"Garbatella combat zone"

Giulia Siena
ROMA – E’ una città che brontola al suo interno, protettrice silente dei moti notturni dei suoi cittadini: Roma è diversa dalle foto turistiche che la ritraggono sempre in pose composte e piene di luce. In “Garbatella combat zone” Roma è lo scenario delle avventure di Valerio Natoli, personaggio protagonista della penna di Massimiliano Smeriglio. Pubblicato dalla Voland Edizioni, “Garbatella combat zone” è la storia di un trentenne che ha vissuto circa cinque anni nel Messico, tra volontariato e commercio di droga.
Ora, mentre suo nonno sta per morire, torna nella sua Garbatella e si nasconde sotto le vesti del precario per vivere di rapine preparate con accortezza e professionalità, comunque il suo sogno è quello di tornare in America. Ma qualcosa non va per il verso giusto: il carcere lo ferma, le forze dell’ordine vogliono incastrarlo e lui progetta di seppellire la sua identità. L’istinto di Valerio è sempre alla ricerca di sangue, di sfide, di combattimenti allo sfinimento e di fughe.
Massimiliano Smeriglio dimostra di conoscere il territorio nel quale ambienta il suo libro e da questo territorio, dai suoi legami, dalle sue insofferenze si lascia ispirare. Così porta il lettore in un romanzo d’azione fatto di violenza, solitudine e passioni.

Leggi l’intervista all’autore, Massimiliano Smeriglio

"L’apostolo sciagurato", tante storie dalla penna di Maddalena Lonati

 

Stefano Billi
ROMA – Dopo “Decadent Doll”, Maddalena Lonati torna in libreria con “L’apostolo sciagurato”, un nuovo romanzo molto interessante pubblicato da Robin Edizioni. Questo libro evidenzia il talento della giovane scrittrice che, tra le pagine, dà vita a numerose storie le quali sono tutte intrecciate tra loro da una una vicenda principale, molto affascinante e intrigante.

Personaggi principali di questo fil rouge sono una donna ed un uomo dalle caratteristiche davvero particolari: entrambi enigmatici, percorrono un itinerario intellettuale che li avvicina e che rende l’uno creatura dell’altro, quasi fossero sculture che si plasmano a vicenda.
L’autrice ha un modus scribendi fresco e innovativo, prova ne è l’abile utilizzo di termini inglesi che sapientemente descrivono i sentimenti e le sensazioni dei protagonisti, come ad esempio il ripetersi, nel capitolo iniziale, della parola deep, che introduce il lettore all’interno della profondità caratteriale dei due interpreti della storia principale. Quest’ultima è accompagnata da numerose avventure narrate nei vari capitoli del libro, le quali si contraddistinguono per la loro tematica ricorrente; ogni singolo racconto ha in sé un aspetto che riesce a toccare la sensibilità del lettore e che spinge a divorare velocemente ogni pagina.

Un percorso, quello descritto ne “L’apostolo sciagurato”, che è stimolante anche perché si inerpica in maniera originale nella sempre attuale tematica della coppia e dell’eros; a riguardo, l’autrice merita un plauso per aver evitato la terribile tendenza (incoraggiata da becere case editrici) che spesso attanaglia i giovani scrittori nel concedersi senza imbarazzo a trattazioni della sessualità che troppo frequentemente scadono nella volgarità e nella superficialità.
Sicuramente questa seconda opera della Lonati dimostra come l’editoria nazionale possa ancora contare sulle giovani penne italiane, in grado di creare libri originali e interessanti, soprattutto sotto il profilo delle tecniche letterarie che, ne “L’apostolo sciagurato”, comunque impreziosiscono, con la loro qualità, l’intera narrazione.
Un libro, quello della Lonati, delicato e molto dolce come il tradizionale vino novello.

Vedi il Booktrailer de “L’APOSTOLO SCIAGURATO”

Le Nuove Edizioni Romane presentano "Una scuola davvero bestiale"

