Giulia Siena
PARMA – Michele Maestri ha dodici anni e attraverso il suo sguardo entra nel mondo. Michele Maestri è il protagonista di Vani d’ombra, il romanzo di Simone Innocenti in libreria dal 30 maggio pubblicato dalla casa editrice Voland.
Michele è curioso, vive in un paese e quest’estate di molti anni fa, per ammazzare la noia, posa gli occhi sul palazzo di fronte. Michele ha tredici anni e decide che dall’albero può catturare meglio i baci che Milena, la colf del notaio, elargisce ogni giorno a un uomo diverso. Da quella postazione vantaggiosa e attraverso il binocolo avuto in dono dai propri genitori entra tra le pieghe di quel vestito rosso fuoco e nei movimenti maliardi e acuti della donna.
Ma quel “cinematografo” ha vita breve perché Michele viene scoperto e tirato per un orecchio nell’armadio di quella stanza che ne ha visti tanti passare. Un attimo ed è silenzio. Odore di bucato. Buio. Buio perché Michele deve essere punito: non doveva vedere; il suo grande errore è stato osservare. Ed ora è lì, nel legno opprimente in una stanza non sua. Dall’altra parte dei corpi che ansimano, una voce sconosciuta si alterna a una voce troppo familiare. Michele è lì, non vede ma ascolta. Da quel momento la sua mente si riempie di bianco; non basterà l’iniziazione violenta all’età adulta, non basteranno le luci del mare e la musica che stordisce. Non basteranno gli anni che passano, le donne che arrivano. Michele Maestri rimarrà con quel bianco negli occhi e nell’anima, quel bianco che è candore squarciato e sogni infranti. Ma gli occhi di Michele continueranno a scrutare l’orizzonte, osservare il futuro, definiranno il proprio percorso: si farà correttore di sguardi, occhialaio. Avrà ottimi clienti, molti soldi e una donna bellissima che potrebbe placare il suo male portandolo all’estremo. Ma lì, dove c’è molto bianco, troppa luce, ci saranno anche grandi ombre.
Simone Innocenti scrive. Scrive e lo fa di mestiere – è giornalista del Corriere Fiorentino (dove si occupa principalmente di cronaca nera) – e ha già pubblicato “Puntazza” e “Firenze mare” ma con Vani d’ombra approda alla narrativa vera e propria. Il romanzo, vincitore nei giorni scorsi del Premio Letterario “Calogero Miceli”, si presenta con una prosa immediata e asciutta. Il protagonista è quasi un omaggio alla grande letteratura del Novecento perché Michele Maestri ricorda Lorenzo Adamante de “Il gioco e il massacro” di Ennio Flaiano e i tratti intimisti di “Demian” di Hermann Hesse. La scrittura tutto tesse; la penna di Innocenti è puntata tra le pagine come una macchina da presa: lo sguardo del lettore è calamitato dalla fluidità del racconto, guidato dalla voce narrante.
Non ho ancora letto il libro, ma questa descrizione toglie il fiato e invoglia alla lettura. grazie