Non/Fiction International Book Fair, l’Italia protagonista in Russia per la XX edizione

MOSCA – Marcare una continuità di intenti, sottolineare la forza di una lunga tradizione, promuovere autori e libri italiani in Russia: è con questi obiettivi che da mercoledì 28 novembre a domenica 2 dicembre l’Italia torna a Mosca come Paese Ospite d’onore alla XX edizione della Non/Fiction International Book Fair dopo aver preso parte alla Moscow International Book Fair nel settembre 2011.

Attraverso PROSPETTIVA ITALIA | ITALIANSKIJ PROSPEKT l’Italia dimostra un impegno costante che si inserisce nel virtuoso percorso di valorizzazione della cultura e dell’industria editoriale reso possibile grazie all’adesione di tutte le istituzioni coinvolte: Continua

Gli omuncoli e altre storie: tutto l’azzurro della Russia

Gli omuncoli e altre storieLuca Vaudagnotto
AOSTA – “Gli omuncoli e altre storie” va letto in una luce azzurra, perché azzurre sono la Russia di questi racconti e San Pietroburgo; azzurro come l’impermeabile che indossava l’autrice, Elena Schwartz (1948-2010), in visita ad Anna Achmatova (di cui leggiamo nelle brevi memorie qui presenti), azzurro come la pelle dell’angelo che chiude uno dei sogni narrati. Basterebbero due elementi per fermare in un’immagine la particolare raccolta di racconti, sogni, ricordi, edita dalle Edizioni del Foglio Clandestino: la presenza dei grandi nomi della letteratura russa (ritroviamo, infatti, Gončarov, Gogol’, la Cvetaeva, Puškin, per riportarne solo alcuni), a volte ingombranti, ma confronto imprescindibile per l’autrice, e l’elemento soprannaturale, il gusto per il bizzarro, il grottesco, l’extra-ordinario, così tipico della cultura popolare russa e che permea tutta la raccolta.
La Schwartz, lungo il filo di questi racconti quasi aneddottici, summa di un modo tutto russo di vivere e concepire l’esperienza umana, sembra condurre il lettore attraverso i diversi stadi di maturazione della sua critica al regime comunista e alle sue derive successive: si inizia con la lucida analisi degli anni settanta, presente nel primo racconto (non dimentichiamo che la poetessa ha frequentato per lungo tempo gli ambienti intellettuali sotterranei, non allineati di San Pietroburgo) e che ha come modello evidente Gogol’, anch’egli fortemente critico verso la Russia del suo tempo (possiamo leggere, infatti, gli “omuncoli” del titolo come epigoni delle “Anime morte” gogoliane). Si prosegue con il recupero della tradizione popolare attraverso l’elemento paranormale, definito dalla Schwartz «il vecchio tessuto dell’esistenza reale», che il regime sovietico aveva tentato di sradicare, ma che con tenacia è resistito nella cultura russa: tutti i racconti-tableau della seconda parte ne sono intrisi, tanto da poter essere considerato una forma di resistenza alla dittatura. Si giunge infine alla dimensione onirica, che appare quasi un rifugio, per chi ha vissuto sia l’oppressione del totalitarismo, sia la finta libertà del capitalismo dei “nuovi russi”, per non occuparsi più delle faccende di questo mondo («I sogni, come l’ispirazione, discendono dal flusso della vita, non sono la vita, ma intanto che c’è di più importante dei sogni per la nostra anima, che c’è di meglio dell’ispirazione per essa?»).
In mezzo alla raccolta, composta da racconti talmente brevi da somigliare ad un album di istantanee, troviamo una sorta di diario, che permette di comprendere come questa evoluzione del pensiero nella Schwartz non sia altro che uno specchio delle sue esperienze di vita: si ripercorre, infatti, il suo vissuto di poetessa “underground” ante-litteram, poi di voce narrante nota solo all’estero e di poetessa, infine, riconosciuta ed apprezzata in patria.

