Voland: “Guida alla Roma ribelle”, il viaggio tra le storie inattese

guidaromaribelle_chronicalibriGiulia Siena
ROMA
– Roma è un viaggio. Roma è un percorso nella storia, un’escursione nei fasti del passato e una piacevole passeggiata nella complessità presente. Roma contiene un po’ tutto quello che potrebbe riservarci il futuro e raccoglie le gioie e le difficoltà del quotidiano. Roma è italiana, Roma è multietnica. Roma è cattolica, papalina, liberale e laica. Roma è molto più di una città; è un mosaico di emozioni, lotte, opportunità, ingiustizie, speranze, sogni, vite, odori, ritardi, realtà e luoghi. I luoghi sono quello che di Roma rimane e rimarrà, lo scenario su cui, da secoli, si è mossa la storia. I luoghi, che oggi testimoniano le evoluzioni e i naturali cambiamenti che la capitale italiana ha subito negli anni, sono anche all’esterno delle canoniche rotte turistiche e vengono esplorati e descritti in “Guida alla Roma ribelle”. Scritto da Rosa e Viola Mordenti, Lorenzo Sansonetti e Giuliano Santoro, il libro pubblicato nella collana Finestre della Voland (nella stessa collana anche “Guida alla Parigi ribelle” e “Guida alla Barcellona ribelle”) vuole raccontare luoghi, personaggi ed eventi calanti nel proprio contesto storico. Questo ha permesso agli autori di rapportarsi “con la storia e le storie senza nostalgia né distacco, a contestualizzare il passato senza archiviarlo né trasformarlo in un feticcio, a pensare alla memoria facendola vivere nella città che abitiamo ai giorni nostri”.
“Guida alla Roma ribelle” da semplice libro diventa, così, un manuale, una guida e un compagno di viaggio per esplorare i rioni e i quartieri popolari della città, gli edifici, i palazzi e i monumenti, le piazze borghesi e quelle della rivolta. Si parte da Piazza del Popolo, la piazza che accolse l’abbraccio e il monito di Martin Lutero: “Ti saluto, Roma santa! Sì, veramente santa a motivo dei santi martiri del cui sangue grondi!”; la piazza ricordata da Jack Kerouac per il bellissimo dipinto di Caravaggio custodito a pochi passa da li, nella chiesa di Santa Maria del Popolo. Si cammina poi verso via dell’Oca di Elsa Morante, passando per via Margutta di Picasso e attraversando via Condotti e i fasti de Il Caffè Greco. Si costeggia il Lungotevere e si arriva a Campo de’ Fiori, “la piazza del libero pensiero”, il luogo simbolo della Roma libertaria; qui si incontrano personaggi come Cristina di Svezia, Giorgio Labò e Gianfranco Mattei. Continua il viaggio e si ricordano i duecentottantaquattro anni di cultura del Teatro Valle, l’antico “nasone” (fontana) del Pantheon e i drammi e il fascino del Ghetto. Si sale la scalinata del Campidoglio e si conosce Violet Albina Gibson, si passa alla dolce malinconia e ricchezza della Basilica di Massenzio per poi arrivare nel quartiere Monti. Si arriva alla casa natale di Guillaume Apollinaire, alle strade di Mario Monicelli e nella chiesa di Sigmund Freud, San Pietro in Vincoli. Saliamo verso Porta Pia, attraversiamo la fascinosa via Veneto di Kurt Cobain e arriviamo alla stazione Termini raccontata da Daounda Sanogo, un uomo qualsiasi. Ripartiamo dalla multietnica Piazza Vittorio, attraversiamo via Tasso per poi cambiare del tutto scenario. Oltrepassiamo il Tevere e siamo alle porte del Vaticano, nella contraddittoria via di Porta Castello, nell’ex Cinema Castello, negli anni sede del locale Muccassassina (anni ’90), centro stampa dell’Agenzia romana del Giubileo (2000) e attuale sede di una università “improntata alla conoscenza e alla diffusione della verità”. Attraversiamo i Borghi, via Cola di Rienzo e giungiamo a piazza Risorgimento, accorgendoci che è tutto qui, in questi metri percorsi, che si racchiude il fulcro della Roma controversa che affascina e intimorisce. Prima di continuare il nostro viaggio che ci porterà nuovamente oltre il fiume, tra Trastevere, Testaccio, Monte Sacro, San Lorenzo e poi fuori dai rioni fino a Pietralata, San Basilio, Centocelle e Ardeatino, ci fermiamo ad ammirare una Roma che continua a raccontare, una Roma ribelle che prima di partire con la fiumana di parole ha solo bisogno che qualcuno le chieda: Roma, perché ribelle? Allora partirà il viaggio, uno splendido itinerario tra ricordi, curiosità e storie inattese.

