“Nidi di note. Un cammino in dieci passi verso la musica”

gallucci editore_nidi di note_paolo fresuROMA – Un libro che è musica. Un piccolo volume che intreccia la storia di due fratelli alle note delicate di Paolo Fresu, alle immagini di Alessandro Sanna e alle parole di Bruno Tognolini.
Il libro con cd è “Nidi di note. Un cammino in dieci passi verso la musica” ed è uno degli ultimi nati nella famiglia Gallucci.
“Nidi di note” è la storia di Cirino e Coretta, due fratelli che partirono alla ricerca del Sole Suonatore e della Luna Cantante. È un libro che racconta fiabe, mostra figure, suona musiche e recita filastrocche. Si può leggere e ascoltare come un percorso di educazione musicale per i bambini. O come un cammino di scoperta di sé e del mondo per tutti. O come una fiaba incantevole e basta. Il Cd nascosto in questo nido di note contiene un’ora di musica e poesia: i dieci brani originali suonati da Paolo Fresu, Sonia Peana e il Devil Quartet, e le undici tiritere del libro recitate da Bruno Tognolini.

“Intervista a Cristiano Abbadessa, direttore editoriale di Autodafé Edizioni”

Alessia Sità

ChronicaLibri ha intervistato Cristiano Abbadessa, direttore editoriale di Autodafé Edizioni, che ci parla dello spirito e dei progetti futuri della piccola casa editrice specializzata in narrativa.
Qual è la proposta editoriale di Autodafé?

Pubblichiamo opere di narrativa (romanzi o raccolte di racconti) capaci di stimolare la riflessione e la comprensione della realtà sociale dell’Italia contemporanea. Abbiamo quindi un’identità tematica, più che di genere o di stile, frutto da un lato di una nostra precisa scelta culturale e civile e dall’altro della considerazione che questo tipo di offerta è abbastanza rara nel panorama editoriale italiano.
I due significati attribuiti al nome Autodafé, ovvero ‘Fatto da solo’ e ‘Atto di Fede’, possono essere considerati la vera ‘formula vincente’ e il tratto distintivo della vostra casa editrice?

Direi che rappresentano bene lo spirito della nostra avventura editoriale: una piccola casa editrice per autori non ancora affermati, connotata da una cura artigianale del lavoro e animata da un indispensabile ottimismo. Non mi azzarderei a parlare di “formula vincente”, almeno per ora.
Autodafé come sceglie i propri autori?

Per un anno e mezzo abbiamo valutato tutte le proposte editoriali ricevute: per una decina di mesi con buoni risultati, poi il metodo si è rivelato poco efficace, di fronte a una gran quantità di proposte totalmente fuori tema. Abbiamo perciò ristretto il campo della selezione, avvalendoci di una prima cernita esterna alla redazione della casa editrice. I criteri di selezione restano invece gli stessi: opere di qualità letteraria che abbiano rigorosa attinenza con la nostra linea editoriale.
Il vostro obiettivo è quello di ‘pubblicare opere che aiutino a comprendere e a riflettere intorno alla realtà sociale dell’Italia contemporanea’. L’opera più significativa a tale proposito qual è stata?

Tutte quelle pubblicate, ovviamente. Non lo dico solo per obbligo e correttezza, ma anche e soprattutto perché, in effetti, se un’opera non ha le caratteristiche indicate non la pubblichiamo. E direi che proprio le differenze di genere e di stile, quindi la conoscenza di tutti i titoli e non di uno soltanto, aiuta a comprendere appieno come si possa raggiungere l’obiettivo indicato percorrendo strade letterarie apparentemente diverse.
Sempre meno libri venduti, sempre più case editrici: come vive Autodafé questa continua “lotta”?

Male. C’è un problema di proliferazione degli editori, ma soprattutto di sovrapproduzione: escono più titoli di quanti il mercato possa digerirne. Dall’altra parte, è anche vero che gli editori sono invece “pochi” rispetto alla quantità davvero enorme di proposte avanzate dagli autori, e non tutte improponibili o presuntuose. Deve però ristabilirsi un equilibrio tra buone opere scritte, editori che le pubblicano, lettori che le leggono.
Quali sono i progetti futuri di Autodafé?

