La vita altrove

Silvia Notarangelo
ROMA – Insegnante in pensione, autore teatrale ma, soprattutto, apprezzato scrittore, Nino Nonnis ha appena pubblicato, con Arkadia Editore, un nuovo romanzo dal titolo “La vita altrove”.
In un paese dove piccolezze, fatti quotidiani, invidie e lacerazioni possono assumere connotazioni da tragedia greca, i protagonisti del libro si muovono come tanti personaggi, sballottati dagli eventi, spesso ignari della grande storia che gli scorre a fianco, quasi parallela. E così un amore può trasformarsi in vendetta, un semplice sgarbo in faida. Michele, nonostante le grandi difficoltà di norme sociali che deve affrontare, non può rinunciare al suo amore per Caterina, sebbene sia costretto a vivere il suo sentimento in modo discreto, preservandolo dagli sguardi del mondo.I Vidili, la famiglia di cui fa parte Michele, gente onesta ed operosa, non possono ambire ad unire i propri destini a quelli dei Cossu, i ricchi del paese. E il giovane se ne rende conto, quando ormai è troppo tardi.Le vicende di uomini e donne di un ipotetico paese immerso nelle sue tradizioni diventano lo specchio di una società, in un racconto che dal primo dopo guerra arriva fino ai giorni nostri. Nel mutare delle epoche si coglie anche l’evoluzione di una società che attraversa un cambiamento epocale, tra giovani che fuggono via e nuovi interessi che arrivano, dove l’antico tende a scomparire per lasciare spazio al progresso.

Ma la forza dei luoghi, dei ricordi, di eventi e persone rimane sospesa e pronta per essere trascritta, come segno di rispetto verso un passato che è stato patrimonio di intere generazioni. Un romanzo corale, un affresco avvincente in cui uomini, donne, paesaggi, storie si fondono in una narrazione a più voci, capace di far sorridere ma anche ricca di emozioni.




Le storie del bibliobus di Tundrum in “Galeotto fu il libro”

Silvia Notarangelo
RomaTundrum, una cittadina dell’Irlanda del nord, un bibliobus scarsamente considerato, un giovane di nome Israel Armstrong. Sono questi i tre ingredienti che Ian Sansom continua, sapientemente, a mescolare in una nuova avventura dal titolo “Galeotto fu il libro”, recentemente pubblicata da Tea.
Israel ha quasi trent’anni, vive in un pollaio trasformato in appartamento, di professione fa il bibliotecario e la sua vita non è, esattamente, come la avrebbe immaginata. Sono tante le cose che non vanno, a cominciare da quella strana sensazione di essere diventato l’ombra di se stesso senza sapere che direzione prendere né che cosa aspettarsi dal futuro.
Lavora su un bibliobus percorrendo le strade di Tundrum, un’insolita località irlandese, isolata dal resto del mondo, dove tutto sembra scorrere all’insegna di un’estenuante monotonia. C’è un unico bar, quotidianamente preso d’assalto, c’è la serata fish & chips seguita da un attesissimo quiz biblico, ci sono le lezioni di lettura organizzate per i bambini della scuola. Niente di strano, dunque. L’unica anomalia, se così si può chiamare, è sotto il bancone del bibliobus: lì, infatti, lontani da occhi indiscreti, sono conservati i libri fuori catalogo, libri volutamente non esposti per evitare di impressionare i lettori più giovani. Ed è proprio da questi che, una mattina, Israel attinge per accontentare la richiesta di una misteriosa e taciturna ragazzina. Il testo in questione si intitola “Pastorale americana”. Sembra un normale prestito bibliotecario ma, all’improvviso, le cose cambiano.
La ragazzina, Lindsay, figlia di uno dei candidati alle prossime elezioni, scompare. Nell’occhio del ciclone finisce il giovane protagonista, la sua condotta lavorativa viene messa in discussione, forse è lui la causa della sparizione, forse, all’origine del gesto, c’è quel libro “sconsigliato”, concesso, impunemente, in prestito.

Intenzionato a dimostrare la propria estraneità ai fatti, Israel si mette subito alla ricerca di Lindsay. Non sarà facile sciogliere i nodi della vicenda, scoprire ciò che davvero si nasconde dietro questa fuga apparentemente inspiegabile. Il giovane bibliotecario seguirà una serie di piste fino a quando non riuscirà a risolvere il caso. La sorpresa, però, sarà tale da suggerire un’amara considerazione: le apparenze ingannano, gli indizi possono rivelarsi fuorvianti e la verità, spesso così terribilmente banale, può risultare ancora più difficile da accettarsi.