 

“Attraversare i luoghi, ascoltare le storie che li raccontano e individuare linee di confine, raccogliere le voci di chi vive in un posto o di chi lo narra: è stato un metodo di lavoro, un modo di costruire relazioni, analogie e differenze della Roma che non si è mai piegata alle logiche dei poteri”. 

 

Tante novità per i piccoli lettori

novita_libriROMA – Siamo al periodo più ricco dell’anno per quanto riguarda le uscite di libri e di pubblicazioni per bambini. Per questo motivo oggi la rubrica Leggendo Crescendo di ChronicaLibri vi propone una mini carrellata tra le ultime novità dedicate ai più piccoli.

 

Emme Edizioni presenta tante e diverse novità in catalogo, tra queste c’è “Angelina Diavoletto” di Nicoletta Costa. Pubblicato nella collana Prime letture, il libro ha come protagonista è Angelina, una bambina che di angelico ha solo il nome, in realtà è un vero diavoletto… A scuola non sta mai ferma, fa impazzire la maestra. In giardino si scatena e si sbuccia sempre le ginocchia. Meno male che ci sono le lunghe vacanze estive! Presto arriva settembre e Angelina si deve preparare a iniziare un nuovo anno si scuola: pettinarsi, stare seduta, ascoltare in silenzio… che noia! Eppure quando rientra in classe e rivede i suoi compagni, la maestra e il suo bel disegno appeso alla parete, Angelina si rende conto che la scuola dopo tutto non è così male…
i-cioccolatini-di-mister-pigSempre nella stessa collana arriva “I cioccolatini di Mister Pig”, il libro di Fabrizio Silei con le illustrazioni di Ivan Bigarella. Mister Pig, neanche a dirlo, è un bel maiale che fa il rappresentante di spazzole. Un giorno però perde il lavoro e si ritrova a vendere i prelibatissimi cioccolatini del Commendator Diavolon. – Si ricordi che deve venderli e non mangiarseli! – lo avvisa malignamente il principale. Figuriamoci! In vent’anni Mister Pig avrà venduto milioni di spazzole e non ne ha mai neanche avvicinata una alla testa. Stavolta però è diverso: quei cioccolatini hanno davvero un gusto speciale. Basta assaggiarne uno e fermarsi diventa quasi impossibile.

 

Per lettori più grandi e più consapevoli (dagli 11 anni) Emme Edizioni propone “Primo Levi: l’uomo, il testimone, lo scrittore”, di Frediano Sessi. Da anni molti giovani, spesso con i loro insegnanti, leggono Primo Levi (Se questo è un uomo, La tregua e altri racconti), cercando anche di capire la sua vita di uomo, di testimone e di scrittore. Come per i grandi autori del nostro Novecento, la risposta a gran parte delle domande su Primo Levi si trova nell’intreccio dell’opera con la vita. Un’opera fatta di saggi, testimonianze, racconti, romanzi, poesie, lettere, articoli di giornale, interviste, e per questo ricca e complessa, non semplice da decifrare, come del resto i percorsi della sua vita che vanno dall’amore per la montagna alla scelta della resistenza, al lavoro di chimico e a tanto altro ancora. Questo libro offre ai giovani lettori, e agli adulti che li accompagnano nella crescita culturale, una biografia essenziale che percorre gli scritti di Primo Levi, dall’adolescenza alla vecchiaia, intrecciandoli con i momenti di vita più importanti e con i percorsi di testimone che hanno caratterizzato tutta l’esistenza dello scrittore piemontese; un lungo lavoro svolto attraverso l’analisi di documenti spesso inediti. Proprio nella scoperta della sua vita emerge la grandezza di Primo Levi: la sua umiltà profonda, il riconoscere la sua fragilità di fronte alla storia e all’esistenza, e insieme la sua forza e vitalità.

