“Che storia, la Bari”: racconti popolari di calcio e società.

Che storia, La BariDalila Sansone
AREZZO – Se qualcuno mi avesse chiesto un’opinione sul calcio qualche mese fa, all’inizio di una primavera stentata e piena di incertezze, avrei risposto con la solita frase: ventidue tizi in mutandoni e antiestetici calzettoni che rincorrono una palla; inconcepibile seguirli per 90 minuti! Poi ti devi ricredere e in un bar di semiperiferia lontano, lontano dalla città di cui una squadra porta il nome, scoprire che dentro le scarpe, sotto quegli orribili calzettoni ci sta un sogno, ci stanno le cose in cui credi, che a volte ti ripeti e non avresti mai pensato possibile ritrovare proprio lì. “Che storia, la Bari” (GelsoRosso 2014, a cura di Mirko Cafaro e Cristiano Carriero) è un libricino piccino, rosso vivo che pulsa esattamente come un cuore che batte. 25 racconti di gente comune, tifosi e meno tifosi, gente che LA Bari la conosce da sempre o ci si è imbattuta per caso, o di cui si è accorta dentro le lacrime della persona che ama in un fredda sera d’inverno e di delusioni. Nasce da un’idea di baresi fino al midollo, perché la stagione 2013/2014 non potevi non raccontarla: dal rischio retrocessione all’autofallimento, dagli stadi vuoti ai 50800 nella trasferta ad un soffio dai playoff (si ho imparato persino cosa sono i playoff). La Bari (perché non basta iniziare ad ascoltare on air Radio Puglia ma devi imparare pure che gli aggettivi si usano con cognizione di appartenenza) quest’inverno era un’anonima squadra di serie B, pochissimi fedelissimi ancora sulle gradinate, gli altri, in polemica con la proprietà, invece lo stadio lo avevano abbandonato da tempo; in quelle asettiche giornate di campionato, dagli spalti degli stadi vuoti, sembrava solo una storia stagnante senza futuro. Fino alla resa del “nemico”: la proprietà dichiara fallimento, è il 9 Marzo. La squadra: poco più che ragazzi, soli senza stipendio e prospettive. Bari: una città che si riscopre popolo e si riappropria della sua squadra. E’ un’alchimia che riempie lo stadio e i ragazzi scelgono di mettere il cuore dentro le scarpe, si come Nino che stavolta non avrà nessuna paura di tirare un calcio di rigore…no, loro non hanno paura, loro hanno coraggio e hanno dignità e vincono, vincono, rimontano la classifica. Bari–Cittadella 40.000 spettatori al San Nicola, lo stadio progettato da Renzo Piano con l’erba a chiazze e le coperture fatiscenti, lì giù, si al sud, dove in mezzo al niente se un cuore batte tutto è possibile e se migliaia di cuori battono all’unisono i sogni spiazzano e travolgono la realtà. Mentre i palloni vanno in rete su e giù per l’Italia e gli stadi si colorano di bianco e rosso, due aste fallimentari vanno deserte, sul web impazza l’hastag #compralabari e la Bari rinasce, peccato le sfugga la sfida più importante, senza sconfitte sul campo e la beffa di un punto di penalità. Arriva il momento delle lacrime di tutti e sui volti puliti di giocatori così strani, senza agenti, che giocano passione e segnano per rispetto e gratitudine. Lì in mezzo trovi pure la storia di un bimbo arrivato a Bari, undici mesi, sulla nave dirottata in Albania, in quello che adesso sembra un lontano 1992. Lui adesso indossa un completo biancorosso e dentro quelle scarpe ci mette il cuore perché ai baresi glielo deve.
Ecco questo libro è un nocciolo puro di umanità visto attraverso gli occhi di gente diversa, ascoltato nelle parole di un commentatore radiofonico che ti lascia senza parole perché da tempo pensavi che giornalisti degni di questo nome ormai non ne esistessero più.
Io la mia Bari l’ho vissuta attraverso uno di quei figli del sud che si inventano una vita in giro per il mondo, con la valigia sempre pronta sotto un letto. Ho incrociato la sua strada e quella della sua squadra, io che ho sempre creduto che senza passione e entusiasmo nulla abbia davvero senso ma ho anche fatto l’errore di trascurarla questa verità. Seppure a volte il prezzo da pagare sia la delusione, nella vita come su un campo di calcio, aver vissuto amando, innamorandosi e credendo possibile sfiorare un sogno con impegno e determinazione, resta l’unica strada possibile per sentirsi vivi dentro favole imperfette come questa. Un piccolo regalo di pagine e ricordi ai tifosi e ai ragazzi della Bari e a tutte le persone che hanno un cuore un po’ bianco rosso pronto a giocarsi ancora, sempre, comunque la serie A. Di qualunque campionato.

