Ediciclo: “La grammatica della sobrietà. Piccole rivelazioni sui piaceri dell’essenziale” di David Lefèvre

Daniela Distefano
CATANIA“Le mie giornate hanno l’elasticità dell’albero piegato dal vento. La mia percezione del mondo esterno acquista vigore, sono più ricettivo. Libero da ogni interferenza sonora, il mio udito si affina a contatto con l’esterno. Ormai sono in grado di distinguere il canto degli uccelli, il verso acuto del rallo che chiama i piccoli smarriti nel giuncheto. Uno sciabordio al crepuscolo mi dice che la nutria sta nuotando verso il suo giaciglio vegetale. Il vagabondaggio degli animali notturni lascia su di me le sue impronte. A forza di andare su e giù per la foresta, ne sono diventato parte. Fauna e flora mi confidano i loro segreti e io vivo più vicino alla terra”.
E’ così che descrive la propria vita a contatto col silenzioso linguaggio della Natura David Lefèvre. Nato nel 1973, dopo aver conseguito una laurea triennale in storia e geografia, David lascia l’università a vent’anni per fare i suoi studi umanistici per le strade: Nordamerica, Vicino Oriente, Asia Centrale, Sudest asiatico. Continua

5 dicembre Giornata mondiale del suolo: Altraeconomia presenta “Che cosa c’è sotto”

che cosa c'è sotto_Altraeconomia_chronicalibriMILANO – Sabato 5 dicembre sarà la Giornata mondiale del suolo ed è forse la data giusta per scoprirsi “partigiani del suolo”. Non solo perché – come ripete spesso Paolo Pileri, autore del libro Che cosa c’è sotto. Il suolo, i suoi segreti, le ragioni per difenderlo (edito da Altraeconomia) – “il suolo è bello”, ma perché è proprio il suolo che ci sostiene, ci nutre, ci fa respirare.
Questo testo spiega infatti in modo chiaro che la risorsa più preziosa è proprio sotto i nostri piedi: un piccolo strato che è in grado di trasformare la morte in vita, e di renderci servizi inestimabili, come il ciclo del cibo, la conservazione della biodiversità, la regolazione climatica e la captazione delle acque. Continua

Un’intervista sostenibile con Caravan Edizioni

caravan edizioni intervista chronicalibriMarianna Abbate
ROMA– Tra i libri che ho recensito ho avuto la fortuna di leggere Opendoor. Un libro innovativo e coinvolgente edito da una casa editrice giovane e attenta sia alla letteratura che alla natura. Sto parlando della Caravan edizioni che qui su Chronicalibri, risponde alle nostre domande su quali siano le difficoltà e le felicità che procura il lavoro di un editore.

1.  Perché la scelta di far nascere una casa editrice come cooperativa?
Il progetto della nostra realtà editoriale è nato a giugno 2009, dalle ceneri di una precedente casa editrice cooperativa in cui, alcune di noi socie, avevano avuto modo di fare un’esperienza lavorativa. Il primo passo dunque è stato quello di rinnovare completamente la nostra identità, la linea editoriale e il nostro assetto societario, ma ci è sembrato utile e interessante mantenere la formula della società cooperativa. Ci siamo sempre identificate nei principi che regolano le società cooperativa; la condivisione, la solidarietà e la democrazia sono le nostre regole di base.

2. Ho visto sul vostro sito che date molta importanza alla sostenibilità ambientale. Da cosa è nata e come vivete questa scelta?
Ci teniamo molto a raccontare storie che rispecchino realtà in cui riusciamo a immedesimarci, scegliamo i libri che nella loro forma e nella loro sostanza rappresentano la letteratura che vogliamo vivere. Da ciò la scelta del formato e della carta, è importantissimo per noi il rispetto per l’ambiente. Le nostre storie non devono danneggiare il mondo in cui vivono e che ci circonda. Lo sforzo è leggermente superiore, dati i costi elevati di questo tipo di carta, ma sin dall’inizio è stata una delle nostre priorità.

3. Qual è la proposta editoriale di Caravan?
Siamo molto attente alla qualità e all’intensità delle storie, dunque queste sono caratteristiche che teniamo in considerazione nella scelta dei nostri libri. I nostri testi comunque rispondono tutti all’esigenza e alla volontà di raccontare storie di viaggi e di migrazioni, di movimento e di confini, intesi come luoghi geografici e letterari d’incontro e confronto, di percorsi interiori, che come fanno i viaggi, portano ad un cambiamento e ad una nuova definizione di se stessi.

4. Come mai la scelta di investire sugli autori emergenti?
Ci piace dar voce a chi ha maggiori difficoltà ad imporsi e a farsi ascoltare, viviamo anche noi una situazione analoga nella realtà editoriale odierna, e dunque anche per questo prediligiamo giovani autori che riescano a conciliare la nostra voglia di qualità e di libertà di espressione. Inoltre bisogna dire che ci siamo sempre innamorate dei testi e dei racconti di queste giovani voci che forse meglio di altri hanno la nostra stessa visione della realtà e della letteratura. In ogni caso non ci precludiamo mai altri percorsi e se ne abbiamo la possibilità pubblichiamo con gioia autori più adulti e più noti, come è successo per Aamer Hussein ed Helia Correia.

5. Quali sono gli elementi che contribuiscono alla scelta di un libro di un autore straniero?

Come già detto deve innanzitutto colpirci il testo e deve rispondere in qualche modo alla nostra linea editoriale. Inoltre preferiamo dare spazio ad autori e paesi meno conosciuti nel nostro panorama editoriale. Poi valutiamo come e se sia possibile entrare in contatto con l’autore/editore per trattare i diritti.

6. Per Caravan come avviene la selezione del materiale presentato dagli scrittori?  A quali tematiche si dà precedenza?
Per quanto riguarda autori italiani che ci inviano il loro materiale, è molto difficile riuscire a leggere e valutare tutto (dato che le proposte sono molte), per questo prendiamo in considerazione solamente i manoscritti che ci vengono inviati in formato cartaceo. Il passaggio successivo sta poi nel valutare la qualità della scrittura e la pertinenza della storia con quelli che sono i nostri punti di riferimento: il viaggio, le migrazioni, i percorsi e i cambiamenti interiori, relazioni intense e spesso complicate che però conducano ad un’evoluzione…

7. Qualora ci fossero, quali sono i problemi di una piccola casa editrice (distribuzione, individuazione del target, contributi economici statali)?
In effetti ce ne sono e sono molti. In particolare la difficoltà ad affermarsi, ad essere ascoltati dai grandi media, quelli che contano e che potrebbero darci maggiore visibilità. Altro grande problema è la distribuzione: è molto difficile da soli riuscire a entrare  nei grandi circuiti (Feltrinelli, Mondadori, Melbook…) e contemporaneamente nelle piccole librerie delle più importanti città. Pertanto l’ideale è ricorrere ad un distributore ma in effetti i ritmi e i costi delle distribuzioni sono molto alti e difficilmente sostenibili.
E poi ovviamente la sproporzione tra entrate e uscite, per cui c’è bisogno di ricorrere a ulteriori e differenti lavori per guadagnare qualcosa e coprire le spese (nettamente superiori ai guadagni). Inoltre non siamo minimamente aiutati da contributi e sovvenzioni statali che incentivino le piccole e giovani imprese. Speriamo che in futuro qualcosa cambi…

8. Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: come vive …. questa continua “lotta”?
Solo grazie a tanta passione, un po’ di speranza e una buona dose di follia.