“Libri al centro”: dal 7 al 13 aprile libri e scrittori invadono CinecittàDue

librialcentrologoROMA – Nuova idea, nuovo evento letterario: è Libri al Centro. I libri questa volta, per la prima volta in Italia, occuperanno letteralmente un centro commerciale per un’intera settimana. Dal 7 al 13 aprile 2014 presso il centro commerciale CinecittàDue (via P. Togliatti, 2) di Roma arriva Libri al Centro, la rassegna ideata da Roberto Ippolito che vede protagoniste le voci più importanti e rappresentative del panorama editoriale italiano: da Andrea Vitali e Chiara Gamberale a Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, da Marco Lodoli e Marco Travaglio a Mario Tozzi e Marco Malvaldi fino a Nicola Gratteri.

“I libri sono emarginati dalla vita quotidiana – spiega il direttore editoriale, lo scrittore Roberto Ippolito – da qui l’idea di portarli dove questa si svolge. Il nome dell’evento, Libri al centro, mette in risalto questa esigenza e la massima determinazione. Un semplice gioco di parole sintetizza l’urgenza per l’Italia, che leggeva poco e incredibilmente legge sempre meno, di affrontare una questione culturale fondamentale”.

L’urgenza si traduce in un festival che si annuncia senza precedenti, per dimensioni e spessore, oltre che per la location. Insieme agli autori già citati, interverranno anche Antonio Nicaso, Alessia Gazzola, Paolo Di Paolo, Antonio Manzini, Giuseppina Torregrossa, Marco Damilano, Oliviero Beha, Fede e Tinto, Anna Scafuri, Stefano Polacchi, Gino Castaldo. Dalla narrativa alla saggistica, dalla cucina alla fotografia con autori di grande richiamo, sono presenti gli editori Chiarelettere, Contrasto, Einaudi, Feltrinelli, Gambero Rosso, Giunti, Laterza, Longanesi, Mondadori, Perrone, Rai Eri, Rizzoli, Sellerio. Inoltre viene proposta la mostra fotografica “Vita da Strega”, realizzata dall’Archivio Riccardi e curata da Giovanni Currado, sulla storia del premio letterario italiano più importante.

Realizzato dal centro commerciale CinecittàDue in collaborazione con le librerie Arion, il progetto vuole portare i libri dove di norma c’è poca attenzione, in un luogo tendenzialmente estraneo agli approfondimenti e al confronto, ma dalla forte capacità di aggregazione. CinecittàDue, situato in un’area molto popolata della città, facilmente raggiungibile in metro e a due passi dagli storici studi cinematografici, è l’ambiente giusto per un evento dall’identità originale, che mira a vincere una scommessa difficile e di grande valore sociale, soprattutto in un Paese che tende sempre più a relegare la cultura ai margini.
“Nessuno deve accettare passivamente livelli di lettura bassi come quelli italiani – afferma Marcello Ciccaglioni, presidente dell’Associazione Commercianti di CinecittàDue e del gruppo Arion – Negli ultimi anni le vendite e la lettura sono calate in modo drastico e il fenomeno non accenna a diminuire, un segno certo della crisi, ma anche di un più preoccupante e generale impoverimento della società. Per questo sentiamo il dovere di impegnarci per ridare dignità e centralità ai libri”.
Per un’intera settimana, destinata a lasciare il segno, CinecittàDue e in particolare la terrazza interna “Espressamente Illy”si lasciano letteralmente invadere dalla cultura. Stop agli annunci commerciali dagli altoparlanti e via libera alla pluralità di voci, titoli, e generi proposti dalla rassegna, con il meglio della produzione letteraria nazionale.

 

Tanti gli incontri e gli appuntamenti in calendario: due dal lunedì al venerdì (alle 17.00 e alle 18.30), quattro il sabato e la domenica (alle 12.00, 15.30, 17.00 e 18.30). Il fine settimana, inoltre, si arricchisce di incontri di lettura interamente pensati per il mondo dei più piccoli che possono essere lasciati dai genitori desiderosi di seguire in tranquillità gli eventi.

“Una vita sottile”: convivere con le ombre.

Dalila Sansone
AREZZO – Alcuni abissi sono insondabili, non possono essere presi e incasellati in una qualche categoria. Perché capita, in quei casi che non sono fatti ma vite incrociate, di accorgersi che le categorie siano insufficienti e comportino un prezzo troppo alto da pagare: dimenticarsi ciò che cercano di definire. L’anoressia è una nebulosa oscura senza astri che la trapuntano, nessuna fonte di luce, solo il’ripiegarsi su se stesse di infinite sfumature di nero, dove nero non è colore, nero è il condensarsi di tutto in niente. Chiara Gamberale scrive “La vita sottile” (Marsilio Editore, 1999) un passo oltre il bordo insidioso di quella nebulosa e l’incertezza del movimento si avverte tutta tra le righe.
La vita sottile è diario e racconto, una raccolta di pensieri e frammenti di vita vissuta a metà strada tra lo scritto privato e il testo da condividere. Non è un libro sulla malattia ma neppure il tentativo di ricostruire o definire cosa essa sia stata nel percorso personale dell’autrice. Anche il racconto si veste bene dentro quell’aggettivo “sottile”: tocca, arriva a dire e lasciare intravedere una dimensione che è stata singola e singolare. Chiara racconta un modo di sentire la vita, una percezione di sé in qualche misura fuori dalla propria storia: il corpo, la fisicità come una cassa di risonanza delle emozioni, capace di un’amplificazione assordante, talmente assordante da risultare insopportabile. È questa la ragione che spinge a scegliere una vita sottile che “scivola nei jeans e ti permette di non sentire addosso la loro tela ruvida […] scivola nel mondo e ti permette di non sentire addosso la sua imperfezione”. Il titolo cattura con l’immediatezza di un’istantanea questo dualismo tra la dimensione materiale e l’espressione reale di sé: ridurre alle estreme conseguenze la prima per rendere trasparente l’altra. È un libro che si muove su uno sfondo triste ma che non riesce ad esserlo, di una semplicità disarmante che rende il dolore ombra strappandolo alla malattia. Dalle ombre non è possibile distaccarsi completamente, perché se è vero che la proiezione sul muro cambia in base alle condizioni di illuminazione, ci si può anche giocare avvicinandosi o allontanandosi.
L’anoressia deforma e trasforma ma si riduce a una lotta impari tra il proprio senso di inadeguatezza e il bisogno disperato di vita e nel libro c’è soprattutto vita, nonostante lei, nonostante le sue ombra. L’ultima parola del libro è chiusa tra due punti: una soltanto, come una parentesi con i puntini di sospensione; se ne sta lì a separare un prima da un dopo che non importa conoscere ma che esiste. Le parole quando usate per “significare” bastano senza doverne usare altre per spiegare: Bentornata.