“Mamma, papà: devo dirvi una cosa”

ROMA “Mamma, papà: devo dirvi una cosa” scritto da Giovanni e Paola Dall’Orto e pubblicato da Sonda arriva oggi in tutte le librerie d’Italia. Una doppia guida affrontata dal punto di vista del genitore e dal punto di vista del figlio, indispensabile per vivere senza traumi l’omosessualità in famiglia.  Con testimonianze personali e spunti di discussione sia per i giovani che per i loro genitori. Omosessuali non si nasce. E nemmeno  si diventa. Omosessuali si è. Riconoscere e  accettare questa identitàrisulta difficile, in famiglia  e in una società a cui bisogna dimostrare che l’omosessualità non è una malattia da cui sipuò guarire o la scelta dovuta al capriccio di una moda. L’ignoranza  e i pregiudizi duri a morire fanno  sì che essereomosessuali sia ancora causa di emarginazione, disprezzo e fonte  di sofferenza. Paola  e  Giovanni Dall’Orto, madre  e figlio, hanno scritto questo manuale a quattro maniesaminando tutti gli  aspetti con cui  deve confrontarsi  ungiovane gay (o lesbica) alle prese con la propria omosessualità: dall’accettazione  di sé a quella in famiglia; dal rapporto  con amici e conoscenti alla reazione della «società»; dal coming out  allascoperta degli ambienti gay; dalle prime esperienze con l’amore a quelle con la sessualità. Attraversola propria esperienza personale, con un approccio diretto adatto sia ai giovani che alle loro famiglie, gliautori  guidano i lettori nell’affrontare l’omosessualità con serenità e rispetto, fornendo  numerosiconsigli e riportando le testimonianze di chi  ci  è passato in prima persona (come Alex Grisafi, giovanissimo cofondatore del gruppo giovanile di omosessuali più numeroso d’Italia). Perché prima si arriva ad accettare la propria identità omosessuale, meglio è.

VerbErrando: un regalo fatto di parole, un romanzo in anteprima

ROMA – Quando una scrittrice ti regala due pagine del suo nuovo libro non puoi non essere felice. Felice perché la scrittrice in questione è Veruska Armonioso, autrice di VerbErrando. Veruska, che da qualche mese ci fa vivere nelle storie di altri autori o altre città, questa volta ci fa entrare nella sua storia, tra le sue righe. Nella settimana della 25esima edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino c’è un nuovo libro che sta prendendo vita sotto i tuoi occhi: Accadde così che imparai a nuotare con le sirene.
Veruska Armonioso regala a VerbErrando, a ChronicaLibri, le prime pagine del suo nuovo e atteso romanzo; una storia che comincia con una leggerezza fatta di ricordi, di attese e di parole.