Giulia Siena
ROMA – Un giorno il professor Sottutto riceve in regalo un cavallo, ma il professore non è contento… ha sempre qualcosa da ridire, infatti si accorge che il cavallo ha un po’ gli occhi strani, ha bisogno degli occhiali! Così, involontariamente, sua moglie gli suggerisce il nome per il nuovo animale: Caval Donato! Il povero cavallo ora porta gli occhiali, proprio come il suo padrone, ma non ha per nulla voglia di portare in giro professore e la signora: si accorge allora che fare il cavallo è una gran fatica… sarebbe molto meglio diventare professore!
Caval Donato scappa di casa e apre “una scuola davvero bestiale”, riservata ai soli animali che vogliono istruirsi. Questa è solo l’inizio della storia di “Una scuola davvero bestiale” raccontata da Brunella Baldi e Sivia Roncaglia per le Nuove Edizioni Romane. I piccoli lettori scopriranno, attraverso il piacere della lettura e con le numerose illustrazioni, il lato divertente dello stare assieme a scuola, perché gli animali non sanno nè leggere nè scrivere e come mai ognuno di essi ha un determinato ruolo nella fauna terrestre. Inoltre, i bambini (e gli adulti) capiranno che i bravi maestri si “inventano” da sè solamente in “una scuola davvero bestiale”.

Dai 5 – 6 anni

Massimiliano Smeriglio ci racconta il suo romanzo, "Garbatella Combat Zone"

Giulia Siena
ROMA – Intervista a Massimiliano Smeriglio, autore del romanzo  “Garbatella Combat Zone” pubblicato da Voland. Venerdì la recensione, solo su ChronicaLibri.

Azione, affetti, malinconia e interessi si mescolano in “Garbatella combat zone”, come definiresti il tuo libro? Una lente d’ingrandimento posata su di un piccolo cosmo dove giganteggia la microfisica delle relazioni tra gli esseri umani. Tra brutture, passioni tradite e ricerca costante dell’esodo. 

“Garbatella combat zone”, che da il titolo al romanzo, è uno ‘sport’ a farsi male ma eloquente, nel finale, è il gioco violento del tutto gratuito delle nuove generazioni. Un a scelta mirata la tua, quella di parlare in questo modo di violenza? “Garbatella combat zone” è soprattutto un luogo mentale, una modalità di organizzazione delle gerarchie di quartiere. Poi è anche un bar, una fuga e persino uno scontro senza esclusioni di colpi fondato sulla centralità del denaro, delle scommesse. Non è un caso che si svolga nel piano di sotto di un ipermercato, in fondo business chiama business.

Romanzi e film con al centro Roma e le sue bande stanno riscuotendo sempre maggior successo, come mai?

Dopo la guerra dei trenta anni contro la passione civile e l’etica della pubblica responsabilità cosa dovevamo aspettarci se non la mitizzazione di mafiosi, stragisti ed assassini? E’ un problema enorme perchè si confondono continuamente i piani tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Inoltre le cronache di fine impero che riempioni le pagine dei giornali di furbetti, escort, tronisti, bellezze costruite su misure da ottimi sarti di carne umana e inchieste su inchieste che hanno a che fare con le elite politiche ed imprenditoriali del Paese hanno messo il turbo a questa tendenza. In una situazione dove il lato oscuro della forza ha preso il sopravvento chi è peggio il Freddo, il conduttore televisivo che gronda bava dalla bocca vivisezionando lo stupro e l’omicidio di una minorenne o i praticanti del bunga bunga?

“Garbatella combat zone” fa di un quartiere romano già sotto i riflettori, il protagonista indiscusso del libro. Qual è il fascino della Garbatella?
Per me è un luogo dell’anima, la fisicità delle memorie familiari e di quelle collettive. E’ un quartiere come tanti altri, la differenza sta nella bellezza urbanistica e nella vivacità sociale che ne hanno fatto nei decenni un posto di resistenze persistenti.
Le tre parole che preferisci?
“Passione” per le cose che appartengono a tutti, come ad esempio un quartiere o come le utopie. E poi “disarmare” l’odio e il rancore che ci portano inevitabilmente a combattere quello che sta peggio di noi. Come diceva un vecchio saggio il rancore è come prendere un veleno e aspettare che l’altro muoia. Ecco oggi le città, i quartieri popolari e di periferia sono attraversati da un fiume di rancori. Basterebbe cambiargli di segno, disarmarlo appunto, diventerebbe una grande fonte di energia capace di fertilizzare terreni aridi, senza più vita.

"Viaggiatori viaggianti": tutte le geografie della coscienza

Giulio Gasperini
ROMA –
La geografia, con Andrea Semplici, riempie nuovi contorni: si anima di nuove prospettive, respira d’un respiro più genuino: utile e divertente. Forse è proprio così che andrebbe studiata, la geografia, materia oramai bistrattata da insegnanti e alunni e anche ufficialmente condannata – affronto ancor più grave – dai programmi ministeriali.

