“La Trilogia del limite”; e se le illustrazioni invadessero nuove pagine?

chronicalibri recensione trilogia del limiteGiulia Siena
ROMA
“Esiste una regola non scritta nell’editoria, che afferma che l’autore di libri illustrati dovrebbe evitare di disegnare al centro della doppia pagina per non ostacolare la lettura. Cosa succede quando questa regola viene ignorata?” Parliamo spesso di libri illustrati, libri per tutte le età che fanno delle immagini il proprio virtuosismo. Parliamo spesso di come le illustrazioni accompagnino le parole e rendano unica ogni storia. Ma se qualcosa cambiasse? Se le immagini si spostassero e invadessero angoli diversi dello stesso foglio bianco? Corraini Edizioni ha pubblicato da qualche settimana “La Trilogia del limite” di Suzy Lee che, dopo “L’onda”, “Ombra” e “Mirror”raccoglie in questo volume delle tesi secondo le quali il libro stesso diventa parte dell’esperienza di lettura. Tutto nasce quando l’autrice riceve una mail nella quale il mittente dichiarava di essere confuso a proposito dell’illustrazione in “L’Onda”, dove una parte della bambina protagonista e del gabbiano che vola sopra di lei, sembrano mancare; sarà stato un errore di impaginazione? No, in questo caso l’artista ha deciso di valicare i limiti fisici che un libro può porre, volgendo così lo sguardo del lettore verso una nuova prospettiva.

Simmetrie, specularità, contaminazioni e creatività vengono cercate, spiegate e valorizzate in un libro che è guida e approfondimento del disegno. Con “La Trilogia del limite” Suzy Lee svela i segreti di composizione e creazione dei suoi tre libri ridefinendo i limiti del foglio bianco. Dopo “La Trilogia del limite” gli albi illustrati diventano ai nostri occhi dei libri dinamici, delle storie che si muovono seguendo la prospettiva di chi li crea e di chi li legge.

“Trovo interessante che la motivazione per creare un libro possa venire dalle esigenze tecniche della sua forma e non soltanto dai soggetti letterari frutto degli sforzi consapevoli dell’autore.” S. Lee

“Il campione innamorato” nella giornata contro l’omofobia

Giulia Siena
ROMA
– “Il campione innamorato. Giochi proibiti dello sport”, scritto da Alessandro Cecchi Paone e Flavio Pagano è arrivato nelle librerie per Giunti a fine aprile e già ha creato scalpore. I media ne hanno parlato e ne parlano non solo perché la prefazione è di Cesare Prandelli – ct della Nazionale e autore di epocali dichiarazioni sui gay nel calcio – ma anche per le innumerevoli storie di amore e sport che il volume racconta. “Il campione innamorato” è un libro che ripercorre lo sport come la storia parallela di passione e agonismo, una realtà che – dai tempi dei Greci – sembra che non possa più accogliere in sè, armoniosamente, pulsioni fisiche e foga sportiva. Ma lo sport è disciplina, educazione, amore, costanza e tolleranza. Lo sport non è vincere a tutti i costi e, in una società che non conosce cultura sportiva, l’agonismo viene sviscerato della sua componente pedagogica e passionale. Oggi, giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, per iniziativa del ministro Francesco Profumo, un capitolo de “Il campione innamorato” approda nelle scuole italiane. Nelle scuole italiane perché i giovani hanno tanta voglia di sapere e di esplorare, e perché l’omofobia è una delle tematiche del bullismo e perché, grazie anche alla storia di Thomas Gareth, il primo giocatore di rugby ad annunciare la propria omosessualità, lo sport diventi una storia di amore e tolleranza. Oggi ne parliamo con Flavio Pagano (nella foto in basso).

Perché “Il campione innamorato”?
Perché è inquietante pensare che in Iran pochi giorni fa sono stati impiccati quattro ragazzi omosessuali e che due anni fa Eudy Simelan, capitano della squadra di calcio femminile del Sudafrica è stata uccisa poiché lesbica. Sono storie scomode, perché molti amano far finta di non capire e di non sapere, per timore di doversi complicare la visione della vita. Questo libro ci racconta che la storia è fatta di persone, persone che hanno avuto una vita quotidiana identica alla quotidianità di oggi; persone che hanno vissuto i problemi che molti altri vivono oggi, e che hanno saputo trovare il coraggio per affrontarli. La vita consiste nella possibilità di fare delle scelte. È quando cominciamo a scegliere, che veniamo veramente al mondo. Senza questo, finché c’è qualcun altro che pretende di scegliere per noi, non può esistere libertà.