Accadde così che imparai a nuotare con le sirene

di Veruska Armonioso
copyright ©2012

I pensieri da bene, le elegie sulla costanza, sulle fedeltà… niente di quel che l’etica razionale sceglie è ineludibile… l’uomo… imbocco tabacco… voglio sentire che sapore ha un uomo… del tipo decadente o bukowskiano, un uomo che va a puttane o che legge un libro. Come donna mi auspicherei di morire giovane, conoscere la miseria e imparare a masticare tabacco.
Nacqui a sei anni con la memoria già pronta e con una voglia diluviante di essere Tersicore… Rita Hayworth in Down to Earth, avrei dato la mia mano destra per un suo piede sinistro… danzare, sfogliare… petali, pagine, ciglia… geografie anatomiche, alloggiamenti di fortuna… uscire da una conchiglia nuda di me, vestita di capelli rossi, lunghi, ondosi.
Passavo giornate a fantasticare su moti di rivoluzione, opponevo la mia immaginazione ai provvedimenti draconiani delle suore che proprio non ci stavano a lasciare un bimbo in mano alla sua fantasia. Amavo fabbricare… fabbricai, avevo sei anni appunto, una barca di stecchini… ci misi tanto, da Natale a prima della fine dalla scuola. Poi le diedi fuoco. Mio padre pensò fossi piromane e chiamò subito il dottore. Volevo attirare l’attenzione, disse… così mi portarono per tutto il mese di giugno al lago… ogni sabato e ogni domenica, compleanno incluso. Mio padre mi aiutò a costruire un’altra barca con gli stecchini e poi mi invitarono a metterla in acqua. Solo che il lago non è come il mare, dal lago non si esce… le diedi fuoco, Anna gridò e smisero di portarmi al lago. Io volevo solo far salpare la mia barca di legno…
Norma era la casa di Polifemo… all’entrata del paese c’era un grande cartello con la sua icona… ci passavo tutti i mesi di agosto (questo lo so anche se non me lo ricordo). A Norma c’erano tanti pezzi… pezzi di sassi, pezzi grotte, pezzi di epica… quando i miei andavano a riposare, io correvo su per la collina e andavo a guardare i pozzi. Se esiste il pozzo c’è anche un secchio… solo che quei pozzi non avevano più acqua, così non c’erano i secchi. Io cantavo dentro al pozzo. Salivo su un vecchio cassetto di legna e cantavo. Cantavo bugie… e poi raccoglievo le bugie da terra e ci soffiavo sopra… sì… quei fiori che si rompono al primo soffio… distese di bugie attorno a pozzi senza secchi e me, a gridare bugie dagli echi fondi. Mi guardavo intorno… prato e pezzi di pietra. Immaginavo che Polifemo doveva proprio sentirsi solo, così alto e senza un occhio. Chi lo avrebbe amato se non io?… fingevo di essere la sua innamorata che lo aspettava e danzava per lui… ero Tersicore che danzava per il suo gigante. E poi il profumo del mare che arrivava a folate discontinue. Il mare era lì, all’orizzonte, e io danzavo, danzavo… danzavo… i pensieri arrivavano a mazzi, a grappoli… le suggestioni poi… ah, le suggestioni… che ricordo penetrante… un ricordo che sbaglia sempre i tempi… arriva, ti esplode tra le gambe, il freddo nella pancia, i brividi sul petto… se non fosse mai tornato?
L’anno dopo, a scuola, ci dissero che la terra dei Ciclopi era la Sicilia. Polifemo non era mai stato a Norma …smisi di cantare e rimasi seduta un’estate intera ad aspettare. Non sarebbe più tornato…non c’era mai stato, eppure io lo sentivo…avere le risposte, accoppiarle alle domande o starsene in silenzio dimenticando? Uscire da una conchiglia nuda di me, vestita di capelli rossi, lunghi, ondosi…
Cominciai a suonare per dimenticarlo… era a scuola, un gigante nero… feci la sua conoscenza passando le dita sulle listarelle nere, sempre le nere… suonava di me più una nera che tutte le bianche messe insieme…restavo in piedi dapprima, tiravo la linguetta che avevo scoperto essere una specie di regolatore di volume dal nome sordina… le carezze a punta di dita lì non funzionavano, se lo volevo sentir parlare dovevo pigiare… imparai a pigiare… poi a sedere… poi a non tirare più la linguetta e me ne innamorai.
Ci si innamora spesso per dimenticare un amore finito o un amore perso… fu l’unico amante che non tradii… così lui tradì me. Da un polpastrello esce più sangue di quanto non si pensi…

Quando il mondo crolla “Salta, corri, canta!”

Marianna Abbate
ROMA Un campo di concentramento dal nome impronunciabile e maledetto. Capelli, scarpe, valigie e ricordi. Solitudine, terrore, fame. E poi, quando non sai più cosa fartene, la salvezza. La Libertà.

Il ritorno al tuo paese; e magari un figlio.

“Salta, corri e canta!”, il nuovo romanzo di Lizzie Doron per La Giuntina è anche questo. Ne ho letti veramente tanti, di libri sulla vita nei campi di concentramento. Ma veramente pochi sulla vita dopo i campi. Come se tutto quello che c’è da raccontare finisse lì, dietro il filo spinato. Come se quella auspicata libertà, non fosse valida nemmeno a occupare una riga delle memorie di una vita.

Eppure la vita è arrivata. I cancelli si sono aperti e ci sono stati quelli che sono tornati alle proprie tiepide case. Ma quelle case non erano più tiepide, non erano più sicure. Nella notte comparivano davanti agli occhi i capelli biondi delle SS. Ogni grido, ogni rumore improvviso, faceva balzare dal letto. E ogni tanto tornavano i ricordi delle persone amate. Polverizzate.

La vita dopo il campo, non ce la racconta un sopravvissuto. Ce la racconta sua figlia. Una bambina degli anni ’50 a Tel Aviv.

Una bambina col desiderio di giocare, di essere uguale agli altri- di avere un papà; o almeno di avere una storia da raccontare su di lui.

Ma quel papà è stato nel posto innominato, e poi se ne sono perdute le tracce per sempre.

 

L’autrice ci accompagna nel percorso della sua memoria, per rintracciare quei segni, quei segnali impercettibili, che la aiuteranno a comprendere e a scoprire il dolore degli adulti di ieri.

