Premio Strega 2013: i cinque finalisti

strega_2013_finalistiROMA – L’assegnazione del Premio Strega 2013 si sta avvicinando. E’ stata designata ieri, infatti, la cinquina dei finalisti e purtroppo non ci sono state grosse sorprese. A contendersi la 67° edizione dell’ambito premio saranno i grandi colossi dell’editoria: Alessandro Perissinotto con “Le colpe dei padri” (Piemme – 69 voti); Walter Siti con “Resistere non serve a niente” (Rizzoli – 66 voti); Romana Petri con “Figli dello stesso padre”(Longanesi – 49 voti); Paolo Di Paolo con “Mandami tanta vita” (Feltrinelli – 45 voti) e Simona Sparaco con “Nessuno sa di noi” (Giunti – 36 voti).

 
Promosso dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci in collaborazione con Liquore Strega, il Premio verrà assegnato al Ninfeo di Villa Giulia il prossimo 4 luglio. Per lo scrutinio della cinquina di finalisti Casa Bellonci è stata gremita da molti dei 400 Amici della domenica, il corpo elettorale del premio, eredi di un rito che si ripete solennemente da oltre sessant’anni e che quest’anno per la prima volta è stato anche trasmesso in diretta streaming. Con 408 su 460 votanti – di cui 160 voti online – il presidente di seggio Alessandro Pi perno, vincitore del Premio Strega 2012, affiancato dal presidente della Fondazione Bellonci Tullio De Mauro, ha annunciato ufficialmente la Cinquina di libri e autori finalisti del Premio Strega 2013. I grandi esclusi sono invece Gaetano Cappelli con

Premio Strega ©_Musacchio&Ianniello

“Romanzo irresistibile della mia vita vera”(Marsilio – 27 voti); Paolo Cognetti con “Sofia

si veste sempre di nero” (minimum fax – 23 voti); Alessandra Fiori con “Il cielo è dei potenti” (Edizioni e/o – 22 voti); Lorenzo Amurri con “Apnea”(Fandango – 21 voti); Aldo Busi con “El especialista de Barcelona”(Dalai – 18 voti); Matteo Marchesini con “Atti mancati” (Voland – 15 voti) e Matteo Cellini con “Cate, io” (Fazi – 11 voti).

 

Ci stiamo attrezzando per leggerli tutti.

Fresco di stampa: “Cartellino rosso all’inquinamento”

ROMA – Dalla penna del giornalista sportivo Luigi Garlando è nata una nuova serie. Dopo “Gol”, da qualche mese è in libreria per Piemme Junior – Battello a Vapore – anche “Ciponews”, le avventure di una giovane redazione. Nel quartiere Ortica di Milano c’è una grande novità: le Cipolline al gran completo hanno fondato un giornale tutto loro, il Ciponews. Il mensile è formato da quattro pagine, due dedicate ai fatti di cronaca, una allo sport e una al gossip. Tutti i ragazzi, guidati dal direttore Lino, sono alle prese ogni giorno con nuove avventure. Tra queste, c’è “Cartellino rosso all’inquinamento”, il libro fresco di stampa nel quale i ragazzi della redazione si batteranno per salvare il fiume Lambro dalle minacce di un uomo senza scrupoli. Riusciranno Lino e i suoi amici a metterlo fuori gioco? Tra inseguimenti e colpi di scena, i giornalisti saranno al centro di un’inchiesta davvero esplosiva, ma dovranno fare attenzione a un misterioso ladro di notizie.

Un’amicizia per sempre


Silvia Notarangelo

ROMA – Ross ha diciassette anni, scrive racconti di avventura e quando, in uno stupido incidente, perde la vita, i suoi tre amici, Sim, Kenny e Blake decidono che non possono lasciarlo andare così, che merita qualcosa di più di uno squallido funerale. Cercare vendetta verso quanti, negli ultimi tempi, gli hanno reso la vita difficile non basta. Per il loro amico occorre pensare a qualcosa di veramente speciale.
È un’avventura intensa e, a poco a poco, sempre più coinvolgente quella regalata da Keith Gray nel suo nuovo romanzo “Quel che resta di te”, pubblicato da Piemme (collana Freeway).
A raccontare, in prima persona, è Blake, apparentemente il più impacciato e complessato dei tre, in realtà terribilmente determinato e combattivo. Il piano messo a punto dai ragazzi, dopo qualche esitazione, è relativamente semplice: portare il loro amico, o meglio la sua urna, a Ross, l’omonimo paesino della Scozia dove da sempre sarebbe voluto andare. Tutto facile sulla carta, un po’ meno nella pratica. Il furto dell’urna, la preoccupazione dei genitori, la polizia che si mette sulle loro tracce e un inconfessabile segreto che stenta a venire a galla. Saranno due giorni intensi per i tre ragazzi, e non solo per i vari imprevisti con i quali dovranno fare i conti.
Il viaggio sarà un’occasione di riflessione, un momento per guardarsi dentro e ammettere che forse le cose sono un po’ diverse da come si sono immaginate per tanto tempo. I sensi di colpa iniziano ad affiorare, ognuno sente di avere la sua parte di responsabilità ma, come spesso accade, riversa sugli altri le proprie mancanze.
Alla rabbia si unisce un tremendo senso di impotenza. Lo scontro è dietro l’angolo e i tre si dividono. Alla fine del viaggio solo Blake e Kenny si ritroveranno a Ross, su un bordo roccioso, per dire finalmente addio al loro amico.

