Luca Vaudagnotto
AOSTA – È vero che la maternità è l’inizio di tutte le cose, ma proprio tutte, oltre stereotipi e pregiudizi, oltre un’idea edulcorata e scontata: questo sembra essere l’obiettivo, se ce ne fosse uno, di Ilaria Bernardini, che con la sua raccolta di racconti L’inizio di tutte le cose, edita da Indiana Editore, ci conduce dentro una maternità diversa.
Questi nove racconti danno voce a donne in gravidanza, durante il parto o nei primi mesi di vita del loro bambino: accanto alle preoccupazioni e alle aspettative ordinarie, però, troviamo esperienze difficili, particolari, al limite della follia. Incontriamo donne sole, donne nevrotiche, donne che non riescono ad accettare il rifiuto del loro bambino e cercano strade alternative, donne che si fanno del male, donne che si perdono e non sanno più dove sono; donne alle prese con un forte erotismo, donne che sfidano i luoghi comuni del bene e del male, donne che odiano e che non hanno paura di apparire malvagie, che ne sono consapevoli e se ne prendono la responsabilità. Continua
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“Benvenuto Fagiolino”, la gravidanza di un padre
Giulio Gasperini
AOSTA – La gravidanza è prerogativa femminile, uno stato che l’uomo può solamente intuire, immaginare. Proprio quello che ha cercato di realizzare Gianpaolo Trevisi in questo diario lunare, Benvenuto Fagiolino, edito da Betelgeuse Editore e accompagnato da un CD con la registrazione di “Ninna Mamma”, ninna-nanna di cui Trevisi è autore di testo e musica e voce solita, con la partecipazione del soprano Cecilia Gasdia.
“Benvenuto Fagiolino” è un diario amorevole e appassionato, un canto di felicità che un padre rivolge alla sua prima figlia, a partire dal momento in cui viene a sapere della sua esistenza fino a quando la bambina non verrà al mondo. Nove mesi di discorsi, di canzoni, di suoni, di rumori. Nove mesi di tante belle notti augurate, piene di ogni regalo che possa esistere. Continua
Una storia africana che invita all’amore
Giulio Gasperini
AOSTA – Quella che Ranzie Mensah racconta in “Le lacrime della regina Leonessa” (Rediviva Edizioni) è una favola per bambini (ma anche per gli adulti) che parla di amore, di unione, di amicizia e di determinazione. La regina Leonessa, quando perde sua figlia, la cucciola Ngorongoro, intraprende un lunghissimo viaggio, in compagnia di tanti amici, per andare a cercare un aiuto dalla strega Cincilla. Sarà lei, constatato l’enorme amore della madre, a far ritrovare la cucciola, che è comunque protetta e tenuta al sicuro grazie alla partecipazione e all’interesse di altri animali, i quali non abbandonano mai nessuno. Continua
“Paula”, un modo per dirsi addio.
Dalila Sansone
AREZZO – Ci sono molti modi di dire addio. E molti modi per riuscire a pronunciare la parola addio, accettarla. “Paula” (1994) è il difficilissimo percorso del più complicato degli addii: quello di una madre alla figlia. E’ la prova più impegnativa di Isabel Allende, già scrittrice di successo e testimone di avvenimenti enormi, capaci di schiacciare la vita di uomo. Invece non è vero, a tutto si sopravvive, abbandoni, povertà, colpi di stato, atrocità ma solo di fronte alla perdita imminente tutto vacilla e perde di senso. Nasce come àncora nel corridoio dei passi perduti, l’anticamera della terapia intensiva di un ospedale di Madrid, questo libro. Una lettera per Paula perché al risveglio dal coma improvviso, causato da una malattia rarissima, recuperi spigoli, angoli e lunghe curve dei momenti di vita assente e trascorsa. Lentamente la lettera diventa racconto, secondo una tradizione consolidata delle donne di famiglia, quella di raccontarsi l’una all’altra da lontano, attraverso lettere da conservare gelosamente. Il bisogno di scrivere per non andare alla deriva, l’ansia di comunicare con la figlia vicina eppure distante, si intrecciano e si trasformano in una sorta di memorie della vita e dei romanzi di Isabel, intrecciate alle sorti di un Paese lontano, il Cile, e di un continente devastato dal passo imperante del lato truce della storia, quella dalla “S” maiuscola.
Paula non si risveglierà da quel lungo sonno. Sua madre riesce a maturare l’addio cercando nella scrittura la forza necessaria a separarsi da lei. Al bisogno fisico di combattere al posto di Paula per non cedere alla rassegnazione, subentra, col passo lento del dolore che matura, la consapevolezza della direzione di questo percorso. Dall’ospedale di Madrid, senza accenni di cambiamento del suo stato, Paula torna a casa, il luogo degli affetti privati, dall’altra parte dell’oceano. Resta sospesa nella stessa stanza dove con la stessa partecipazione e lo stesso amore con cui aveva preso parte alla nascita della nipote, Isabel lascerà andare via poi sua figlia.
Quando la tragedia, qualunque essa sia, assume la connotazione della dimensione personale e privata, induce sempre una misteriosa empatia, anche quando i particolari non trovano nessuna rispondenza nelle vite di chi osserva o chi legge. Quella parentesi di esistenza ha i tratti di una figura completamente nuda e fragile, in cui i difetti e debolezze dominano incontrastate e dove la linearità scompare fagocitata dal disordine interiore. Il mondo, umano e magico nelle stesso tempo, della narrativa della Allende rivive di nomi e accadimenti di vita vissuta e proprio questa commistione di umano e magico si scopre lo strumento, personalissimo, attraverso cui accettare l’addio. E’ una religione laica quella di Isabel, costruita sulla passione per la vita e il bisogno di lasciarsi travolgere dalle emozioni fino a vivere attraverso di esse, negando la possibilità che si possa, al contrario, vivere dominandole. Una religione ”umana” che riconosce il potere sovrannaturale dei legami, e di quelle circostanze inspiegabili, quasi magiche, che spesso accadono e che bisogna solo essere capaci di vedere. Non serve a nessuno dimostrare che si tratti di pura suggestione. Non ha alcuna importanza, in nome del diritto di ciascuno a trovare il proprio unico modo di scandire la più definitiva delle parole. L’accettazione interiore diventa liberazione dal volto angosciante del dolore: rimane il vuoto, col quale solo l’amore provato e ricambiato consente di convivere. Ed è proprio allora che anche Paula si arrende, lasciando questa verità in eredità a colei che, dandole la vita, per prima l’aveva iniziata al potere assoluto dell’amore.