“Conigli bianchi”, il talismano dell’infanzia

conigli bianchi_topipittoriGiulia Siena
ROMA
“Ogni mese, il primo del mese, bisogna dire prima di ogni altra cosa “white rabbits!”, conigli bianchi. Se ci si ricorda di farlo, si è fortunati per il mese intero.” White rabbits, conigli bianchi, una “formula magica” da pronunciare ogni mattina di ogni primo giorno del mese. E’ questo che fa la piccola Margherita da quando Bridget le dice che in queste due piccole parole è custodito il talismano dei neozelandesi.

Da qui il titolo del libro di Margherita Emo pubblicato nella collana Gli anni in tasca di Topipittori.

“Conigli Bianchi” è l’autobiografia dell’infanzia dell’autrice, trascorsa in Veneto negli anni Ottanta. Erano gli anni della crescita per Margherita, gli anni delle vacanze a Londra – nella casa della nonna – gli anni dei giochi con Cate e della nascita di Angelo. Gli anni dei capricci e del festival nella grande villa, gli anni in cui tutto cambiò, anche l’atteggiamento della piccola Margherita di fronte ai cambiamenti. Un giorno, dopo che il padre decise che la grande villa sarebbe diventata un hotel, promise che non si sarebbe mai più affezionata a una casa. Ha inizio dalla fine di questo libro, quindi da questa promessa alle soglie dell’adolescenza, il peregrinare di Margherita per il mondo.

Oggi l’autrice vive a Bruxelles e ha trovato il suo habitat ideale in una casa editrice di libri illustrati per bambini, forse ripetendo ogni mese “white rabbits”!”…pare davvero porti fortuna…

Ricordi situati in “via Case di Dozza”

Silvia Notarangelo
ROMA – Emozioni, ricordi, speranze. Gli appunti di Romea Sportelli Mirri, classe 1915, racchiusi nei suoi quaderni, sono stati raccolti in “via Case di Dozza”, un volume pubblicato dall’Editrice La Mandragora e capace di riservare una semplicità tutta da scoprire.

Via Case di Dozza è la strada dove Romea abita da ragazza, una via “più unica che rara”, una via dove tutti si conoscono, in cui la condivisione non è solo un buon proposito ma la realtà di tutti i giorni. Terza di sei figli, Romea non si sente “né carne né pesce”, ha una mamma, Ermelinda, che adora e un babbo, Antonio, innamorato forse più dei suoi canarini che dei suoi stessi figli.
Personaggi ed episodi di vita si susseguono tra le pagine dei ricordi. Un posto particolare spetta alla signorina Baldinotti, maestra di quella scuola elementare tanto rimpianta perché abbandonata troppo presto, ma c’è spazio anche per gli incantevoli carri del Carnevale, per i riti del giorno dei morti, per una rissa improvvisa in cui la protagonista, suo malgrado, si ritrova coinvolta.
Romea si affaccia prestissimo nel mondo del lavoro, prestando servizio presso botteghe e famiglie agiate, con esiti, purtroppo, non sempre piacevoli né gratificanti. Ha appena diciassette anni quando il tempo e le esperienze vissute la portano a definirsi “attenta, furba e scantata”.
Nella sua esistenza non mancheranno vicende tristi e lutti difficili da superare, ma anche un amore vero per il suo “Biondo” e un profondo affetto per le sue tre figlie.

“Acquasanta”, storia di alcune vite in sospeso

chronicalibri_recensione acquasanta_ottavianiGiulia Siena
ROMA
“Generosa, desiderosa di offrirsi attraverso appendici straordinariamente duttili, è di una bellezza di cui ci si può fidare: non intravedo insidie nel suo corpo catalitico. E quando dico corpo comprendo quella che tanti chiamano anima e cercano nel cuore, e che io rintraccio nelle pieghe della mente”. Una scrittura cerebrale è quella che contraddistingue Barbara Ottaviani, autrice di “Acquasanta” (Nuova Ipsa Editore).
Con questo suo secondo libro l’autrice – medico di professione e siciliana di terra e di indole – approda al romanzo. La storia è quella di una bambina in coma dopo un incidente e di una infermiera “in coma” di sentimenti. La donna si prende cura della bambina con devozione e il suo scopo, quasi del tutto inconscio, è quello di scoprire la storia della fanciulla in fin di vita per riscoprire il proprio percorso fino all’età adulta.

Le due donne non hanno nome. Gli altri protagonisti non hanno nome. Quasi nessuno ha un nome che ne definisca e ne “intrappoli” le caratteristiche di personaggi così forti e così universale in un unico e banale nome. Loro non hanno nomi ma si emozionano ed emozionano il lettore.

Il romanzo è breve, intenso, scritto con una cura quasi maniacale; scritto come a voler affermare qualcosa di più che una storia; scritto come un bisogno, il bisogno di dare voce al bambino che in noi; scritto per cambiare o rimediare a qualche errore del passato con la consapevolezza dell’età adulta.