Lo sport che ruolo ha avuto nella storia dell’omofobia?
Lo sport è un momento decisivo di una società, della sua cultura e del suo modo di essere. “Il campione innamorato” è un libro nel quale l’amore e l’agonismo sono stati narrati cercando di far vivere la polifonia dell’intreccio di storie come in un romanzo. Da eterosessuale dico che il calcio è lo sport della sessuofobia. Tutti gli sport hanno una componente compulsiva, primitiva, fallica, ma nel calcio, e già nella formazione sportiva dei ragazzini, domina il maschilismo. Quel maschilismo che diventa omofobia, razzismo, voglia di vincere a tutti i costi fottendosene delle regole, e che inquieta.

Dalla dichiarazione-scandalo di Prandelli sono passate poche settimane, ma in quanto tempo è nato il vostro libro?
Il nostro è stato un lungo lavoro di documentazione; infatti, nel libro, vengono riportati innumerevoli episodi di sport e di vita privata dei più grandi campioni di ogni disciplina. C’è la storia di Dora-Heinrich Ratjen, di Martina Navratilova e la storia di Re Umberto II di Savoia. Forse non si potrà ammettere che un calciatore è omosessuale, ma un celebre sovrano lo era. Umberto II di Savoia era un accanito corteggiatore del calciatore Primo Carnera. Il simbolo della virilità durante il fascismo, Carnera, ebbe un flirt a bordo piscina di casa Savoia con il re. Del resto molti parlano dell’omosessualità di un personaggio leggendario del calcio mondiale, che oggi ricopre un ruolo diregenziale, ma simili storie vengono sistematicamente criptate e nascoste dalla “cupola” del potere sportivo.

Allora perché tutto questo silenzio intorno alle dichiarazioni di Prandelli?
Ci aspettava almeno qualche presa di posizione da parte delle istituzioni sportive e non. Invece c’è un polverone, eppure pochi, se non nessuno, hanno parlato.Purtroppo duemila anni di storia non hanno portato a nulla. E’ stato imbarazzante assistere al silenzio di tutti; neanche le istituzioni hanno voluto schierarsi. Io ho invitato il sindaco della mia città, Luigi De Magistris, a prendere parte alla discussione perché sarebbe stato bello che da Napoli, città vittima di razzismo, si partisse con un dibattito o con una presa di posizione. Ma al polverone che si è alzato a livello mediatico, sul web e sui giornali, nessuno – non ancora – ha osato replicare. Quella contro il razzismo è una battaglia. non è un discorso da bar sport, come vorrebbero farci credere personaggi come Moggi. Il calcio, lo sappiamo tutti, ha ben altro da fare che reprimere il diritto della gente di vivere e amare: dovrebbe pensare a ricostruirsi una credibilità, e una moralità. Il nostro libro ha un obiettivo ambizioso: fermare per un attimo il mondo sfrenato del pallone, e invitarlo a pensare. Un momento, un minuto di silenzio, come si dice in gergo sportivo, come è avvenuto quando è tragicamente morto in campo Morosini. Fermarci tutti a pensare davanti al mistero dell’amore, così come ci siamo fermati davanti a quello della morte.

Flavio Pagano e Alessandro Cecchi Paone sono al loro secondo libro insieme; progetti futuri?
Dopo “La rivolta degli zingari” e “Il campione innamorato” vorremmo continuare a esplorare i grandi filoni della Storia alla ricerca di dettagli sfuggiti all’attenzione generale, di angolazioni nuove. Alessandro ha la passione dell’archeologia, io quella della letteratura. Staremo a vedere.

 

“Superdonne. Attente a non scoppiare!”: come imparare ad evitare una crisi di nervi

