quanto l’umanità di faccia trasportare da miti provvisori e follie iconiche: magistrale il racconto dell’esposizione della Gioconda negli USA, con Jacqueline Kennedy che diventa essa stessa la Gioconda, in un gioco di rimandi e influenze di potere che acquistano valore persino politico. E, Monna Lisa, sta sempre lì a osservare, con quel sorriso che ha ammaliato e sconvolto milioni di persone, continuando a farlo dal piccolo perimetro della sua cornice di legno.

Indubbiamente, la storia della Gioconda è una storia esemplare; che coinvolge il genio di Leonardo ma anche la questione su quanto la semplicità di un manufatto possa potenziarsi ed essere interpretato (e più spesso frainteso) dalla volubilità dell’essere umano. In tutta questa disamina di narrazioni curiose e ghiotte, rimane l’impressione – forse il valore più importante – che Monna Lisa continui a guardarci e a ridere, tra sé, di quanto il suo potere, su di noi, sia sconfinato; e di quanto sia inutile tutto il nostro arrovellarci per capirla, per significarla, per illuderci di possederla.

Informazioni su Giulio Gasperini

Laureato in italianistica (e come potrebbe altrimenti), perdutamente amante dei libri, vive circondato da copertine e costole d’ogni forma, dimensione e colore (perché pensa, a ragione, che faccian anche arredamento!). Compratore compulsivo, raffinato segugio di remainders e bancarelle da ipersconti (per perenne carenza di fondi e per passione vintage), adora perdersi soprattutto nei romanzi e nei libri di viaggio: gli orizzonti e i limes gli son sempre andati stretti. Sorvola sui dati anagrafici, ma ci tiene a sottolinare come provenga dall’angolo di mondo più delizioso e straordiario: la Toscana, ovviamente. Per adesso vive tra i 2722 dello Zerbion, i 3486 del Ruitor e i vigneti più alti d’Europa.
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