 

Layout 1Edizioni Lapis propone “Il colore della libertà” (dai 10 anni) di Yaël Hassan tradotto da Francesca D’Ottavi. Max Fischer è sempre stato uno studente esemplare, da uniforme rossa e voti eccellenti, ma da quando ha conosciuto Felix, un vecchio antiquario che tiene nascosti nella sua cantina libri e filmati del secolo scorso sottratti alla Censura del regime, è diventato un “marrone”, marchio indelebile di onta e infamia. Lo accusano di pensieri sovversivi e di prendere parte al piano che vuole rovesciare il sistema. È solo, Max, emarginato da tutti i suoi compagni. Grazie all’amicizia con Felix sente per la prima volta parlare di libertà e democrazia, e con lui scoprirà cosa vuol dire battersi per un ideale: cambiare il presente e renderlo migliore.

Sempre per le Edizioni Lapis vi presentiamo “Oh no, George!” un albo illustrato tutto nuovo e divertente pubblicato nella collana I Lapislazzuli. Scritto da Chris Haughton, il libro parla dell’irrequieto cane George: Harry esce per lo shopping e George gli promette che farà il bravo. Ma le tentazioni in casa sono troppe: la torta in cucina è così buona… e George adora la torta. La terra nel vaso è così soffice… e George adora scavare nella terra…
Cosa farà George? E Harry si arrabbierà?

 

Valentina Edizioni inserisce nel suo catalogo numerose novità, tra queste c’è “Volo via” (3-7 anni) di Cristina Petit. Questa è la storia di una mamma che ha sempre fretta e della sua bambina che dopo un lungo viaggio torna a casa cambiata. Una tenera storia sul rapporto tra madre e figlia raccontata dal punto di vista di una bambina di quasi cinque anni, Carolina. Dopo un divertente e bizzarro viaggio Carolina capirà l’importanza e l’amore racchiusi in ogni istante che sua mamma riesce a dedicarle.

io-a-gesu-bambino-non-ci-credo-mica-0_56944--400x320Una tematica difficile e allo stesso tempo perfetta per il Natale è affrontata in “Io a Gesù Bambino non ci credo mica!”, il libro di don Poalo Alliata e Carla Manea. Il libro parte da una notizia sconvolgente; il dottor Corn Flakes sta per annunciare la sua straordinaria scoperta: Gesù bambino non è mai nato, è tutta un’invenzione! Ma è proprio così? Ha ragione lui? L’angelo Serafino piomba lì per caso, raccoglie la sfida del professore e ci porta a vedere come sono andate veramente le cose…

Sara Vannelli torna con “Dovevo dirtelo”, racconti contemporanei

Dovevo dirteloGiulia Siena
ROMA“Non so se i pensieri abbiano un colore, se sbiadiscano o se si sciolgano. Quello che so è che girano forte, ci inseguono, corrono e fanno salti al di là”. I racconti di Sara Vannelli sono vivaci, veloci e immediati come alcuni pensieri che ti prendono in ostaggio tenendoti immobile e insonne. Sono racconti in cui si respira l’impazienza e la complessità dell’amore (La prima volta, Ti voglio addosso), la gioia e il silenzio del viaggio (Le andrebbe di parlare un po’?) la disperazione e la speranza per una maternità tanto attesa ( Tutto quel che puoi, È come se non finisse mai), i sorrisi e la nostalgia di un passato che ha portato via con se la spensieratezza e la poesia (Me ricordo). Trenta racconti, quelli contenuti in “Dovevo dirtelo” – il libro che sancisce il ritorno di Sara Vannelli nel panorama editoriale italiano – che segnano l’approdo dell’autrice romana a una scrittura che si è fatta più carezzevole e matura, quasi un esercizio sintattico capace di scuotere l’emozione. Il libro, pubblicato dalle Edizioni La Gru nella collana Catarsi, è un susseguirsi di personaggi, di storie e di sentimenti che tentano di accordarsi tra loro; ad emergere è l’amore. L’amore viene scritto, descritto, modellato, ricordato, plasmato tanto da plasmare, poi, il corso dei racconti: l’amore si fa ragione, bisogno, obiettivo, passione, carne e motore di tante e diverse azioni.
L’amore si fa viaggio, ritorno e nuova destinazione.
Vedi QUI la videointervista a Sara Vannelli realizzata con iTvRome.