Andrebbe rianimata, la geografia, e Andrea Semplici, giornalista dalla penna leggera ma suadente, in questo piccolo ma prezioso volume della Terre di Mezzo editore (2010, ripubblicato in un formato ampliato, da nove a quindici racconti, rispetto alla precedente edizione tascabile) la scontorna, poeticamente, raccontando le fiabe di alcuni “Viaggiatori viaggianti” che, insofferenti degli orizzonti definiti, si spinsero sempre un po’ più oltre, a ricercar le terre che nessuno aveva mai scoperto; quelle che nessun altro scoprirà più.
Quella di Semplici è la geografia di persone che hanno nome e cognome, una declinazione d’identità, che siano famose o no, che siano Che Guevara o Salgari, Bob Marley o Pablo Neruda. Non è la geografia delle percentuali e delle cifre, dei grafici e delle cartine mute: è una geografia di sudore e d’intenti, d’ideali e di sogni, di poesie e letterature, di confessioni e di piccoli gesti, perché quotidiani, ma che diventan grandi, frutti d’un eroismo al vivere che noi, nelle nostre comode vite del duemila oramai avanzato, abbiamo dimenticato; o seguitiamo a ignorare. È una geografia che ci riporta alla scoperta d’antiche reliquie, tra le dittature ingombranti della modernità: perché il presente non può prescindere dal passato, e Semplici lo sottolinea, con l’eleganza di chi guarda alla follia del presente con un sorriso di compiaciuto compatimento. È la geografia, quella di Semplici, della rabbia per una perdita insanabile, irrimediabile; è la geografia che condanna le nostre patetiche auto-assoluzioni e ci convoca tutti sullo scranno degli imputati.
Perché non possiamo davvero esser contenti d’un mondo, d’un’umanità che, nella sua accelerazione al progresso, al futuro, sacrifica persino le persone: e per questo ci ammonisce (e ci condanna) la povera Virginia, l’ultima india ona.

Stagione di Libri in Fiera: a Milano il Salone del Libro Usato

MILANO – Si è aperta oggi la sesta edizione del Salone del Libro Usato (fino a mercoledì), l’universo del libro e delle curiosità editoriali che fa gola ai molti rimasti in città nonostante le festività di Sant’Ambrogio. Tra i primi visitatori alla ricerca di rarità, un bibliofilo d’eccezione: Umberto Eco. Il filosofo e scrittore ha visitato a sorpresa la manifestazione, un padrino simbolico il cui amore per la vita sconosciuta dei libri ha dato origine a romanzi di fama internazionale.

Passeggiando tra le centinaia di bancarelle presenti quest’anno (oltre 400, un centinaio di banchi in più dell’anno scorso) in Fieramilanocity si ha la sensazione di entrare all’interno di un’enciclopedia universale in formato tridimensionale, dove poter toccare con mano edizioni introvabili, volumi rilegati artigianalmente e quadernetti autografi, oppure avventurarsi tra gli scaffali dei grandi classici della letteratura e viaggiare nel tempo e nello spazio passando attraverso trattati scientifici del 1500, libri illustrati d’epoca liberty, manuali erotici giapponesi, fumetti dei primi del Novecento e romanzi di fantascienza degli anni Settanta.

Ma non basta andare alla ricerca dei propri libri o autori preferiti per trovare ciò che si desidera, è necessario perdersi tra le mille opere in esposizione e abbandonarsi al piacere e allo stupore della scoperta. Un’edizione anche dal sapore internazionale con espositori che da tutta Europa arrivano a Milano con opere raffinate e ricercate come la galleria antiquaria Hans Lindner di Mainburg, Germania, che propone “Les Métamorphoses du vide” di Henry Maurice, un viaggio illustrato nella mente e nell’inconscio dell’autore in edizione originale e venduta a 1.750 euro. Oppure la serie completa di “Gesù Cristo e i dodici appostoli” del 1621 di Philippe Thomassin, primo maestro di Jacques Callot, che partendo dai disegni di Raffaello Sanzio realizzò 13 incisioni destinate alle chiese di campagna della Lorraine, conservate in ottimo stato dall’antiquario parigino Christian Collin, e vendute a 9.000 euro. La febbre dei regali di Natale contagia tutti e il Salone del Libro Usato si presenta come il luogo ideale per esaudire ogni desiderio, dalle favole pop-up degli anni Quaranta, da Alì Babà ad Alice nel paese delle meraviglie, costo dai 250 ai 450 euro, esposte da Stefen Libri di Milano, ai vinili vintage di Lorenzo Galbiati, Vinile Collezione di Lecco, lasciando spazio anche per qualche fantasia low cost, come la vasta selezione di libri proposta dal Libraccio, a partire da 2 euro.