Nell’immediato, siamo proprio concentrati sulla valorizzazione delle opere pubblicate, con l’obiettivo di avere un riscontro preciso delle nostre reali potenzialità. Siamo convinti della validità dei titoli pubblicati, ma ora devono essere i lettori a dirci se esiste davvero lo spazio per una proposta editoriale come la nostra.

“Bel Ami”, un personaggio che attraversa le epoche

Silvia Notarangelo
ROMA – Ci sono personaggi che attraverso le storie di cui sono protagonisti sanno catturare e mantenere inalterato nel tempo l’interesse dei lettori, suscitando, in un modo o in un altro, curiosità. È questo il caso di Georges Duroy, il “Bel Ami” del celebre romanzo di Guy de Maupassant, da cui è stato tratto l’ennesimo film che uscirà a breve nelle sale cinematografiche. Il libro, pubblicato nel 1885, presenta situazioni e temi che sono ancora oggi di grande attualità, lasciando trapelare una visione alquanto pessimistica della vita.

Georges Duroy vive, infatti, nel vuoto morale più assoluto cercando di sfruttare a suo favore i vizi della società per raggiungere ricchezza e successo. La sua ascesa sociale ha inizio grazie ad un incontro casuale, a place de l’Opéra, dove, tra la folla, riconosce un vecchio amico, il commilitone Forestier, ormai noto collaboratore del giornale “La Vie française”. È lui ad indicargli la strada “giusta”, a spronarlo ad intraprendere la carriera giornalistica dove “tutto dipende dalla disinvoltura”. Saper scrivere o meno sembra un dettaglio del tutto irrilevante. Georges, seppur con qualche dubbio, decide di accettare il consiglio dell’amico e comincia a frequentarne la casa riuscendo, in breve tempo, a conoscere il direttore del giornale e a farsi affidare una prima serie di articoli. E’ solo l’inizio. La sua nuova vita lo esalta riservandogli non poche soddisfazioni, complice anche un forte ascendente sulle donne che, di lì a poco, diventerà la sua arma vincente. Saranno proprio loro infatti, le donne, le artefici più o meno consapevoli, della sua fortuna. Se a Clotilde de Marelle, la prima indimenticabile amante, va riconosciuto il merito di aver introdotto il “suo” Bel Ami alle gioie della vita mondana, è il matrimonio con Madeleine, la vedova di Forestier, a consacrarne la posizione rendendolo uno dei giornalisti politici più affermati del momento. E allora perché non puntare ancora più in alto e mirare ad un posto in Parlamento? Attraverso un’abile manovra finanziaria e sostenuto dall’aiuto dell’ennesima amante, la moglie del direttore del giornale, Georges accresce ulteriormente il suo successo personale. Il Parlamento sembra ormai vicino, ma la sua fame di potere è insaziabile. Per sentirsi come “un re acclamato dai propri sudditi”, non c’è che un modo: un nuovo matrimonio con l’ambitissima ereditiera Suzanne.

“Parsifal e l’Incantatore”: Ludwig e Wagner.