Un viaggio avvolto di mesto mistero, di triste allegria infantile e di rimpianti. Nel sottofondo aleggia ancora quell’aria di terrore che ricompare nelle maledizioni gettate al vento. Con quelle ferite putride nell’animo, che non guariranno mai.

Non ne ho letti molti di libri sulla vita dopo i campi.

Peccato.

“Le novità in libreria scelte per voi da ChronicaLibri”

Alessia Sità

ROMA – Cosa ci aspetta in libreria per questa primavera 2012? Sicuramente tante proposte interessanti che, come sempre, riusciranno a soddisfare i gusti di tutti i lettori. Si parte con le novità targate Edizione Ambiente che in questi giorni segnala l’uscita di “Boschi & Bossoli” di Michael Gregorio ed “Eating Planet 2012”, il primo libro del Barilla Center for Food & Nutrition realizzato in collaborazione con Worldwatch Institute, disponibile in libreria dal 26 aprile. Per gli amanti della storia, Isbn Edizioni suggerisce “I giorni veri” di Giovanna Zangrandiil diario della resistenza di una donna e di una grande scrittrice – pubblicato nella collana dedicata al Novecento italiano e ristampato a pochi giorni dalla ricorrenza del 25 aprile. Avagliano Editore ricorda il giornalista e scrittore Antonio Ghirelli, scomparso da poco, attraverso i suoi libri: “Un secolo di risate” e “Una bella storia”. Le Edizioni Pendragon annunciano l’imminente uscita di due coinvolgenti romanzi: “Adéu di Vasco Rialzo e “Ferro e Fuoco” di Romano De Marco. I giovanissimi potranno invece avventurarsi fra le novità di Carthusia Edizioni, che segnala “Io non mi separo” di Beatrice Masini e Monica Zani; “Il coraggio di pensare a Dio” di Domenico Barrilà ed Emanuela Bussolati; “C’era, lassù al castello” di Roberto Piumini e Gianni De Conno; “Gigin Zucchina” di Chiara Patarino ed Elena Prette. Da non perdere, inoltre, due importanti uscite: il toccante romanzo di Saverio Fattori “12:47 Strage in fabbrica” pubblicato da Gaffi Editore e “Saranno infami” di Alberto Paleari edito da Fandango Libri. Fra le sue novità, Mondadori annovera “Un perfetto sconosciuto” di Lesley Lokko, l’ultimo lavoro di Carlos Zafon Ruiz “Il prigioniero del cielo” e “Una ragazza da sposare” di Madeleine Wickham (Sophie Kinsella). E per finire il nostro viaggio alla scoperta delle tante novità editoriali, segnaliamo “Le nuvole di Timor” di Marco Ferrari, edito da Cavallo di Ferro, disponibile in libreria dal 17 maggio.

 

Aìsara, la casa editrice che crede nella letteratura

Silvia Notarangelo
ROMA – Nata nel 2006 su iniziativa dell’imprenditore Ignazio Ghiani, la casa editrice Aìsara può contare oggi su una giovane redazione tutta al femminile impegnata nel valorizzare scrittori già noti ma anche nel promuovere autori esordienti.

Qual è la proposta editoriale di Aìsara?
La nostra attenzione è rivolta per lo più alla narrativa. Cerchiamo di proporre autori italiani e stranieri di qualità, alla ricerca del libro che fa la differenza. Nessuna preclusione geografica o di genere ma la ricerca costante del libro che offre il privilegio di una prospettiva diversa sulla realtà che ci circonda, che è capace di resistere al tempo della lettura, che si rilegge volentieri.

Che cosa la contraddistingue nel panorama editoriale italiano?
È molto difficile dire in che cosa ci distinguiamo, però possiamo dichiarare senza paura di essere smentiti la nostra attenzione verso la letteratura romena, che fino ad oggi ci ha regalato delle piacevoli sorprese. Un esempio fra tutti? Il romanzo intitolato “Sono una vecchia comunista”, di Dan Lungu, una divertente rilettura del regime di Ceauşescu (ma probabilmente di tutte le dittature) che ci ha colpito per la sua ironia e sincerità.

Perché la scelta, apparentemente più rischiosa, di puntare su scrittori emergenti?
Crediamo molto negli scrittori emergenti, perché crediamo nella letteratura e la letteratura cresce e si trasforma anche grazie alla novità portata dai nuovi scrittori.