LeggendoCrescendo, la letteratura per ragazzi e le sue novità

bottoni d'argento_ChronicalibriROMA – Sarà tra le novità della letteratura per ragazzi già dalla prossima settimana (l’uscita è prevista per l’8 maggio) il nuovo libro di Bob Graham pubblicato nella collana Giralangolo Picture Books di EDT. E’ Bottoni d’argento, la storia della piccola Giulia e del suo estroso disegno. Alle 9.59 di un giovedì mattina Giulia disegnò un’anatra. Sugli stivali dell’anatra mise dei bottoni d’argento: uno… due… fino a quando il pennarello di Giulia indugiò a mezz’aria prima di posarsi sul foglio per l’ultimo bottone. In quell’istante suo fratello Leo si alzò lentamente in piedi e fece il suo primo passo.

Dai 4 anni

 

ilcastoro_chronicalibriIn libreria già da qualche settimana, invece, è Le stelle brillano su Roma, il libro per ragazzi scritto da Elisa Castiglioni Giudici e pubblicato da Il Castoro. Ambientata nell’antica Roma dell’Imperatore Traiano, questa è l’avventura di Iris, 12 anni, una ragazzina del popolo, curiosa e determinata, figlia di un centurione e di una ex-schiava. Divide le sue giornate tra il forno di sua madre Tecla e la scuola. Ma la sua vita serena sta per crollare: i figli dell’antico padrone della mamma ricompaiono dal passato e pretendono di riavere la loro schiava, figlie incluse. Quando gli adulti si arrendono, Iris capisce che sta a lei trovare il modo di proteggere la sua famiglia. E con la complicità del suo amico Aureliano, escogita un piano: tra fughe notturne, astute trappole e coraggiose spedizioni per le campagne romane, comincia così un’avventura nella letteratura per ragazzi in difesa della libertà e della giustizia.

Dai 9 anni

Novità: il 6 marzo arriva “La falena” di James M. Cain

ISBNMILANO – Una storia di amori impossibili e sogni infranti ambientata nell’America della Grande depressione; questa è “La falena”, il romanzo di James M. Cain, in libreria dal 6 marzo per ISBN Edizioni.
Ambientata a Baltimora nel 1908, la storia è quella di Jack Dillon, un bambino prodigio. Grazie alla sua voce angelica, «il piccolo menestrello del Maryland» diventa un caso giornalistico nazionale. Finché, a tredici anni, arriva la pubertà a portargli via il dono, sbarrandogli la strada della fama e del successo. Quando gli Stati Uniti vengono colpiti dalla crisi del ’29, anche la famiglia del protagonista precipita bruscamente sul lastrico. Innamorato della ragazza sbagliata, Jack manda all’aria il suo matrimonio e decide di partire all’avventura. Durante i suoi vagabondaggi si confronta con le ambiguità dell’America della Grande depressione, con le sue asprezze, le sue disuguaglianze, le sue possibilità di riscatto e redenzione. Giocatore di football professionista , impiegato d’albergo, clochard, impresario e soldato, per tutta la vita Jack Dillon cerca disperatamente qualcosa in cui credere, qualcosa che assomigli agli sgargianti colori di quella falena vista per la prima volta nel giardino di casa, mentre «si allontanava svolazzando tra gli alberi, libera e viva».