Giulio Gasperini
ROMA –
Non ci sarebbe potuto essere titolo migliore per questa recensione: soltanto i loro due nomi, i protagonisti di questa storia, che Nicola Montenz, giovane studioso di musica e di filologia, ci narra in “Parsifal e l’Incantatore” edito da Archinto nel 2010. Ogni altro aggettivo, ogni altro termine sarebbe stato superfluo, inutile, eccessivo. Perché la storia, quella documentata, quella ricostruita dagli inchiostri e dalle grafie di corrispondenze e diari, sta tutta costì, tra quei due nomi, tra Ludwig e Wagner: tra, appunto, Parsifal e il suo Incantatore. Tra due personalità che potremmo definire, esagerando magari, borderline, al-di-sopra-delle-righe. Due uomini che esplosero di genialità, che finirono per asfissiare sé stessi per la grandezza delle loro prospettive, delle loro anime sempre assetate d’ignoto. In campi distinti, seguendo percorsi e tortuosità conoscitive e comportamentali diverse e stra-ordinarie (perché, appunto, al di fuori dell’ordinario), Ludwig e Wagner strinsero un rapporto convulso e complesso, in un reciproco tiranneggiare, dominare e subire; come in uno scontro combattuto su un fronte mobile, che di volta in volta vedeva l’uno nei panni della vittima e l’altro in quelli del carnefice.
Ludwig si entusiasmò all’ascolto di Wagner, e se ne volle nominare mecenate, protettore e finanziatore, in un ripristino di cortigianeria oramai lontana dalle mode del tempo e dal mondo stesso ma, nel caso del compositore tedesco, necessaria per farlo ardere di musica e farlo, soltanto su quella, concentrare. Wagner colse l’occasione, la indovinò in tutto il suo potenziale e non volle mai rinunciarvi, consapevole della volubilità della propria vocazione e ben più allettato dall’idea di aver un patrocinatore che, al pari suo, si infiammasse d’amore per l’arte fine a sé stessa – quella, ovvero, che già a quei tempi cominciava a far i conti con investimenti, entrate e ricavi.
Un teatro intero Ludwig innalzò al genio del musicista, quasi una sorta di tempio pagano. Tra incomprensioni e impulsi di feroce ammirazione, mentre ognuno parve cadere sotto l’assedio delle confuse vite private (per entrambi si trattò, forse, d’un puro orgoglio distorto il non voler arrendersi all’evidenza del loro essere), Ludwig alimentò il mito di sé stesso (nella sua furia architettonica da fiaba) e, tramite Wagner, il mito della sua opera. Wagner ne apprezzò l’intento, ne saturò sé stesso, si esagerò dispensatore ultimo di ogni saggezza. E approfittò della situazione, come soltanto i grandi geni sanno fare, perché consapevoli che le occasioni propizie sono poche; e che bisogna cogliere la messe seminata, anche se senza apparente né diretto merito.
Nicola Montenz conosce: merito pregevole. Conosce e sa farlo conoscere. Ha la sorprendente abilità di trasformare la storia – filologicamente ricercata e stanata nei documenti vivi e pulsanti – in una narrazione ammaliante e persino necessaria. Sa trasformare due figure polverose in persone (e non personaggi) corporee e palpitanti, assecondando un fluire narrativo sorprendente che riesce dissetante.

“Algeria: le città, le oasi e il grande Sud”: un paese da scoprire e amare

 

Alessia Sità
ROMA – Se desiderate scoprire le bellezze e i segreti di un paese immenso e ricco di luoghi straordinari, leggete “Algeria: le città, le oasi e il grande Sud” di Vittorio Franchini edito da Polaris.
Cos’è veramente, questa Algeria?
Un paese immenso che confina a ovest con il Marocco e la Mauritania, a sud con il Mali e il Niger, è a est con la Tunisia e la Libia, un paese per lo più desertificato e che, nonostante ciò, propone al visitatore una serie inesauribile di situazioni diverse, dalle spiagge del Mediterraneo ai monti che fanno da baluardo fra il mare e il Sahara, (monti dei Traras, massiccio del Dahara, monti della Cabila de Collo, il massiccio dell’Edough, per citarne alcuni), alle grandi dune e alle loro straordinarie suggestioni, ai picchi crudeli dell’Hoggar e dei Tassili che proiettano il visitatore in un mondo da fantascienza. E sulla costa, sulle montagne, nelle oasi un popolo decisamente ospitale, travagliato da troppe lotte intestine.
Nel passato le colonizzazioni della gente del Mediterraneo, i fenici, i romani, poi gli arabi; il lungo, crudele, protettorato francese sfociato nella grande insurrezione popolare che ha restituito l’indipendenza al paese.
Ora un periodo politicamente tribolato, ma che non ha impedito al turismo di riprendere, seppur lentamente, a scoprire i tesori dell’Algeria, le sue coste, le sue città, quel misterioso mare di sabbia e di roccia che è il Sahara che nel suo cuore contiene quegli straordinari documenti del passato noti come i graffiti rupestri, testimonianza di una antichissima civiltà, fino a pochi decenni or sono addirittura impensabile, ed oggi degna di tutte le attenzioni e di studi capaci di rivelarci altri particolari sui popoli che li hanno creati. E su tutto domina la natura con la poesia di certi tramonti, il lirismo incantato di certe albe, la suggestione del deserto con l’eterno canto dei suoi granelli che rotolano sul mondo creando e disfacendo paesaggi. Una guida completa ricca di cartine, di immagini a colori e in bianco e nero. Molti disegni e descrizioni particolareggiate dele oasi, ma soprattutto delle zone preistoriche del sud.

