Matisse, un cagnolino giramondo

matisse a quattro zampe
Silvia Notarangelo

ROMA – Spesso sarebbe meglio abbandonarsi all’istinto, lasciando che a conquistarci siano un sorriso, uno sguardo, il calore di un abbraccio. A ricordarcelo è la disarmante spontaneità del piccolo Yorkshire protagonista diMatisse a quattro zampe”, libro di esordio nella narrativa per l’infanzia di Tiziana Cazzato (Lupo Editore).

Da quel primo incontro, il cucciolo non ha avuto dubbi: ha capito che doveva essere lei, quella Signora in nero, riservata e malinconica, la sua nuova mamma. Non una sostituta di quella vera ma, più semplicemente, una persona da amare e da cui essere amato.
Se lo scopo di una favola è quello di “insegnare divertendo”, l’autrice lo ha pienamente e brillantemente raggiunto. Con un linguaggio semplice, schietto ma anche sensibile e attento alle sfumature, è riuscita a dar vita a una storia deliziosa, che saprà coinvolgere i più piccoli e suscitare un sorriso sincero ai lettori più grandi.
Premesso che prendere lezioni non piace a nessuno, vale però la pena fare uno strappo alla regola per seguire l’avventura di questo grazioso cagnolino, “amante degli agi e dei lussi” nonché esperto in galateo e buone maniere. È lui a narrare in prima persona le sue giornate nella casa della Signora e della signorina Gambalunga. Ed è un racconto pieno di gioia, complicità e condivisione, frutto di quella spensierata allegria e di quell’affetto gratuito che solo gli animali sanno regalare.
Matisse non è un cane qualunque: osserva, si interroga, non si lascia abbindolare, sa essere discreto ma anche rivendicare con forza i suoi diritti. Se poi si tratta di cibo…qualunque capriccio è lecito. Certo, la modestia non è il suo punto forte, ma un po’ di vanità si può tollerare quando è ampiamente ricompensata da pazienza, generosità e premurose attenzioni.
Tutto rose e fiori dunque? Neanche per sogno. Anche un cane amato e coccolato come lui vive, infatti, le sue piccole e grandi sofferenze: regole da rispettare, compromessi a cui piegarsi, momenti imbarazzanti, invidie da tenere a bada. Non solo. Perché Matisse è un cucciolo che cresce velocemente e, come tutti, pretende “i suoi spazi, la sua privacy, la sua libertà”. Ha le idee chiare, non c’è dubbio, e anche agli adulti, proprio come tanti piccoli uomini, non risparmia critiche e frecciatine più o meno inconsapevoli. “Diamine, sono un cane! Non sono un uomo che complica anche le cose più semplici!”. Ecco, ogni tanto, “noi grandi” riscopriamo il piacere di leggere una bella favola perché, in fondo, c’è sempre qualcosa da imparare.

Lupo Editore per i più i piccoli: arriva “Kora. Una storia a colori”

KORA__ROMA – Kora ama disegnare ma ai suoi disegni manca sempre qualcosa: il tavolo non ha una gamba, il coniglio non ha un orecchio, la casa non ha le finestre e i colori che conosce sono solo quelli che vede nell’istituto e a scuola. Oltre al rosa del suo lettino, al giallo della lampada per  i compiti e pochi altri colori, Kora non ne conosce. La sua memoria è recente. Il suo ricordo si ferma all’attuale vita di ogni giorno.

La protagonista di “Kora. Una storia a colori” , il libro di Elisabetta Liguori  pubblicato da Lupo Editore, è una bambina di colore a cui manca qualcosa. Sua madre, lascia la Nigeria per approdare in Italia e dopo appena un anno nella Penisola dà alla luce Kora. La sua vita e questo bellissimo nome sono le uniche cose che Kora ha della madre. La bambina, infatti,  è stata abbandonata appena nata e della madre si sono perse le tracce. Ora Kora vive in un istituto e va a scuola. Ogni giorno deve affrontare le vessazioni di Matteo per il colore della sua pelle o per le addizioni che non riesce a fare alla lavagna.
Lei, per la sua storia e il suo passato, preferirebbe le sottrazioni. La sua giovane vita è stata un sottrarre: senza genitori, senza fratelli, senza amici e senza colori. Ma come si scoprono i colori? Come farà Kora ad aggiungere colori alla sua vita e a conoscere le sfumature del futuro? Attraverso il disegno e l’aiuto del pittore Saverio e della sua numerosa famiglia, Kora  può “affidarsi” e comincia a capire la condivisione, la completezza e l’appagamento che può dare l’affetto.

