ChronicaLibri ha intervistato Francesco Rago, autore di “Dolce come il piombo”

 

Alessia Sità

ROMA Qualche mese fa ho letto e recensito il romanzo di Francesco Rago, “Dolce come il piombo” pubblicato da Edizioni Montag nella collana Le Fenici. La storia di tre ragazzi di provincia che lottano, con ostinazione, per farsi spazio in un mondo che troppo spesso ha delle regole crudeli, mi ha veramente tenuta sospesa fino all’ultima pagina, spingendomi a riflettere molto sull’ineluttabilità del destino. La vicenda di Lepre, Fuoco e Saetta e la scrittura di Francesco Rago mi hanno decisamente conquistata. Oggi ChronicaLibri vi propone l’intervista all’autore.

“Dolce come il piombo”, se non sbaglio è una sinestesia? Qual è il significato profondo di questo titolo?
A un certo punto del libro c’è una frase: “Lucia continuava a vivere nei suoi pensieri, alcuni dolci come il miele, altri pesanti da digerire, come il piombo”. Il romanzo è costruito sulla linea sottile che scorre fra la dolcezza dell’amicizia e della gioventù, e l’amarezza della separazione e della perdita, fino al punto in cui le due cose si mischiano fra loro e non si distinguono più.
Cosa ha ispirato la storia di Ivan, Fabrizio e Carlo?
Avevo voglia di raccontare l’amicizia, quella vera, e per farlo mi sono ispirato a una provincia e a un’epoca in cui forse c’era più spazio per sognare.
Quanto di Francesco Rago c’è nella storia di Lepre, Fuoco e Saetta? Qual è il personaggio a cui ti sei legato di più?
Nella storia di Lepre, Fuoco e Saetta direi che ci sia poco e niente del mio vissuto, nel senso che i personaggi appartengono a un periodo storico e a un microcosmo che non sono i miei. Durante la scrittura mi sono legato in egual misura a ciascuno di loro, nella mia visione è un po’ come se tutti e tre fossero un unico personaggio, una sorta di tre di uno.
Il tuo libro oscilla fra dolcezza e amarezza. Dalla spensieratezza infantile alla consapevolezza della maturità adulta. Possiamo dire che il tuo romanzo è una lucida riflessione sullo scorrere del tempo e sull’ineluttabilità del destino?
Credo che quelle cui fai riferimento siano senz’altro tematiche centrali. Nel corso della vicenda i protagonisti crescono e si evolvono, e a un certo punto si crea una distanza fra ciò che diventano e ciò che invece avrebbero dovuto e potuto essere. Ma com’è possibile stabilire e misurare questa distanza? Non è possibile, ed è in questa sorta di buco nero che si concentra la loro storia.
Mi ha colpito molto la tua straordinaria capacità introspettiva. Nel tuo libro, descrivi accuratamente personaggi e particolari di ogni tipo con estrema precisione. Ogni dettaglio è funzionale al racconto e permette al lettore di affezionarsi ai protagonisti. Quanto conta l’intreccio narrativo in un libro?
In un romanzo come il mio, che abbraccia un arco di tempo di quasi trent’anni, mantenere un coerente intreccio narrativo è fondamentale, altrimenti c’è il rischio che la storia si sfaldi e il lettore si smarrisca in corso d’opera. La difficoltà in questo caso era di gestire tre protagonisti contemporaneamente, cercando di mantenere ritmo e interesse nelle vicende di ognuno. Penso che venga spontaneo affezionarsi a Lepre, Fuoco e Saetta perché sono caratterizzati da una forte umanità.
Cosa rappresenta per te la scrittura?
Mi rivedo molto in questa affermazione di Salgari: “Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli”. Per me la scrittura rappresenta anche e soprattutto un viaggio mentale, un momento di evasione, di libertà.
Attualmente stai lavorando a qualche progetto particolare?
Ho concluso un nuovo romanzo, per certi aspetti molto diverso dai miei lavori precedenti. Ora sono in attesa di trovargli una sua collocazione editoriale.
Da scrittore quali sono le 3 parole che preferisci?
Non mi pare di avere delle parole preferite, ma queste mi piacciono: zazzera, limaccioso, anfitrione.

 

In viaggio con… Pino Bruno

 

Bentrovati all’appuntamento di “In viaggio con…”: la nuova rubrica di audiointerviste, che anima il nostro Canale Youtube.

