Una Fiaba per ASROO: “Il bambino che sapeva amare” tra i partecipanti al Concorso Letterario Nazionale “IL DONO”

LAURA MOSCATELLI
Il bambino che sapeva amare – C’era una volta, sperduta fra i verdi prati di campagna, in un luogo collinare, una casa dove viveva un bambino che portava in se un grande amore per tutte le persone del mondo e per il Creato. Rispettava ogni vita, che fosse quella di un animale, di un insetto, di una pianta o di un fiore, lui la rispettava. Diceva: “La vita è vita per tutti, e a ognuno è cara la sua, non bisogna distruggerla, ma rispettarla.”
Questo bambino si chiamava Josè Maria. Egli amava molto la natura, amava tutto il Creato, gli animali, le piante, il sole e la luna. Amava guardare sempre il cielo e le sue stelle, che brillavano di una luce intensa. Quando le guardava, restava senza fiato, tanto erano belle e luminose. Si stupiva ogni volta come se fosse la prima volta che le guardava. Rimaneva incantato e desiderava il cielo con tutto se stesso. Diceva: “un giorno io andrò lassù, in cielo, da Gesù, con i suoi angeli”.
Di giorno osservava i colori del cielo e la disposizione delle nuvole che davano vita a forme straordinarie. Diceva che il cielo assomigliava a una tela su cui Dio dipingeva ogni giorno nuove forme e nuovi colori per allietare gli uomini sulla terra. Di notte amava guardare le stelle, conoscere le costellazioni e chiamarle per nome. Sapeva che Dio le conosceva una per una e le chiamava al suo servizio.
Amava osservare i fenomeni della natura, che fosse un arcobaleno dai colori brillanti o le forme dei cristalli dei fiocchi di neve. Continua

Una Fiaba per ASROO: “I sette nanetti” tra i partecipanti al Concorso Letterario Nazionale “IL DONO”

COSTANZA CERROTTA
I sette nanetti – C’erano una volta sette nanetti. Ti sembra di conoscerli? Beh, caro piccolo lettore, ti anticipo subito che non ti sto raccontando di quei sette nanetti che incontrarono la bellissima ragazza dalla pelle candida come la neve. A me piacciono i personaggi meno noti, quelli che per diventare degli eroi non devono essere per forza famosi. Io che ti scrivo non sono famosa e tu che leggi non sei probabilmente famoso. Ma siamo comunque preziosi io e te! Tu sicuramente sei super prezioso perché credi nei tuoi sogni. E continua a farlo! Ma ora ecco che riprendo la mia storia per te: c’erano una volta sette nanetti. Vivevano in una radura incantata dove tutto era bellissimo: un fiume limpido, fiorellini colorati ovunque, scoiattolini che saltellavano felici di qua e di là. Tutto bello come in un sogno! E poi c’erano loro: sette piccoli nani che regalavano sorrisi! Non avevano molto da donare se non questo: la gioia di un luminoso sorriso per chiunque passasse a trovarli. Continua

Una Fiaba per ASROO: “Il mostro di Allegropoli” vince la sezione Ragazzi del Concorso Letterario Nazionale “IL DONO”

LUIGI PUZZOLANTE
Il mostro di Allegropoli – C’era una volta una città, Allegropoli, dove tutti erano gioiosi: adulti e bambini sorridevano sempre, anche se venivano licenziati o prendevano brutti voti. Ma viveva nel bosco di Tristezia, in una grotta, un mostro a due teste, quattro braccia e sette gambe; era tutto nero e si chiamava Tristgull. Era sempre preso in giro dagli abitanti di Allegropoli; ma con il tempo il mostro di questo si stancò. Un giorno, preso dalla rabbia, rubò l’allegria a tutte le persone della città.

Quello stesso giorno, a teatro, si stava esibendo un famoso comico che si chiamava Ridolin, ma quando iniziò a parlare sentì che dalla bocca gli uscivano solo offese e pettegolezzi di cattivo gusto. Continua

Una Fiaba per ASROO: “La gatta Alice e l’artefatto magico” vince la prima edizione del Concorso Letterario Nazionale “IL DONO”

GIORGIA SBUELZ
La gatta Alice e l’artefatto magico
– Alice era una gattina buffa: era bianca e nera con i baffi lunghi arricciati sotto il naso rosa, aveva zampe muscolose e corte, mentre la pancia era tonda e sempre gonfia. Alice mangiava tutto ciò che riusciva a scovare, non era schizzinosa, anche mosche e cimici potevano andar bene se il suo stomaco prendeva a borbottare. Dagli umani non amava ricevere carezze, ma solo croccantini e avanzi di pasto.

Alice rincorreva farfalle e topi di campagna, spesso s’intrufolava nei giardini a ripulir le scodelle che gli umani lasciavano per il cane. Un giorno s’infilò sotto un recinto di siepi ed entrò nel cortile di una casa dal tetto arancione: seduto su una strana sedia c’era un ragazzino pallido che fissava le nuvole.

Alice non gradiva coccole o moine, preferiva qualche resto del pranzo che gli umani gettano via, e se il prezzo da pagare era strusciarsi sugli stinchi di quel ragazzino, l’avrebbe fatto, perché era già mezzogiorno e aveva saltato la colazione. Trotterellando si avvicinò alla sagoma del bambino, si stiracchiò e si contrasse come una fisarmonica, creando una gobbetta col dorso. Drizzò la coda e cominciò a strofinarsi sulle gambe di lui con il muso. Una volta, due volte… niente. Quello non sembrava essersi accorto di nulla. Fece ancora un paio di tentativi di aggancio, poi sbottò:
“Ehi, tu! Ma dove sei con la testa? Sono qui da un pezzo e non mi hai degnato di uno sguardo!” Continua