 

Le immagini di Carlos Arrojo danno vita alle parole di Elisabetta Liguori ed esaltano questo racconto che è fatto di vita e di favole.

L’amicizia è “Una stella nel buio”

una stella nel buio_recensione_chronicalibri ROMA“Dove vado? Vorrei scappare, proseguire per quella valle, là in fondo, dove l’erba diventa verde a mano a mano che ci si avvicina al Giordano. Vorrei entrare nel fiume e farmi portare dalla corrente, via, sotto un altro cielo, sotto alberi diversi dagli ulivi.” Una stella nel buio”, il libro di Lucia Tumiati pubblicato da Topipittori si affaccia nel panorama della letteratura per ragazzi come una bellissima e sorprendente novità. Con i disegni di Joanna Concejo, “Una stella nel buio” è la storia di due bambini, pastori, entrambi troppo giovani per un lavoro così duro, che si incontrano e condividono le piccole esperienze di ogni giorno. Le loro non sono esperienze comuni: siamo in Galilea all’epoca di Erode e i due protagonisti senza nome si incontrano al pascolo, camminano scalzi, passano le loro giornate al freddo dietro al bestiame e si sacrificano spesso per la famiglia. Pur avendo tutte queste cose in comune i due ragazzi sono molto diversi tra loro e sarà questa differenza a far nascere tra loro una grande amicizia.

Per loro è bello farsi forza a vicenda, ascoltarsi e capirsi. Nonostante uno dei due sembri più debole e solitario, le sue parole sembrano quelle di un adulto e la sua consapevolezza quella di un uomo. Perché il figlio di Maria e del falegname cela nel suo sguardo quella preoccupazione? E’ lui il figlio in pericolo? Come mai tutta questa confusione, eppure lui ha sempre una risposta che conforta e fa andare avanti, per questo è bello stargli vicino e ascoltarlo, anche se a volte, le sue parole suonano un po’ strambe. Così, anche l’altro bambino guarda al mondo degli adulti con più attenzione, ascolta le loro paure e osserva le loro titubanze.

 

Lucia Tumiati utilizza una scrittura delicata e precisa per narrare un commovente spaccato di vita comune di un ragazzo uguale agli altri ma diverso dall’umanità.

10 Libri per ragazzi per “Amo chi legge… e gli regalo un libro”

Mongolfiera_amo chi legge_chrLROMA – C’è tempo fino a lunedì 27 maggio per acquistare e regalare un libro. Grazie alla campagna “Amo chi legge… e gli regalo un libro” possiamo aiutare le scuole e le biblioteche ad arricchire la troppo scarna offerta bibliografica. Con “Amo chi legge” si contribuisce a donare ai bambini e ai ragazzi storie e avventure tutte da leggere. Qualche suggerimento? ChronicaLibri oggi vi propone 10 dei “100 libri per ragazzi imperdibili di oggi”.
1. “TORTINTAVOLA” di Thé Tjong-Khing, Beisler (0-3 anni)

2. “SOLO PER AMORE” di Sabina Colloredo, Carthusia (0-3 anni)

3. “LIBRO!” di Kristine O’Connell, Interlinea (0-3 anni)

4. “SAREMO ALBERI” di Mauro Evangelista, Edizioni Artebambini (4-6 anni)

5. “FAVOLE AL TELEFONO” di Gianni Rodari, Einaudi Ragazzi  (4-6 anni)

6. “IL RE DEI VIAGGI ULISSE” di Roberto Piumini, Nuove Edizioni Romane (7-10 anni)

7. “IO DENTRO GLI SPARI” di Silvana Gandolfi, Salani, (11-14 anni)

8. “PIANO FORTE” di Patrizia Rinaldi, Sinnos Editrice (11-14 anni)

9. “UN ALTRO ME” di Bernard Friot, Topipittori  (11-14 anni)

10. “I FRATELLI NERI” di Lisa Tetzner, ZOOlibri (11-14 anni)

