“L’ Italia in presadiretta. Viaggio nel paese abbandonato dalla politica”

l'italia in presadirettaROMA – Non facciamo politica e non parliamo quasi mai di politica, ma di informazione sì. Per questo oggi parliamo di “L’ Italia in presadiretta. Viaggio nel paese abbandonato dalla politica” di Riccardo Iacona (Chiarelettere).

Mentre intorno all’informazione si fa terra bruciata, le inchieste di Riccardo Iacona rappresentano una delle poche finestre ancora aperte sull’Italia. In questo libro Iacona racconta il paese che ha visto. Tra la gente, registrando storie, rabbia e passioni. In presa diretta. Con i magistrati e gli uomini delle forze dell’ordine che combattono una battaglia solitaria contro la ‘ndrangheta. Negli uffici pubblici, documentando, telecamera nascosta, come si ottengono le autorizzazioni a costruire eludendo la legge. In provincia di Napoli, dove da anni il tribunale è in una sede provvisoria, senza vigilanza né metal detector: “Qui si può entrare anche con un bazooka”. Sul Canale di Sicilia, tra uomini, donne e bambini sdraiati nei barconi con i corpi ustionati dal carburante rovesciatosi. E ancora la scuola al fallimento, il grande business dell’acqua ai privati, gli affitti pazzi e la politica inesistente sulla casa. Questa è l’Italia che la televisione non vorrebbe più raccontarci.

 

In viaggio con…Renato Nicolini

Bentrovati all’appuntamento di “In viaggio con…”: la nuova rubrica di audiointerviste, che anima il nostro Canale Youtube.

Antonio Carnevale e Massimiliano Augieri, due navigati e affascinanti speaker radiofonici, intervistano per noi gli autori delle più importanti novità editoriali.

Questa settimana è ospite Renato Nicolini con il suo “Estate Romana 1976-1985: un effimero lungo nove anni”.

Per ascoltare l’intervista cliccate su questo link:

Intervista a Renato Nicolini su CHRONICAtube

Oppure accedete direttamente al Canale Youtube, dal video a destra. BUON ASCOLTO!

Renato Nicolini – Estate Romana 1976-1985: un effimero lungo nove anni

Indimenticato Assessore alla Cultura di Roma negli anni che vanno dal 1977 al 1985, nella prima giunta comunista guidata da Argan, architetto e uomo di teatro, Nicolini è un intellettuale noto per il suo impegno politico e soprattutto per aver dato vita a un nuovo modello culturale per la capitale durante i tormentati anni di piombo. Con la sua opera totalmente originale, Nicolini compie il miracolo: coinvolgere la massa in grandi eventi, far partecipare importanti nomi internazionali a spettacoli collettivi, inaugurare l’epoca dei reading, delle notti animate in cui l’elemento dello stupore e dell’emozione diventa preponderante: in una parola, abbattere le barriere tra cultura popolare e cultura d’élite. Anni memorabili raccontati anni dopo in questo libro, scritto di getto nel 1991, che torna oggi in libreria con una lunga introduzione dell’autore e con la prefazione di Jack Lang, già Ministro della Cultura francese. (Città del S0le Edizioni, 2011, €15.00)

 

“Brutti, sporchi e cattivi. L’inganno mediatico sull’immigrazione”: stereotipi culturali e copioni mediatici del nostro tempo

Alessia Sità
ROMA
«Nel Paese arriva la guerra, arrivano a valanga le bugie» diceva un vecchio proverbio tedesco, citato nel libro “Riflessioni di uno storico sulle false notizie sulla guerra” di March Bloch. Potremmo fare verosimilmente la stessa affermazione alla ciclica notizia dell’arrivo di profughi e migranti?

Questa è solo l’inizio della lunga riflessione del giornalista Giulio Di Luzio in “Brutti, sporchi e cattivi. L’inganno mediatico sull’immigrazione”, pubblicato dalla casa editrice Ediesse nella collana Saggi. Con grande rigore scientifico, l’Autore indaga sul ruolo rivestito dai media nella diffusione dell’immagine stereotipata e negativa dell’immigrato, ormai chiamato esclusivamente clandestino.
“Nel villaggio globale l’informazione – è superfluo ribadirlo – assume un ruolo centrale e invasivo delle coscienze”. Lo scrittore definisce un vero “killeraggio mediatico” quello fatto contro l’immigrato; ogni giorno siamo bombardati da sondaggi, diagrammi e percentuali che non perdono l’occasione di mettere in evidenza il crescente numero di dati allarmanti che sottintendono una vera e propria ideologia xenofoba.
Con grande passione civile, Giulio Di Luzi analizza le diverse forme di intolleranza, soffermandosi anche sul linguaggio e sulle “mille forme dispregiative di connotazione”: extracomunitario, clandestino, immigrato, irregolare, profugo, disperato, rifugiato.
Il clima di sospetto nei confronti dei nuovi arrivati, riporta alla memoria l’analogo trattamento riservato in passato ai migranti meridionali, sbattuti in prima pagina dalla stampa italiana come “calabresi, siciliani o pugliesi”.
Con “Brutti, sporchi e cattivi”, l’Autore tenta di ripristinare la “verità storica”, distaccandosi totalmente dall’immagine mediatica, arricchita dai soliti cliché narrativi, che col tempo ha contribuito ad alimentare la visione dell’extracomunitario – clandestino – criminale.  In conclusione, Di Luzi si sofferma anche sul panorama fotogiornalistico italiano, definito come riduttivo e superficiale, dal momento che “l’immagine viene meno al compito di rappresentare i mutamenti in corso, presentandosi a simbolizzare vecchi copioni”.

"Sulla strada per Corleone", in viaggio verso il profondo sud del Nord Europa

Agnese Cerroni
Roma “Chi ha paura muore ogni giorno. Chi non ha paura muore una volta sola”. Diciannove anni dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone e il collega e amico Paolo Borsellino con i rispettivi agenti di scorta, dopo le inchieste, la stage di Duisburg e l’epitaffio televisivo di Roberto Saviano, è una giornalista tedesca, Petra Reski, a parlare di mafia. In “Sulla strada per Corleone. Storie di mafia tra Italia e Germania” (edito da Edizioni Ambiente) la Reski ci racconta il suo viaggio in macchina da Kamen – la città dove è cresciuta – a Corleone (per un totale di 2448 km), fatto a vent’anni di distanza dal primo Grand Tour contemporaneo a bordo di una Renault 4 “solo perché avevo letto il Padrino”.

Dando gas alla sua Spider bianca, l’autrice affronta la lunga discesa verso il Sud Italia, dalle fitte ramificazioni fino alla base della struttura mafiosa, per rivelare, attraverso la sua via crucis, che non è necessario arrivare fino alla Sicilia rurale per imbattersi in quell’organizzazione nota come Cosa Nostra, ma che essa prospera ovunque, persino nella ben più florida economia tedesca. Droga che fa impresa, smaltimento di rifiuti, riciclaggio di denaro proveniente da illeciti e contrabbando di merci. Interviste a magistrati, imprenditori, preti e collusi. Il tutto per tinteggiare un affresco affascinante e cupo, arcaico e post moderno di una piaga pan-europea.