“Manuale di cucina sentimentale”, la vita è una ricetta che non ti aspetti

manuale-di-cucina_chronicalibri_recensione_liveraniGiulia Siena
ROMA
“Quei venerdì erano qualcosa di più di una semplice cena tra amiche a parlare di tizi carini, fidanzati immaginari, capi insopportabili, lavori precari, sesso insoddisfacente, dipendenza da social network, chili da perdere e colpi di testa: era l’idea che in un periodo storico di inquietudine e incertezza, in cui la precarietà lavorativa e sentimentale ci costringeva ad aggiornare i nostri sogni e a non prenderci troppo sul serio, gli unici punti fermi che avevamo erano l’amicizia e una cena da condividere con chi la sapesse apprezzare”. Tessa, Agata e Cecilia si incontrano ogni venerdì sera. Il loro è quasi un rito, un appuntamento al quale non si può rinunciare: ogni settimana, a turno, si mettono attorno a un tavolo imbandito, si spogliano dei propri orpelli sociali e assaporano il gusto e la piacevole complessità delle chiacchiere. Ogni venerdì di ogni settimana, nonostante tutto. Il tutto per Tessa, “foodblogger imprigionata nel corpo di un avvocato”, era un fidanzato QuantoBasta, un lavoro alquanto frustrante e una madre che le ripeteva “E adesso? Te lo avevo detto!”; ma la sua unica, vera e grande passione era la cucina, anche se spesso si lasciava imprigionare dalla ricerca della ricetta perfetta. Il “tutto il resto” di Agata, “una giornalista di moda sovrappeso con l’ossessione per la dieta” era spalmato durante la settimana, quando, vestiti i panni di una milanese fashion writing scriveva di diete, bellezza e tendenze. Per Cecilia “una bio-donna integralista  del km zero”, il resto era rappresentato dalla lotta ai pesticidi e agli OGM, mentre passava il tempo ad accudire Romeo, un panetto di pasta madre che si portava dietro dalla fine della storia con Gaspare.

Le vite di queste giovani donne così diverse si incrociavano ogni venerdì sera; mano mano che i mesi passano e i venerdì si alternano, le loro vite cambiano, prendono direzioni differenti, inaspettate e sorprendenti. Le nostre tre donne devono scontrarsi con la vita che, fuori dalle mura domestiche, continua sagace a cambiare le carte in tavola.
E loro devono crescere, improvvisando la ricetta della propria esistenza.

 

Questo – e molto altro – è “Manuale di cucina sentimentale”, il primo romanzo di Martina Liverani, giornalista e foodblogger già autrice di “10 ottimi motivi per non cominciare una dieta” (Laurana). Pubblicato da Baldini&Castoldi, il nuovo libro della Liverani è un romanzo piacevole e divertente, un racconto immediato e veritiero (tranne la possibilità di riuscire a trovarsi lo stesso giorno della settimana di qualsiasi mese) della società attuale. L’autrice fa del cibo uno strumento comunicativo: ci si confronta attraverso il cibo, si parla attraverso il cibo e lei stessa parla attraverso il cibo; infatti, usa il cibo – tema tanto inflazionato in questo periodo – per parlare di una generazione, quella dei trentenni, sempre alla ricerca della felicità.