Alessia Sità

ROMA – Se sentite di essere sempre più vittima dei ritmi serrati che la vostra esistenza di donna, madre, moglie e professionista vi impone ormai da tempo e se siete quasi sull’orlo di una crisi di nervi… state calme!!!! Respirate, inspirate…e correte subito in libreria a comprare l’ultimo lavoro di Sherri Bourg Carter: “Superdonne. Attente a non scoppiare!” edito da Edizioni Ghena. Troverete tanti ottimi consigli ed eccellenti soluzioni per evitare di dare sfogo al vostro nervosismo da stress quotidiano, imparando a ripristinare facilmente anche il vostro equilibrio.
«Non gestisco un intero dipartimento legale: è lui che gestisce me».
Dopo vari colloqui con numerose donne di successo la psicologa statunitense Sherrie Bourg Carter riprende un tema caro al dibattito degli anni Settanta, incentrato sull’assurda pretesa di una società che richiede alle donne di essere contemporaneamente impeccabili sia nella cura domestica che nell’attività lavorativa. Nel libro vengono evidenziate le responsabilità provenienti dalla sopravvivenza di stereotipi di genere come fattori che determinano sofferenza psicologica e, nello specifico, stress. La tendenza ad essere perfette in ogni campo, a lungo termine, porta le donne allo sfinimento. Per questo motivo l’autrice indica diverse vie d’uscita: pratiche e concrete azioni che possano rimettere in pista e far superare lo stress alle personalità eccezionali che si nascondono in ogni “Superdonna”.


Vi bastano “101 motivi”?

Newton Compton ChronicaLibriROMA – La collana Centouno della Newton Compton Editori continua a riservare sorprese. E’ di qualche settimana la pubblicazione di “101 motivi per cui le donne sono più intelligenti degli uomini ma non sono al potere” di Federica Morrone.
«Le donne costituiscono la metà migliore dell’umanità», questo diceva il Mahatma Gandhi e, a ben vedere, come si può dargli torto?
Le donne possiedono un mix di impegno, competenza, capacità, resistenza, indipendenza, che le rende “superiori” agli uomini. Comprendono, grazie al loro intuito, ciò a cui gli uomini arrivano solo con il ragionamento. Sono capaci di prendere decisioni complesse in tempi brevi, di uscire dagli schemi per trovare soluzioni fantasiose ma sempre efficaci. E allora, perché stentano a ottenere ruoli di potere? Perché continuano a occupare posizioni marginali nella società? La loro mancata affermazione è dovuta a una lunga serie di discriminazioni e pregiudizi, ma non solo. A volte sono le donne stesse a rinunciare, a voler rimanere nell’ombra, quasi fossero oppresse da un atavico complesso d’inferiorità. Ripercorrendo i molteplici aspetti, spesso anche contraddittori, dell’universo femminile, Federica Morrone evidenzia i motivi che impediscono alle donne di raggiungere traguardi lavorativi molto ambiti, ma ci racconta, al tempo stesso, le esperienze di tutte quelle che, nonostante tutto, ce l’hanno fatta: donne come Anna Politkovskaja, Aung San Suu Kyi, Angela Merkel, Serena Dandini, Daria Bignardi, e molte altre.
• L’intuito femminile? Dono genetico• Femmine un giorno e poi madri per sempre• La rivoluzione delle donne normali• L’emisfero destro della donna• Il dono esclusivo della femminilità• La natura crudele della donna• L’involuzione conformista• Una superiorità pericolosa• Il potere di Arianna• Donne, allenatevi!• Dietro c’è sempre una grande donna• Il seme della non violenza• Quell’irresistibile ambiguità• L’archetipo del guerriero

“La terza crisi”, come sconfiggere la crisi e difendere il futuro di imprese e famiglie

Silvia Notarangelo
ROMA – La parola crisi, in relazione al contesto economico, ha letteralmente invaso tutti i mezzi di comunicazione diventando sintesi di molteplici e inevitabili riflessioni. “La terza crisi” affrontata dal manager Danilo Bonato per Edizioni Ambiente, sembra, invece passare sotto silenzio pur essendo più devastante. Spesso minimizzata, la crisi ecologica presenta, infatti, una drammaticità che rischia di compromettere seriamente il futuro del pianeta.

Se i principali modelli di sviluppo economico, liberismo e statalismo, hanno evidenziato nel tempo le loro criticità, percorrere la strada di una decrescita o affidarsi al solo progresso scientifico potrebbe rivelarsi utopistico e pericoloso. Ecco perché la via d’uscita proposta da Bonato si chiama “progetto di rinascita del paese”. Un progetto che deve porsi, da subito, un obiettivo ambizioso: la ricerca di un equilibrio ecologico da perseguire imponendo dei limiti alle risorse prelevate e rendendo tale prelievo il più possibile rispettoso e compatibile con i cambiamenti che determinerà. Non solo. La rinascita di un Paese passa anche attraverso alcuni strumenti di regolazione esterna che un governo può mettere in atto. Rientrano in questa categoria finanziamenti e sgravi fiscali, contributi per quanti cercano di limitare l’impatto ambientale della propria produzione, ricerca e iniziative per ampliare le conoscenze e formare “capitale umano qualificato per costruire una crescita buona, quella qualitativa”. In quest’ottica, non può essere secondario l’apporto delle aziende e, in particolare, dei dirigenti d’azienda, di coloro che possono e devono farsi promotori di un reale cambiamento. In un piano di rilancio industriale non dovrà mancare un adeguato sviluppo del settore energetico ma anche una particolare attenzione nell’accesso e nell’utilizzo delle risorse naturali. Le possibilità e le metodologie ci sono, la biomimetica, l’analisi del ciclo di vita, un’accorata gestione dei rifiuti sono tutte strategie che già stanno fornendo ottimi risultati. Che cosa occorre ancora? Il coraggio di compiere “scelte virtuose”, magari impopolari ma sicuramente vincenti, come suggerisce Bonato.