“Amo chi legge…e gli regalo un libro”, 5 giorni per esprimere il proprio amore in volumi

amochilegge_chronicalibriROMA – Dal 23 al 27 maggio arriva in tutta Italia “Amo chi legge…e gli regalo un libro”, la grande manifestazione di promozione della lettura e del libro. Il progetto,  nato dalla campagna promossa da Sinnos “I libri? Spediamoli a scuola!” e promosso dall’Associazione Italiana Editori (AIE), e in particolare il Gruppo di lavoro editori per ragazzi di AIE, è un’opportunità per sopperire a queste lacune con l’aiuto della filiera editoriale ma anche e soprattutto dei cittadini lettori e delle famiglie.

“L’intento – spiega Antonio Monaco, responsabile del Gruppo editori ragazzi di AIE – non è solo quello di rifornire le biblioteche ma anche di creare un circolo virtuoso a beneficio della promozione alla lettura. Ci sembrava necessario lavorare con le scuole ma anche con le biblioteche e le librerie, giocandoci in prima persona come editori per ragazzi. Così è nata l’iniziativa e così è nata la lista dei 100 classici imperdibili, un nostro suggerimento, nato da una rosa ampia degli editori e selezionati poi dai bibliotecari e dagli esperti di Nati per Leggere. All’interno non ci sono i “nostri” classici imperdibili alla Piccole Donne e Pinocchio, per capirci, ma i “nuovi classici imperdibili”, quelli che formano gli 0-14enni e più di oggi”.

Infatti, con “Amo chi legge”, le scuole e le biblioteche di pubblica lettura avranno la possibilità di stilare una lista di libri desiderati per arricchire l’offerta all’utenza scolastica e cittadina, a partire dall’elenco dei “100 libri per ragazzi imperdibili di oggi”.

 

 

 

Premio Andersen: “A che pensi?” è il Miglior libro fatto ad arte 2013

andersen_premio_logoROMA – Maggio, mese letterario ricco di appuntamenti, festival e premi. Tra questi ultimi c’è il Premio Andersen, il più ambito riconoscimento italiano attribuito ai libri per ragazzi, ai loro autori, illustratori ed editori. Giunto quest’anno alla 32esima edizione, il concorso premierà il 25 maggio a Genova i libri per bambini e ragazzi più interessanti pubblicati in Italia nel corso dell’anno. Tra i vincitori dell’edizione 2013 nella sezione “Miglior libro fatto ad arte 2013” c’è “A che pensi?”di Laurent Moreau. Pubblicato dalla casa editrice Orecchio Acerbo, il volume vince con questa motivazione: “per essere un libro piacevolissimo con semplici ed azzeccate soluzioni animate. Per svelare, al contempo e pian piano, una sua indubbia e fertile complessità, capace di offrire percorsi diversi e non scontati in una sorta di attraente “catalogo” dei sentimenti”.

 

A_che_pensi_Opera del talentuoso illustratore francese Laurent Moreau, “A che pensi?” racchiude diciannove coloratissimi ritratti di persone diverse, ciascuna con un pensiero nascosto sotto la finestra che si alza: una ragazza dai capelli rossi, un uomo baffuto, un gatto osservatore, una donna apprensiva, un bambino mascherato, due innamorati inconsapevoli. In alternanza perfetta le parole e i disegni, il corpo e la mente, il fuori e il dentro di ognuno. Un vero e proprio Facebook tutto di carta, nella cui pagina finale si svelano le tante connessioni che legano gli uni agli altri. Un libro che invita i più piccoli a riflettere sugli altri per capire se stessi.

 

Un “Dizionario Bilingue” per migliorare il dialogo Madre/Figlia

DizioMadre-FigliaGiulia Siena
ROMA
“Questo dizionario è un atto d’amore verso le madri e, insieme, un atto d’accusa contro le madri che comportano da mamme, e cioè da genitrici, madri biologiche. Esse per fortuna non rappresentano tutte le madri, diciamo che una “vasta minoranza” di loro infatti si dedica a offrire ai propri figli un avvenire migliore e un’educazione più adeguata possibile”. Partono da qui Joseph e Caroline Messinger nel loro “Dizionario Bilingue. Madre/Figlia – Figlia/Madre. 101 frasi che possono uccidere”.