 

Manuale di cucina sentimentale. Penso che la cucina abbia molto da insegnare, ed è una specie di metafora della vita- Come si cucina un arrosto o una torta fatta in casa, così si cucina la vita. Fateci caso, le regole della cucina valgono anche per la vita e per i sentimenti”.

Hélène Battaglia torna con “Una promessa di felicità”, tra qualche giorno in libreria

Una promessa di felicità_chronicalibriGiulia Siena
ROMA 
“Ognuno di loro avrebbe fatto ritorno alla propria vita: ad attendere Hope e Paul c’era Parigi, e l’appartamento in cui presto avrebbero vissuto entrambi. Per la futura contessa Birdy era infatti giunta l’ora di fare fagotto e andarsene per sempre dalla sfavillante Milano. Ormai, lei e Paul erano pronti ad affrontare tutto ciò che il destino avrebbe loro riservato”. In “Appuntamento al Ritz” Hope aveva detto sì, aveva accettato la proposta fatta nella prestigiosa stanza di Coco Chanel del Ritz e presto lei e Paulister (per tutti Paul) sarebbero diventati marito e moglie. Con “Una promessa di felicità”, Hope, l’eroina fashion, brillante e romantica, frutto della divertente penna di Hélène Battaglia, torna e promette di appassionare lettrici di ogni età.

 

In libreria per Baldini&Castoldi da mercoledì 13 novembre, il romanzo vede la sua protagonista, Hope, alle prese con un cambio vita radicale: una nuova città, Parigi e un nuovo lavoro che la porterà in giro per l’Europa, sarà la promoter di un promettente romanzo giallo. Il suo tour lavorativo parte dalla Scozia, in un misterioso castello dove il suo datore di lavoro, la nota scrittrice di gialli Ludmilla Sun, cerca in tutti i modi di evitarla. Mentre Hope è annoiata dalla nuova situazione lavorativa, scopre piccanti segreti legati a Ludmilla, un personaggio che nel corso del romanzo si rivelerà una iena spietata e senza sentimenti. Ma, oltre alle preoccupazioni (Paul sta vivendo un periodo di pressione a lavoro) e alla lontananza, sarà l’amore per il suo principe azzurro a dare energia e motivazione a Hope. La loro promessa di felicità, infatti, sarà la chiave di svolta e l’happy ending di tutta la storia.

 

Così come “Appuntamento al Ritz”, il nuovo libro di Hèlène Battaglia è storia quasi normale con sfumature fiabesche: la vita di Hope è una vita felice, fatta di amore (presto sposerà il fidanzato-modello-conte che ha sempre sognato), passione per il proprio lavoro e l’eleganza che ha sempre desiderato. Ma questa volta la scrittrice italo-francese ha arricchito la trama con nuovi spunti narrativi; “Una promessa di felicità”, infatti, non parla solo della freschezza e della spontaneità di Hope, non racconta solamente l’emozione, la bellezza e l’imprevedibilità dell’amore, in questo libro ci sono anche le preoccupazioni di ogni giorno e i piccoli screzi dell’ambiente lavorativo. Nulla da intaccare la favola di Hope, ma sicuramente qualcosa di terrestre in cui rispecchiarsi mentre stiamo sognando!

 

 