Orecchio Acerbo: “L’uovo Meraviglioso” arriva tra qualche giorno in libreria

L_uovo_meraviglioso_copROMA – Sarà in libreria da venerdì 14 febbraio “L’uovo Meraviglioso”, il nuovo libro per ragazzi firmato da Orecchio Acerbo Editore.  Le delicate tonalità delle immagini di Dahlov Ipcar – appositamente restaurate – rendono omaggio al fascino del mondo preistorico e alla maestosità dei dinosauri.

 

 

Si fa presto a dire dinosauro. Sì, ma quale? Ce n’è per tutti gusti, grandi e piccoli, erbivori e carnivori, bipedi e quadrupedi, aviari e acquatici e terrestri. Ben più di mille specie, ci dicono i paleontologi. Quattordici invece, tra i più maestosi, quelli disegnati da Dahlov Ipcar. Ritratti con grande realismo e con straordinaria maestria, per farne dono a Bobby, come dice la dedica, ma anche, ci piace pensare, per contraddire quel “terrificante lucertola” che l’etimologia di dinosauro suggerisce. Dal brontosauro al triceratopo, dal coritosauro allo pteranodonte, non di una semplice vetrina di ritratti si tratta, ma di una vera e propria storia. Meglio, di una storia vera, lunga milioni di anni. Quella dell’evoluzione. E quel meraviglioso uovo del titolo, pretesto e conclusione del racconto, si schiude per ricordarci che, per quanto strano e incredibile possa apparirci, molto probabilmente cardellini e aquile, avvoltoi e passerotti, dai dinosauri discendono.

 

Un “7° piano” da cui fuggire.

hop-edizioni-presenta-il-volume-7-piano-di-asa-grennvall-01Giulio Gasperini
AOSTA – Una graphic novel per parlare della violenza contro le donne. Si può. La casa editrice Hop! Edizioni pubblica (2014) in Italia il libro “7° piano”, dell’illustratrice e fumettista svedese Åsa Grennvall, sdoganando il fumetto come dignitosissimo strumento (e manifestazione) di letteratura. Perché il fumetto è agevole, immediato, basato su una sinergia comunicativa di immagini e parole che, in un mondo così iconico come quello attuale, catturano l’attenzione vacillante e stimolano l’impigrita curiosità.
La violenza contro le donne ha bisogno, più che di parole, di gesti forti e concreti, perché crimine odioso, ancora dilagante. Ma la graphic novel della Grennvall è storia opera importante, perché racconta una storia semplice, piana, pulita, senza nessun’altezzosa pretesa. È una storia che può capitarci di ascoltare dalla vicina del nostro pianerottolo. È una storia di quotidianità estrema: ma è proprio in questo recinto, in questo “nido”, che come la cronaca mostra giorno dopo giorno si celebrano i delitti più atroci, le violenze più ripugnanti.
L’amore non è sicurezza. Può trasformarsi in dolorosa schiavitù, in una sanguinante catena di brutalità. Prima si perdonano i primi sgarbi, i primi gesti rabbiosi, poi si finisce per colpevolizzarsi, per attribuirsi la causa della violenza altri: come se fosse meritata, dovuta. E poi si rischia di pensare che l’unica soluzione, l’unica fuga sia gettarsi da quel settimo piano, da quella finestra dietro la quale accade tutto e da fuori nessuno ne vuole sapere niente. E i fumetti della Grennvall, nella linearità di disegno e narrazione, fanno capire bene come siano facili i ragionamenti che innescano tali meccanismi, e di come sia inevitabile approdarvi, prima o poi. L’attenzione della disegnatrice è sempre calibrata su parole e espressioni, sui volti, sui gesti, sulle reazioni espresse che accompagnano e potenziano le parole, i dialoghi. L’immagine diventa doppiamente impattante, cristallizzando l’attimo di maggiore enfasi, di più potente sentimento.
La protagonista della Grennvall riesce a trovare la forza nella sua interiorità per denunciare l’uomo; ha la fortuna di potersi affidare a persone attente nell’ascolto. Ha avuto la prontezza di fuggire “da questa casa galera che mi fa prigioniera” cantava Fiorella Mannoia, in una delle prima canzoni marcatamente e spregiudicatamente femministe (nel senso di femminile come protagonista non succube né dipendente). Ma non tutte hanno questa fortuna, questa determinazione, questa convinzione profonda. Perché come la Grennvall palesa, senza buonismo, il cammino per risorgere dalla violenza è lungo e probabilmente i fantasmi continuano per lungo tempo a infestare mente e cuore, ma la violenza quella fisica, la sottomissione disarmata, il maltrattamento cieco e feroce è una schiavitù da cui ci si può affrancare.