“La mia banda suona il porn. La storia vera”


Alessia Sità

ROMA
– Al giorno d’oggi trovare un lavoro non è molto facile. La crisi purtroppo ha colpito tutti in diversi settori e sicuramente la musica non è da meno. Per non lasciarsi abbattere è fondamentale ingegnarsi e reinventarsi se è necessario. É questo quello accade, a grandi linee, ne “La mia banda suona il porn” un romanzo scritto da Raffaella R. Ferré e Paolo Baron, pubblicato da 80144 edizioni.
Accantonati riconoscimenti e premi illustri, uno dei quali ricevuti direttamente dall’indimenticabile Fabrizio De Andrè, quattro musicisti napoletani decidono di intraprendere un nuovo percorso professionale. Coraggiosamente Paolo, Gianni, Enzo e “l’altro” Enzo abbandonano la discografia ufficiale, per iniziare una nuova carriera come ideatori di colonne sonore per film porno. Le bizzarre avventure di questo insolito gruppo musicale iniziano a corso Secondigliano e continuano fra Roma e Milano. Dal famoso palco di Sanremo agli studi di una delle major dell’hard, passando anche attraverso la chat online notturna, per capire quale sia il vero pubblico fruitore di materiale pornografico. Dopo essere stati catapultati nel dietro le quinte di “Kiss me, baby” e “Pornoveline belle e porcelline” – i film hard dalle musiche originali studiate ‘ad hoc’ dalla band – i quattro ragazzi riusciranno a pubblicare un cd (in 3omila copie) dedicato completamente al ‘suono dell’amore’. Una raccolta accurata di brani sostanzialmente destinati a unire musica e sessualità, in grado di suscitare pensieri ed emozioni difficilmente esprimibili con le sole parole.
“La mia banda suona il porn” è la storia vera di chi nonostante le avversità e i problemi di tutti i giorni, ha avuto l’audacia di inventarsi un lavoro diverso e sicuramente singolare.

“Poesie Antirughe”, bentornata poesia!

chronicalibri_poesie antirugheGiulia Siena
ROMA
– “Piangi, lasciati piovere, lasciati stare / Riposa, lasciati vegliare / Brinda, ci sono notti da ubriacare”. E’ un libro di versi “scalzi” che diventano poesie quello di Alessandra Racca. “Poesie Antirughe”, pubblicato da Neo Edizioni, è il secondo libro della scrittrice torinese che torna sulla scena letteraria dopo “Nostra signora dei calzini” del 2008. Ora l’eclettica Alessandra Racca raccoglie in un unico volume versi, parole e riflessioni in forma poetica. La sua poesia antirughe – una poesia schietta, innata nella forma e nello spirito – fa ridere, sorridere e distende. Allevia le tensioni quotidiane e quindi fa bene, anche alle rughe. Amiche, uomini, futuro, calzini, scarpe, felicità e certezze si mescolano nelle pagine, si rincorrono, si scontrano e incontrano, come in una realtà ironica e molto vera.

Alessandra Racca conosce le parole, le coccola, le lima e le rende perfette per il contesto nel quale le inserisce.
Alessandra Racca va a fondo, scrive poesia.

“Bye Byte: Internet e nuove tecnologie per organizzare il viaggio perfetto”

ROMA – Se desiderate organizzare un viaggio impeccabile  leggete “Bye Byte: Internet e nuove tecnologie per organizzare il viaggio perfetto”, la guida di Simone Bardi e Fabrizio Lanciotti pubblicata da Polaris Edizioni.
Quando un esperto informatico giramondo, programmatore per multinazionali, stringe la mano a un geniale ingegnere in piena sintonia con il terzo millennio ecco che fatalmente nasce questo manuale. “Bye byte” propone, in modo rigoroso e brillante insieme, le istruzioni per una perfetta valigia da tecnoesploratori ma non solo. I due “geek” – come vengono definiti gli appassionati, diciamo i fanatici delle nuove frontiere, da qui l’adozione del ‘geco’ come accompagnatore nei vari capitoli – ci svelano segreti e consigli per affrontare un viaggio nel modo più moderno, sicuro e confortevole sfruttando le opportunità offerte dal Web e dal mercato tecnologico. Una preziosa guida per tutti, dagli sprovveduti più totali (la maggioranza) agli esperti più navigati, dai tecnoscettici ai tecnoentusiasti.