Novità: ISBN presenta “Scacco matto a Putin”, dal 10 aprile in libreria

ScaccoMattoMILANO Scacco matto a Putin, il nuovo libro di Garry Kasparov sarà in libreria per ISBN Edizioni dal 10 aprile e già si preannuncia un libro irriverente e sagace. Dalle Pussy Riot alle Olimpiadi di Soci, fino all’occupazione russa in Ucraina: la partita più importante del leggendario campione di scacchi, in nome della libertà. Garry Kasparov, infatti, è considerato all’unanimità il più grande scacchista della storia e, dopo il ritiro dall’attività agonistica, ha prestato la sua intelligenza a un profondo impegno politico, in nome della libertà di pensiero e di espressione. Schierandosi come uno dei leader della coalizione russa di opposizione, nel corso degli anni ha partecipato a diversi atti di protesta contro quella che definisce la «tirannia» del presidente Vladimir Putin, nel quale riconosce i tratti del potere più autoritario e violento.
Dopo i tanti lavori che Kasparov ha dedicato alla filosofi a e alle strategie degli scacchi, questo volume rende finalmente giustizia alla sua esperienza politica, raccogliendo gli articoli da lui pubblicati dal 2010 a oggi su important i testate internazionali – tra cui Time, Wall Street Journal e Washington Post –, le basi da cui il campione russo scaglia regolarmente il proprio attacco a Putin e ai suoi oligarchi. Dalla difesa delle Pussy Riot all’indagine dei rapporti tra Obama e la Russia; dalle critiche all’attuale sistema giudiziario alla definizione del «putinismo» come nuova religione di Stato; dalle recenti Olimpiadi invernali di Soci fino all’occupazione militare in Ucraina e all’annessione della Crimea: in queste pagine lo scacchista della politica punta il dito contro il potere corrotto e assoluto che domina il suo paese.

La “Scimmia nera” che ci cammina a fianco.

c72ec395d849d8524376309d23d50974Giulio Gasperini
AOSTA – La violenza è dovunque. A ogni angolo, in ogni strada, dentro ogni appartamento; peggio ancora: in ognuno di noi. “Scimmia nera” di Zachar Prilepin, edito da Voland nel 2013 nella collana Sírin, ci fa sprofondare in questa banalità tanto sconcertante: non c’è luogo al mondo dove la violenza, in una qualche forma, non si palesi, dove non domini furiosa.
Partendo da una già strana inchiesta sulla violenza dei bambini, e documentando alcuni esperimenti di analisi e studio comportamentale di alcuni minori tenuti sotto vetro in un laboratorio occultato chissà dove, il protagonista della storia ci fa strada in una complessa vicenda di incontri e tangenze, tutte caratterizzate da una vena, più o meno densa, di violenza e sopraffazione, di angoscia e squilibri emotivi. A cominciare dalla sua relazione sessuale con una minorenne, per finire al cruento rapporto con la moglie e a una brutalizzazione estrema di ogni gesto della quotidianità più naturale e banale.
Il tentativo di capire come mai si studino i comportamenti di bambini all’apparenza normalissimi ma reputati capaci di estremi gesti di violenza, arrivando fino all’omicidio, crea nel protagonista un’ansia di documentazione, che lo induce a interrogare chiunque ritenga in possesso di informazioni o di particolari punti di vista. La sua è una ricerca perduta, un’immersione in una ferocia potente e totalizzante, un percorso che pare non avere nessuna soluzione: c’è solo il costante e irrecuperabile sentore di una dissoluzione, di una putrefazione anche umana. Perché la violenza trova sempre la strada per concretarsi, al di là di ogni difesa si possa pensare di innalzare, al di là di ogni intervento si possa realizzare (paradigmatica, in questo senso, la narrazione dell’assalto alla città da parte di fantastici eserciti di bambini senza paura). Ma la violenza spaventa ancora di più, perché tutti ne possono rimanere coinvolti; o, ancor di più, tutti ne potrebbero essere capaci. Come se a ciascuno di noi camminasse una scimmia nera a fianco; una sorta di ombra, presenza demoniaca, concretazione materiale del nostro lato più oscuro e più refrattario al controllo (razionale o meno, non spetta dirlo).
Il viaggio di Prilepin è quasi visionario, una corsa a occhi chiusi, un delirante rosario di azioni feroci e furiose; ma il tutto sublimato intensamente e drammaticamente (nel senso di potenza rappresentativa) da un afflato poetico ricco, che sublima e porta a perfezione ogni quadro, ogni narrazione, ogni episodio; anche i più confusi e mortificanti.

“Morte di un autore”: un Dracula narrativo.