Quali sono, se ci sono, le difficoltà che incontra, oggi, una piccola casa editrice? Il digitale, ad esempio, può essere una risorsa in più o un pericolo da cui difendersi?
La tecnologia è per noi un alleato, non un nemico. Già da un anno, tutti i titoli per i quali abbiamo i diritti elettronici sono pubblicati non solo nel classico formato cartaceo, ma anche in ebook. Il nostro amore per la carta è vivo più che mai e crediamo che il libro tradizionale non tramonterà mai ma fra i nostri obbiettivi c’è sicuramente cercare di capire meglio come utilizzare gli strumenti che il mondo digitale ci offre.

Progetti o iniziative particolari per il 2012?
A maggio la pubblicazione de “Il debutto” di Pablo d’Ors, scrittore spagnolo che amiamo molto, tanto da acquisire i diritti per pubblicare in Italia tutte le sue opere e ovviamente la partecipazione al Salone del Libro di Torino che avrà come paesi ospiti la Romania e la Spagna. Crediamo sarà un’ottima occasione per presentare a chi ancora non ha ancora avuto modo di conoscerli e apprezzarli i romanzi romeni presenti nel nostro catalogo. E nel mese di novembre la pubblicazione di una raccolta di racconti di 12 noiristi italiani liberamente ispirati ai 12 romanzi scritti da André Héléna (autore del secondo dopoguerra oggi considerato fra i più autentici rappresentanti del romanzo noir francese) e pubblicati dalla nostra casa editrice. Di questi 12 racconti, 5 saranno scritti da autori noti, 7 sono messi a concorso: cogliamo l’occasione per segnalare la possibilità per gli aspiranti scrittori di partecipare con un loro racconto.

Giunti: “La prova del cuore. Le mie ricette, la mia passione”

ROMA “La prova del cuore. Le mie ricette, la mia passione”, il nuovo, nuovissimo libro di Giunti in collaborazione con Rai Eri. Cristian Bertol, chef e proprietario del ristorante “Orso Grigio” in Val di Non (Trentino), una stella Michelin, è un personaggio molto noto in televisione, amato e conosciuto da tutto il pubblico della “Prova del cuoco”, a cui partecipa dal 2007. Il volume contiene 60 ricette – molte tra quelle presentate alla “Prova del Cuoco” – illustrate con foto di alta qualità, precedute da un’ampia introduzione sullo chef e sulla sua attività. Introduzione di Giovanni Mosna.

“Andrà tutto bene”… speriamo

Marianna Abbate

ROMA – Frasi brevi, concitate, un po’ nervose e annoiate. E’ un blasè il protagonista del romanzo d’esordio di Stefano Iannaccone edito da La Bottega delle Parole. Un ragazzo, che negli anni ’50 sarebbe stato uomo da un pezzo, e che invece nei nostri tempi vive in quel limbo molle di adultescenza, precaria e instabile. “Andrà tutto bene” è il titolo del libro, da ripetere come un mantra. Perché cos’altro potrebbe andare male, in questa Roma che da fuori potrebbe davvero sembrare dalle mille possibilità (come recita la quarta di copertina), e che invece non è altro che un enorme buco nero dove talenti e sogni scompaiono e muoiono come in un pozzo.

“Prenderò il treno e via, ciuf ciuf, verso il successo (…) Non posso fallire”. I pensieri del protagonista riflettono con dolorosa precisione i pensieri di centinaia, migliaia di ragazzi di questa maledetta Generazione mille euro. Grandi sogni, ottima educazione, molta esperienza e nessuna prospettiva.

Niente di nuovo di questi tempi, eppure c’è qualcosa che attrae. Una scrittura audace, ironica, a tratti acida. Un pochino frustrata. Ma sicuramente corretta scorrevole e attraente. Un romanzo da leggere tutto insieme, presi dalla curiosità sul destino di questo aspirante scrittore, protagonista e forse alter ego dell’autore. Soprattutto dopo aver appreso dall’introduzione che Iannaccone si è presentato in bermuda per il colloquio di lavoro. E che grazie al suo talento è stato assunto, nonostante le apparenze e le mancate raccomandazioni.

Una speranza, tutto quello che ci serve.

“Gli anagrammi di Varsavia” un romanzo dal ghetto

Marianna Abbate

ROMA – Un uomo torna nel ghetto per indagare sull’omicidio del nipote e sulla strana scomparsa di una ragazza. La storia si complica quando scopriamo che il detective amatoriale è un fantasma, tornato dall’aldilà per scoprire il colpevole della morte del giovane parente. Richard Zimler pubblicato da Piemme, ci racconta una storia insolita. Un tocco di magia, un po’ di misticismo per descrivere con attenzione ai dettagli l’orrore del ghetto, la quotidianità del dolore.

