Daniela Distefano
CATANIA – “Bisognava inventare un nuovo modo di amarsi, nel crollo di un mondo e nelle macerie d’ogni cosa passata. Il disgusto inconscio del passato riaffiorava tra loro come una istintiva reazione di un mondo nuovo: bisognava essere buoni, caritatevoli, innocenti, mentre fuori tutto era preciso e feroce”.
L’ingegner Dale rientra nel suo paese dopo un periodo all’estero; a seguito di un travagliato periodo di guerra civile, il nuovo regime ostenta pace e sicurezza. Si capisce ben presto che sicurezza e pace hanno un prezzo altissimo; non c’è vera libertà, si vive nel disagio di essere colti in flagranza di reato, di destare sospetti ed equivoci.
Chiunque ha il potere di segnalare, spiare, far arrestare. Il regime in questione è di tipo totalitario; non si accontenta di subordinare ed opprimere, vuole entrare nell’anima delle persone, imporre valori e credenze con la sua mostruosa pervasività. Appena arrivato, Dale viene accolto da Barbara, la donna che diverrà la sua amante e poi la sua delatrice. Dale ha una personalità forte, non vuole sottomettersi, anche se di fronte ha un regime che lo monitora per farlo cadere nella trappola. Ciascuno può pensare che in una stanza di albergo ci siano dei microfoni; oppure si può temere di essere seguiti per strada. Dale è vissuto all’estero, ha abbastanza denaro, fa acquisti che gli altri non possono permettersi; perciò non può che essere considerato sospetto. Il regime solo lentamente rende esplicito il suo volto abominevole. La stessa Barbara ne è la prova; sente, infatti, in certi momenti, venerazione per l’autorità che è una sorta di Divinità cui non si deve nascondere nulla. La paura schiaccia ogni sentimento d’amore, sarà lei a denunciare Dale, a farsi complice del Male.
E’ questo il plot del romanzo L’uomo è forte di Corrado Alvaro pubblicato nel 1938 da Bompiani. Il libro dovette passare attraverso le maglie della censura del regime fascista. In realtà, il romanzo potrebbe essere ambientato in qualunque regime totalitario, fascista o comunista, tanto è vero che le autorità tedesche non ne autorizzarono la diffusione in Germania. Corrado Alvaro ha imbastito una storia visionaria, claustrofobica, scritta con un linguaggio elegante, cristallino e raffinato, dall’atmosfera kafkiana, dall’ispirazione abissale.
Corrado Alvaro è stato un importante scrittore e giornalista del Novecento italiano, nato a San Luca (RC) nel 1895 e morto a Roma nel 1956. Antifascista, collaborò al periodico Il mondo di Amendola e fondò il Sindacato nazionale scrittori. Scrisse romanzi (Vent’anni, L’età breve), ma fu soprattutto nella forma del racconto (Gente in Aspromonte) che trovarono l’espressione più appropriata le caratteristiche della sua scrittura, fatta di profonde e sofferte antinomie.