“La linea di minor resistenza”, l’ultimo scritto di Carlo Fruttero

gallucci_frutteroROMA “La linea di minor resistenza”, l’ultimo scritto del grande Carlo Fruttero, è stato appena pubblicato da Gallucci Editore. Questo titolo, che tanto affascinò lo scrittore recentemente scomparso, racchiude un poemetto di riflessioni sulla vita e sulla fine di essa. La linea di minor resistenza è quella che segue la materia per progredire ed evolvere, così come la vita che scorre e trascorre per poi finire.

“Le parole gli uscivano rapide, una dietro l’altra, senza pause, senza incertezze. E via via prendeva forma una ballata lunga una vita, la sua vita. Non si interruppe mai, se non per accendersi una sigaretta, non mi chiese mai di rileggere il testo e così, di getto, nacque La linea di minor resistenza. Quando smise mi guardò e mi chiese: – Allora, che te ne pare? L’avevo in testa da vent’anni, ma non ero mai riuscito a scriverlo. Forse perché non era ancora il momento.” Maria Carla Fruttero

ChronicaLibri intervista Emanuele Ponturo, autore de “L’odio. Una storia d’amore”

Giulia Siena
ROMA
– Sguardo deciso e risposta diretta. Questo è Emanuele Ponturo, avvocato penalista di professione e scrittore per diletto, necessità e analisi. L’autore di “L’odio. Una storia d’amore” (Fermento) è il protagonista odierno della nostra intervista.

 

Come e quando è nata l’idea de “L’odio. Una storia d’amore”?
Una notte d’inverno,  in montagna, davanti al camino, bevendo vino rosso per scaldarmi mentre fuori  era tutto neve e freddo. Mi aveva colpito un fatto di cronaca: una violenza subita da una ragazza in un bosco. Avevo finito di leggere in quei giorni “La fine di Alice” di A.M. Homes.

Dopo i racconti Emanuele Ponturo passa al romanzo, una nuova sfida e un esercizio di scrittura diverso. Come ti sei approcciato a questa avventura?

In realtà è avvenuto tutto in modo naturale. Avevo in mente una storia ricca di sfaccettature in cui il punto di vista mutava, una storia che si snodava tra passato e presente. La forma del racconto non sarebbe stata idonea a questa narrazione; mi occorreva un passo più lungo, un respiro più ampio per contenere tutto l’intreccio e ricamarlo. Mentre scrivevo, i personaggi mi conducevano ogni volta sempre un po’ più in là… In questo modo è stato possibile mettere in rilievo i loro stati d’animo. La sfida è stata non priva di fatica e di imprevisti, ma ne è valsa la pena.
intervista emanuele ponturo ChronicaLibriScontata e un po’ provocatoria la domanda sul rapporto tra la tua professione e la tematica del romanzo: un avvocato penalista alle prese con un romanzo dalle tinte fosche. Moda o bisogno?
Entro in contatto con le realtà più dure e disperate, per esigenze legate alla mia professione: violentatori e donne vittime di stupro; sfruttatori e prostitute; spacciatori, rapinatori e vittime di soprusi. Di certo questo “mondo” di storie nere mi ha condizionato nella scrittura. Me ne sono servito sia per indagare il mistero del  male che si agita dentro l’uomo, sia per esorcizzarlo, questo male. Nel mio lavoro di scrittura, inoltre, mi hanno guidato scrittori come Patrick McGrath e Joyce C. Oates con le loro tematiche legate alla psiche, al torbido, all’oscuro, a qualcosa che corteggia anche il perverso, elementi tutti così vicini alle mie corde.
Il protagonista, per vendicare il suo amore, diventa il “lupo” di questa favola moderna. E’ così labile – quasi irriconoscibile – il confine tra amore, disperazione e vendetta?
Infatti il titolo stesso, “L’odio – una storia d’amore”, contiene questa ambivalenza. Il confine è labile perché i sentimenti spesso hanno sfumature non distinte. Amore, disperazione, vendetta,  questi i sentimenti che volevo affrontare: l’amore di  Monica vissuto in attesa di Stefano;  l’amore di Stefano nutrito inizialmente con gli occhi lirici dell’adolescenza, e la disperazione per un altro amore mai corrisposto; la vendetta che si trasformerà in gesto definitivo, ecco, tutti questi elementi, cioè i sogni e le conseguenze che derivano dall’impossibilità di realizzarli, muovono i personaggi ed è difficile stabilire confini tra i loro sentimenti spesso in contrasto.
Odio e Amore sono valori assoluti e distinti o due modi diversi di esercitare la propria volontà sull’altro?
Per me, Odio e Amore possono diventare due modi diversi di esercitare la volontà sull’altro. Avviene quando il sentimento, che continua ad essere ancora molto forte, diventa ostile; spesso accade che un grande amore, quando finisce, si trasforma in odio.
“L’odio. Una storia d’amore” è un romanzo fatto di sentimenti contrastanti: violenza e amore, sofferenza e sogni; una sorta di noir romantico. Quali sono gli ingredienti per un romanzo di questo tipo?
Giocare con le luci e le ombre.