“Un sogno su misura” il libro perfetto per diventare grandi

Alessia Sità

 

ROMA – Nonie ama la moda. Edie spera di poter salvare il mondo. Jenny sogna Hollywood.
Amicizia, solidarietà e tanti sogni da realizzare. Sono questi gli ingredienti principali di “Un sogno su misura” il libro di Sophia Bennett, edito da Piemme Junior nella collana Il battello a vapore.
La vita di tre amiche molto speciali cambia completamente dopo l’incontro con una ragazzina della loro stessa età, scampata miracolosamente alla tragedia della guerra in Uganda. Improvvisamente Nonie, Edie e Jenny hanno l’opportunità di fare qualcosa di veramente molto importante, riuscendo a realizzare allo stesso tempo anche i loro sogni nel cassetto. Sophia Bennett ci regala una deliziosa storia di buon sentimenti, insegnandoci che per raggiungere grandi obiettivi e mete molto ambite serve tanta ostinazione e un gruppo di amici veri, pronto sempre a supportarsi nei momenti più difficili e nelle grandi sfide quotidiane. A chiudere il libro della Bennett è un’interessante postfazione sull’ONLUS Humana: un’organizzazione umanitaria, indipendente e laica,  nata nel 1998 per sostenere e realizzare progetti di sviluppo nel Sud del mondo”. Un’attività incentrata su diversi ambiti come: educazione, sicurezza sanitaria e alimentare, aiuto all’infanzia e sviluppo comunitario.

 

“Se non ora quando? Contro la violenza e per la dignità delle donne” il nuovo libro di Eve Ensler

ROMA – Nonostante la festa della Donna sia già trascorsa da qualche giorno, desidero comunque ricordare  che i riflettori sull’universo femminile non devono, per nessuna ragione, essere spenti subito dopo l’8 marzo. Purtroppo il sesso femminile ha ancora molte battaglie da affrontare, prima di vedere riconosciuti i propri diritti e il proprio valore: ma soprattutto ha bisogno di aiuto e supporto. Ogni giorno la cronaca nera porta alla ribalta storie drammatiche di donne vittime della violenza inaudita di mariti e compagni o spietati carnefici. Pertanto, vorrei consigliare a tutti i lettori di ChronicaLibri “Se non ora quando?” (Piemme), il nuovo libro di Eve Ensler, autrice già famosa per “I monologhi della vagina”, nella speranza che prima o poi si sollevi unanimemente un ‘grido di libertà’ e di cambiamento.

Dalle nostre parti è insidiosa, strisciante, nascosta. Perfino glamour. In alcune parti del mondo, invece, è plateale e brutale. Così quotidiana da sembrare ineluttabile. È la violenza contro le donne. È la guerra alla dignità femminile. Tentacolare e multiforme. Donne vittime di stupri politici, rapite e picchiate perché pedine deboli sullo scacchiere dei conflitti tribali. Mogli che subiscono in silenzio tra le mura di casa. Figlie che vedono le madri tacere per anni di fronte ad assurde imposizioni religiose. Eve Ensler, paladina dei diritti femminili, dirige un coro di voci appassionate e autorevoli che diventa grido di libertà. Per dire che essere donna ancora oggi non è facile, perché si tende a negare che la violenza, nelle sue molteplici forme, esista. Questi racconti, toccanti, arrabbiati, emozionanti e a volte leggeri e poetici, ricordano che la dignità della donna è un bene che va tutelato e difeso da tutti. Per rendere il mondo migliore.