Concorso al femminile targato Leggereditore

ROMA In occasione del suo esordio nel romance italiano con due libri, uno storico e un paranormal “L’anello di ferro” di Ornella Albanese e “Un cuore nelle tenebre” di Roberta Ciuffi, in libreria dal 30 giugno – Leggereditore indice un nuovo concorso per aspiranti scrittrici. Ed è a partire dalle atmosfere e dai personaggi che animano questi romanzi che vi invitiamo a scatenare la vostra fantasia! Per partecipare basta seguire questi passi:
1) Leggete “L’anello di ferro” di Ornella Albanese e “Un cuore nelle tenebre” di Roberta Ciuffi e scegliete il genere che più si addice alla vostra penna. La scelta dovrà ricadere su un solo genere ed è concesso un solo racconto per partecipante
2) Lasciatevi ispirare dalle caratteristiche del romanzo che sceglierete, e proprio come in una fan fiction potrete costruire il racconto utilizzandone l’ambientazione, i personaggi, e imitandone lo stile
3) Inviate un racconto di massimo 8.000 battute spazi inclusi, entro e non oltre il 31 luglio 2011 all’indirizzo: info@leggereditore.it La casa editrice selezionerà due racconti, uno di genere storico e uno paranormal.
Un’occasione unica per le amanti del romance italiano, che permetterà alle autrici dei due racconti selezionati di partecipare – a spese della casa editrice – al Women’s Fiction Festival che si terrà a Matera a settembre 2011.

"Come rondini in volo" sul passato

Agnese Cerroni
ROMA Dopo un’adolescenza vissuta in giro per il mondo, Anna avverte la necessità di stabilirsi finalmente in un posto tutto suo, dove poter mettere radici. Il dolore causato dalla prematura perdita di entrambi i genitori l’ha resa schiva e apatica nei confronti della vita e solo una rassicurante alcova può restituirle la serenità di cui ha bisogno. Il luogo prescelto è la casa gialla, vera protagonista di “Come rondini in volo”, il romanzo di Mariapia De Conto edito da Lineadaria, dimora ora in rovina dell’antica famiglia dei Braidi. Anna ne rimane colpita a prima vista e decide di rilevarla e trasferirvisi immediatamente. La casa gialla – così è descritta e il luogo non è mai specificato – immersa nel sole tra i campi gialli di grano, trascina Anna in una dimensione senza tempo, in cui le stagioni si susseguono volubili e i giorni tutti uguali le consentono di lenire le proprie sofferenze. Qui Anna si sente finalmente al sicuro e può tornare lentamente alla routine quotidiana, coltivando la propria passione: dipingere stoffe. Ad accompagnare il viaggio della giovane Anna c’è Geltrude, la vecchia operosa governante che abitava la casa gialla anni prima prestando servizio presso i Braidi. Attraverso i racconti di Geltrude le voci delle donne della famiglia Braidi tornano a sussurrare piano piano, con discrezione. Poi sempre più con decisione rivivono i ricordi di Brigida, Emma, Donna Adele e Beatrice, le donne Braidi. Sottomesse alla tirannia degli uomini che le hanno considerate delle incubatrici, incapaci di sottrarsi efficacemente al proprio destino, sono quelle stesse donne, generazione dopo generazione a sfaldare la gerarchia maschilista e fa arrivare con prepotenza il proprio urlo fino alle nostre orecchie.

Esordire con "La Confraternita del Lupo", un thriller a sfondo storico: intervista a Daniele Lombardi

Marco Di Luzio
ROMA – ChronicaLibri ha intervistato l’esordiente Daniele Lombardi, autore del romanzo “La Confraternita del Lupo”
 