Nella revisione di questo libro ti sei avvalso della collaborazione di Daniela D’Angelo. Quali sono stati i cambiamenti che ha apportato il lavoro di editing alla tua scrittura?
Daniela D’ Angelo è l’editor che ho fortemente voluto per il mio romanzo; le ho  fatto leggere alcuni miei racconti e li ha  apprezzati, allora mi ha chiesto “L’odio” che in quel momento era alla sua seconda stesura. E’ riuscita ad entrare dentro la storia e a renderla incandescente; attraverso un lavoro di maieutica, la trama si è definita e arricchita. Insieme siamo andati nei luoghi in cui si svolge la storia (la Magliana, la scuola di Stefano e di Barbara, l’albergo, il bosco); ma il mio editor è anche una bravissima poetessa; nel libro, le lettere di Stefano, evocative, liriche, perverse, hanno richiesto un lavoro separato dal testo.

Le tre parole che preferisci?
Isola, corpo, notte.

 

foto di Mario D’Angelo

“Premio Zucca – Spirito Noir Collection”, dal 12 marzo per scrittori e appassionati

Premio zucca 2012_chronicalibriROMA – “La notte”, il più classico ma anche uno dei temi più suggestivi del mondo noir, sarà il fil rouge a cui dovranno ispirarsi i racconti degli aspiranti scrittori che parteciperanno al “Premio Zucca – Spirito Noir Collection”, il concorso rivolto ai talenti emergenti del noir. Il “Premio Zucca – Spirito Noir Collection” prende il via dal 12 marzo 2012: il concorso è rivolto a scrittori esordienti, giovani scrittori, studenti e appassionati italiani ed europei dai 18 anni in su che si vogliano cimentare nella composizione di un’opera breve di narrativa noir. Le opere, che dovranno imprescindibilmente avere come elemento guida del racconto il tema “la notte”, dovranno essere inedite e in lingua italiana, non precedentemente premiate né presentate in altri concorsi o già pubblicate, anche parzialmente, o presenti sul web. I racconti dovranno rispettare i parametri e i formati indicati nel bando di concorso e avere una lunghezza massima di 15 cartelle dattiloscritte. Ogni autore potrà partecipare con massimo 3 opere.I racconti  dovranno essere fatti pervenire entro e non oltre il 15 maggio 2012  all’indirizzo https://www.facebook.com/rabarbaro.zucca, dove saranno fornite tutte le indicazioni per l’iscrizione e la partecipazione al concorso e sarà consultabile il regolamento ufficiale.Gli aspiranti “noiristi” avranno dunque 2 mesi di tempo per comporre e presentare un racconto che li rappresenti e che sarà valutato da una giuria d’eccezione, anch’essa rigorosamente noir: Giorgio Gosetti, Condirettore del Courmayeur Noir in Festival, il geniale Andrea Pinketts, scrittore “da paura”, i romani Manetti Bros, coppia di registi stracult e il cinemaniaco Gianni Canova, critico cinematografico e scrittore di noir.

Il racconto vincitore verrà pubblicato in un prestigioso volume di narrativa noir di una qualificata casa editrice nazionale in collaborazione con Rabarbaro Zucca – Spirito Noir. Il libro entrerà a far parte della collana “Spirito Noir Collection” che sarà presentata insieme al vincitore del Premio Zucca Spirito Noir  durante l’edizione  2012 del Courmayeur Noir in Festival.