 

“L’Onda”, l’incontro della bambina con il mare

Chronicalibri_onda_corraini_libri_bambiniROMA – Quando le sue onde giocano e poi si ritirano, il mare lascia sulla spiaggia le conchiglie che portava con sé: una sorpresa inattesa! “L’Onda”, il libro di Suzy Lee pubblicato da Corraini, è la storia dell’incontro di una bambina con il mondo del mare: prima osservato curiosamente dall’esterno, poi sfiorato timidamente e infine “giocato” fra spruzzi e scherzi, con la compagnia di un buffo gruppo di gabbiani. Fino a quando i loro mondi si incontrano con un’onda che colora tutto di azzurro, e si possono raccogliere le conchiglie come il regalo di un nuovo amico.
Le illustrazioni di questo libro sono state realizzate con carboncino e colori acrilici, e rielaborate digitalmente.

Nave di Libri 2012, la crociera letteraria per la festa di San Giorgio

ROMA – Per il terzo anno consecutivo, torna “Una nave di libri per Barcellona”, la minicrociera letteraria che, dal 21 al 24 aprile, trasformerà l’ammiraglia Cruise Roma in una sorta di carro di Tespi galleggiante, con presentazioni di libri, reading, film, musica, teatro ed eventi in cui il cibo e il buon bere si sposa con la cultura. L’iniziativa è organizzata dal mensile  “Leggere:tutti” in collaborazione con Grimaldi Lines.  La Cruise Roma  partirà da Civitavecchia  nella serata del 21 aprile dopo aver imbarcato nella mattinata a Porto Torres numerosi passeggeri provenienti dalla Sardegna, regione che con la Catalogna ha da sempre mantenuto  collegamenti culturali e di lingua (nella citta di Alghero e in numerosi comuni della provincia di Sassari è diffuso ancora il catalano)
“La nave di libri per Barcellona” coincide con la festa  di San Giorgio, i libri e le rose che si tiene il 23 aprile giornata mondiale del libro: la tradizione vuole che a Barcellona e in tutta la Catalogna in questa occasione, gli uomini regalino una rosa alle donne e ne siano contraccambiati con un libro. Così la  città si riempie di rose e di libri con reading degli scrittori e recital di poeti tra ramblas, piazze e giardini.
Per questa edizione, la nave Cruise Roma ospiterà a bordo  scrittori come Carlo Lucarelli, Maurizio De Giovanni, Massimo Carlotto e il vincitore del Campiello 2011 Andrea Molesini, Franco Matteucci, Ennio Cavalli, Roberto Riccardi, Andrea Prato(saranno una quindicina gli scrittori presenti) e lo spagnolo Pedro Casals. Tra gli appuntamenti in programma si ricorderà Enrico Mattei nel cinquantenario della morte con il libro Il prezzo del coraggio di Rosario D’Agata e una mostra in collaborazione con Eni. Sulla Nave sarà allestita anche la più grande libreria navigante in cui  saranno presenti per tutto il viaggio i librai del gruppo Arion che collabora all’iniziativa.
Durante il viaggio anche il cibo e il buon vino avranno ampio spazio con incontri specifici di approfondimento sulla storia e contaminazioni tra la cucina italiana e spagnola, coordinati da Bruno Gambacorta del Tg2, autore del libro Eat Parade con la partecipazione di Camillo De Berardinis presidente di ANCD CONAD. Inoltre, degustazioni di vini italiani e spagnoli guidate dal sommelier e volto televisivo Alessandro Scorsone, accompagneranno proposte  gastronomiche di chef famosi come  Gennarino  Esposito e Cristiano Andreini, in un evento organizzato in collaborazione con la De Cecco che presenterà il libro Pasta d’Autore. Il programma prevede anche proiezione di film in collaborazione con l’Isola del cinema con la partecipazione di registi come Pippo Mezzapesa con il film Il Paese delle spose infelici e Ivan Cotroneo con La kryptonite nella borsa. Spazio anche al sociale con l’anteprima del film La Ballata dei precari e un omaggio al grande scrittore argentino con Un Amor de Borges con Inés Sastre praticamente mai proiettato in Italia. Grazie alla collaborazione con l’AGIS Lazio anche il Teatro sarà presente tra le varie attività proposte durante la navigazione: i passeggeri potranno assistere allo spettacolo diretto ed interpretato da Antonello Avallone Novecento – La leggenda del pianista sull’Oceano, tratto dal libro di Baricco.