La Confraternita del Lupo è il tuo primo libro e come esordio cominci subito con il genere forse più difficile, il “thriller” che deve saper appassionare e non sembrare copiato da altri libri già scritti. Come nasce l’idea di cimentarsi con questo genere e come nasce più in generale il libro?
L’idea di questo libro nasce per gioco, parlando con gli amici dell’associazione archeologica Ad Pyr, per promuovere il territorio molisano, a cui siamo legati e che ha una fortissima vocazione turistica non sfruttata.
Occorreva però rendere digeribili tutte le nozioni sulla storia e sulla geografica dei luoghi descritti. Il genere thriller, giallo o “giallognolo” – come lo definisco per ridimensionarne l’importanza – si prestava perfettamente a raccontare delle vicende ambientate nei boschi, luoghi bui e ancestrali per definizione, che descrivono gli arcaici riti sanniti e celtici, infarcite di superstizioni e riferimenti anche fiabeschi. La scelta è risultata quindi quasi obbligata e se poi sia effettivamente riuscito ad appassionare e a rendere originale la storia, questo dovranno deciderlo i lettori. 
Il libro è molto accurato dal punto di vista della ricostruzione storica e ricco di citazioni archeologiche. Quanto lavoro c’è dietro?
Parecchio, a dir la verità. Mi sono documentato partendo dalle citazioni storiche contenute nei testi di Tito Livio e di Theodor Mommsen per poi occuparmi di tutti i libri e le dispense dei vari studiosi locali, scoprendo anch’io notizie sul territorio molisano e abruzzese che ignoravo completamente. Sul web ho appreso la storia sul popolo dei Sanniti e le nozioni di numerologia e di arti magiche. Il lavoro di ricerca è stato quasi quello di un saggio perché volevo che, al di là della parte narrativa, ci fosse un reale apprendimento da parte del lettore delle notizie storiche e archeologiche. Lavoro che è stato premiato perché La Confraternita del Lupo verrà proposto ad un provveditorato molisano come libro di testo per il biennio di alcuni licei.
La storia è ambientata nella tua terra natale e molti personaggi sembrano quasi reali, come se ti fossi ispirato a persone che vivono lì davvero. E’ un vantaggio o uno svantaggio conoscere così bene un posto? Nel senso, è più facile muoversi all’interno della costruzione delle scene o bisogna stare sempre attenti a non cadere nel “vissuto personale” e trasformala quasi in una autobiografia?
Il rischio dell’autoreferenzialità è sempre presente e anche inevitabile, ma più che raccontare la mia vita ho cercato di descrivere quello che in questi anni ho osservato dal mio punto di vista privilegiato di molisano, sociologo e giornalista. Per quanto riguarda il tessuto narrativo, essendo convinto che sono i dettagli a rendere credibile una storia, il fatto di non dover inventare ma descrivere ha costituito sicuramente un vantaggio. Partendo da luoghi geografici e da una realtà già esistente ho potuto concentrare la fantasia solo sulle vicende immaginarie del romanzo.
Questo è il tuo romanzo di esordio, hai già qualche cosa in cantiere o ti godrai la promozione?
Qualcuno, e mi lusinga moltissimo, già mi chiede una seconda parte della Confraternita. D’altronde alcuni punti del romanzo si prestano a un approfondimento per cui la richiesta non è estemporanea. Nel lungo lasso di tempo tra la fine della scrittura, ad aprile del 2010, e l’uscita del romanzo, il giorno di Pasqua del 2011, volevo in realtà concentrarmi su un progetto completamente diverso: la biografia “romanzata” di un famoso Pubblico Ministero, secondo me un campione di eroismo dei nostri tempi, ritratto attraverso le sue inchieste più famose ma immaginato come un moderno “cavaliere pallido” alla Clint Eastwood. Per ora l’idea giace lì in attesa di fermentare a dovere, mentre mi godo il buon risultato de “La Confraternita del Lupo”.

TEA: L’amore secondo Torben Guldberg

Silvia Notarangelo

Roma“Tutti i miei viaggi nascevano dallo stesso desiderio. Tutte le storie che andavo raccogliendo le scovavo nel tentativo di trovare una risposta alla stessa domanda”. Queste parole sono di un cantastorie, un cantastorie immortale ma ormai stanco, dalle rughe profonde, che decide di fermarsi, perché è arrivato il momento di smettere di raccontare per cominciare ad ascoltare. Inizia con questa confessione “Tesi sull’esistenza dell’amore”, il romanzo d’esordio di Torben Guldberg, pubblicato da TEA. L’interrogativo che tormenta da sempre il protagonista è uno solo: capire che cos’è l’amore, come si manifesta, quali sono, se ci sono, delle leggi in grado di svelarne gli impenetrabili meccanismi. Cinque secoli di storia sono ripercorsi mediante il racconto di altrettante vicende, intimamente legate, eppure profondamente diverse l’una dall’altra.