“In Vespa a Capo Nord”, un viaggio che passa dal Pisa Book Festival

Copia di Layout 1PISA – Sarà presentato durante l’XI edizione del Pisa Book Festival (Palazzo dei Congressi – Sala Blu, 16 novembre ore 11.00) “In Vespa a Capo Nord. 9.680 Km, 34 giorni, 50 Km/h on the road”, il libro di Filippo Logli pubblicato da Exòrma Edizioni. 

Da Pontedera a Capo Nord, in due a cavallo della mitica Vespa. Una PX del 1982, 125 di cilindrata, che dopo anni a riposo in cantina percorre 9.680 chilometri in 34 giorni – e nel mezzo si fa anche una crociera sui mari del Nord in barcastop! In questo diario di viaggio ogni pagina è un’avventura. Dalla ricerca di finanziatori e sponsor – perché questo è un viaggio a costo zero – alle prime brevi uscite sulle strade di casa; dalle scalate estreme nella terra dei troll all’incontro con chi, tramite Couchsurfing, offre ospitalità sul proprio divano anche al Polo Nord. Tappa dopo tappa, chilometro dopo chilometro, Filippo Logli ci racconta il piacere di guardare il mondo con lentezza, di farsi sorprendere da scenari mozzafiato, da incontri singolari, e dalle pieghe inattese che un imprevisto – per esempio un guasto meccanico o un banale fuori programma – può far prendere al viaggio. Senza dimenticare l’affetto e l’aiuto di tutti i Vespa Club incontrati, e lo stupore e l’ammirazione di chi in giro per l’Europa ha incrociato il cammino dei due temerari vespisti e si è fatto incantare dal fascino di questo mezzo storico e immortale.

“La strana collezione di Mr. Karp”, un’amicizia da collezione; ad Alta Leggibilità!

Mr Karp_biancoenero_recensione_chronicalibriGiulia Siena
ROMA
“Ti senti scoraggiato, è naturale. Temo capiti spesso ai collezionisti. Non restiamo mai a lungo soddisfatti di quello che abbiamo. Un nuovo acquisto ci entusiasma, ma solo per poco, e subito ne desideriamo uno nuovo. E’ come avere dentro un tarlo che non ti lascia mai in pace”. Randolph è un collezionista, ma questa considerazione di Mr. Karp non è molto chiara per lui, un undicenne con il tarlo per il collezionismo. Ma partiamo dall’inizio: questa è “La strana collezione di Mr. Karp”, la storia – scritta da Cary Fagan, tradotta da Flavio Sorrentino, illustrata da Mauro Ferrero e pubblicata da Biancoenero Edizioni – di una strana e curiosa amicizia tra Randolph e il Mr. Karp.