Antonio Carnevale e Massimiliano Augieri, due navigati e affascinanti speaker radiofonici, intervistano per noi gli autori delle più importanti novità editoriali.

Questa settimana è ospite Pino Bruno con il suo “Dolce Stil Web. Le parole al tempo di Internet”.

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Pino Bruno – Dolce Stil Web. Le parole al tempo di Internet

Il web è il Nuovo Mondo di oggi, virtuale sì ma non più di tanto. Da oltre dieci anni le persone si incontrano in Rete e, come i primi mercanti che attraversavano mari e deserti, hanno cominciato a dialogare in una strana lingua. Uno slang che è un misto di inglese, spagnolo, informatica, neologismi, goliardia, strane faccine fatte di punteggiatura e icone animate. Con il tempo quell’idioma è diventato di uso comune ed è entrato a far parte del nostro vocabolario. Chattare, uploadare, downloadare, rippare, scaricare, blobbare, craccare. Siamo ormai abituati a frasi come: “Ti mando una mail con l’allegato. Lo zippo perché è ingombrante”. I giornali ci informano che il digital divide preoccupa i governi di tutto il mondo e che la polizia è sempre a caccia di cyberpedofili e responsabili di phishing. D’accordo, ma se volete che la gente si preoccupi, fate in modo che almeno capisca di cosa parlate! Questo libro è la bussola indispensabile a tutti i navigatori del web, a chi vuole capire e soprattutto non farsi ingannare da sedicenti guru, falsi profeti e imbonitori tecnologici. (Sperling&Kupfer, 2010, €16.00)

In viaggio con…Renato Nicolini

Bentrovati all’appuntamento di “In viaggio con…”: la nuova rubrica di audiointerviste, che anima il nostro Canale Youtube.

Antonio Carnevale e Massimiliano Augieri, due navigati e affascinanti speaker radiofonici, intervistano per noi gli autori delle più importanti novità editoriali.

Questa settimana è ospite Renato Nicolini con il suo “Estate Romana 1976-1985: un effimero lungo nove anni”.

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Renato Nicolini – Estate Romana 1976-1985: un effimero lungo nove anni

Indimenticato Assessore alla Cultura di Roma negli anni che vanno dal 1977 al 1985, nella prima giunta comunista guidata da Argan, architetto e uomo di teatro, Nicolini è un intellettuale noto per il suo impegno politico e soprattutto per aver dato vita a un nuovo modello culturale per la capitale durante i tormentati anni di piombo. Con la sua opera totalmente originale, Nicolini compie il miracolo: coinvolgere la massa in grandi eventi, far partecipare importanti nomi internazionali a spettacoli collettivi, inaugurare l’epoca dei reading, delle notti animate in cui l’elemento dello stupore e dell’emozione diventa preponderante: in una parola, abbattere le barriere tra cultura popolare e cultura d’élite. Anni memorabili raccontati anni dopo in questo libro, scritto di getto nel 1991, che torna oggi in libreria con una lunga introduzione dell’autore e con la prefazione di Jack Lang, già Ministro della Cultura francese. (Città del S0le Edizioni, 2011, €15.00)

 

In viaggio con… il mitico Claudio Sabelli Fioretti

ROMA – Bentrovati all’appuntamento di “In viaggio con…”: la nuova rubrica di audiointerviste, che anima il nostro Canale Youtube.

Antonio Carnevale e Massimiliano Augieri, due navigati e affascinanti speaker radiofonici, intervistano per noi gli autori delle più importanti novità editoriali.

Questa settimana è ospite Claudio Sabelli Fioretti con il suo successo “Stelle Bastarde”

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Claudio Sabelli Fioretti “Stelle bastarde”

Gli astrologi conoscono la verità ma ci dicono solo le cose belle e gratificanti, e si arriva al paradosso che gli oroscopo sono stupendi ma la vita fa schifo. Con questo libro voglio dimostrare che anche un oroscopo cattivo ma sincero può avere un suo perchè”. Claudio Sabelli Fioretti
Un oroscopo che non corteggia i propri “clienti” con frasi come “Sei troppo sensibile” oppure “Sei fragile e nessuno ti capisce”. Praticamente un antioroscopo. Segno per segno, ecco cosa hanno da raccontarci gli astri su come siamo e sull’anno che verrà. Un ritratto zodiacale pieno d’ironia e con un pizzico di cattiveria, nel quale in molti si ritroveranno. Con una sorpresa: se gli oroscopi “noti” spesso chiudono con il ritratto di celebrità dello stesso segno (Marion Brando, George Clooney…), in “Stelle Bastarde” i nati celebri sotto ciascun segno sono i politici (D’Alema, Bondi, Brunetta, Gelmini, Tremonti, Bossi, Berlusconi, Alfano, Carfagna, Andreotti, Mastella, Maroni), la nostra parte “peggiore”. Questo libro è nato dall’incontro con un astrologo vero, che con il beneficio dell’anonimato racconta la sua versione. (Chiarelettere, 2011, €12.00)