Nel Cinquecento l’amore si esprime nella melodia di Frans e Amelie, nel suono della straziante nostalgia evocata dai due innamorati lontani, poi, nel secolo successivo, prende vita nei quadri di Gregarius, uno stravagante avventuriero stregato da un “angelo”, la bellissima Mari, ma incapace di resistere al richiamo del mare. Il desiderio di conoscere è irrefrenabile anche nel giovane Hans, capace di intuire una metafora suggestiva quanto fatale per la sua vita. L’amore è, per lui, come la luce, “invisibile mentre si muove” ma capace di farsi “sentire quando colpisce”. Filosofia, momenti di felicità difficili da decifrare e impossibili da trattenere, uno squallido scambio economico: sono queste le forme assunte dall’amore nelle storie degli ultimi due secoli. Henrik, il protagonista del Novecento, persegue un suo, personalissimo obiettivo, dimostrare che l’amore, al pari di tutte le cose, si può comprare e che il suo prezzo non è una “questione sentimentale”, ma è determinato da semplici e oculati investimenti. Una storia amara, priva di illusioni e senza lieto fine, che sembra prospettare un futuro tutt’altro che roseo.
Al termine di questo incredibile viaggio, i dubbi del vecchio cantastorie non sono ancora sciolti: magari è la domanda ad essere sbagliata, se si chiede cos’è l’amore, si presuppone che esista. Ma forse, come gli suggerisce l’amico Baldur, la risposta è proprio nella domanda, perché è nel momento stesso in cui sorge l’interrogativo che l’idea di amore è già lì, presente in ognuno.

"La gente che sta bene": tu cosa faresti pur di stare bene?

Marianna Abbate
ROMA – Giuseppe Sobreroni sta bene. Fa l’avvocato, frequenta il mondo bene e tra poco pubblicheranno un’intervista con lui su un noto magazine. 
Il romanzo di Federico Baccomo “Duchesne” edito da Marsilio parla proprio di lui, e di gente come lui. ”La gente che sta bene”, che affolla i salotti, che parla di cose importantissime e non vede l’ora di pugnalarsi vicendevolmente alle spalle. Perché il mondo bene è un grande bacino d’acqua, un po’ sovraffollato, dove bisogna lottare per rimanere a galla. E così accade un bel giorno, che il partner di una vita ti abbandona, che tua moglie è di nuovo incinta e che il lavoro promesso- la tua rivincita- si rivela una sòla clamorosa.
Ma l’uomo che sta bene non si arrende, cerca la sua rivincita, cerca la sua vendetta.
Portarsi a letto la moglie dell’uomo che l’ha ingannato, la soluzione ideale: ferire allo stesso tempo quell’uomo e la propria moglie. Eh sì, anche la moglie. Si è chiusa in un inspiegabile mutismo, dopo quell’aborto così necessario per la sopravvivenza della Famiglia.
E poi entrare nel vortice del Male, superare ogni limite della moralità più laica. Fino a toccare il fondo più nero e diventare un assassino.
Pur di continuare a stare bene.
Un romanzo coinvolgente, una storia così assurda da sembrare vera. E sul sito La gente che sta bene possiamo conoscere ancora di più Giuseppe Sobreroni e le sue massime di vita.

“La figlia del reverendo”. Una profonda esplorazione dell’animo umano edito da Neri Pozza

Alessia Sità
Roma – “Ci sgretoliamo anno dopo anno e tutto rimane uguale a se stesso”.
Lo scorrere del tempo e la stasi di un insignificante villaggio, sito nelle contee orientali dell’Inghilterra, fanno da sfondo a “La figlia del reverendo” di Flora Macdonald Mayor, pubblicato da Neri Pozza Editore, nella collana I narratori delle Tavole. Il romanzo, oggi considerato un capolavoro del XX secolo, fu pubblicato per la prima volta nel 1924 da Leonard e Virginia Woolf .
La vita vuota e banale della non più giovane Mary è completamente sconvolta dall’arrivo di Robert Herbert, un vecchio amico dell’accidioso reverendo Jocelyn. Improvvisamente, per la protagonista rifioriscono tutte le emozioni soffocate durante gli anni trascorsi nella canonica di Dedmayne. L’esistenza silenziosa e prevedibile di una donna, abituata a vivere in un microcosmo chiuso, viene improvvisamente sorpresa dalla passione. Fondamentale diventa anche l’amicizia con la spigliata Kathy, che aprirà a Mary una finestra sul mondo, quello vero, lontano dalla condizione di governante – padrone della propria casa. Il legame con il padre, comunque, resterà costantemente presente in ogni nuova esperienza. Pagina dopo pagina, il lettore viene sempre più coinvolto in questo rapporto, in cui gradualmente emerge l’insensibilità di Jocelyn e la perenne soggezione della figlia.
Con una prosa elegante, Flora Mayor riesce ad indagare nel groviglio dell’animo di ogni singolo personaggio, soffermandosi particolarmente sull’impotenza di esso di fronte alle rigide regole sociali. “La figlia del reverendo” è un romanzo introspettivo, capace di esprimere in ogni sfumatura il difficile rapporto fra un padre egoista e il silenzio di una figlia che non trova il coraggio per porre fine alla propria condizione di sottomissione.