Tra le esclusive di quest’anno una collezione di contratti di compravendita inglesi del Settecento in pergamena animale, le cosiddette Indenture, chiamate così per il particolare taglio frastagliato su uno dei lati del foglio, prova schiacciante dell’originalità del documento che veniva infatti diviso in due e ciascuna copia tenuta da entrambi i contraenti, le due parti per essere considerate valide dovevano combaciare tra loro. Documenti originali esposti da Meraviglia Libri di Milano.
Tra i visitatori si scorgono collezionisti, studenti, cultori del libro e celebrità della televisione come Bruno Vespa, insieme tra gli stand della fiera a caccia di fotografie vintage, stampe, libri illustrati, riviste d’epoca e cartoline pubblicitarie dei primi del Novecento: il Salone del Libro Usato si apre con un sorprendente successo di pubblico già dal primo giorno

Settanta volte sette onde

Giulio Gasperini
ROMA –
Come si declina l’assenza della passione d’amore? Come si concreta un’ars amandi che fu? Come si oggettiva un antico possesso erotico? Come un letto che “campa di ruggine”; come un’assenza di stagioni; come luce disabitata negli occhi d’un’innamorata; “una penna di rapace / che ora nell’agenda divide il quattro / dal cinque luglio”; come foglie che si ammucchiano “nel cavo della sera”.

Potente è la poesia che Giuliana Rigamonti squaderna in questa silloge: “La settima onda” (ES Edizioni, 2003). Potente ma lieve, pura ma furiosa come un’improvvisa tempesta di neve: furente di tutto quell’erotismo che così prodigiosamente le sue sillabe, le sue parole sanno esprimere, sanno declinare.
Perché l’assenza di passione implica che una passione anteriore sia esistita, una passione che deflagrò mentre “l’auto corre fra campi di lavanda” della Camargue francese, o mentre sorprendiamo noi stessi nel ricordo di quando si contavano “i rimbalzi di ciottoli sull’acqua”. È una passione che si allea la natura intera (“Gonfie, le vigne a mezza costa / srotolano frenesie di vendemmie”; “Ti traduco il bosco che precipita / nel lago”); è una passione che si esagerava eterna, nelle solite promesse degli amanti (“Moriremo così, dici, / mano nella mano”); una passione che era incomunicabilità o forse solo gelosa brama di possesso (“Nessuno che colga / i segni incisi sulla pietra”).
Non è facile poetare l’erotismo: il rischio di diventar volgari, grossolani è facile e concreto. E una poesia sguaiata non è certo una poesia erotica. Sarà per questo che le donne son più abili, a scriverla. Rimane comunque la soddisfazione di leggere questo rosario di poesie, questi germogli che la Rigamonti – una delle migliori voci poetiche contemporanee e, per questo, ampiamente sconosciuta – inanella armoniosamente, che fa gemmare amabilmente. È come seguire, in una contabilità evangelica, settanta volte sette onde di erotismo, sbocciato nel quotidiano. Perché l’eros è cosa seria; quasi santa. Ma anche così normale; quasi casalinga.

"assaggenda duemilaundici": da Sinnos l’agenda più gustosa che c’è

Giulia Siena
ROMA “E poi… leggere è contagioso. Contagio pericoloso per chi ci vuole tristi e apatici, ma straordinario virus di energia, passione ed intelligenza per chi vuole vivere la vita. Per questo vi auguriamo che il 2011 sia un contagiosissimo anno di libri e letture”. Questo è l’augurio della Sinnos editrice per le nuovissime pubblicazioni che accompagneranno il lettore per tutti i giorni dell’anno: l’ Assaggenda duemilaundici e il Calendario Interculturale. L’invito della casa editrice romana è quello di riscoprire il piacere del conoscersi e del festeggiare attraverso i sapori della tradizione, il gusto della scoperta culinaria e il viaggio attraverso il cibo.
Infatti, l’Assaggenda – nata da un’idea di Antonio Spinelli, illustrata da Monica Auriemma e con le ricette e le parole di Anna Colarossi – è una pratica agenda che si può portare facilmente dalla cucina all’ufficio, dall’università al supermercato, accompagnando qualsiasi nostro viaggio. Quest’anno l’assaggenda è dedicata alle minestre e tutti gli antichi sapori che gravitano attorno a questo piatto tanto sano quanto semplice: 365 giorni per scoprire gli ingredienti, i segreti e i luoghi delle minestre del mondo. Ogni terra ha una sua storia, ogni luogo ha i suoi ingredienti e tutti andrebbero esplorati, per questo l’assaggenda offre ricette e storie di posti lontani, facili da raggiungere grazie a un cucchiaio di buona minestra!
L’Assaggenda duemilaundici potrebbe essere il regalo che state cercando!

