Il manicomio di Villa Azzurra e la violenza sull’infanzia

Giulio Gasperini
AOSTA – Le Edizioni Gruppo Abele si distinguono per la loro attenzione chirurgica al sociale e alle sue problematiche: attraverso documenti, che sono cocenti testimonianze, le Edizioni permettono di sondare le questioni più scottanti e finanche fondanti e offrono ricerche accurate e documentate per non dover commettere errori di giudizio. Con la pubblicazione de Il manicomio dei bambini si confermano in questa coraggiosa linea di documentazione, contribuendo a creare una collettiva coscienza sociale. L’autore, Alberto Gaino, apre di nuovo i cancelli di Villa Azzurra, situata a Torino, tra Grugliasco e Collegno, al termine di Viale Lombroso, che per anni, tantissimi, troppi, è stata il “manicomio dei bambini”, anche se in alto, sulla sua facciata, continua a troneggiare la definizione di “Sezione medico-pedagogica”.
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Interlinea: “Diritti al cuore”, Antonio Ferrara racconta i diritti dei bambini

ferrara-diritti-al-cuore_chronicalibriGiulia Siena
PARMA“Oggi la maestra ha detto che i diritti delle persone sono diventati importanti con la Rivoluzione Francese. Ci ha detto che in Francia prima c’erano il re e i nobili, che erano ricchi e comandavano, ma poi, nel 1789, il popolo si è ribellato e ha fatto la rivoluzione, appunto. E dopo la rivoluzione i francesi hanno smesso di essere sudditi e sono diventati cittadini. “E che differenza c’è?” ha chiesto Pietro. “Il suddito è uno che deve obbedire e basta”, ha risposto la maestra, “il cittadino invece è una persona che pensa, e che sa di avere dei diritti e dei doveri. Sì, ma qui parliamo sempre di diritti, ragazzi. Ma sapreste dirmi anche qualche dovere?”
Leo, ogni giorno, si trova ad affrontare una quotidianità che lo porta alla crescita: ascolta, si confronta, osserva; vive i problemi, piccoli o grandi; riceve stimoli dalla famiglia, dalla scuola e dalla televisione. Continua

A Bi Book: Brescia capitale dei libri per bambini. Fino al 9 ottobre

a-bi-book_2016_chronicalibriBRESCIA – Fino al 9 ottobre Brescia ospita la seconda edizione di A Bi  Book, il Festival della letteratura della prima infanzia che con oltre 50 appuntamenti distribuiti nel corso della manifestazione in diverse location del centro storico, invaderà tutta la città. L’evento, nato dalla collaborazione delle cooperative Co.Librì e Zeroventi, ha come tema, quest’anno, il “Girotondo delle piccole cose” ovvero i libri della primissima infanzia – all’apparenza “semplici” –  popolati di oggetti della quotidianità che aiutano i bambini ad ampliare la conoscenza del proprio ambiente. Nelle pagine dei libri proposti, dunque, saranno gli oggetti di tutti i giorni a prendere vita per raccontare storie ma, prima ancora, per richiamare nella mente dei piccolissimi lettori cose viste, sperimentate, conosciute e magari manipolate in prima persona. Continua

Sinnos: “Eugenia l’ingegnosa”, sogni e progetti di una piccola ingegnera

EUGENIALINGEGNOSA_chronicalibriGiulia Siena
PARMA – Chi lo ha detto che gli ingegneri sono tutti maschi? Eugenia è una bambina e sa già che vorrà diventare un’ingegnera; è determinata, capace, creativa e ha una missione da compiere, arrivare all’isola di Nonsodove. Eugenia è un portento di idee e concentrazione, creatività e allegria, forse proprio per questo l’Isola dei Nascondoni le sta un po’ stretta. Eugenia vuole esplorare il mondo, vedere cosa c’è dopo tutto quel mare e capire se quella terra che si nasconde oltre la nebbia, l’Isola di Nonsodove, sia abitata. Eugenia deve scoprirlo e per farlo coinvolge suo fratello Nicola. Continua

“Bianca e il Rubasogni”: storia di tutti noi.

