“Il principe felice e altri racconti” per sospendere il tempo, almeno a Natale!

Ilprincipefelice_CHRonicalibriGiulia Siena
PARMA – Con l’arrivo del Natale arriva il momento delle fiabe. E ISBN Edizioni ha pensato bene di riunire in un unico volume i più significativi e celebri racconti di Oscar Wilde accompagnandoli dalle deliziose illustrazioni di Cristina Pieropan. E’ nato, così, Il principe felice e altri racconti, un libro illustrato che, per la prima volta, propone al pubblico di lettori di tutte le età due storiche raccolte di Wilde, Il principe felice (1888) e Una casa di melograni (1891). Quello che ne esce è un intenso e fantastico viaggio tra corti e palazzi, giardini, laghi e città, foreste di pini e mari sconfinati accompagnati da statue e giganti, principi ingenui e fuochi d’artificio un po’ egoisti, giovani re e piccoli mostri di corte, cacciatori, taglialegna e streghe. Personaggi divertenti, nostalgici, complessi e schietti per questi racconti (9 in tutto) che ci portano a spasso tra ambientazioni fuori dal tempo e regalano storie e trame di grande spessore. Il principe felice e altri racconti è una carrellata di figure differenti e ricercate, costruite dal celebre scrittore allo scopo di creare novelle che potessero intrattenere i suoi figli e farli riflettere, educarli alla vita sottolineando, attraverso i racconti, comportamenti e situazioni da evitare a favore di un comportamento giusto per una vita felice e di valore. Per questo motivo il genio di Wilde delinea protagonisti irriverenti o esemplari: il vanitoso e logorroico razzo che taccia di egoismo e villania tutti quelli che – fontane luminose o rane, girandole o anatre – parlano di sé quando gli altri vogliono fare altrettanto; l’Infanta di Spagna che per il suo compleanno ride a crepapelle dell’ingenua bruttezza del piccolo Nano ignorando la sensibilità di quest’ultimo; il piccolo Hans di sentimenti nobili e lo speranzoso Pescatore innamorato di una Sirena.

 

I racconti di Wilde sono un toccasana per l’anima: regalano una sospensione dal quotidiano che solo i grandi scritti – e i grandi scrittori – possono fare. Perché, allora, non farlo a Natale? Sospendiamo il tempo e rifuggiamoci nelle fiabe, almeno per qualche ora.

 

Per i lettori di tutte le età.

A Napoli si scrive La Pagina Che Non C’Era: tre giorni di letture per ragazzi

forum_culture_pagina_chronicalibri2014NAPOLI – Da oggi, giovedì 20 novembre fino a sabato 22 novembre arriva a Napoli la versione autunnale straordinaria della Pagina Che Non C’Era, il progetto nazionale di lettura per i ragazzi delle scuole superiori che è diventato, grazie al successo delle passate edizioni e all’entusiasmo degli scrittori presenti, un vero e proprio festival di letteratura. Giunta così alla sua quinta edizione, la Pagina Che Non C’Era arriva in occasione del Forum Universale delle Culture Unesco ed è dedicata al genere letterario della cosiddetta Literary Non Fiction.

Germogliata da un’idea di Diana Romagnoli e Maria Laura Vanorio, due insegnanti dell’istituto Pitagora di Pozzuoli, La Pagina Che Non C’Era nasce dalla convinzione che il piacere di leggere e la capacità di scrivere non possano essere trasmessi con metodi impositivi. La coraggiosa sfida di questo progetto, sorto tra i banchi di una delle più complesse e problematiche periferie italiane, è di superare la tradizionale diffidenza dei ragazzi nei confronti dell’atto della lettura grazie a un gioco letterario.

 

La prima parte del gioco consiste sempre nel confronto tra gli studenti e gli scrittori. E poiché il comitato organizzativo del festival ha deciso di dedicare questa edizione al genere della Literary Non Fiction, quest’anno ha invitato gli autori di alcuni dei libri che – pur restando nell’ambito narrativo – ci hanno più efficacemente raccontato la realtà dei nostri tempi: Luca Rastello con il romanzo I Buoni, Chiarelettere, Gaetano Di Vaio e Guido Lombardi autori di Non mi avrete mai, Einaudi e Francesco Barilli che, insieme all’illustratore Manuel De Carli, è autore del graphic novel Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova, Becco Giallo. Gli incontri tra gli autori e gli studenti iscritti al festival avverranno il 20 e il 21 novembre a Napoli nei nuovi spazi del Foqus (Fondazione Quartieri Spagnoli). La prima giornata sarà introdotta da una tavola rotonda con l’intenzione di discutere e illustrare storia, modelli e caratteristiche della Literary Non Fiction dai libri al cinema e alle serie televisive. Oltre agli autori ospiti del festival, alla tavola rotonda interverranno anche lo scrittore e critico letterario Cristiano de Majo, lo sceneggiatore Stefano Bises, la giornalista del Corriere della Sera Alessandra Coppola, il regista Guido Lombardi e l’attore Lello Serao.