Oggi leggi anche la ricetta a tema di ‘Chronache Culinarie’, solo su Chronica

"Brutte Notizie. Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv"

Alessia Sità

ROMA – “Dov’è il Paese reale? Dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? Dov’è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare?”
Maria Luisa Busi, lo storico volto del Tg1 delle 20, spiega i giochi di potere e il il dietro le quinte dell’informazione televisiva nel suo libro: “Brutte Notizie. Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv”, pubblicato da Rizzoli. La nota giornalista, che nel maggio scorso decise di rinunciare alla conduzione del tg di Minzolini, adesso ritorna alla ribalta per rivelare come il vero volto dell’Italia sia stato eliminato dal telegiornale più seguito, quello che dovrebbe raccontare la verità dei fatti, senza ricorrere a un’informazione che talvolta rischia di diventare mero intrattenimento.
Ripercorrendo la propria esperienza personale e professionale, la conduttrice descrive la progressiva decadenza di un’idea di giornale e di servizio pubblico. La vera faccia dell’Italia è sparita dai notiziari. La realtà viene costantemente deformata o taciuta. Le brutte notizie sono, quasi sempre, oscurate.
La Busi ridà, finalmente, voce agli invisibili: denuncia la situazione scandalosa dei terremotati de L’Aquila (il cui miracolo è avvenuto solo in televisione), punta il dito su come al Tg1 non vi sia più spazio per i cassintegrati dell’Alitalia, allo stesso modo denuncia la condizione delle donne, quella dei precari e dei disoccupati, senza dimenticare le tragiche vicende degli imprenditori del Nord Est vittime della recessione. Un racconto semplice e diretto che rivela, attraverso le piccole storie di gente comune, i grandi drammi quotidiani che attanagliano profondamente il nostro Paese.
Maria Luisa Busi, Brutte Notizie, Come l’Italia vera è scomparsa dalla tv. Rizzoli € 18,00

"Roma. Guida non conformista alla città"

Marianna Abbate
ROMA – Conoscete Roma? Anzi, conoscete bene Roma? Lo credono in molti. Lo crede mio padre, trasteverino doc, lo credo io, cresciuta a Roma Sud, vicino agli studi di Cinecittà. Lo crede evidentemente anche Fulvio Abbate (la concomitanza del cognome è dovuta al caso), palermitano trapiantato a Roma, autore della “Roma. Guida non conformista alla città” edita da Cooper. Ci sbagliamo un po’ tutti, forse. O forse abbiamo tutti ragione.

Il libro di Abbate è simpatico, carino e, per quanto io odi questi aggettivi, sono decisamente calzanti. I paragrafi non seguono alcun ordine logico: non c’è suddivisione tematica, alfabetica e neanche per quartieri. E’ un gran calderone di notizie, di gossip archeologico e cinematografico, di racconti e aneddoti legati all’esperienza di giornalista e uomo di cultura, un po’ radical chic e un po’ anticamente comunista.
Davanti ai nostri occhi sfilano, senza fermarsi a pensare, Barbara Palombelli, i filetti di baccalà, Porta Portese, via Margutta, il Quarticciolo e Alberto Moravia. Fatti che si conoscono e fatti privati, che l’autore mescola insistentemente fino a confonderli tra loro, tanto che non possiamo più dire con certezza se lui non abbia per caso assistito agli omicidi della Rupe Tarpea.
E’ giusto così, Roma non ha un solo volto, associabile ad una sola immagine, come lo fu la Ferrara di Bassani. Il bello della guida di Abbate è che non bisogna leggerla di seguito, si può consultare come una vera guida conformista, andare dritti al punto che ci interessa. Salvo poi perdersi a leggere il paragrafo successivo che non c’entra assolutamente nulla.

Fulvio Abbate, Roma guida non conformista alla città, Cooper, Roma 2007, pp. 292, € 12