“Fratelli”, se le strade possono dividersi

fratelli
Silvia Notarangelo

ROMAElisabeth e Uli sono fratello e sorella. Sono cresciuti insieme in un paesino della Germania Orientale, si sono sostenuti a vicenda, hanno condiviso momenti difficili e creduto negli stessi ideali. La vita li ha messi di fronte alla Guerra, alla divisione del loro Paese in due mondi incompatibili, dove, inevitabilmente, si deve scegliere da che parte stare.
Fratelli”, il romanzo di Brigitte Reimann (Voland), racconta la loro storia. Una storia appassionata, poetica, a tratti malinconica, che corre sul filo sottile dei sentimenti.
Il rapporto tra i due protagonisti è fatto di complicità, battibecchi, gelosie e tensioni che la Reimann riesce sapientemente a ricostruire. Intensa e incalzante, la narrazione procede sovrapponendo presente e passato.
È Elisabeth, in prima persona, ad abbandonarsi ai ricordi, quando lei e Uli giocavano a Hänsel e Gretel, quando le strade erano attraversate dai carri armati, quando per la prima volta aveva varcato le soglie del kombinat per dedicarsi alla sua vera passione, la pittura.
Il presente, invece, ci porta al 1960, alla Pasqua di quell’anno. Come sempre, fratello e sorella si ritrovano nella loro vecchia casa per trascorrere insieme le feste.
L’atmosfera è allegra, forse troppo. E, infatti, proprio come “un’ombra che il pomeriggio d’estate oscura il sole”, ecco che su Elisabeth piomba un’inaspettata confessione. Uli ha deciso: si trasferirà a Ovest, ad Amburgo. Per lei è un colpo durissimo. Quella che, almeno superficialmente, potrebbe sembrare una reazione prettamente emotiva, in realtà nasconde tanto altro. A poco a poco, tra i due, si apre una voragine. Lo scontro è duro, serrato. Allo sconcerto e alle emozioni dell’una si oppongono le lucide e rassegnate argomentazioni dell’altro.
Elisabeth è un’idealista, una “piccola sognatrice incallita”, ma anche una giovane donna combattiva, pronta a difendere le sue idee e quelle del socialismo. Uli non crede più a niente, è arrabbiato e deluso, nella sua vita vuole costruire navi ma si sente “a pezzi, prigioniero dietro una grata di stupidità e burocrazia”.
Così si va avanti tra accuse, forti e concitate, e momenti di tenerezza che sembrano poter rimettere tutto in discussione. Il contrasto non si esaurisce nel semplice tentativo di Elisabeth di ridestare nel fratello i vecchi ideali condivisi, ma finisce per scavare in profondità, nell’intimo dei due personaggi, riuscendo a portare alla luce dubbi e insicurezze sepolti sotto un apparente equilibrio.
L’interrogativo finale può essere solo uno: meglio andarsene con la dolorosa consapevolezza di avere “la coscienza sporca” o restare sperando di “armare di nuovo la barca e veleggiare in mare aperto”?

Jovanotti: le emozioni non finiscono, arriva “Ti porto via con me”

jovanotti_ti porto via con me_libroMILANO“Deve essere una grande festa, e il ruolo del pubblico sarà importante. Voglio prenderlo per mano e accompagnarlo via con me sulle montagne russe della musica”. Lorenzo Jovanotti
26 settembre 2013: arriva in libreria “Ti porto via con me. Backup tour Lorenzo negli Stadi“, il volume che racconta la magia dell’ultimo tour di Jovanotti. Con le foto di Michele Lungaresi e i testi di Lorenzo Cherubini Jovanotti, il libro pubblicato da ISBN, è un viaggio unico ed emozionante negli stadi che hanno visto e ascoltato la musica, l’energia e la grinta di Jovanotti.

Lo show dell’estate 2013 è iniziato il 7 giugno allo Stadio del Conero, ad Ancona. Lorenzo Jovanotti e la sua band hanno attraversato l’Italia da Nord a Sud, da San Siro all’Olimpico, dal Dall’Ara di Bologna al Della Vittoria di Bari, per suonare l’accordo conclusivo del BackUp tour allo stadio di Cagliari, il 20 luglio. Più di 300 persone coinvolte nella produzione di un tour che ha registrato il tutto esaurito a ogni tappa, uno spettacolo vissuto da più di mezzo milione di spettatori, una vera e propria festa mobile sulle note dei più grandi successi di Lorenzo, di cui l’album Backup è la raccolta definitiva. Le immagini di questo libro ritraggono l’artista prima, durante e dopo i concerti, l’occhio dietro la macchina è quello del suo fotografo ufficiale, Michele Lugaresi detto Maikid, che il tour l&rs quo;ha vissuto da dietro le quinte. L’obiettivo di Maikid non inquadra solo il palcoscenico, ma anche il pubblico: i volti di chi ha atteso sin dal pomeriggio in prima fila e di chi ha partecipato a questo show, ballando, ridendo, alzando le braccia al cielo, saltando, e qualche volta commovendosi. I testi di Lorenzo, il diario registrato sull’immancabile taccuino che porta sempre con sé, accompagnano le fotografie ripercorrendo i momenti più emozionanti del tour.
Sono venticinque anni che Lorenzo fa ballare l’Italia. Chi se lo ricorda Walking, uscito nel 1987, primo segno musicale d’esistenza dell’entità chiamata Jovanotti? Qualcuno sì, e moltissimi ricordano Gimme Five, tormentone tardo-Eighties che dominò la scena pop italiana l’anno seguente. Ma nessuno di loro avrebbe mai potuto immaginare che oggi, nell’anno di grazia 2013, ancora lui, ancora Jovanotti, sarebbe stato ancora uno degli avvenimenti più interessanti della scena pop italiana.