 

“La magnifica stronza. Perché gli uomini lasciano le brave ragazze”: il nuovo libro di Sherry Argov

Alessia Sità

ROMA – Dopo il successo di “Falli Soffrire” e “Falli Soffrire 2.0”, Sherry Argov torna in libreria con un nuovo lavoro pubblicato per Piemme editore: “La magnifica stronza. Perché gli uomini lasciano le brave ragazze”. Al centro della riflessione della brillante scrittrice e commediografa americana, è ancora una volta l’universo maschile e femminile, analizzato in un’ottica sempre più proiettata al matrimonio. Fin da subito, la Argov sottolinea che ‘la magnifica stronza non è un altro  di quei libri su come si accalappia un marito’, piuttosto vuole essere una sorta di ‘breviario’, ricco di spunti e consigli utili, per le donne che desiderano imparare a relazionarsi con la propria anima gemella, evitando però di trasformarsi in un misero zerbino solo per arrivare all’altare.
Con il suo stile pungente, ironico e lineare come sempre, Sherry Argov traccia il profilo tipico della ‘stronza’, puntualizzando come di consueto che non si tratta di una ‘donna cattiva o meschina’, ma di una donna sicura di sé e completamente autonoma, sia nella vita privata che in quella di coppia. Dalle numerose ricerche e interviste, rivolte principalmente a un pubblico maschile, emerge che in realtà ‘gli uomini non sono refrattari all’impegno, desiderano l’amore e il matrimonio proprio come le donne’.
In modo divertente e talvolta sarcastico, Sherry Argov spiega perché gli uomini sposano le stronze e non le brave ragazze; pagina dopo pagina, la scrittrice insegna al gentil sesso il modo migliore per approcciarsi col proprio partner, rivelando piccoli segreti e ‘perle di saggezza’ per essere sempre felici.  Basta passare ore e ore a preparare manicaretti per lui. Basta credere alla favola del principe azzurro. Basta essere sempre concilianti e annullare i propri interessi per fidanzati o spasimanti. Non dimenticate mai la regola numero 75: ‘Un uomo non sposa la donna che lo mette sul trono. Sposa la donna che dimostra di essere una sua pari… una donna speciale con la quale può condividere tutti i momenti speciali della sua vita’.

Piemme Junior: “La ragazza della foto” di Lia Levi

chronicaLibri_lia levi_piemmeROMA Piemme Junior porta in libreria un nuovo, nuovissimo libro di Lia Levi. “La ragazza della foto”, per lettori dai 10 ai 13 anni, è un viaggio nella memoria. Federica non crede ai suoi occhi: tra le foto di una mostra sulla Liberazione di Roma c’è anche quella di una ragazzina identica a lei! E’ sua nonna Teresa, che nel 1944 aveva la sua stessa età e che solo ora si decide a svelare i segreti del suo passato… Perché durante la Resistenza, nella città occupata, anche lei ha fatto la sua parte…
(scheda libro a cura della casa editrice)

"La forma incerta dei sogni", l’immaginazione sconfina nella realtà

Marianna Abbate
ROMA Ci sono diversi punti di vista. O, come direbbe Einstein, tutto è relativo. Ci sono uomini che per tuo padre sono degli eroi e per lo stato sono degli assassini. Per te, infine, sono uomini normali, che hanno dovuto fare delle scelte. A volte hanno preferito l’opzione giusta, altre quella sbagliata, altre volte ancora non è possibile definirne la natura. “La forma incerta dei sogni”, il libro di Leonora  Sartori edito da Piemme, parla di scelte.
Perché questa è la vita. E questi sono i volti di quelle sei persone di spalle sull’adesivo in camera di Leo. Sei persone accusate di omicidio che compaiono nella vita di una bambina come dei fantasmi. E che quella stessa bambina, una volta cresciuta, vorrà conoscere.
Scoprire gli orrori dell’apartheid porterà Leonora a comprendere comprendere che a volte la vita è guidata dal caso, e che è facile rimpiangere alcune decisioni prese sotto l’impulso del momento. L’impegno politico dei suoi genitori, così lontani dalla guerra che odiavano, le sembrerà anacronistico. Ma lo guarderà con la tenerezza di chi capisce il sentimento.
Il romanzo della Sartori si legge con avidità e con passione. Soffrendo di quel male di vivere che ha guidato le scelte dei suoi personaggi e riconoscendosi negli atteggiamenti della protagonista. In quel desiderio di conoscere e di capire che è, probabilmente, l’unica scelta possibile.

"Niente è più intatto di un cuore spezzato", da Piemme il romanzo della gente che non ci somiglia

Marianna Abbate
ROMA  In questi giorni a Varsavia si celebra l’anniversario della rivolta del 1944. Ogni giorno seguo in televisione film e documentari che parlano della seconda Guerra Mondiale, e ogni giorno piango un poco per quei cuori spezzati, così giovani e così intatti. La lettura del romanzo di Vanna De Angelis, “Niente è più intatto di un cuore spezzato”, edito da Piemme nella collana Voci, non poteva capitarmi in un momento più opportuno.