LA NOTTE E IL NOIR

Del resto tutto l’immaginario noir, letterario e cinematografico, si nutre di atmosfere notturne, suggestive, avvolgenti e misteriose. La notte è il tema tra i più classici, ancora assolutamente affascinanti della cultura a tinte nere, in molti casi presente nelle varie opere sin dal titolo: “I trafficanti della notte” di Jules Dassin, una delle vette del cinema nero, “Egli camminava nella notte” di Alfred L. Werker e ancora “Bersaglio di notte” di Arthur Penn e il noir dei sentimenti on the road “Luci nella notte” di Cédric Kahn, solo per citarne alcuni. Dal grande schermo alla pagina scritta la notte è ancora grande protagonista: “A che punto è la notte” della geniale coppia letteraria Fruttero & Lucentini, “L’odore della notte” del maestro Camilleri, “Ancora una notte” di Raymond Chandler papà letterario del celebre ispettore Marlowe, il noir tutto italiano di Paolo Franchini “Soprattutto la notte” e “Tenera è la notte” di Fitzgerald, per Fernanda Pivano forse “l’opera più ambiziosa” dello scrittore, ma la lista è infinita. Il noir è nel Dna di Zucca l’aperitivo “nero”  per definizione che, con l’iniziativa “Premio Zucca – Spirito Noir Collection”, si fa supporter e promotore della passione dei tanti fan delle atmosfere a tinte nere

“Il parrucchiere: donne come sirene”

Marianna Abbate
ROMA – Il parrucchiere ha storicamente avuto un ruolo molto importante nella società. E’ il confidente, lo sguardo oggettivo, la seconda opinione medica- insomma molto più di un amico per tutte le donne che entrano nel suo negozio e gli raccontano la propria vita con la scusa di una messa in piega. Cristina Freghieri fa la parrucchiera da molti anni, e di confidenze ne ha sentite infinite, da quelle “Donne come sirene” che ridono, piangono, si sposano e invecchiano tra una visita e l’altra. Il suo libro, edito da LaMandragora, cerca di restituire al lettore quell’atmosfera di relax e magia che si prova sulle poltrone del parrucchiere. Come se qualche striscia bionda, un nuovo taglio e un po’ di crema avessero l’immenso potere di guarire il cuore ed ingannare la mente.

Così tra le clienti troviamo quelle affezionate ai capelli grigi e quelle che cambiano tinta ogni settimana. Ci sono donne che lasciano e donne abbandonate- ma anche quelle che da anni portano sulle spalle tutti i pesi del mondo e sorridendo chiedono come va’?

L’autrice è stata pioniera in Italia delle tinture naturali, cultrice del benessere e appassionata di nuoto subacqueo. Una lettura piacevole e curiosa, per chi ha da aspettare in fila dal parrucchiere.

 

“Se non ora quando? Contro la violenza e per la dignità delle donne” il nuovo libro di Eve Ensler

ROMA – Nonostante la festa della Donna sia già trascorsa da qualche giorno, desidero comunque ricordare  che i riflettori sull’universo femminile non devono, per nessuna ragione, essere spenti subito dopo l’8 marzo. Purtroppo il sesso femminile ha ancora molte battaglie da affrontare, prima di vedere riconosciuti i propri diritti e il proprio valore: ma soprattutto ha bisogno di aiuto e supporto. Ogni giorno la cronaca nera porta alla ribalta storie drammatiche di donne vittime della violenza inaudita di mariti e compagni o spietati carnefici. Pertanto, vorrei consigliare a tutti i lettori di ChronicaLibri “Se non ora quando?” (Piemme), il nuovo libro di Eve Ensler, autrice già famosa per “I monologhi della vagina”, nella speranza che prima o poi si sollevi unanimemente un ‘grido di libertà’ e di cambiamento.