Randolph vive in una grande casa con genitori e sorelle “festidiose”, gioca a hockey e ha il pallino del collezionismo: ha cominciato la sua “carriera” a soli quattro anni collezionando sassi, poi sfere innevate e calzascarpe. Ora ha una certa esperienza e collezioni un po’ più elaborate; infatti, raccoglie tappi di bottiglie di birra, penne e parole. Le parole sono alquanto astratte, ma si possono collezionare facilmente – assicura Randolph – cercando sul dizionario e segnando quelle che non si conoscono facendole entrare di diritto nella propria collezione. A undici anni, comunque, Randolph è un po’ stufo di queste raccolte, vorrebbe cominciare una nuova collezione, avvincente e non banale. Per questo si rivolge a Mr. Karp. Mr. Karp è un uomo tranquillo e distinto, lavora all’Ufficio Reclami di un grande magazzino ed è il nuovo inquilino del terzo piano, la mansarda che la famiglia di Randolph ha dovuto affittare per riuscire a pagare spese e bollette in un periodo difficile. Randolph è attratto dalla figura misteriosa di Mr. Karp da quando ha saputo che l’uomo è un collezionista. Ma di cosa? Durante il trasloco la sua collezione è chiusa in scatoloni con la scritta “fragile”, “deperibile”… quali oggetti, se non i cibi sono deperibili? Allora comincia, quasi timidamente, il dialogo tra l’uomo e il ragazzo, un dialogo che porterà Randolph a scoprire una collezione preziosa e spossante che farà arrivare Mr. Karp fino in Giappone.

 

“La strana collezione di Mr. Karp” è una storia semplice, intensa e piena di colpi di scena.

Il libro, pubblicato nella collana Maxi Zoom, è stato impaginato seguendo i criteri di Alta Leggibilità per rendere più agevole la lettura di tutti.

 

 

Domani in libreria: “Venga pure la fine”, il nuovo romanzo di Roberto Riccardi

Venga pure la fine_Roberto Riccardi_chronicalibriGiulia Siena
ROMA – “E adesso venga pure la fine, venga pure la notte. Sono pronto ad accoglierle. Venga pure un nuovo inizio, perché è solo quando tutto finisce che incomincia davvero qualcosa“.

 

Arriva in libreria domani, mercoledì 25 settembre 2013, “Venga pure la fine”, il nuovo romanzo di Roberto Riccardi pubblicato dalle Edizioni e/o nella collana Sabot/age, diretta da Colomba Rossi e curata da Massimo Carlotto. “Venga pure la fine” è un’invocazione, una presa di coscienza, un arrendersi, un donarsi, un abbandonarsi al dovere e a quello che sarà. “Venga pure la fine” è la nuova e inattesa indagine di Rocco Liguori, il tenente dei Carabinieri già protagonista di Undercover. Niente è come sembra”.

Questa volta dovrà recarsi all’Aia a disposizione del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia. In quella terra ad Est lui c’è già stato, sette anni prima, nel bel mezzo di un conflitto fraticida che ha segnato la storia della Bosnia. Allora, anche se doveva rimanerne fuori per questioni politiche, Rocco Liguori aveva arrestato il macellaio di Gračanica, quel Milan Dragojevic colpevole della strage di Srebrenica e di altri eccidi in una terra costantemente lacerata dalle lotte. Dopo l’arresto tra loro cominciò un rapporto epistolare intenso, fatto di riflessioni e consapevolezza. Liguori ora deve tornare su quei passi, deve tornare in ex-Jugoslavia per indagare sul tentato suicidio di Dragojevic. Il colonnello, infatti, è in coma; probabilmente ha ingerito una massiccia dose di quei farmaci con i quali doveva combattere un nuovo nemico, la depressione. Ma la storia del tentato suicidio, per un uomo che ha procurato tanto male al suo stesso popolo, non regge. Il procuratore vuole che Liguori scopra di più. E Rocco lo fa, vorrebbe esimersi ma non può; vorrebbe anche evitare di tornare con la memoria e con gli occhi a quelle terre che sono state lo scenario della sua folgorazione per Jacqueline. Anni prima, infatti, proprio in Bosnia aveva incontrato questa “miscela di armonie silenziose che culminavano in un sorriso radioso e una voce cristallina”, una donna che gli aveva scombussolato i sensi e gli aveva dato buone idee per la cattura del colonnello. Ora lo scenario è cambiato, gli anni Novanta sono lontani, rimangono, però, gli antichi rancori nello sguardo risoluto di kosovari e bosniaci e l’indagine di Liguori prende, improvvisamente, rotte internazionali. La storia tiene dentro altre storie (magistrale il riferimento al libro di Elsa Morante) e viaggia velocemente su piani temporali diversi; il palcoscenico su cui si muovono i personaggi è un susseguirsi a velocità impressionate di città Europee: L’Aia, Sarajevo, Cracovia, Londra, Roma, come a ricordarci che la criminalità non risparmia niente, nessuno e in alcun luogo.