In viaggio con… Alessandro Aresu

ROMA – Bentrovati all’appuntamento di “In viaggio con…”: la nuova rubrica di audiointerviste, che anima il nostro Canale Youtube.

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Questa settimana è ospite Alessandro Aresu con il suo successo “Generazione Bim Bum Bam”

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Alessandro Aresu

Generazione Bim Bum Bam

Perché gli italiani passano il tempo a darsi degli imbecilli a vicenda? Per via di quello che è successo negli anni Ottanta.”
Alessandro Aresu è nato nel 1983, è cresciuto negli anni in cui la televisione commerciale è diventata un fenomeno di massa e i cartoni animati uno dei miti fondativi dei ragazzi di allora, oggi giovani adulti in una società gerontocratica che non solo offre poche possibilità di esprimere i loro talenti ma che, soprattutto, non riconosce o sottovaluta la “generazione Bim Bum Bam”. Nati tra il 1975 e il 1990, i suoi rappresentanti sono cresciuti con Uan e BatRoberto, mentre la vecchia Italia si dibatteva tra debito pubblico e stragi di Stato e la Cina cominciava il suo travolgente processo di trasformazione.
Per raccontare la storia di questa generazione ci sono due alternative: “Una è giocare e fare sul serio allo stesso tempo, e l’altra è pensare di essere un popolo di imbecilli e darci degli imbecilli a vicenda. La prima è divertente, la seconda inutile. Questo libro sceglie la prima strada per sbarazzarsi della seconda”. Domanda precisa: Cosa è successo nel 1981? Risposta precisa: Provano ad ammazzare Reagan ma anche (non secondario) Cristina D’avena e Alessandra Valeri Manera si incontrano a Bologna e nasce Bim Bum Bum.
Domanda precisa: Quanto duravano i discorsi di Aldo Moro?
Risposta precisa: Infinite sigle dei cartoni animati. Domanda precisa: Che cos’è la cei?
Risposta precisa: La Certezza di Essere Incapaci di risolvere qualunque problema.
Domanda precisa: Quanto duravano i discorsi di Deng Xiaoping nel 1992? Risposta precisa: Due sigle dei cartoni animati. Dopo, la gente doveva tornare al lavoro.
Domanda precisa: Se Bim Bum Bam è finito come facciamo a riprendere il suo spirito?
Risposta precisa: Internet.
Giocando attraverso 131 “domande e risposte precise “, Alessandro Aresu ci svela cos’è stato sul serio il “trentennio perduto”, dal 1981 a oggi, attraverso un racconto ricco di ironia pungente e leggerezza, ma anche capace di intuire acutamente le ragioni della nostra decadenza. Passando per Cristina D’Avena, Travaglio, la Prima Repubblica, la Cina, Lady Oscar, Berlusconi, Prodi, Max Pezzali, Scalfari, Mattei, Dagospia e tanti altri, scopriremo, giovani e meno giovani, che “molti dei nostri problemi derivano dal mancato riconoscimento dell’importanza della Generazione Bim Bum Bam. Immersi in questa sottovalutazione, dimentichiamo i sogni e, messi davanti alla realtà, non sappiamo che fare”.
Un libro che costruisce in maniera sorprendente l’immaginario, lo stile e l’universo culturale di una generazione mal rappresentata dalle analisi del censis: circa dieci milioni di giovani italiani, superficialmente bollati come “bamboccioni”, che rappresentano invece una collettività più viva che mai, oggi cruciale per il futuro del nostro paese. (Mondadori, 2012, € 17,00)

“In viaggio con…” Francesco di Fant

ROMA – Bentrovati all’appuntamento di “In viaggio con…”: la nuova rubrica di audiointerviste, che anima il nostro Canale Youtube.