“Algeria: le città, le oasi e il grande Sud”: un paese da scoprire e amare

 

Alessia Sità
ROMA – Se desiderate scoprire le bellezze e i segreti di un paese immenso e ricco di luoghi straordinari, leggete “Algeria: le città, le oasi e il grande Sud” di Vittorio Franchini edito da Polaris.
Cos’è veramente, questa Algeria?
Un paese immenso che confina a ovest con il Marocco e la Mauritania, a sud con il Mali e il Niger, è a est con la Tunisia e la Libia, un paese per lo più desertificato e che, nonostante ciò, propone al visitatore una serie inesauribile di situazioni diverse, dalle spiagge del Mediterraneo ai monti che fanno da baluardo fra il mare e il Sahara, (monti dei Traras, massiccio del Dahara, monti della Cabila de Collo, il massiccio dell’Edough, per citarne alcuni), alle grandi dune e alle loro straordinarie suggestioni, ai picchi crudeli dell’Hoggar e dei Tassili che proiettano il visitatore in un mondo da fantascienza. E sulla costa, sulle montagne, nelle oasi un popolo decisamente ospitale, travagliato da troppe lotte intestine.
Nel passato le colonizzazioni della gente del Mediterraneo, i fenici, i romani, poi gli arabi; il lungo, crudele, protettorato francese sfociato nella grande insurrezione popolare che ha restituito l’indipendenza al paese.
Ora un periodo politicamente tribolato, ma che non ha impedito al turismo di riprendere, seppur lentamente, a scoprire i tesori dell’Algeria, le sue coste, le sue città, quel misterioso mare di sabbia e di roccia che è il Sahara che nel suo cuore contiene quegli straordinari documenti del passato noti come i graffiti rupestri, testimonianza di una antichissima civiltà, fino a pochi decenni or sono addirittura impensabile, ed oggi degna di tutte le attenzioni e di studi capaci di rivelarci altri particolari sui popoli che li hanno creati. E su tutto domina la natura con la poesia di certi tramonti, il lirismo incantato di certe albe, la suggestione del deserto con l’eterno canto dei suoi granelli che rotolano sul mondo creando e disfacendo paesaggi. Una guida completa ricca di cartine, di immagini a colori e in bianco e nero. Molti disegni e descrizioni particolareggiate dele oasi, ma soprattutto delle zone preistoriche del sud.

 

“Prendila con filosofia!”

Stefano Billi
ROMA – Che cos’è la filosofia? Cosa vuol dire “amore per il sapere”?

Per la maggior parte delle persone la filosofia si manifesta come una materia di studi liceali, che per tre anni si è costretti ad imparare: nozioni, concetti, sforzi mentali – anche ardui – per una disciplina che i più fortunati (o sfortunati, a seconda della prospettiva del lettore!) dovranno approfondire solo per poco tempo della loro carriera scolastica. Dunque, uno sforzo limitato nel tempo, ecco il significato ultimo che taluni potrebbero dare alla filosofia, relegandola ad una sorta di “naya” del pensiero.

Fortunatamente, la filosofia non è affatto questo.

A testimoniarlo, tra gli innumerevoli testi che l’umanità ha conosciuto, c’è l’interessantissimo libello “Prendila con filosofia!”, edito da Il Melangolo, che racchiude al suo interno una serie di massime di pensiero di alcuni tra i più imponenti filosofi greci dell’antichità, tant’è che l’opera riporta – come autori – la dicitura “Socrate & C.”.

L’opera si suddivide in una settantina di tematiche di vita quotidiana – come l’amore, la morte, la virtù, l’odio, la libertà, il tempo – affrontate attraverso il contributo di quel manipolo di pensatori ellenici succitati, come se si chiedesse ad uno di essi la propria risposta in merito alle grandi questioni dell’esistenza.