 

Roberto Riccardi – vincitore con “Undercover” della seconda edizione del Premio Letterario Mariano Romiti – firma un nuovo e avvincente romanzo, un libro in cui alla padronanza della materia si aggiungono sfumature e dettagli che solo un ottimo narratore può carpire.

 

“La vita non torna indietro a offrirti di correggere uno sbaglio. Lei è già altrove, a decidere per qualcun altro che, come te, si crede eterno ed è solo l’ennesimo granello nella polvere del tempo. La vita non torna indietro, non lo fece neppure quel giorno”.

 

Guarda QUI la video intervista a Roberto Riccardi realizzata con ItvRome.

“Attimi paralleli”, la vita e la storia che non ti aspetti

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ROMA 
“Ho sempre pensato a lei come ad una pesca, un frutto delicato, facilmente attaccabile in superficie, ma con dentro un nocciolo duro capace di resistere ad ogni avversità. Alex, al contrario, mi era sempre apparso come una noce, con un guscio duro e apparentemente impenetrabile, che se solo intaccato rivelava un’anima morbida e fragile”. La vita è fatta di coincidenze. Per una coincidenza Alex e Loreley si incontrano. Siamo a Roma, in una stazione in cui i binari collegano le vite di molti pendolari. Alex e Loreley sono tra questi. Una sera, come succede spesso, Alex fa tardi in tribunale e deve accontentarsi di prendere il convoglio delle nove. Nel vagone, però, la stanchezza lascia il posto alla sorpresa perché davanti ai suoi occhi si materializza la bellezza. Su quel treno per Ostia lo sguardo di Alex incontra due occhi “custodi di un fascino irresistibile”.
Comincia così “Attimi paralleli. Un libro a due voci”, il romanzo di Antonio Di Giovanni e Carmela Ferrara pubblicato dalle Edizioni Psiconline. In libreria da poco meno di un mese, “Attimi paralleli” è la storia di due esistenze che si incontrano e si raccontano ognuno con la propria voce lungo il percorso che li porta alla consapevolezza di amare.

Loreley è un medico che non si risparmia mai. Ogni giorno in corsia dona tutta se stessa; per il resto ha quasi dimenticato di essere donna.  Gli sguardi che attira, la radiosità che emana e la bellezza che si porta addosso sono stati per Loreley solo elementi di sofferenza. Gli uomini attingevano il buono e davano in cambio poco o niente. Ora è stanca. Non vuole più nessuno e non cerca più niente. Ma allora perché subire in questo modo il fascino di quell’uomo sul treno? Perché pensare che l’avvocato dal fascino pretenzioso potesse essere diverso? Perché rimanere così attratta da uno spavaldo dagli occhi di ghiaccio? Loreley se lo chiede anche dopo, anche quando Alex, l’uomo del treno delle nove, non si è presentato all’appuntamento del giorno seguente. Doveva aspettarselo, doveva già sapere che dopo il loro incontro fortuito, la bella chiacchierata sul treno e l’attrazione iniziale, lei sarebbe diventata solo un’altra donna da inserire nella lista di un Don Giovanni qualunque. Ma Alex, così coinvolto da quella bellezza sconosciuta, non tenne fede al suo impegno, non andò all’appuntamento con Loreley. Alex era stato bloccato da un incidente. Una macchina, quella stessa sera, gli portò via le certezze e fece vacillare ogni sua forza. Ci volle qualche settimana per ricominciare a vivere. Nel frattempo, però, Alex non aveva mai smesso di pensare a Loreley. Ma come poteva continuare a piacere a una donna? Come poteva accogliere una nuova passione nel suo abbraccio così lacerato dai bisturi? Il destino, però, li fa incontrare ancora e questa volta confondendo entrambi. Alex dopo l’incidente è un uomo cambiato e Loreley non ha più difesa di fronte a quegli occhi così belli e così veri. Si incontrano, si esplorano, fuggono, si ritrovano, si ascoltano, imparano a conoscersi, ad aspettarsi e a viversi. Il loro è un rapporto fatto di passione e paure, un continuo avvicinarsi e perdersi che porta a un amore completo. Un amore, quello tra i due protagonisti, che sarà messo a dura prova dalle situazioni, un amore che non conosce ritrosie e che si lascia cullare dal destino. Il destino, però, gioca brutti scherzi e Loreley e Alex sono pronti a mettersi in gioco anche grazie all’aiuto di Andrea.