Dalle nostre parti è insidiosa, strisciante, nascosta. Perfino glamour. In alcune parti del mondo, invece, è plateale e brutale. Così quotidiana da sembrare ineluttabile. È la violenza contro le donne. È la guerra alla dignità femminile. Tentacolare e multiforme. Donne vittime di stupri politici, rapite e picchiate perché pedine deboli sullo scacchiere dei conflitti tribali. Mogli che subiscono in silenzio tra le mura di casa. Figlie che vedono le madri tacere per anni di fronte ad assurde imposizioni religiose. Eve Ensler, paladina dei diritti femminili, dirige un coro di voci appassionate e autorevoli che diventa grido di libertà. Per dire che essere donna ancora oggi non è facile, perché si tende a negare che la violenza, nelle sue molteplici forme, esista. Questi racconti, toccanti, arrabbiati, emozionanti e a volte leggeri e poetici, ricordano che la dignità della donna è un bene che va tutelato e difeso da tutti. Per rendere il mondo migliore.

 

“Gli indifferenti”, Moravia


Silvia Notarangelo
ROMA – E’ una critica violenta e senza sconti quella che Alberto Moravia riserva alla classe borghese nel suo romanzo d’esordio, “Gli Indifferenti”.
Mariagrazia, Carla, Michele e Leo, i protagonisti, sono espressione di una borghesia sottomessa, priva di qualsiasi attitudine morale e persa in una squallida apatia.
La storia si sviluppa in soli due giorni, in un’atmosfera resa insopportabile proprio dai contrasti tra i quattro. Mariagrazia Ardengo è una madre vedova, sull’orlo del dissesto finanziario, impaurita dal tempo che passa ma soprattutto gelosa di un amante, Leo, avido e sicuro di sé, intenzionato a impossessarsi dell’ultima proprietà della famiglia Ardengo, la villa.
Carla e Michele sono i due figli di Mariagrazia. La prima vorrebbe evadere da una realtà che sente soffocarla ma non trova la forza per farlo. Così, si rassegna, senza alcun entusiasmo, ad accettare il corteggiamento di Leo fino a decidere di sposarlo.
Michele è l’unico che, apparentemente, cerca di affermare la propria personalità, nell’illusione di riscattarsi. Ma l’indifferenza, questa condizione di torpore morale che accomuna tutti i personaggi, non risparmia neanche lui. “Vado ad uccidere un uomo”, si ripete avvicinandosi alla casa di Leo. Eppure, la sua andatura è lenta, tranquilla, non c’è furia né sdegno. Anche gli sforzi per ricordare i motivi che lo stanno inducendo ad un gesto tanto estremo sono velleitari. Già prima di entrare, infatti, prova “gioia e sollievo”, al pensiero che Leo possa non essere in casa. È solo un presagio di ciò che succederà di lì a poco. Dalla rivoltella di Michele non partirà alcun colpo, perché l’arma non è mai stata caricata. La resa del giovane è compiuta. Anche lui, come i suoi familiari, soccombe, vittima di una malattia che impedisce qualunque impulso di ribellione, che frena ogni tentativo di cambiamento, che rende incapaci di agire.

Artusi, “La scienza in cucina”. Il libro più longevo della cucina italiana

ROMA – “La cucina è una bricconecella; spesso e volentieri fa disperare; ma dà anche piacere perché quelle volte che riuscite o che avete superata una difficoltà, provate compiacimento e cantate vittoria.” Diede inizio così, Pellegrino Artusi, alla rivoluzione della cucina italiana. Era il 1891 quando il cuoco di Forlimpopoli intraprese un ambizioso progetto gastronomico e linguistico che racchiudeva 475 ricette e molti suggerimenti sull’igiene domestica. “La scienza in cucina e l’Arte di mangiare bene. Manuale pratico per le famiglie” venne stampato in 1000 copie e si perfezionò nel ventennio successivo, il “ventennio artusiano”, fino a diventare il libro più longevo dell’editoria italiana. A 100 anni dalla morte del celebre chef, Giunti  in collaborazione con Casa Artusi e il comune di Forlimpopoli, ripropone la prima edizione de “La scienza in cucina”. 464 pagine di ricette, storia e vita di Artusi si arricchisono dei contributi di Giovanna Frosini, Massimo Bottura, Massimo Montanari e Alberto Capatti.