 

«È un’opera d’arte! Bellissimo fare una raccolta fotografica del mio pubblico! È un’Italia bellissima… Perché non ne facciamo un libro? Titolo possibile: BELLA»

“Il bacio del pane”: il nuovo romanzo di Carmine Abate

libro-bacio-pane-258Alessia Sità

ROMA – “Quel giorno aveva imparato che si può essere cacciati di casa per troppo amore. E la partenza, qualsiasi partenza per forza, è una ferita che brucia a lungo o sempre, anche se non si vede”.
Carmine Abate, vincitore del Premio Campiello 2012, ritorna in libreria con un nuovo toccante romanzo: “Il bacio del pane” edito da Mondadori. A fare da sfondo all’indimenticabile estate di un gruppo di adolescenti è Carfizzi, paese d’origine dell’autore, cui nel libro attribuisce il nome fantastico di Spillace. Fra ruderi, profumi e natura incontaminata, proprio a pochi passi dal piccolo paese, l’allegra comitiva scopre un meraviglioso paradiso che sembra non conoscere tempo. Si tratta del Giglietto, un luogo incantevole che, però, nasconde uno sconvolgente mistero. In uno dei mulini abbandonati, infatti, Francesco e Marta – la sua bellissima compaesana che vive a Firenze e scende in Calabria per l’estate – incontrano un vagabondo armato e poco socievole. Il muro di diffidenza dell’uomo presto, però, verrà scalfito dalla bontà e dall’infinita generosità dei due ragazzi, che scopriranno la terribile ferita che ha costretto Lorenzo a nascondersi nel Giglietto. Ad accompagnare i giorni afosi di un’estate unica e irripetibile non sarà solo il mare scintillante, ma anche vecchi ricordi e antichi sapori, come quello dei fichi maturi, delle olive in salamoia, del pane preparato in casa come si faceva un tempo. “Il bacio del pane” è molto più di un romanzo, è una metafora dei “valori che si incarnano nel gesto antico e attuale di baciare il pane, per celebrarne il dono e il mistero”. Carmine Abate ha ancora una volta il merito di saper raccontare la Calabria in tutti i suoi aspetti: dalla ‘ndrangheta alle grandi emozioni umane che veicolano le scelte dei personaggi.
La voglia di dire no alla mafia, il dolore di dover lasciare la propria terra e i propri affetti fanno da cornice a questo commovente romanzo, che conduce il lettore ad assaporare la fragranza della vita e di una terra che ha ancora tanto da offrire.

Novità: “Andirivieni”, una vita in viaggio

andirivieni_200pxROMA “Si dice che la testa non serva solo a usare il cappello. Si dice anche che le gambe e i piedi non esistano solo per usare le scarpe. Con le gambe e i piedi camminiamo, corriamo… viaggiamo”. Il viaggio è il tema centrale di “Andirivieni”, il libro di Isabel Martins Minhós e Bernardo Carvalho pubblicato in queste settimane da La Nuova Frontiera Junior.