 

Un racconto incalzante, una tecnica narrativa originale (il libro è diviso in 36 capitoli e lo stesso capitolo viene scritto da due punti di vista differenti) che trascina il lettore nella storia e lo coinvolge fino all’ultima pagina. Il finale, infatti, è qualcosa che non ti aspetti. Un libro scritto per commuovere.

 

VEDI QUI la video intervista di ChrL e ITVRome ai due autori.

Il più grande inquisitore di ogni essere umano.

Michael Dialley
AOSTA – “Le guerre vanno e vengono, giovanotto. Vanno e vengono, e noi andiamo e veniamo con loro. Sono come il tempo, come una tempesta o una siccità. E noi non possiamo fare altro che cercare riparo e aspettare che passino”: è una frase che sicuramente identifica appieno il periodo nel quale è ambientato il romanzo: gli anni Sessanta del XIX secolo, a ridosso della Guerra civile americana che coinvolgerà moltissimi uomini, nordisti e sudisti; ma che si può applicare a ogni epoca, anche ai nostri anni.
Il romanzo “Tutte le sere” di Dara Horn, edito da 66thAnd2nd nel 2013, è una lettura molto piacevole che fa conoscere la realtà di quegli anni nella “lontana” America; si conoscono le situazioni familiari di Jacob Rappaport e delle persone a lui legate, ma al contempo grande importanza è data alla società del tempo, alla condizione degli schiavi neri acquistati all’asta come oggetti.
La guerra è al tempo stesso cornice storica che inquadra l’epoca, ma anche motivo scatenante degli eventi della vita del giovane Jacob, che intraprende la carriera militare per evitare un matrimonio ebreo, un vero e proprio contratto firmato prima della cerimonia, e per intraprendere poi missioni segrete contro le spie. Dapprima accetta di assassinare lo zio, poi deve sposare una bellissima ragazza sospettata di essere una tramite tra varie spie e complotti; tutto questo, però, pian piano lo porta a concretare i capricci di altri, più potenti, che rimangono nascosti, commettendo non solo crimini veri e propri, ma anche un crimine, molto peggiore, contro la sua coscienza e la sua libertà di scegliere cosa è giusto e cosa è sbagliato.
È difficile vivere in tempi così tragici e particolari come la più sanguinosa guerra combattuta dall’America: non ci si può fidare di nessuno, anzi, ci si scontra con realtà agghiaccianti, criminalità, menzogne e con la paura, soprattutto, di essere usati come oggetti ed essere, appena possibile, accoltellati alle spalle. Questo è sintetizzato da una frase che colpisce per la sua banalità, per la sua semplicità, ma soprattutto per la sincerità con la quale viene pronunciata: “Io voglio qualcuno che si fidi di me, non ho mai voluto altro”.
Eccolo lì, espresso, concretato, il desiderio più grande di Jeannie: essere amata, creduta, avere accanto a sé qualcuno di cui si possa fidare e a cui possa affidarsi completamente. Ma lei non è altro che portavoce dell’intera umanità: avere una spalla, un pilastro, cui poggiarsi e reggersi in qualsiasi momento, perché l’uomo è un essere estremamente forte, ma al tempo stesso fragile, con un’interiorità colma di paure e debolezze, che da solo non riesce, quasi mai, a vincere. Che sia grazie ad un compagno, ad un amico, ad un familiare, ad uno specialista, tutti hanno bisogno di guardare in faccia la realtà ed affrontare i problemi, ma anche la propria coscienza, il più grande inquisitore con cui si debba fare i conti.