Antonio Carnevale e Massimiliano Augieri, due navigati e affascinanti speaker radiofonici, intervistano per noi gli autori delle più importanti novità editoriali.

Questa settimana è ospite Francesco di Fant con il suo successo “101 cose da sapere sul linguaggio segreto del corpo”

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Francesco di Fant

“101 Cose da Sapere sul Linguaggio Segreto del Corpo”
Come comunichiamo con il nostro corpo? Siamo consapevoli che, anche senza volerlo, i nostri gesti e le nostre espressioni esprimono quello che vogliamo o proviamo, quello che ci fa piacere o ci irrita?
Questo libro offre consigli utili a chi voglia conoscere il linguaggio del corpo senza doversi addentrare necessariamente nell’attuale selva di libri e teorie, e insegna a riconoscere e decifrare in noi stessi e negli altri i segnali che mandiamo senza usare parole.
Si rivolge a un pubblico di tutte le età con l’obiettivo di fornire, in modo leggero e ironico, una serie di consigli pratici e alcune esercitazioni, per far proprie alcune tecniche di espressione e di analisi della comunicazione non verbale.
Suggerimenti intelligenti e indicazioni utili per comprendere meglio noi stessi e chi ci è di fronte. (Newton Compton, 2012, €9,90) 

ChronicaLibri intervista Virginia Less, autrice di “Mal di Mare”

Alessia Sità
ROMA Qualche mese ho avuto il piacere di leggere e recensire “Mal di Mare“, il brillante romanzo di Virginia Savona Less, edito da Autodafé Edizioni. Sono stata decisamente conquistata dal simpatico personaggio del Capitano Osvaldi e dalle sue intriganti indagini, narrate in ben sette episodi .

ChronicaLibri ha intervistato l’autrice.

Già dal titolo del suo libro, “Mal di mare”, si intuisce il suo legame con l’acqua, infatti ho letto che è una velista. Per lei il mare rappresenta una fonte di ispirazione?
Ho trascorso le estati dell’infanzia e dell’adolescenza a Sperlonga, sulla costa laziale. Il rapporto con l’acqua, sopra e sotto, non poteva che riuscire felice. Alla vela mi sono accostata giovanissima grazie al mio esperto “capitano”(poi marito). Mi viene dunque  spontaneo parlare del mare  e trovo emblematica l’ambientazione. Per attraversarlo – come nel nostro vivere – occorre tracciare e seguire la rotta; farlo a vela richiede pazienza, intuito e raziocinio. Le doti che ho attribuito a Osvaldi, il quale deve muoversi in acque melmose verso mete elusive.
Come nasce il personaggio del Capitano Osvaldi?
Nei primi lavori ho evitato l’investigatore in divisa, troppo gettonato. Ma avevo conosciuto davvero un grosso carabiniere, ottimo cuoco e cattivo nuotatore; la sua ingombrante figura ha finito con il presentarsi  quasi da sola nei miei testi.
La riluttanza per il mare che lei ha attribuito al Capitano nasconde un significato più profondo oppure è stata semplicemente una scelta voluta per rendere un po’ comico il personaggio?
Il timore dell’acqua, insieme alla dieta perenne e al mantra su Ramsete, ha lo scopo di rendere simpatico il personaggio. Altrimenti “pesante”: ligio al dovere, pessimista, seguace di un’etica  rigorosa. Ma il suo  mal di mare simboleggia anche il malessere profondo delle persone per bene ( e che vogliono restare tali ), costrette a operare  in una società iniqua.
Dai suoi sette racconti emerge un quadro della società attuale alquanto dettagliato e non proprio roseo. Questo suo modo di scrivere è solo uno sfogo narrativo di denuncia del malcostume attuale, oppure è uno strumento per raccontare la società nel tentativo di migliorarla?
Il taglio socio-politico nasce dalla  formazione di base. Rappresenta poi il tentativo di tenere a bada, mediante un approccio  ironico, le mie frustrazioni di  cittadina delusa nelle sue esigenze di reale democrazia. La denuncia del malcostume dominante credo costituisca un dovere dello scrittore. L’idea di migliorare la società in cui vive… : un’illusione da conservare.
Secondo lei ‘nella nostra Maraglia’ il rigore morale è ormai un ricordo o intravede un barlume di speranza?
Maraglia è una sineddoche delle condotte immorali che caratterizzano, e non solo nel Mezzogiorno, la maggioranza dei governanti e dei governati. Meritevoli, questi ultimi, dei propri guai: per via della costante piccola “mafiosità “con la quale accostano la cosa pubblica. Tuttavia nel corso della storia gruppi di potere irrigiditi a difesa  sono stati più volte travolti quasi all’improvviso. Credo che i cittadini onesti, finora trattati da c…….i, non sopportino più la sfacciata  tracotanza dominante e siano in grado di prendere l’iniziativa. Se lo vorranno davvero.
Attualmente sta lavorando a un nuovo progetto?
Ho scritto un romanzo che riprende l’ambientazione e i personaggi principali dei racconti. Spero di pubblicarlo l’anno prossimo.
Tre parole per definire “Mal di mare”
Giallo, etica, ironia.