L’avventura parte dall’idea del viaggio, dalla possibilità sempre più semplice, ma anche più insidiosa, di organizzarlo fai da te grazie ai siti Internet: ecco quindi i consigli su quali consultare e quali no, come prenotare un volo o un albergo nel modo più tranquillo ed economico, quali guide scegliere, le assicurazioni che vale la pena stilare in Rete, i vantaggi e i limiti dei blog, i tranelli, o addirittura le truffe, da evitare, le risorse inesplorate e le occasioni da cogliere al volo. Si passa poi alla v@ligia, con la “a” che diventa una chiocciolina per ribadire il concetto di un bagaglio tecnologico, nel senso di intelligente: ciò che è indispensabile portare e cosa invece conviene lasciare a casa, o magari acquistare a destinazione.
I consigli più preziosi per portare con voi il minimo indispensabile fardello telematico evitando eccessi di peso e di ingombri, tra cellulari, navigatori, computer portatili, ipod, iphone, iphone, smartphone, netbook e altre diavolerie “indispensabili”. Senza dimenticare le macchine fotografiche, digitali s’intende: reflex o compatte? Una vera sfida combattuta a colpi di pro e contro. Ma anche videocamere, navigatori satellitari, chiavette e una certezza, anche se siete agli antipodi: restare collegati con il mondo.

 

“Erano come due notti”, le parole buie della speranza

recensione di erano come due notti_orecchiacerbo_chronicalibriGiulia Siena
ROMA
“Erano come due notti: la notte e il mare nero come la notte che ci viene addosso. Tutti pregavano, musulmani e cristiani, pregavano anche quelli che non credono”. La notte è sempre buia quando si deve intraprendere un viaggio e lo diventa più del solito quando il viaggio è di speranza. “Erano come due notti” è un racconto corale di emigranti – quindi immigrati – che raccontano attraverso brevi frasi la propria “apocalisse”. Il volume, stampato in serigrafica, cucito e rilegato a mano, è promosso da Orecchio Acerbo Editore, Cemea del Mezzogiorno Onlus, Asinitas Onlus e pubblicato dalle Edizioni Libri Serigrafici E altro.

“Erano come due notti” parla di una oscurità doppia, multipla, quasi infinita: il buio di un passato doloroso, di un presente di difficoltà e di un futuro incerto. Nonostante tutta questa apparente negazione della vita le voci che costruiscono questo racconto fuggono dalla guerra, dalla miseria e dalle sofferenze e affrontano dei viaggi dilanianti. E’ questo il loro buio: un viaggio che per arrivare alla speranza e alla salvezza deve oltrepassare con coraggio naufragi, carceri e confini. Un racconto di tante differenti lingue e culture per raccontare una sofferenza comune, priva di immagini stereotipate da telegiornale ma piena di realtà.

 

“Volevo essere Coco Chanel” o almeno trovare un posto fisso e non annoiarmi

Marianna Abbate
ROMA “Volevo essere Coco Chanel.” Ah quante di noi si sarebbero accontentate di diventare una delle sorelle Fendi. Ma nei libri, si sa bisogna sognare in grande. Vanessa Valentinuzzi al suo esordio letterario con Avagliano Editore, ci racconta una storia tra il romanzo allegro sullo shopping – che negli ultimi anni abbiamo imparato ad amare – e la nuda, cruda e triste realtà italiana sul precariato.

Non riesce a resistere ai vezzi stilistici, tanto che chiama la sua protagonista Ottavia Brandeschi: un nome da favola, decisamente nobile.
Si parte dal lavoro dei sogni, dal fidanzato dei sogni e dalla città dei sogni, o almeno di quelli legati alla moda: Milano. Ottavia fa la shoes designer, ovvero disegna scarpe per un marchio famoso, è fidanzata un giovanissimo modello e la sua vita sembra avere preso una piega molto positiva. Finchè tutto gli crolla addosso: perde lavoro, casa e fidanzato e si ritrova a lavorare in un call center a Roma.

Una storia comune nell’Italia dei nostri tempi, dove non importa quanto hai studiato o quanta esperienza hai, ma chi conosci e chi ti potrebbe dare una spintarella. E’ pur vero che l’autrice non rinuncia all’happy ending, ma è chiaro che si tratta solo di un sogno, qualcosa di immateriale che accade nei libri, dove un bel finale non si nega a nessuno. Potrebbe aver iniziato un nuovo genere letterario. Forse un giorno qualcuno scriverà un romanzo alla Valentinuzzi, come si parla oggi della Kinsella. Ma non voglio sembrarvi troppo negativa: i sogni a volte si avverano! E se anche così non fosse, i sogni sono una delle pochissime cose che non costa nulla.

 

“Zagreb”

Aìsara_recensione Zagreb_chronicalibriSilvia Notarangelo
ROMA – L’orrore della guerra raccontato dagli occhi di un adolescente: la follia omicida, l’incredibile senso di onnipotenza, la straziante presa di coscienza. Si legge tutto d’un fiato “Zagreb”, il coinvolgente romanzo di Arturo Robertazzi, pubblicato da Aìsara.