E anche quest’anno un’intera sezione della Pagina Che Non C’Era sarà dedicata alla letteratura scientifica per ragazzi: nella rinnovata e suggestiva cornice della Città della Scienza, sabato 22 novembre gli studenti incontreranno Amedeo Balbi (Cercatori di meraviglie. Storie di grandi scienziati curiosi del mondo, Rizzoli) e Nicola Nosengo (I robot ci guardano, Zanichelli).

 

Ogni anno l’incontro con gli scrittori, ma anche tra i vari studenti – appartenenti a scuole superiori, città e realtà differenti – diventa una preziosa occasione di confronto intorno alla parola (letta, immaginata, raccontata e, infine, scritta). Un confronto fecondo, che consente ai ragazzi di entrare in contatto con gli autori dei romanzi senza la mediazione degli adulti e senza distanze gerarchiche, costituendo un momento fondamentale del successivo processo creativo. Anche quest’anno, infatti, dopo aver incontrato gli scrittori ospitati dal festival, gli studenti saranno invitati a leggerne i libri e a scrivere (o a disegnare) una pagina – per l’appunto “la pagina che non c’era” – da aggiungere in un punto qualsiasi del libro scelto fra quelli proposti, imitando lo stile dell’autore e mimetizzandosi nella sua opera. Il metodo della scrittura mimetica e vincolata (o à contrainte) consente di accostarsi al testo con occhio attento per individuare e distinguere peculiarità, regole, stili e registri e, allo stesso tempo, di trasformare in gioco la letteratura, desacralizzandola e avvicinandola ai giovani lettori. I vincitori del concorso saranno gli studenti autori delle pagine migliori che, secondo il giudizio di una giuria composta da insegnanti e scrittori, il prossimo febbraio verranno premiati – naturalmente – con nuovi libri.

 

Il festival, patrocinato dal Forum Universale delle Culture 2013-2014 e dai Comuni di Napoli e Pozzuoli, è stato insignito da numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Gutenberg 2013 dell’Ali e il prestigioso Maggio dei Libri del MiBac e del Cepel come migliore attività nazionale per la promozione alla lettura in ambito scolastico.

Libri per ragazzi: 10 Libri per la tua estate CHRL scelti da Luca Vaudagnotto

foto-36-300x225TORINO – La lunga estate di consigli letterari di ChronicaLibri si chiude con i 10 Libri per la tua estate CHRL scelti da Luca Vaudagnotto, insegnante della scuola primaria che chiude la nostra rassegna con suggerimenti di libri per ragazzi.  Termina, così, l’avvicendarsi su queste pagine dieci tra scrittori, comunicatori, librai, illustratori, bibliotecari, agenti letterari  e donne e uomini della scuola che hanno dato il loro contributo per invogliare alla lettura. I 10 Libri per la tua estate CHRL scelti da… sono 100 consigli letterari che rimarranno per tutto l’anno.

 

Non è facile orientarsi nella letteratura per l’infanzia, per la varietà di titoli esistenti e la quantità di pubblicazioni più diverse, che mettono in difficoltà anche gli addetti ai lavori. Si è voluto qui operare una scelta evitando le mode del momento, scegliendo i titoli per i temi proposti o gli stimoli che possono dare ai giovani lettori, con un occhio di riguardo alle piccole case editrici e al tema della diversità, qui presente in alcune delle sue molteplici forme. Buona lettura!