 

L’andirivieni degli uomini, che percorrono chilometri e chilometri in automobili, navi e aerei, ci sembra al giorno d’oggi facile e scontato. Ma sulla terra non siamo gli unici: come noi, molti uccell mammiferi e pesci si muovono in cerca di cibo o di un buon clima. E questi incredibili viaggiatori non solo ci sorprendono per le distanze che percorrono, ma anche per l’enorme rispetto che, al contrario di noi, hanno nei confronti della natura e dell’ambiente.

 

Andirivieni è colori, viaggio e cultura del viaggio. Andirivieni è un libro illustrato (adatto dai 5 anni) ci sfida a riflettere sul nostro arrogante stile di vita quando viaggiamo, perché spesso, ignorando le esigenze e le culture dei luoghi che visitiamo, possiamo mettere a repentaglio il fragile equilibrio del pianeta.

 

 

“Interrogato il morto”, un omicidio inaspettato nelle colline brianzole

interrogatoilmorto_Lupo_chronicalibriSilvia Notarangelo
ROMA – Direttamente mutuata dalle perizie necroscopiche, “Interrogato il morto” è la singolare formula che dà il titolo all’ultimo e piacevole romanzo di Renato Cogliati, pubblicato da Lupo Editore. Con uno stile personale e ironico, capace di alternare più registri linguistici, l’autore si immerge nella realtà di fine anni Cinquanta, riuscendo a ricreare un’atmosfera suggestiva e a tratti paradossale, animata da caratteristici personaggi.

 

Siamo a Brivio, un paesino di confine tra le provincie di Como e Bergamo. Come è facile immaginare, chiacchiere e pettegolezzi sono all’ordine del giorno, ma tutti sanno bene come funzionano le cose: qui non accade nulla “senza il consenso del sindaco, del parroco, del medico condotto e del maresciallo dei carabinieri”.
Ed è proprio all’interno di una delle istituzioni, la caserma, che si muovono i protagonisti della storia. Dall’alto del suo “metro e cinquantacinque centimetri”, il comandante Salvatore Inverso è ormai prossimo alla pensione. Nel tempo, ha saputo farsi apprezzare da superiori e magistrati, grazie anche ad alcuni successi ottenuti forse per bravura, più verosimilmente per pura fatalità. In ogni caso, la sua fama non è in discussione e ciò gli consente piccole quanto gradite distrazioni a bordo del suo Galletto Moto Guzzi o seduto in qualche osteria della zona ad assaporare cassöeula, verze e busecca.
Una vita, nel complesso, tranquilla e appagante in cui, all’improvviso, irrompe il maresciallo Antonio Veleno. Sarà lui a sostituirlo, un giorno, alla guida della caserma. Tra i due non è certo amore a prima vista, anzi. Arrogante e sicuro di sé, il nuovo arrivato non fa nulla per guadagnarsi la stima del suo superiore. Ma se nel lavoro Salvatore sembra riuscire a tenere a bada le aspirazioni del giovane collega, più difficile sarà per lui arginare un altro “interesse” prettamente personale. Un uragano si abbatte nell’esistenza del comandante. E visto che i guai non arrivano mai dai soli, ecco qualcosa di totalmente imprevisto: un omicidio. Un cadavere viene ritrovato nei boschi impenetrabili del Monastirolo.
Le indagini, prontamente avviate, si svolgono in un clima surreale, quasi ai limiti del grottesco. Inverso non è abituato a gestire casi simili, nessuno prima d’ora aveva mai osato commettere un delitto nei territori di sua competenza. Gli acciacchi dell’età, poi, uniti al solito, inesauribile appetito, di certo non aiutano. Eppure, tra affanni, improbabili collaboratori e l’immancabile autopsia, anche questa volta il comandante riuscirà a cavarsela.
Tirato un sospiro di sollievo, Inverso può forse riconoscere quanto sia inutile tentare di avere sempre tutto sotto controllo, nella vita come nel lavoro. Ci sono cose che accadono e basta, a prescindere dalla volontà o dai desideri di ognuno, e che poco hanno a che fare con la razionalità. L’importante è capire quando è il momento di deporre l’ascia di guerra e abbandonarsi, serenamente, al corso degli eventi.