"La morte al cancello", il raffinato noir di Gianni Simoni pubblicato da TEA

Alessia Sità

ROMA – Una donna uccisa crudelmente, due miseri barboni eliminati perché ritenuti pericolosi e una città enigmatica, che nasconde un lato oscuro, troppo inquietante. Sono questi gli ingredienti del nuovo romanzo di Gianni Simoni, “La morte al cancello” edito da TEA nella collana Narrativa Tea.
Per il commissario Miceli, ancora una volta affiancato dall’instancabile ex giudice Petri, e per la sua squadra investigativa c’è un nuovo intricato caso da risolvere.
In una fredda notte bresciana, si consuma il barbaro delitto della moglie di un noto luminare di cardiochirurgia. Pochi giorni dopo, in città si apprende la notizia del ritrovamento dei cadaveri di due senzatetto. In apparenza, gli omicidi sembrano non avere nessun legame, ma andando avanti le indagini si incrociano inevitabilmente.

Il lavoro della polizia si fa sempre più meticoloso, non bisogna tralasciare nessun particolare, perchè anche il più abile killer può commettere errori o leggerezze. La pista principale seguita sembra essere quella di un omicidio su commissione, ma qualcosa nel quadro complessivo della vicenda non torna. Ci sono troppe domande senza risposta. Perché la donna è stata uccisa? E chi poteva avercela con due barboni disgraziati? Le ipotesi e gli indizi aumentano sempre di più e la pazienza, talvolta, sembra venir meno. La coppia Miceli – Petri però non si arrende. Le indagini continuano senza sosta, fino a quando anche l’ultimo tassello del complicato puzzle non trova posto.
Ogni personaggio, ogni evento è descritto passo dopo passo con estrema accuratezza. Gradualmente la soluzione prende finalmente forma. Attraverso una scrittura diretta, talvolta ricorrendo anche all’uso della lingua dialettale, l’ex magistrato riesce a coinvolgere il lettore in una complessa vicenda che nasconde un retroscena di tradimenti e infinito degrado. Il raffinato giallo di Simoni tiene col fiato sospeso fino all’ultima pagina, finché la giustizia non avrà fatto il suo corso.

"Alias MM" Cent’anni d’Italia

Marianna Abbate
ROMA In questo periodo di festeggiamenti per l’Anniversario italiano è un piacere trovare tra le novità editoriali piccoli gioielli di letteratura sul nostro Paese. Il libro di Pino Sassano “Alias MM” edito da L’infinito è sicuramente tra questi. Racconta le complesse vicende generazionali di una famiglia del Sud tra il 1860 e il 1966, mostrando con maestria i cambiamenti sociali e politici di un paese in fieri. 
Se Gabriel Garcia Marquez ci ha presentato “Cent’anni di solitudine”, quelli di Sassano sono cent’anni in compagnia, dove anche le peggiori difficoltà vengono affrontate con spirito e desiderio di rivincita.
Il capostipite della famiglia si trova alle prese con gli intrighi politici di uno stato ancora da formare, con tutte le sue lacune di potere e una malavita da sempre organizzata. Suo figlio Giovanni si vedrà affrontare una realtà diversa ma altrettanto complessa: cercherà di cavalcare l’onda dello sviluppo industriale in un’inedita Bell’Epoque napoletana. La nipote Milly, a sua volta, calcherà i palcoscenici del varietà, fino a che, travolta da inaspettati rivolgimenti politici del Ventennio, non sarà costretta ad emigrare in America.
Fino ad arrivare ad Alias MM il nipote omonimo del capostipite, Mario Mignone, al quale il nonno stesso, in punto di morte, racconterà la sua storia.
Un libro piacevole, appassionante. Per ricordarci chi siamo e da dove veniamo- senza dimenticare dove stiamo andando.