 

Pubblicato dalle Edizioni Sonda, il libro è “uno studio semiologico, ma anche epidemiologico, sul discorso madre-figlia e sull’incidenza dei suoi messaggi che avvelenano l’evoluzione della figlia.” Nata come una “guida” ai comportamenti tra madre e figlia, il libro analizza le situazioni, il linguaggio e le abitudini che con il tempo possono uccidere le relazione parentale. Non solo, a venir meno potrebbe anche essere la felicità futura dei figli e della famiglia perché un rapporto conflittuale madre/figlia potrebbe influire su quest’ultima, tanto da farla diventare, a sua volta, una madre incompleta. Le analisi dei due autori (entrambi psicoterapeuti e psicologi esperti di decriptazione verbali) partono dall’osservazione dei comportamenti e delle reazioni di madre e figlia. Fin dalla nascita della bambina, infatti, la madre assume un ruolo che poi, con il tempo, si modificherà in base al periodo evolutivo della bambina: dapprima “chioccia” la madre diventerà esempio, rivale e “coscienza” della figlia. I ruoli vengono tutti descritti partendo da una affermazione della madre nei confronti della figlia e, anche attraverso le belle illustrazioni di Nives Manara, si cerca di capire il motivo scatenante dell’affermazione, si interpreta tale asserzione e si valutano i modi di reazione, quasi a voler proteggere chi parla e chi ascolta. Il volume, poi, si conclude con una sezione “Grandi temi trasversali: dialoghi e testimonianze” in cui si affronta l’identità della madre, l’identità della figlia, la scoperta del genere la sessualità.

Un libro importante per non commettere errori!

 

“Petit Bodiel” e l’importanza di raccontare.

Petit BodielGiulio Gasperini
AOSTA – La letteratura africana non è fatta di semplici favole. Anche se per decenni il patrimonio letterario del continente più antico si è basato sull’oralità, l’importanza della Parola e della trasmissione ereditaria è sempre stata un faro di civiltà: la cultura viene trasmessa, come regalata, in un impegno morale tra generazioni, senza per questo patire un’inferiorità di cultura e di sviluppo umano – “Il non aver avuto scrittura non ha mai privato l’Africa del suo passato, della sua storia e della sua cultura” (Hampâté Bâ). E fondamentale, in tal senso, è la figura del griot, il depositario dell’oralità e unico in grado di dare vigore e vita alle storie. In nessun’altra cultura, come in quella africana, questo legame tra racconto cultura e persone è ancora così vivo e potente. Amadou Hampâté Bâ si è sempre impegnato nella conservazione e nella trasmissione di questo immenso patrimonio culturale, facendo fiorire sulla carta le favole e le storie dell’arte subsahariana e in particolar modo del Mali, dove già nel XIV secolo esisteva un’intensa attività scrittoria, legate alla magnifica biblioteca di Timbuctu, incendiata alcune settimane fa da militanti islamici.
La Sinnos Editrice, nella sua collana ‘Zefiro. Racconti portati dal vento’, ha edito nel 1998 in formato bilingue e con i disegni di Claudia Melotti, una favola di Hampâté Bâ: “Petit Bodiel”, la storia di un giovane leprotto, pigro e vagabondo, che spronato dalla madre decide di raggiungere il Dio Padre Allawalam per chiedergli l’attitudine alla furbizia. Attraverso una serie di aiuti e di peripezie riesce nel suo intento e tornato sulla Terra si lascia sopraffare dall’avidità e dalla perfidia, ingannando e truffando gli altri animali e cercando di farsi nominare loro re.
La storia, come tutte le fiabe, ha un obiettivo educativo e didascalico: insegnare qualcosa era la finalità suprema per un cantore di fiabe il quale doveva tramandare i valori supremi del proprio bagaglio culturale. Infatti, “in Africa quando muore un anziano è una biblioteca che brucia” (Hampâté Bâ), secondo un concetto rilanciato anni fa dall’UNESCO, del quale Hampâté Bâ era stato, per lungo tempo, membro del Consiglio esecutivo. I personaggi della fiaba sono tutti animali, secondo i canoni letterari, ma ognuno si scontorna e viene antropomorfizzato, trascendendo il momento storico e la cornice africana ma diventando portatore di un messaggio universale. Tutto questo perché, come anche Hampâté Bâ ha scritto: “Il racconto è uno specchio. Ognuno deve specchiarsi e ritrovarsi. Bisogna guardare in sé stessi”.