Così, in poche righe, si conosceranno massime d’esperienza che aiutano a riflettere sul senso profondo delle cose e su come i problemi che ci affliggono spesso possano essere risolti facendo ricorso alla filosofia, che diviene dunque un modus vivendi da coltivare quotidianamente.

Tant’è che le origini della filosofia la tratteggiano, più che come una scienza o un lusso speculativo, piuttosto come una riflessione collegata fortemente alla realtà quotidiana, praticata per le strade, nelle piazze, a riprova della sua “utilità pratica”.

Il libro, perciò, lungi dal voler rappresentare un trattato filosofico o una dissertazione sui massimi sistemi, ha il pregio invece di manifestarsi come una serie di esercizi di pensiero sui temi importanti per la vita di ognuno. Praticando costantemente la filosofia e lasciandosi aiutare dall’imprescindibile contributo di quei filosofi che hanno determinato l’evoluzione culturale dell’umanità, il lettore può davvero plasmare la propria coscienza per arrivare così ad una vera salute dell’animo, indispensabile quanto la salute corporea.

Per dirla alla maniera dei curatori dell’opera, “prendila con filosofia significa dunque: sforzati di prenderti cura della tua vita attraverso gli esercizi filosofici“, col vigoroso incitamento proveniente dai quei maestri greci ad allenare la propria esistenza, per diventare concretamente libero!

Allora cosa aspetti?

“Prendila con filosofia!”

Scacco alla Torre


Silvia Notarangelo

ROMA – Era da tempo che Marco Malvaldi coltivava questo pensiero. Sfatare l’idea che a Pisa ci sia da ammirare soltanto la bellissima Torre e rendere giustizia di altri angoli della città che meriterebbero altrettanta considerazione. Nasce così “Scacco alla Torre” (Felici Editore), non una vera e propria guida, piuttosto una raccolta di descrizioni, impressioni e aneddoti, redatta da un pisano doc.
Si parte dai lungarni, in assoluto il “luogo più caotico della città”, dove è consigliabile non avventurarsi se si ha voglia di una tranquilla passeggiata in bicicletta. Complici il traffico e alcune inspiegabili scelte di viabilità, i lungarni sono infatti off limits per i ciclisti e rischiosi, probabilmente, anche per i pedoni. Meglio, allora, attendere giugno e posizionarsi sul più sicuro Ponte di Mezzo per assistere alla rievocazione di un gioco medievale o lasciarsi trasportare dall’adrenalina del Palio di San Ranieri.
Qualora il vostro obiettivo non sia esclusivamente la famigerata Torre, ecco che cosa potreste visitare senza correre il rischio di restare delusi: la Chiesa della Spina, uno degli esempi di architettura gotica più belli d’Europa, l’Orto Botanico voluto nel 1543 da Cosimo de’Medici, Piazza dei Cavalieri dove ha sede Palazzo della Carovana, “il palazzo più elaborato della città”. Dopo tanto girovagare vi è venuta fame? Nessun problema, Pisa è città universitaria e questo si traduce in un’altissima concentrazione di locali, bar e ristoranti adatti a tutte le tasche.
Se poi non sapete proprio resistere al fascino di Piazza dei Miracoli, tenete a mente almeno un paio di cose. Primo, dotarsi di una guida. Secondo, non disdegnare una visita notturna. Perché se è vero che di giorno sono i turisti ad imperversare, con il naso all’insù o catturati dalle immancabili bancarelle, di notte la piazza torna ad essere dei pisani. E nessuno meglio di loro vi saprà raccontare tutto quello che i comuni manuali non dicono. Solo un pisano vi potrà indicare dove sono le dita del diavolo, dove spunta tra gli altorilievi la testa brillante di una lucertola o dove si nasconde, nella cornice dei Santi, qualche incredibile intruso.

Dylan Dog, tra esistenza, orrore e filosofia

Stefano Billi
ROMA – Se un buon libro si riconosce dalla copertina, allora “Dylan Dog. Esistenza, orrore e filosofiadi Roberto Manzocco (per Mimesis Edizioni) denota subito un appeal accattivante.