Perché la storia di Varsavia la conosco bene, conosco bene il misero destino di polacchi ed ebrei in una città uccisa da incursioni aeree e retate crudeli. Ho letto mille volte le lapidi attaccate ai palazzi ogni 100 metri che recitano cifre fredde di morti ammazzati. Quelle persone mi somigliano, somigliano anche a chi legge questo articolo. La loro vita ci somiglia: una bella casa, una tovaglia all’uncinetto e “una radio per sentire che la guerra è finita“.
Nel romanzo della De Angelis c’è gente che non ci somiglia. Persone che vivono in modo totalmente diverso da noi. Nomadi, allegri, artistici e vaghi. Diversi persino dagli zingari con i quali abbiamo imparato a convivere in Italia, che ormai hanno ben poco di quello stile di vita gitano che tanto aveva affascinato i poeti. Gente che però si trova a vivere lo stesso dramma, lo stesso dolore e le stesse paure di quelli che hanno sempre avuto un libro sul comodino di noce accanto al letto.
E quei dolori, che spesso ci illudiamo di conoscere, assumono un volto nuovo. Sono accompagnati da suoni e da odori che non abbiamo mai sentito. Hanno nomi che non abbiamo mai letto.
Dusan e Radmila, giovani e innamorati, schiacciati da una storia più grande di tutto. Finiti in un campo di concentramento il cui nome non smetterà mai di terrorizzarci. Dove “il lavoro rende liberi“.
E in tutto questo, così uguali agli altri, “senza capelli e senza nome“, ancora inferiori, zingari.
Quanto tempo ancora prima che questo dolore ci diventi alieno come quello della Rivoluzione Francese, o dei morti nelle arene dell’Impero Romano? Quanto tempo passerà prima che qualcuno inneggi di nuovo alla guerra “unica pulizia del mondo“? 

"Sex and the Vatican": quando le inchieste rischiano di diventare marketing.

Giulio Gasperini
ROMA –
L’inchiesta “Sex and the Vatican”, pubblicata da Piemme nel 2011 e subito acquistata e pubblicata anche in Francia, è, come recita il sottotitolo, un “viaggio segreto nel regno dei casti”, un’inevitabile prosecuzione di un articolo, a firma dello stesso Carmelo Abbate, dal titolo “Le notti brave dei preti gay”, uscito in edicola su un numero di “Panorama” dell’estate scorsa.
L’articolo si interessava soltanto dei tanti preti gay che, dopo aver affollato i seminari, sono ordinati sacerdoti e inviati nelle parrocchie di tutto il mondo; costì, alcuni riescono a reprimere (ovviamente, reprimendo anche sé stessi) la loro naturale inclinazione naturale, altri riescono a viverla accettandosi e finanche considerandola parte della grazia di Dio, altri ancora la vivono in maniera disordinata e caotica, soffocante e inebriante, stordendosi di incontri sessuali e di passioni scostanti.

L’inchiesta di Abbate, invece, esplora ogni singolo aspetto della sessualità soffocata dalla tonaca, dalle dottrine e dalla tradizione di Madre Chiesa: a cominciare dai preti gay (e dalle tante e tante perversioni, finanche sacrileghe) per finire alle suore lesbiche, oppure ai figli dei preti e delle suore o ancora alle compagne e ai compagni di religiosi di tutto il mondo. Parallelamente, Abbate evidenzia anche il comportamento che, in determinate situazioni, viene perseguito dai vertici della Chiesa, dalla discrepanza ipocrita tra quelle che sono le direttive e le imposizioni e quelle che, invece, sono le azioni pratiche, sia contro terzi che contro sé stessi. La Santa Romana Chiesa, negli ultimi tempi, è stata costantemente al centro del dibattito, colpita da uno scandalo dopo l’altro: dai gravissimi casi di pedofilia ai più complessi dibattiti sui seminari, sulla loro utilità, e sul sempre più crescente diffondersi (complice anche internet e la comunicazione sfrenata) di comportamenti omosessuali tra i suoi rappresentanti, quelli che più a contatto con la gente e le persone svolgono il loro ministero. E sia chiaro: un prete gay, pure se sessualmente attivo, può svolgere il proprio compito e la propria missione in maniera decisamente migliore (e più fruttuosa) di un prete bigotto, attento soltanto a rispettare i formali precetti che non i morali bisogni.
A don Franco Barbero, Carmelo Abbate aveva promesso che non sarebbe stato pruriginoso; e, per sua stessa ammissione, è stata “una promessa che in parte non ho mantenuto”. Effettivamente, tale inchiesta, così sapidamente scritta e strategicamente pubblicata, rischia di virare da interessante inchiesta a riscatto bieco, a personale affondo contro un sistema che, oggettivamente e spregiudicatamente, ha delle pecche intollerabili. Però, più che un atto di accusa, “Sex and the Vatican” corre il rischio di convertirsi in una cieca crociata: proprio di quel tenore che, alla Chiesa, tutti rimproverano di perseguire con così spietata disumanità.