Libri per lettori in erba o ascoltatori navigati (4-7 anni):
1. “La grande fabbrica delle parole” di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo, Terre di Mezzo editore
Perché è un’avventura che fa riflettere sulle parole che usiamo, su quanto sia importante sceglierle con cura. È un libro che ha il grande pregio di far incontrare ai bambini parole e modi di dire strani, ‘difficili’, in modo curioso, con ottimi spunti ortografici (questa è chiaramente una deformazione professionale!).
2. “Un tappeto davvero speciale” di Jeong-Ah Seo, Sironi Ragazzi edizioni
Perché è un’avventura ambientata in Iran ed è così importante far conoscere ai bambini altre culture e altri angoli di mondo: uno piccolo inizio per migliorare la qualità dell’integrazione in Italia. Punto di forza di questo libro sono le illustrazioni, a cura di Ali Boozari, che tuffano il lettore nelle atmosfere magiche dell’iconografia islamica.
3. “La storia del leone che non sapeva scrivere” di Martin Baltscheit e Marc Boutavant, Motta Junior edizioni
Perché questo leone non aveva mai avuto bisogno di scrivere. Poi, un giorno, qualcosa di inaspettato scombussola la sua vita, e ruggire non gli basta più. È una bella storia da leggere ai bambini che a settembre inizieranno la prima elementare, per dare, prima degli esercizi, un senso all’apprendimento della scrittura. E può essere significativa anche per i più grandi, che magari perdono di vista l’importanza dell’imparare a scrivere.
4. “Vieni a prendermi” di Javier Marias, edizioni Gallucci
Perché è un’avventura estiva che ruota attorno all’esplorazione di un bosco e al ritrovamento di una misteriosa scatola, che nasconde una fotografia e una lettera. Un libro per invogliare a scrivere o dettare una lettera, seppellirla e vedere cosa succede; un invito a vivere un’avventura, per capire che la vita vera e i libri hanno molto in comune.
Libri per lettori più esperti (7-10 anni):
5. “Pupa” di Loredana Lipperini, Rrose Sélavy editore
Perché affronta il tema del rapporto a volte difficile, a volte inesistente nel mondo contemporaneo, tra bambini e anziani: Pupa, questo il nome della nonna acquisita, aiuterà la giovane protagonista Adele a superare stereotipi e preconcetti che spesso investono la terza età.
6. “Lettere dello scoiattolo alla formica” di Toon Tellegen, Feltrinelli Kids edizioni
Perché è una storia di amicizia tra animali che si svolge a suon di missive, in cui i protagonisti si confidano, scherzano, ricordano, si raccontano. Un bel modo per avvicinare i ragazzi al genere letterario della lettera e uno stimolo invitante a creare un proprio epistolario con gli amici, che magari durante le vacanze sono lontani.
7. “Don Chisciotte raccontato ai bambini” a cura di Rosa Navarro Duràn, Mondadori edizioni
Perché è di fondamentale importanza far conoscere ai bambini i classici (seppur in forma adattata, come in questo caso) e soprattutto perché, in base alla mia esperienza a scuola, i bambini amano le storie ricche e intramontabili come questa e ne rimangono affascinati.

Per tutti:
8. “Il ladro di polli” di Béatrice Rodriguez, Terre di Mezzo editore
Perché è un libro illustrato da raccontare, senza parole, e ogni età può trovare la sua storia. Affronta con leggerezza e simpatia, attraverso gli animali protagonisti, il tema dell’amore ‘diverso’ e il finale lascia piacevolmente spaesati, grandi come piccini. Tra i migliori libri illustrati del 2010 secondo la rivista americana Publishers Weekly.
9. “Nella terra dei sogni” di Robert Louis Stevenson, edizioni Rizzoli
Perché è un altro autore classico, ma in una veste inconsueta: scopriamo lo Stevenson poeta, contornato dalle delicate illustrazioni oniriche di Simona Mulazzari. Il consiglio è di leggere o farsi leggere una poesia prima di dormire, per avvicinare piccoli e grandi a questo modo speciale di esprimersi e raccontare. E chissà che, una volta terminata la lettura, non si trasformi questo momento nel gioco d’inventar rime e poesie.
10. “Chi gioca non fa la guerra” di Elio Giacone, edizioni Elledici,
Perché un libro può essere anche uno strumento per fare delle esperienze. Vengono proposti duecento giochi da tutto il mondo, da fare in coppia, con gli amici o con tutti i bambini della spiaggia. Un libro dove i più grandi possono spiegare i giochi ai più piccoli, dove si legge assieme per capire le regole, dove si impara che dappertutto, nel mondo, i bambini sono bambini e giocano.

 

Luca VaudagnottoLuca Vaudagnotto, insegnante di scuola primaria, da dieci anni insegna nelle scuole della Valle d’Aosta, prima nella scuola dell’infanzia, poi primaria, ora come insegnante di sostegno. Laureato in Scienze della Formazione Primaria ad Aosta, specializzato in sostegno all’Università di Torino, ha partecipato come tesista ad un gruppo di lavoro misto tra Università della Valle d’Aosta e Università di Genova con uno studio, poi pubblicato, sul fenomeno delle pluriclassi nella sua regione. Appassionato di teatro, danza, arte, musica, opera e letteratura, oltre a riempirne il suo tempo libero, cerca di portare nel suo lavoro tutti i suoi interessi, convinto che la scuola possa essere davvero un’esperienza unica e insostituibile nella crescita dei bambini.