Ma oltre ai risvolti grafici, è il contenuto del testo che vanta un merito particolare. Infatti, “Dylan Dog. Esistenza, orrore e filosofia” si propone come una riscoperta filosofica di una tra le serie di vertice della Bonelli Editore, Dylan Dog per l’appunto. Perché le tavole del celeberrimo “indagatore dell’incubo” non si colorano solo di avventura, mistero, passione, umorismo, quotidianità, orrore. Tra le linee di china nera prendono vita orizzonti di pensiero e riflessioni esistenziali che rendono quel centinaio di pagine dell’albo mensile dylandoghiano un appuntamento imperdibile.

Allora, l’opera di Roberto Manzocco è un appiglio validissimo nel rileggere sotto una chiave filosofica i preziosi spunti disseminati da Tiziano Sclavi e colleghi nelle sceneggiature di Dylan Dog.

L’autore, come un moderno Virgilio dantesco, accompagna il lettore tra i significati più reconditi e le sfumature più sottili delle “zone del crepuscolo” ed altri luoghi noti al mondo dylandoghiano, svelando poi le contingenze, le affinità e i numerosi punti di contatto tra il buon vecchio detective dell’incubo e filosofi immensi (Heiddeger e Sartre, solo per citarne alcuni).

Non solo, poiché le avventure dell’inquilino di Craven Road 47 non rimangono un mero punto d’arrivo, ma piuttosto un punto di partenza per considerazioni ulteriori, che rendono il libro di Manzocco un ottimo saggio sul pensiero contemporaneo in merito a tematiche quali ad esempio l’amore, la morte, la verità, il destino.

Complice alla piacevolezza del testo è poi un tratto stilistico semplice e colloquiale, che rende ogni pagina scorrevole e di facile comprensione, caratteristica rara da scovare nei saggi che trattano di filosofia.

Comunque “Dylan Dog. Esistenza, orrore e filosofia” è un libro per tutti i palati, non soltanto per gli appassionati del fumetto bonelliano: anzi, proprio questo libro può essere l’occasione per esplorare una serie fumettistica italiana di notevole pregio come Dylan Dog, sulle scene ormai dal lontano ottantasette ma certamente insostituibile, soprattutto per tutti i suoi fans.

“Bye Byte: Internet e nuove tecnologie per organizzare il viaggio perfetto”

ROMA – Se desiderate organizzare un viaggio impeccabile  leggete “Bye Byte: Internet e nuove tecnologie per organizzare il viaggio perfetto”, la guida di Simone Bardi e Fabrizio Lanciotti pubblicata da Polaris Edizioni.
Quando un esperto informatico giramondo, programmatore per multinazionali, stringe la mano a un geniale ingegnere in piena sintonia con il terzo millennio ecco che fatalmente nasce questo manuale. “Bye byte” propone, in modo rigoroso e brillante insieme, le istruzioni per una perfetta valigia da tecnoesploratori ma non solo. I due “geek” – come vengono definiti gli appassionati, diciamo i fanatici delle nuove frontiere, da qui l’adozione del ‘geco’ come accompagnatore nei vari capitoli – ci svelano segreti e consigli per affrontare un viaggio nel modo più moderno, sicuro e confortevole sfruttando le opportunità offerte dal Web e dal mercato tecnologico. Una preziosa guida per tutti, dagli sprovveduti più totali (la maggioranza) agli esperti più navigati, dai tecnoscettici ai tecnoentusiasti.

L’avventura parte dall’idea del viaggio, dalla possibilità sempre più semplice, ma anche più insidiosa, di organizzarlo fai da te grazie ai siti Internet: ecco quindi i consigli su quali consultare e quali no, come prenotare un volo o un albergo nel modo più tranquillo ed economico, quali guide scegliere, le assicurazioni che vale la pena stilare in Rete, i vantaggi e i limiti dei blog, i tranelli, o addirittura le truffe, da evitare, le risorse inesplorate e le occasioni da cogliere al volo. Si passa poi alla v@ligia, con la “a” che diventa una chiocciolina per ribadire il concetto di un bagaglio tecnologico, nel senso di intelligente: ciò che è indispensabile portare e cosa invece conviene lasciare a casa, o magari acquistare a destinazione.
I consigli più preziosi per portare con voi il minimo indispensabile fardello telematico evitando eccessi di peso e di ingombri, tra cellulari, navigatori, computer portatili, ipod, iphone, iphone, smartphone, netbook e altre diavolerie “indispensabili”. Senza dimenticare le macchine fotografiche, digitali s’intende: reflex o compatte? Una vera sfida combattuta a colpi di pro e contro. Ma anche videocamere, navigatori satellitari, chiavette e una certezza, anche se siete agli antipodi: restare collegati con il mondo.