“L’albero alfabeto”: la scrittura di Leo Lionni è immaginazione

MILANO – “Talvolta, dall’infinito flusso della nostra fantasia, all’improvviso emerge qualcosa di inaspettato che, per quanto vago possa essere, sembra contenere una forma, un significato e, più importante, un’irresistibile carica poetica. Il senso di fulmineo riconoscimento grazie al quale trasciniamo questa immagine fino alla piena consapevolezza, rappresenta l’impulso iniziale di tutti gli atti creativi… Altre volte, devo ammetterlo, la creazione di un libro si trova nell’improvvisa e inspiegabile voglia di disegnare un certo tipo di coccodrillo”. Leo Lionni spiega così la nascita di un libro per bambini. L’artista, olandese di nascita, statunitense di formazione e italiano di adozione, arrivò alla scrittura dopo una lunga carriera nella pubblicità e nell’arte. La scrittura in Leo Lionni è un lavoro di immaginazione e creatività legata alla storia dell’arte moderna. Di questo grande autore oggi proponiamo “L’albero alfabeto”, una novità targata Babalibri.

 

Un tempo esisteva l’albero Alfabeto dove sulle foglie vivevano le lettere. Un giorno arrivò una tempesta che ne spazzò via alcune e spaventò le altre che decisero di nascondersi. Allora, l’insetto delle parole insegnò alle lettere a formare delle parole: «Se starete unite non ci sarà vento che potrà spazzarvi via!» E aveva ragione! Poi una mattina d’estate uno strano bruco comparve tra il fogliame. «Quanta confusione su questo albero», disse e insegnò alle parole come mettersi insieme per formare delle frasi. Ma la forza delle parole sta nel poter dire cose importanti e così…

Donne vincenti


Silvia Notarangelo

ROMA– “Cattive ragazze”, ovvero, “15 storie di donne audaci e creative”. Può sembrare un controsenso, ma non lo è. L’esplosiva e ironica graphic novel di Assia Petricelli e Sergio Riccardi (Sinnos Editrice) coglie nel segno: nell’immaginario collettivo chi sceglie di non omologarsi si schiera dalla parte sbagliata, dalla parte del “cattivo”. Eppure, basta sfogliare questo intelligente e accattivante volume per rendersi conto dell’importanza di portare avanti le proprie convinzioni, anche quando questo significa andare controcorrente o intraprendere delle battaglie che sembrano perse in partenza.
Protagoniste assolute, le donne. Per la precisione, quindici donne che hanno fatto della forza e della tenacia una vera filosofia di vita. Sono scrittrici, condottiere, scienziate, attiviste, cantanti, pittrici. In altre parole, donne in carne e ossa, lontane dagli stereotipi, indipendenti, coraggiose. Alcune conosciute, altre meno, ma tutte, seppur in tempi, luoghi e modi diversi, sono riuscite a lasciare la loro impronta nella storia.
La bellissima Hedy Lamarr era la diva più pagata di Hollywood ma anche un’eccezionale scienziata, a cui fu assegnato l’Oscar per i pionieri della scienza. Nellie Bly fu la prima giornalista d’inchiesta a indagare sotto copertura. Antonia Masanello fu l’unica donna a combattere nell’esercito dei Mille insieme a Garibaldi. Solo tre, delle quindici donne, che promettono di conquistarvi grazie alla loro energia e a quella particolare vena combattiva che le portò a sfidare la vita.
Nell’introduzione alla graphic novel, Cecilia D’Elia le definisce storie di libertà. “Probabilmente nessuna di queste donne si pensava eccezionale, ma tutte erano determinate. Così, vivendo la loro vita, hanno aperto strade nuove o mandato in frantumi tradizioni secolari”. Un’iniezione di ottimismo, dunque, per guardare al futuro attraverso gli occhi e le esperienze di chi, alla fine, ce l’ha fatta.
Destinata ai più giovani, ma non solo, “Cattive ragazze” inaugura “Leggimi Graphic”, la collana di Sinnos pensata per venire incontro anche a coloro che presentano problemi di dislessia o difficoltà nella lettura.