“Love” di Michelangelo Iossa: tutto ciò di cui hai bisogno è l’amore cantato dai Baetles

Giorgia Sbuelz
ROMA – Innamoramento, Coppia, Famiglia, Amicizia, Memoria e Amore Universale sono i titoli dei capitoli di LOVE – Le canzoni d’Amore dei Beatles di Michelangelo Iossa per Graus Editore.
“Quello dei Beatles è un’autentica storia d’Amore con il mondo intero”: così afferma l’autore, e come smentirlo? Del resto lo stesso Iossa è una vera eminenza nel campo. Classe 1974, collabora fin dagli anni ’90 con alcune delle principali testate musicali italiane ed è uno dei maggiori studiosi dei Fab Four di Liverpool.
Il libro ha il compito di esaminare i brani della produzione beatlesiana alla luce di quello che per l’autore è il senso della carriera del quartetto, cioè l’Amore. Continua

“Musica di merda”, viaggio nella popolarità di Céline Dion

musica di merda_wilson_ISBNMILANO – Sarà in libreria da giovedì 30 ottobre e, già dal titolo, promette grandi chiacchiere. È Musica di merda, Parliamo d’amore e di Céline Dion, ovvero perché pensiamo di avere gusti migliori degli altri, il libro pubblicato da ISBN Edizioni e scritto da Carl Wilson (critico musicale di Slate e collaboratore del New York Times, Atlantic, Hazlitt, Globe & Mail). A partire dal colossale successo dell’album di Céline Dion Let ’s Talk About Love, quattordici scrittori si imbarcano in un intrigante viaggio ai confini del cattivo gusto.

 

Nel 2007, Carl Wilson decise di capire cosa si nascondeva dietro la popolarità (e, all’estremo opposto, il sarcasmo) di cui era oggetto una delle maggiori popstar del mondo, Céline Dion. La cantante canadese rappresentava la candidata ideale, seppur inconsapevole, per indagare un fenomeno che riguarda tutti noi, in quanto consumatori di prodotti culturali: come scegliamo di definire noi stessi, nel momento in cui stabiliamo cosa è «di qualità», e cosa non lo è. Il risultato è un testo che nel corso degli anni è diventato un classico della critica musicale: divertente e colto, trasversale e geniale. Un libro mai apparso prima in Italia, che in questa versione aggiornata è reso ancora più completo da tredici nuovi interventi di alcuni tra gli autori più giovani e interessanti della scena letteraria e giornalistica americana.

 

Carl Wilson con i contributi di James Franco, Mary Gaitskill, Sheila Heiti, Nick Hornby, Krist Novoselic, Ann Powers, Marco Roth.

 

"Garibaldi fu sfruttato": dove sta il vero personaggio?

Giulio Gasperini

ROMA – Garibaldi è stato sulla bocca di tutti: ciascuno di noi avrà pronunciato il suo nome milioni di volte, nelle più disparate occasioni, persino modulato in un canto popolare (onestamente, un po’ irriverente e bruttino), quello che fa “Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba…” Garibaldi è ovunque, intorno a noi: teatri, cinema, vie, larghi, piazze, busti e controbusti, targhe commemorative, lungomari e lungolaghi. Tutti, confusamente, ne conosciamo finanche la vita: la sua voglia di combattere, il suo essere sempre in terre di scontri, il suo aver persino guerreggiato in una guerra nell’altro emisfero terrestre. Ma quanti, in realtà, lo conoscono sul serio? Quanti conoscono lui e il suo pensiero?
L’agevole “saggio pop” pubblicato dalle effequ, “Garibaldi fu sfruttato” è un interessante chiave – direi propedeutica – per avvicinarsi a capire chi fu, veramente, l’eroe-dei-due-mondi, nato in una terra che da italiana diventò francese (e da qui, si narra, la sua avversione per Cavour).

, dottore di ricerca in Pensiero politico e comunicazione nella storia, già autrice di interessanti saggi, ha schematizzato, in chiave appunto “pop”, non tanto la figura del condottiero stesso, presentandocelo (grazie anche a un attento e puntale apparato di note) attraverso la sua vita e le sue imprese leggendarie, ma calibrandolo nelle vari riletture (e nell’abuso) che della sua figura furono fornite da qualsiasi partito o corrente politica, da qualsiasi teorico o politico della storia dell’Italia contemporanea. Garibaldi fu il condottiero amante della guerra che si cercò di presentare per giustificare la politica d’inverventismo nel 1914 o fu il Garibaldi delle Brigate che parteciparono alla Guerra di Spagna contro Franco e gli eserciti fascisti? Fu il Garibaldi amante della terra che, con le proprie mani, fece dar frutto alla pietraia solitaria di Caprera o fu il Garibaldi latin lover, anzitempo vitellone, che faceva cadere ai suoi piedi, come pere cotte, tutte le donne che incontrava (qualcuna finanche spingendola ad abbracciare la sua causa guerriera e a partecipare attivamente alle sue azioni)? L’argomento è stato sviscerato in pagine e pagine rilegate e pressate, in fiumi d’inchiostro e di ipotesi, in stravaganze di teorie.
Ma un dubbio permane, al di là di tutto. Ovvero che Garibaldi fosse, in definitiva, soltanto un uomo; un uomo con le sue idee (travisate) e coi suoi caratteri (ignorati). Un uomo che, con assoluta certezza, credé in qualcosa: e par essere questo un sufficiente merito.

Patrizia Laurano