Un volume unico, testimone moderno di una passione antica, splendido nella sua veste grafica originale.

“Diffidate dai libri che trattano di quest’arte; sono la maggior parte fallaci o incomprensibili[…]”

“Gli anagrammi di Varsavia” un romanzo dal ghetto

Marianna Abbate

ROMA – Un uomo torna nel ghetto per indagare sull’omicidio del nipote e sulla strana scomparsa di una ragazza. La storia si complica quando scopriamo che il detective amatoriale è un fantasma, tornato dall’aldilà per scoprire il colpevole della morte del giovane parente. Richard Zimler pubblicato da Piemme, ci racconta una storia insolita. Un tocco di magia, un po’ di misticismo per descrivere con attenzione ai dettagli l’orrore del ghetto, la quotidianità del dolore.

Il romanzo è ben articolato e la scrittura avvincente, ma frenerei un poco sul descrivere l’autore come l’Umberto Eco portoghese (come invece recita la fascetta rossa che rilega il libro). Il pregio del romanzo è quello di cercare di mettere in luce come nell’immenso mare di criminalità della guerra, esista una sottocriminalità più spicciola, diretta al singolo, quasi giustificata dal sistema. E’ questo l’elemento di grande attualità, applicabile anche ai conflitti dei giorni nostri. La trama principale diventa un pretesto per raccontare come rapimenti, uccisioni, furti, violenza gratuita diventano elementi costanti, quotidiani, che trasformano l’identità stessa dell’uomo. La fame, la miseria e il freddo portano a rubare l’ultimo pezzo di pane al moribondo, le scarpe a chi sta già gelando, in una frenesia di sopravvivenza che rende sempre meno umani.

E’ interessante l’analisi iniziale del protagonista che osserva la sua vecchia stanza del ghetto dove il pianoforte e tutti i libri sono stati bruciati meno che uno: una prima edizione che poteva avere qualche valore di scambio.

Perché quando c’è fame e freddo non c’è posto per il valore per la cultura.

Non posso che dare ragione alle parole di Quasimodo, che appende la cetra ai salici, seguendo il salmo. Non si può cantare “tra i morti abbandonati nelle piazze”.

10 Libri delle Donne: le letture di Maria Elisa

10 Libri delle donneROMA – Le donne su ChronicaLibri possono aprirsi e condividere le proprie letture. Maria Elisa Dinolfi, redattore di Data Tv, ci suggerisce i suoi 10 Libri delle Donne
1. Falli soffrire di Sherry Argov, Piemme
2. Il corpo della Dea di Selene Ballarini, Atanor
3. Il risveglio della Dea di Vicki Noble, Tea edizioni
4. La dea doppia di Vicki Noble, Venexia edizioni
5. Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés, Frassinelli
6. Dalla parte delle streghe di Vanna De Angelis, Piemme
7. Il libro nero della caccia alle streghe di Vanna De Angelis, Piemme
8. Quando Dio era una donna di Merlin Stone, Venexia Edizioni
9. I nomi della dea di AA. VV. Astrolabio Ubaldini
10. Le Dee viventi di Marija Gimbutas, Medusa Edizioni

10 Libri delle Donne: le letture di ChronicaLibri

ROMA – I 10 Libri delle Donne scelti da ChronicaLibri, perché la nostra redazione crede che ogni ricorrenza vada rispettata, poi ognuno decide cosa festeggiare.

1. La biblioteca delle donne di Erin Blakemore, Orme
2. Nina e i diritti delle donne di Cecilia d’Elia, Sinnos
3. Le donne che leggono sono sempre più pericolose di Stefan Bollman, Rizzoli
4. Care ragazze. Un promemoria di Vittoria Franco, Donzelli
5. Per Lei di Erika Lust, Light-box
6. Non ci casco più. Donne che amano troppo, troppo poco e male di Emanuela Mascherini, Kowalski
7. Bambole viventi. Il ritorno del sessismo di Natasha Walter, Ghena
8. 10 grandi donne dietro 10 grandi uomini di Isabella Marchiolo, Laurana Editore
9. La signorina cuori infranti di Daniele Vecchiotti, Zero91
10. Una come lei di Anne Sexton, Via del Vento