Si arriverà a Barcellona nel pomeriggio del 22 Aprile e dopo aver assaporato un primo contatto con la città passeggiando lungo le ramblas, ritornando in tarda serata si avrà la sorpresa di vedere trasformato il ponte della nave, illuminato a festa, in un grande palcoscenico, dove si esibirà in un concerto Teresa De Sio.Passaggio obbligato per tutti compresa la comunità italiana di 50.000 residenti ai due grandi stand tricolori che leggere tutti allestirà sulla Rambla grazie alla collaborazione dell’Istituto Italiano di cultura e dell’associazione dei  librai della Catalogna. Tutti i passeggeri  potranno poi immortalare la festa dei libri e delle rose scattando foto che ritraggano i festeggiamenti organizzati per Sant Jordi e l’atmosfera gioiosa e animata. Tutte le immagini parteciperanno al Concorso Fotografico “Scatta una foto a Barcellona”, con premiazione finale a bordo della nave prima dell’arrivo a Civitavecchia ai vincitori andranno in premio macchine fotografiche digitali, mentre le immagini selezionate verranno pubblicate sul numero di maggio di “Leggere: tutti”.

Wilwoosh: quando Youtube sbarca in libreria

Marianna Abbate

ROMA – Youtube pullula di divi di piccole e medie dimensioni. Ci sono personaggi divenuti famosi per i tutorial su qualsiasi cosa, persone che insegnano a truccarsi, a vestirsi, che danno consigli sulla vita sociale, sul benessere e sull’alimentazione.. E poi ci sono i divi. In Italia sono due, in particolare, quelli più famosi: Clio Makeup e Wilwoosh. Entrambi sono approdati in libreria, e hanno scalato spavaldamente ogni classifica di vendita.

Qual’è il segreto del loro successo? Sicuramente avere un bell’aspetto aiuta. Ma Wilwoosh, al secolo Guglielmo Scilla, non è solo un bel ragazzo da copertina. E’ autoironico, simpatico allegro e semplice. E con tutte queste qualità da bravo ragazzo, riesce anche a non essere noioso. Anzi, i suoi video sono veramente divertenti ed anche un po’ folli. Se non ci credete, potete visitare tranquillamente il suo Canale Youtube.

Il suo primo libro è edito da Kowalski, e si intitola 10 regole per fare innamorare. Un titolo che è anche un omaggio a quei tutorial sconclusionati che lo hanno reso famoso. Perchè l’amore, è un po’ come la Cocacola, la cui formula rimane un segreto. E qui il nostro temeraio Wilwoosh, si lancia nel tutorial estremo: quello dell’innamoramento.

Non so se seguendo le sue 10 regole riuscirete mai a far innamorare qualcuno, ma sicuramente leggendo il libro vi farete qualche sana risata.

E dopo aver letrto il suo libro, seguite un tutorial di Clio e andate tranquille al vostro appuntamento. Youtube non vi permetterà di fallire.

VerbErrando, cronaca delle parole. Milano è…


MILANO
– Milano è la città che meglio di qualunque altra ti restituisce te stesso. Vive auto-fagocitandosi e per sopravvivere devi imparare a prenderti cura di te altrimenti ti perderai. E’ come l’amico tormentato che ognuno di noi ha avuto almeno una volta nella vita, da interpretare, attendere, conquistare, giorno dopo giorno. Le vite a Milano non si intrecciano, camminano in parallelo, condividendo spazi in silenzio, con mestizia che a tratti diventa tristezza.
A Milano ridono i ragazzi, quelli che incontri per strada, all’uscita delle scuole o quelli che trovi sul metrò, con i loro i-phone alla mano mentre si raccontano storie di poco conto, ma che so perfettamente (anch’io un tempo ebbi quell’età) essere per loro tutto… tutto il loro mondo.
Quando è primavera Milano è la città migliore, lo dicono i milanesi, quindi ci credo. Non fatico io stessa a rintracciarvi il fascino spregiudicato della metropoli frenetica che si prende del tempo per guardarsi attorno, per sorseggiare una cedrata. Dal metrò scendo a Moscova, voglio arrivare in centro passeggiando per qualche isolato. Appena esco, ad accogliermi, c’è la libreria Utopia. Due piani che si estendono verso il basso, il fondo, il retro… due piani di libri accatastati con dovizia… la tipica libreria che ti rimanda al passato, a quei negozi dove lo spazio era sempre poco rispetto ai libri che si ospitavano. Ci sono gli odori delle carte, gli odori che trovi nelle tipografie o nelle biblioteche. Non riesco mai a uscire da una libreria senza portare via dei pezzi di poesia… Utopia è perfetta per lasciarmi Esenin e la sua Russia:

 

“Non insultatemi. Ecco la mia tragedia!/ Io non sono un mercante di parole/ E non ho colpa se la mia testa è sconvolta,/un tempo sembrava d’oro./ Dite che non amo il mio villaggio né la mia terra:/Ma allora, come avrei potuto vegliare su di loro?/Sto per lasciare tutto ciò che possiedo. Con la barba selvaggia,/Me ne andrò vagabondo: così vuole la Russia./Dimenticherò i miei poemi, i miei libri:/ M’attaccherò al collo una cornamusa/ Se è vero che proprio ai nomadi il vento suggerisce/ Nella vasta pianura le canzoni più belle/…”

Esco con il mio amico nella borsa e riparto alla ricerca del centro. Non conosco bene la strada, ma ho le sue parole con me e scelgo a sensazione la direzione che più mi richiama per appartenenza. E’ così che  mi perdo per Corso Garibaldi. Quando mi perdo succedono sempre cose meravigliose. Sarà che quando ci si perde l’attenzione si affina per ritrovare la strada giusta e allora tutto è visibile, niente sfugge, nemmeno il più piccolo particolare.
Per la strada c’è aria di paese… due anziani signori seduti su una panchina che si scambiano suggerimenti su come navigare in internet dall’i-phone (è ormai chiaro che sono rimasta l’unica a non possederne uno), nonni con nipoti in bicicletta, signore al bar che bevono il caffè e parlano dei figli e delle loro vite impegnate. C’è un fioraio che vende mazzetti di lavanda avvolti in coni di carta… solo che accanto ha segnato un prezzo che restituisce immantinente a quel luogo la sua vera identità: una strada centrale di Milano.
Con la delusione di chi scopre un inganno, proseguo fin quando i miei occhi non inciampano in un’insegna che oscilla avanti e indietro… dal vento…
“Libreria del mondo offeso”
… suona come una canzone bella.
Una freccia sotto il nome mi invita a seguire la strada. So di allontanarmi sempre più dalla meta e di rischiare di perdermi oltre misura, ma non è forse la curiosità di scoprire l’ignoto che ci trascina verso le catarsi? Seguo la prima freccia, la seconda e la terza… le cose migliori sono nascoste alla vista… richiamano alla ricerca, alimentano il desiderio, richiedono determinazione e il tempo… le scoperte richiedono tempo…

 

“Se per Itaca ti metti in viaggio / augurati che il cammino sia lungo / pieno di avventure, colmo di esperienze. / Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi / O l’irato Posidone: / non avrai questo genere di incontri sulla tua strada / se il tuo pensiero resta altro e squisita / è l’emozione che t’invade il cuore e il corpo. / Non incontrerai i Lestrigoni e i Ciclopi / né il grifagno Posidone / se non li porti dentro di te, / se la tua anima non te li mette davanti.”
Entro nella corte, poi nel palazzo di sinistra… seguo diligentemente tutte le indicazioni e, al piano terra, ecco la porta… Varcare quella soglia si rivelò il passo migliore che avrei fatto quel giorno. Se il primo libro che vedi è un gigantesco tomo di finissima fattura di Carmelo Bene vuol dire che sei in un posto speciale… non intravedere nessun libro di Faletti ti rassicura sulla sensazione iniziale, scoprire che la proprietaria è Laura ti conferma di trovarti nel luogo giusto.
Laura è una donna bionda, minuta, con capelli arruffati tenuti insieme da un fermaglio o un elastico, comunque legati dietro la nuca. Ha gli occhiali e il sorriso imbarazzato della debuttante quando ti confida a voce bassa che la libreria è aperta da soli tre anni e mezzo… strano perché sembra esserci da sempre.Laura parla a voce bassa e quando lo fa sorride sempre. Si commuove quando le dici che dentro quella stanza si consuma un mondo fantastico perché lei, come tutti i librai indipendenti, lotta continuamente per rimanere in piedi. Alla domanda “Organizzate presentazioni letterarie?” risponde che organizza tutto ciò che abbia un peso e, quando dice ‘peso’, Laura scandisce tutte e quattro le lettere fino a farla diventare una parola mooolto luuunga, molto pesante, appunto. Mi mostra “Tristano muore” di Tabucchi e poi il logo sul loro volantino “Vedi?” indicando le due immagini “… lo abbiamo preso da lui”, poi bacia il libro con devozione e lo riposa sul tavolo.
Parliamo dei luoghi non luoghi, di quanto le socialità ormai si svolgano solo sugli schermi di un pc o su quelli di un cellulare, mentre luoghi veri come il suo sono pieni di sedie e sgabelli vuoti. “Riempiamola di persone questa libreria!” le dico con fermezza, lei, come la protagonista di un libro di Jane Austen, con compostezza si commuove e risponde “lo amerei tanto”. Le chiedo come mai ha aperto una libreria e mi risponde che nella vita ha sempre e solo desiderato prendersi cura delle persone e poi aggiunge “avrei voluto aprirla a Roma…” riconoscendo dal suono delle mie vocali un’origine capitolina “… ma poi ho pensato che Milano ne avesse più bisogno”.
Vado via con la promessa di tornare, Laura si è impegnata a trovare per me un libro di Kavafis, una raccolta di poesie che cerco da anni… esaudire un desiderio mi pare un modo perfetto per prendersi cura di una persona.