Il romanzo è ben articolato e la scrittura avvincente, ma frenerei un poco sul descrivere l’autore come l’Umberto Eco portoghese (come invece recita la fascetta rossa che rilega il libro). Il pregio del romanzo è quello di cercare di mettere in luce come nell’immenso mare di criminalità della guerra, esista una sottocriminalità più spicciola, diretta al singolo, quasi giustificata dal sistema. E’ questo l’elemento di grande attualità, applicabile anche ai conflitti dei giorni nostri. La trama principale diventa un pretesto per raccontare come rapimenti, uccisioni, furti, violenza gratuita diventano elementi costanti, quotidiani, che trasformano l’identità stessa dell’uomo. La fame, la miseria e il freddo portano a rubare l’ultimo pezzo di pane al moribondo, le scarpe a chi sta già gelando, in una frenesia di sopravvivenza che rende sempre meno umani.

E’ interessante l’analisi iniziale del protagonista che osserva la sua vecchia stanza del ghetto dove il pianoforte e tutti i libri sono stati bruciati meno che uno: una prima edizione che poteva avere qualche valore di scambio.

Perché quando c’è fame e freddo non c’è posto per il valore per la cultura.

Non posso che dare ragione alle parole di Quasimodo, che appende la cetra ai salici, seguendo il salmo. Non si può cantare “tra i morti abbandonati nelle piazze”.

“La magnifica stronza. Perché gli uomini lasciano le brave ragazze”: il nuovo libro di Sherry Argov

Alessia Sità

ROMA – Dopo il successo di “Falli Soffrire” e “Falli Soffrire 2.0”, Sherry Argov torna in libreria con un nuovo lavoro pubblicato per Piemme editore: “La magnifica stronza. Perché gli uomini lasciano le brave ragazze”. Al centro della riflessione della brillante scrittrice e commediografa americana, è ancora una volta l’universo maschile e femminile, analizzato in un’ottica sempre più proiettata al matrimonio. Fin da subito, la Argov sottolinea che ‘la magnifica stronza non è un altro  di quei libri su come si accalappia un marito’, piuttosto vuole essere una sorta di ‘breviario’, ricco di spunti e consigli utili, per le donne che desiderano imparare a relazionarsi con la propria anima gemella, evitando però di trasformarsi in un misero zerbino solo per arrivare all’altare.
Con il suo stile pungente, ironico e lineare come sempre, Sherry Argov traccia il profilo tipico della ‘stronza’, puntualizzando come di consueto che non si tratta di una ‘donna cattiva o meschina’, ma di una donna sicura di sé e completamente autonoma, sia nella vita privata che in quella di coppia. Dalle numerose ricerche e interviste, rivolte principalmente a un pubblico maschile, emerge che in realtà ‘gli uomini non sono refrattari all’impegno, desiderano l’amore e il matrimonio proprio come le donne’.
In modo divertente e talvolta sarcastico, Sherry Argov spiega perché gli uomini sposano le stronze e non le brave ragazze; pagina dopo pagina, la scrittrice insegna al gentil sesso il modo migliore per approcciarsi col proprio partner, rivelando piccoli segreti e ‘perle di saggezza’ per essere sempre felici.  Basta passare ore e ore a preparare manicaretti per lui. Basta credere alla favola del principe azzurro. Basta essere sempre concilianti e annullare i propri interessi per fidanzati o spasimanti. Non dimenticate mai la regola numero 75: ‘Un uomo non sposa la donna che lo mette sul trono. Sposa la donna che dimostra di essere una sua pari… una donna speciale con la quale può condividere tutti i momenti speciali della sua vita’.

I 10 Libri più venduti della settimana, quello che gli italiani comprano

chronicalibri i libri più venduti ROMA – 1. Amore, zucchero e cannella di Amy Bratley (Newton Compton)
2. La carta più alta di Marco Malvaldi (Sellerio)
3. Il diavolo, certamente di Andrea Camilleri (Mondadori)

4. Uscita di sicurezza di Giulio Tremonti (Rizzoli)
5. Ho smesso di piangere di Veronica Pivetti (Mondadori)
6. Farla franca. La legge è uguale per tutti? di Gherardo Colombo e Franco Marzoli (Longanesi)
7. Green di Kerstin Gier (Corbaccio)
8. Le prime luci del mattino di Fabio Volo (Mondadori)
9. L’amore è una cosa semplice di Tiziano Ferro (Kowalski)
10. Nebbia rossa di Patricia Cornwell (Mondadori)