Il protagonista del libro è un ragazzo che, inaspettatamente, si ritrova complice e artefice di un terribile quanto inarrestabile vortice di violenze. Al grido di “Puntare! Mirare! Sparare!” assolve, con una certa soddisfazione e leggerezza, al compito di eliminare i tanti prigionieri racchiusi all’interno di una fabbrica dismessa, la Base. Prigionieri che hanno perso le loro fattezze umane per diventare una “creatura informe, con cento occhi e cento gambe”.
Tra di loro, silenzioso e quasi irriconoscibile, si nasconde un vecchio amico del protagonista: Dražen Vivić, un ragazzo come lui, uno dei tanti che, improvvisamente, la guerra ha trasformato in un nemico da sterminare. Eppure sono proprio i suoi occhi a restituire la vista al protagonista, a fargli scorgere, per la prima volta, non più una massa indefinita ma “tanti disperati sull’orlo della fine”. Una terribile consapevolezza inizia ad affiorare: “la Base è un mostro che ingoia carne e sputa ossa, è un mostro che mangia uomini e vomita soldati”. Dopo tre mesi di assedio, non c’è alcun vincitore, solo un’infinità di sconfitti.
Il primo desiderio del ragazzo, allora, non può che essere quello di scappar via, allontanarsi il più possibile da un inferno in cui si è lasciato trascinare. Prima, però, deve salvare Dražen e Darka, la sua Darka, quella ragazza che aveva conquistato il suo cuore e che ora si ritrova, nel buio di una cella, ad attendere il suo turno.
Anche la guerra, tuttavia, può riservare dei colpi di scena e se è scontato non aspettarsi un happy end, ci penserà, comunque, una bomba scagliata sulla Base a mettere tutti a tacere, a seppellire sotto le macerie tutti quegli uomini divenuti una “Bestia colma di odio e assetata di morte”.

“Tramonti d’Occidente”: il romanzo d’esordio di Emilia Blanchetti

Alessia Sità

ROMA – “ Ci sono luoghi dove dovresti essere. Le responsabilità, i doveri, il tuo posto nel mondo, la voglia di fuggire e di lasciarsi tutto alle spalle, la voglia di sparire, la certezza che può cambiare le cose, il bisogno di espandersi nel cosmo e di fondersi con un sentire più vasto. E poi c’è casa tua: il posto che ti sta stretto, che ti soffoca a volte, che ti stritola, privo di slanci selvaggi e di eroiche planate, pieno di ordinarie insidie.
Quante volte sentiamo il bisogno di evadere, di alienarci da tutto e tutti? Quante volte ci sentiamo insoddisfatti? Non dimentichiamo però che “la vita è un semplice e tumultuoso susseguirsi di episodi minori. A volte si può ripartire […] a volte invece è troppo tardi.
Nel suo romanzo d’esordio,“Tramonti d’occidente”, pubblicato da Autodafè Edizioni, Emilia Blanchetti spinge a riflettere sulle imprevedibili dinamiche dell’animo umano e su come la vita sia molto spesso una corsa disperata contro il tempo. Improvvisamente, tutto può cambiare. La sensazione di essere prigionieri di responsabilità, ambizioni e potere svanisce non appena sopraggiunge la consapevolezza di aver perduto qualcosa di terribilmente importante.
Claudio conduce apparentemente una vita tranquilla: è sposato con Daria, dalla quale ha avuto una figlia, ed è un professionista stimato e brillante. Spesso però, le apparenze ingannano. Dietro la maschera di uomo colto e affermato si nasconde un’anima logorata da un terribile segreto. Improvvisamente, tutte le sue certezze, consolidate faticosamente nel tempo, crollano sotto il peso massiccio di pensieri e sensi di colpa. Il rimorso per aver commesso qualcosa di abominevole spinge l’uomo a intraprendere un viaggio non solo fisico, ma soprattutto spirituale. Un viaggio alla ricerca della propria identità smarrita. Fra drammi e tradimenti, la vicenda di Claudio si inserisce in una storia drammaticamente corale. Sullo sfondo di tre città, Roma, Torino e Milano, le vulnerabili esistenze di Daria, Nina, Angela, Alberto, Manu, Nichi, Amina, sono destinate a incontrarsi e intrecciarsi. Gradualmente, ogni personaggio prende coscienza di essere vittima di qualcosa di incontrollabile e di terribilmente ‘umano’. Il lettore assiste impotente a un susseguirsi di tragici eventi destinati a mutare irreversibilmente le vite dei singoli protagonisti.
Con una scrittura lineare e dettagliata, Emilia Blanchetti riesce a fare emergere il senso di inquietudine e di smarrimento che accomuna ogni singolo personaggio. Fra violenze sessuali, terrorismo, vari abbandoni, l’incapacità di guardare avanti e di costruire un futuro diventa il dramma collettivo di un’umanità vittima di se stessa.