Morte di un autoreGiulio Gasperini
AOSTA – Quando uscì nel 1897 il “Dracula” di Bram Stoker divenne un caso editoriale. Non soltanto per la storia agghiacciante ma seducente che narrava, ma anche per la modalità narrativa in cui era stato composto: un sommarsi e sovrapporsi di lettere e pagine di diari che consentivano di aggiungere un tassello alla volta nella ricostruzione del quadro complessivo, tanti sapidi punti di vista che edificavano una narrazione non scontata e mai banale, sempre in attesa. Nessuno era il narratore principale ma tutti i personaggi, in una coralità sinfonica, co-partecipavano alla narrazione stessa.
Marija Elifërova, in “Morte di un autore”, edito da Voland nel 2013, ha deciso di prendere il capolavoro di Stoker come modello per consegnarci una storia fluida e appassionante su un novello vampiro, il misterioso personaggio, Miroslav Eminovič. Di questa storia, magistralmente narrata, non si può svelare troppo; pena, la perdita di gran parte del piacere della letteratura. Uno dei meriti principali della Elifërova è senza dubbio quello di aver creato un romanzo in frammenti, sfruttando un divertissement narrativo di notevole e indubbio impatto emotivo. Non ci sono soltanto lettere, tra le fonti della Elifërova: ci sono anche ritagli di giornale, di cronaca, di cultura, di critica; ci sono le improbabili pagine della grande Virginia Woolf; c’è la seduzione del cinema e la vanità degli attori; ci sono le pagine intelligente di una studentessa tedesca; ci sono le pagine dettagliate e poetiche di una donna che finirà pazza. Ci sono tante angolazioni, squadernati con sapienza e maestria da una narratrice che sa orchestrare e dirigere i molteplici e distanti punti di vista.
La storia forse è in parte prevedibile, in qualche momento anche scontata. Ma non è l’interesse principale di chi scrive. L’autrice si intuisce come voglia tenere tesa e vibrante l’attenzione del lettore rivelando poco alla volta, centellinando le confessioni e i dettagli, svelando emozioni e misteri con una perizia più che giornalistica. La storia di Miroslav Eminovič incuriosisce e stupisce: e fondamentale, in tal senso, è l’importanza che la Elifërova, nella sua veste di autrice, attribuisce all’importanza dello studio, della filologia, dei tomi alti e polverosi che infestano, per molte persone, le biblioteche, ma che invece le popolano di vita e saggezza. Il più svettante dei meriti, però, la Elifërova l’ha squadernato nella costruzione del rapporto tra autore (fittizio), protagonista (e modello) e riproduttore del protagonista (l’attore): le tre figure, di Alistair Mopper, di Miroslav Eminovič edi Imre Mikesz, rappresentano un capolavoro di sintesi del rapporto tra chi la storia la scrive (che lentamente si spegne di mancata fantasia), di chi ne è protagonista (e che pare vivere solo in funzione della narrazione) e di chi la riproduce (che diventa folle e non conserva più individualità). Il consueto gioco di specchi tra finzione e realtà, che in tanti hanno provato a teorizzare ma che mai nessuno è riuscito – con sapienza eterna e compiuta – a risolvere.

Russia, rivolte e gioventù: quando la letteratura incontra l’attualità.

Marianna Abbate

ROMA – Negli ultimi mesi è tornata alla ribalta la tematica legata alla mancanza di libertà di espressione in Russia. Questo ad opera di un gruppo di attiviste-punk dal nome ribelle Pussy Riot. Le PR, a dispetto del nome provocatorio hanno ben poco a che vedere con la sessualità e molto con la libertà- alcune di loro si trovano in carcere in attesa di giudizio, e molti artisti internazionali si sono espressi in loro favore. In un paese che ama seppellire i propri segreti (vedi Politkovskaja), certi comportamenti non possono essere accettati. Quale sarà il destino delle ribelli non c’è dato sapere, ed è stupido pensare che la fama internazionale possa garantire loro un po’ di clemenza: anche la giornalista della Novaja Gazeta aveva raggiunto la fama internazionale per le sue indagini sulla guerra in Cecenia.

L’autore di San’kja, il libro edito da Voland, Zachar Prilepin è un trentaseienne della Russia contemporanea. Alla sua giovane età è già veterano della terribile guerra cecena e vincitore di tutti i maggiori premi letterari della Russia. I suoi libri sono tradotti in undici lingue, e questo- dopo Patologie, è il secondo romanzo pubblicato da Voland. E’ membro del Partito Nazionale Bolscevico di nostalgie protocomuniste e attualmente fuorilegge, che si oppone a Putin.

E ci racconta i nuovi rivoluzionari. facce giovani, già vecchie- di ragazzi dalle vite perdute alle origini. Il protagonista è San’kia- Aleksandr, vive ai confini della cività, in un paesaggio rurale e dimenticato e usa abitualmente il diminutivo prediletto dalla sua nonna. Suo padre è morto nel modo più comune possibile in Russia: d’alcol; sua madre lavora di notte come infermiera. La sua rabbia non è apatica, passiva- come quella dei nostri giovani infelici e arresi. La sua rabbia è sveglia e forte e grida: Rivoluzione!

E’ un romanzo interessante soprattutto per la forma: l’attenzione del lettore si alterna tra il giovane ragazzo bellicoso e infelice, e la massa manifestante- vero protagonista collettivo. Molti sono i riferimenti all’attualità, che potrebbero sfuggire al lettore straniero, ma che ci permettono di comprendere a fondo una realtà completamente diversa dalla nostra. Dove LIBERTA’ non è sempre una parola benvista- e mantiene ancora un sapore aspro e agognato.