In viaggio con… la Sora Cesira

ROMA – Bentrovati all’appuntamento di “In viaggio con…”: la nuova rubrica di audiointerviste, che anima il nostro Canale Youtube.

Antonio Carnevale e Massimiliano Augieri, due navigati e affascinanti speaker radiofonici, intervistano per noi gli autori delle più importanti novità editoriali.

Questa settimana è ospite La Sora Cesira con il suo successo “Nel bene, nel male e nel così così”

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Intervista alla Sora Cesira su CHRONICAtube

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Sora Cesira – Nel bene, nel male e nel così così

Mi chiamo Sora Cesira, ho l’età di Marilyn Manson al quadrato, diviso gli anni di Shrek meno il metabolismo basale di Cenerentola quando ha il ciclo. Ho fatto la scuola dell’obbligo e vi assicuro che nel mio caso la definizione è oltremodo azzeccata. Ho intrapreso numerose carriere scolastiche e non, e di tutte porto ancora i segni tangibili. I miei hobby sono: il collezionismo di eurini, la cacca e la pace nel mondo. L’ultimo film che ho visto aveva l’audio con i marocchini che ridevano e tossivano. Non so mai dove mettere le virgole. Penso che l’Italia sia un paese molto carino e senza speranza. Sono una persona buona. Credo.”
Se la Sora Cesira esista poi davvero, nessuno lo sa e forse poco importa. Quello che conta è che, fin dai tempi del suo grande successo, The Arcore’s Nights, quando lei guarda all’Italia, alla politica e alle nostre manie coglie sempre nel segno. Ci fa divertire. E ridere, molto spesso di noi stessi. Nel bene, nel male e nel così così riunisce tutto il meglio del Cesira-pensiero. E quindi tutto il meglio di noi italiani. Che facciamo la spesa al discount, tentiamo di dimagrire facendo spinning e compriamo solo gialli svedesi che poi usiamo come fermaporte.

(Biblioteca Umoristica Mondadori, 2011, €16.50)

In viaggio con… Antonio Menna e uno Steve Jobs napoletano

ROMA – Bentrovati all’appuntamento di “In viaggio con…”: la nuova rubrica di audiointerviste, che anima il nostro Canale Youtube.

Antonio Carnevale e Massimiliano Augieri, due navigati e affascinanti speaker radiofonici, intervistano per noi gli autori delle più importanti novità editoriali.

Questa settimana è ospite Antonio Menna con il suo successo “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli”

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Intervista ad Antonio Menna su CHRONICAtube

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Antonio Menna Se Steve Jobs fosse nato a Napoli

Due ragazzi chiusi in un garage si inventano il computer del futuro: leggero, veloce, dal design innovativo, che non si blocca e non prende virus. Se fossimo in America, la storia avrebbe un lieto fine, fatto di soldi, gloria e successo.È andata così a Steve Jobs e alla sua Apple. Ma siamo a Napoli, dove il genio non basta a cambiare un destino. Lo sanno bene Stefano Lavori e Stefano Vozzini, due ragazzi dei Quartieri Spagnoli, che per avviare l’attività e vendere il loro rivoluzionario computer si scontrano con il peggio del Belpaese: in Italia i prestiti si fanno solo a chi ha già i soldi, le regole sono scritte per gli scemi perché i furbi se le scrivono da soli, i bandi li vincono gli amici di amici, la burocrazia chiude un occhio su chi è ben ammanigliato, ma li tiene spalancati sui poveracci. E ammettendo che i due guaglioni siano abbastanza affamati e folli da non arrendersi, quando ci si mette di mezzo la camorra il loro sogno va letteralmente in fumo.O, almeno, così sembra. Questo racconto, tanto amaro quanto esilarante, è nato come post sul blog dell’autore e in poche ore ha fatto il giro del mondo prima di diventare un libro.Antonio Menna spiega in modo divertito e insieme spietato la condizione di un Paese che sguazza nei suoi mali e incoraggia le buone idee ad andarsene. E ci svela perché da noi la Apple non sarebbe mai nata. E forse Steve Jobs sarebbe finito a vendere le pezze al mercato. (Sperling & Kupfer Editori, 2012, €10.50)