 

La passeggiata porta verso il Duomo e poi verso via Torino. In tutt’altra libreria e in tutt’altro ambiente, in una Fnac qualunque, c’è Roberto Andò che presenta il suo romanzo “Il trono vuoto”. Una schiera di moschettieri di eccezione lo accompagnano: il giornalista Aldo Cazzullo che, dopo il suo intervento lascia la sala causa febbre, Moni Ovadia e, il D’Artagnan del caso, Umberto Eco… mi domando che libro mai potrà essere per smuovere Lui in persona, poi Andò dice “…quando ho telefonato al mio amico Umberto per invitarlo a presentare il libro…” e smetto domandarmi cose… essere amici di Eco comporta indubbiamente dei privilegi.
Parlerei volentieri della trama del libro, ma troverete facilmente valide recensioni su tutti i più importanti siti di settore, con interventi di relatori prestigiosi come Walter Veltroni e Matteo Renzi. La presentazione, in sé sarebbe stata interessante se non si fosse respirato quell’odore di naftalina che caste intellettuali del genere diffondono, con le prime due file di sedie rigorosamente riservate ai “vip”, a donne con collane di perle al collo e a uomini in giacca e cravatta con sorrisi paretici sul volto. E allora avverto cose (lo so, retoriche) …lo stacco tra questa libreria piena di gente e la libreria del mondo offeso, piena di  vuoto… Eco ad appannaggio di alcuni, dei soliti e non lì, a raccogliere persone, a parlare di altro, di altri… di gente nuova, del futuro… mi domando cosa ci faccia io qui. Poi mi ricordo che c’è Umberto davanti a me e che lui è il mio santone, del quale sarei disposta a stampare immaginette sacre da distribuire in strada. Così resto fino alla fine, godo della sua ironia colta e raffinata e poi, appagata e satolla di sofisticazioni, me ne torno verso la mia casa di Milano.

 

Seduta in metrò, penso… alla strada percorsa oggi, al mio viaggio, al lungo cammino… penso al vento, alle canzoni belle, a Esenin e Kavafis… penso a quanto sia lontana la Grecia… a quanto lo sia la Russia… a quanto queste due terre mi appartengano… a quanto io non appartenga a niente. Perché da anni ho deciso di essere una nomade e di cantarmi canzoni belle che mi indichino la via.Perché da anni ho deciso di prendere un vaso, riempirlo di terra e delle mie radici e di portarlo sempre con me. Perché da anni ho capito che la casa non è un luogo ma  qualunque posto parli di me.
Libreria Utopia – piazza Moscova – Milano
Sergej AAleksandrovic Esenin – “Russia e altre poesie” (ed. Baldini Castoldi Dalai)
Kostandìnos Kavafis – Itaca da “Tra queste stanze buie-poesie morali” (ed. Passigli)
Libreria del mondo offeso – Corso Garibaldi, 50 (cortile interno) – Milano
Roberto Andò – “Il trono vuoto” (ed. Bompiani)

 

Veruska Armonioso per ChrL.