Bianca e il RubasogniGiulio Gasperini
AOSTA – Cosa potrebbe accadere se un misterioso Grigio Signore cominciasse a fabbricare giocattoli che catturano e imprigionano la fantasia e i sogni dei bambini? La favola che Luca Nocella ci racconta, in armonia coi potenti e intensi disegni di Alessandro Coppola, potrebbe sembrare agghiacciante, quasi spettrale; come un po’ sono tutte le favole. Ma poi arriva Bianca, “una bambina dagli occhi color cielo”, che parrebbe non averne mai avuto, di sogni. E lei riuscirà a trovare il modo per spezzare la schiavitù dei giochi, la pericolosità dei piani del Grigio Signore, ricacciandolo da un mondo che esplode di nuovo di colori e luce. In “Bianca e il Rubasogni”, edito da Di Marsico Libri, Alessandro Coppola e Luca Nocella ci fanno respirare una storia emozionante nella sua semplicità e linearità.
Narratore e disegnatore ci fanno tornare ad apprezzare i colori, le forme aeree, le distese senza fine della nostra fantasia che non dovrebbe mai conoscere padroni tranne noi stessi. Ancora più drammatica, perché pare riferirsi alla perdita dei sogni dell’infanzia, che accade in tutti noi quando cresciamo e “diventiamo adulti”, la favola ci potrebbe persino in segnare che tutti noi siamo Bianca, e tutti noi abbiamo dei “giochi” stregati, che ci han fatto perdere la semplicità e l’innocenza dello sguardo, la capacità di far volare la fantasia, la cordialità nell’incontro con gli altri e nell’amore per il prossimo. Ma, coraggiosamente, ce ne mostra anche la cura, ci indica pazientemente come poter resistere, e resistendo vincere. Almeno per questo.

La “Scimmia nera” che ci cammina a fianco.

c72ec395d849d8524376309d23d50974Giulio Gasperini
AOSTA – La violenza è dovunque. A ogni angolo, in ogni strada, dentro ogni appartamento; peggio ancora: in ognuno di noi. “Scimmia nera” di Zachar Prilepin, edito da Voland nel 2013 nella collana Sírin, ci fa sprofondare in questa banalità tanto sconcertante: non c’è luogo al mondo dove la violenza, in una qualche forma, non si palesi, dove non domini furiosa.
Partendo da una già strana inchiesta sulla violenza dei bambini, e documentando alcuni esperimenti di analisi e studio comportamentale di alcuni minori tenuti sotto vetro in un laboratorio occultato chissà dove, il protagonista della storia ci fa strada in una complessa vicenda di incontri e tangenze, tutte caratterizzate da una vena, più o meno densa, di violenza e sopraffazione, di angoscia e squilibri emotivi. A cominciare dalla sua relazione sessuale con una minorenne, per finire al cruento rapporto con la moglie e a una brutalizzazione estrema di ogni gesto della quotidianità più naturale e banale.
Il tentativo di capire come mai si studino i comportamenti di bambini all’apparenza normalissimi ma reputati capaci di estremi gesti di violenza, arrivando fino all’omicidio, crea nel protagonista un’ansia di documentazione, che lo induce a interrogare chiunque ritenga in possesso di informazioni o di particolari punti di vista. La sua è una ricerca perduta, un’immersione in una ferocia potente e totalizzante, un percorso che pare non avere nessuna soluzione: c’è solo il costante e irrecuperabile sentore di una dissoluzione, di una putrefazione anche umana. Perché la violenza trova sempre la strada per concretarsi, al di là di ogni difesa si possa pensare di innalzare, al di là di ogni intervento si possa realizzare (paradigmatica, in questo senso, la narrazione dell’assalto alla città da parte di fantastici eserciti di bambini senza paura). Ma la violenza spaventa ancora di più, perché tutti ne possono rimanere coinvolti; o, ancor di più, tutti ne potrebbero essere capaci. Come se a ciascuno di noi camminasse una scimmia nera a fianco; una sorta di ombra, presenza demoniaca, concretazione materiale del nostro lato più oscuro e più refrattario al controllo (razionale o meno, non spetta dirlo).
Il viaggio di Prilepin è quasi visionario, una corsa a occhi chiusi, un delirante rosario di azioni feroci e furiose; ma il tutto sublimato intensamente e drammaticamente (nel senso di potenza rappresentativa) da un afflato poetico ricco, che sublima e porta a perfezione ogni quadro, ogni narrazione, ogni episodio; anche i più confusi e mortificanti.