 

ChrL intervista Roberto Riccardi, autore de “La foto sulla spiaggia”

ROMA – Quando leggi un libro ti chiedi spesso – quasi sempre – come quel libro sia nato, a quali storie si sia ispirato, se sia stato frutto di immaginazione, studio o coincidenze. Molte volte, leggendo un buon libro, il lettore diventa curioso: vuole (pretende quasi) conoscere lo scrittore, capire come sia arrivato a dare vita a un romanzo. Con “La foto sulla spiaggia” le domande, per il lettore, si moltiplicano; perché dietro al libro pubblicato da Giuntina c’è un uomo che è scrittore, giornalista e colonnello dei Carabinieri. Allora la curiosità aumenta: perché Roberto Riccardi sceglie la foto di una bambina ebrea per costruire un grande romanzo storico? Io, da lettrice-giornalista curiosa, ho voluto intervistarlo.

Dopo “Sono stato un numero. Alberto Sed racconta” Roberto Riccardi torna sulla tematica della Shoah; come mai questa scelta?
I motivi sono tanti. Il primo è che, dopo aver conosciuto Sed, la Shoah è diventata una parte importante di me. Conoscere un ex deportato fa una bella differenza rispetto allo studio della Storia: ti cambia la vita. A me è successo, almeno. Da allora leggo tutto ciò che riguarda i lager, guardo i film, seguo i dibattiti, approfondisco. Dunque per me è stato naturale tornare sull’argomento e ho scelto di farlo con la narrativa. In una vicenda di fantasia possiamo mettere più facilmente noi stessi, era ciò che volevo fare.

Lei ha dichiarato che “il libro “La foto sulla spiaggia” è un cerchio che si chiude”. Ci spiega il perché?
Perché, quando volevo scrivere il mio primo libro, cioè la biografia di Sed, mi sono rivolto alla casa editrice Giuntina, specializzata sul tema, e ho conosciuto Daniel Vogelmann, il fondatore e direttore editoriale. Lui mi ha raccontato della sua sorellina mancata, Sissel, morta ad Auschwitz a otto anni. Il romanzo è dedicato a lei, parla della vita che Sissel poteva vivere ma le è stata negata.
“A cosa era servito percorrere tanta strada per andare a morire in un lager infame?” Secondo Lei, a settant’anni di distanza, ci si pone ancora questa domanda oppure ora si comincia a dimenticare?
Dimenticare Auschwitz è impossibile, per chi ha avuto la disgrazia di entrarci. Ognuno di loro ha ferite che non si possono rimarginare. Il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria per ricordare quando, nel 1945, i cancelli del lager furono aperti e i pochi prigionieri rimasti, fra cui Primo Levi, tornarono liberi. Purtroppo quell’evento non ha potuto rendere la libertà alle coscienze, ai cuori, alle menti dei sopravvissuti. La stessa tragica fine di Levi, quarantadue anni dopo quel giorno, lo dimostra.
Il romanzo procede seguendo due storie parallele e da più punti di vista. Quanto conta l’intreccio narrativo in un libro?
Conta tanto, senza quello non c’è il libro, se l’intreccio non funziona il lettore va via a pagina 20. Utilizzare più punti di vista, più livelli di narrazione, è una tecnica molto diffusa nella letteratura contemporanea. Deriva dalla forte contaminazione fra le storie e le loro trasposizioni sullo schermo, tipica del nostro tempo. Mi sembra che questo funzioni, che piaccia.
Da scrittore quali sono le 3 parole che preferisce?
Il sogno di chi scrive (definirmi scrittore mi sembra eccessivo) è raggiungere la “magia delle parole”: quella che permette, con gli stessi vocaboli che tutti usiamo ogni giorno, di creare qualcosa che vada più lontano. Il valore aggiunto dell’arte. Così, tutte le parole sono importanti. Ma se devo scegliere, le mie tre sono: vita, amore, destino.