Quattro ali per volare e per sconfiggere la solitudine e una malattia rara

quattro-ali-per-volareGiulia Siena
PARMA
– Aurorarosa detesta il suo nome. Perché mai due persone sagge e istruite come i suoi genitori hanno scelto per lei un nome così brutto? Ma non basta…oltre al nome, i suoi genitori – entrambi portatori sani – le hanno “scaricato” anche una bella zavorra, una malattia che la costringe a mangiare ogni tre ore. Dall’esterno, per Aurorarosa, è tutto normale: abbastanza alta, abbastanza magra, abbastanza carina, con due occhi dolci e un delizioso neo vicino le labbra, ma all’interno il meccanismo del fegato fa fatica a compiere il suo dovere perché la Glicogenesi rallenta tutto. Ma Aurorarosa non si perde d’animo, così come deve sopportare il suo nome, sopporto la sua malattia. Dall’altra parte c’è Giulio, stessa classe di Aurorarosa – la ragazzina sfigata dal nome strano – ma nessun amico. A lui gli amici non servono ha già abbastanza problemi con i suoi genitori. Questi ultimi si sono separati per “incompatibilità di carattere” ed è lui, Giulio, che deve sopportare i silenzi del padre e la logorrea della madre.

 

 

Aurorarosa e Giulio sono i protagonisti di Quattro ali per volare, il libro di Alessandra Sala e Niccolò  Seidita pubblicato da Il Ciliegio nella collana Teenager. Il libro  – di cui una parte dei diritti d’autore verrà devoluta all’AIG – Associazione Italiana Glicogenosi – è un racconto coinvolgente e fresco in cui le problematiche diventano una risorsa, una nuova forza. La giovane protagonista nonostante la malattia, infatti, riesce a trovare sempre nuova energia per affrontare i problemi di ogni giorno e di essere lei stessa da stimolo per la solitudine e la rabbia di Giulio. Insieme, i due ragazzi – anche con l’aiuto di prof intelligenti e una buona dose di poesia – riusciranno a coltivare un’amicizia e far nascere la loro piccola storia. La storia di Aurorarosa e Giulio è, infatti, una piccola storia d’amore.

 

Dai 12 anni.

“Habiba la Magica”, la fantasia non ha nessun colore di pelle

habiba la magicaGiulia Siena
ROMA
“Faccio la quarta elementare, ho dieci in italiano e nove in storia, e… Allungò la mano e afferrò la sua sciarpa, sullo schienale della poltrona. Accarezzò il giallorosso: …e sono romanista, ecco chi sono! Sono una Lupetta della Migica! […] Sono Magica anch’io, si disse. Ho una scopa magica, ieri notte ho volato. Come ho potuto dimenticarlo?” A parlare è Habiba, la protagonista di Habiba la Magica, il libro di Chiara Ingrao pubblicato da Coccole Books.

 

Habiba è una bambina come tante, nonostante zia Aminata continua a sostenere che Habiba, guardandosi allo specchio, non sa chi è. Che esagerata questa zia così legata a mamma-Africa da continuare a pensare che oggi Habiba non sappia nulla delle sue radici! Habiba, invece, lo sa benissimo: sa di essere arrivata in Italia nel grembo della madre dopo un burrascoso viaggio in nave, di aver perso in quella stessa notte l’uomo da cui aveva preso la bocca e il sorriso; sa, anche, che lei è uguale agli altri, a tutti i suoi amici di scuola, nonostante abbiano tutti lineamenti e nomi forse un po’ troppo bizzarri per chi la pensa come zia Aminata. Ma Habiba ora ha altro a cui pensare. Da quando ha ricevuto in dono dalla vecchia Filomena una scopa – piccola, praticamente minuscola – ogni notte è una nuova avventura e quasi una sfida per debellare le proprie paure. Che strana la magia! Per fortuna Habiba a queste cose ci crede, ci crede veramente. Inizia, così, una vita parallela che mentre di giorno la porta ad ascoltare le varie maestre a scuola, la notte, dopo i giochi in cortile e le cene con la mamma, affronta un volo incantato che la porta a sorvolare la magnifica Città Eterna, tra monumenti, palazzi e grandezze del passato. Ma l’avventura di Habiba è solo all’inizio.

 

Chiara Ingrao costruisce una storia fatta di più storie: in questo libro si intrecciano tra loro i fatti attualissimi delle seconde generazioni (Habiba vive nella periferia di Roma, in un condominio pieno di cinesi, indiani, egiziani, ma parla romano e non ha mai visto l’Africa); la passione per il calcio; i legami tra bambini e quelli tra adulti e bambini (l’amicizia tra Silvia e Habiba e il rapporto tra Habiba e Nagib); il tutto tenuto insieme dalla magia che alle volte prende il sopravvento per stupire e far sognare.

 

Dai nove anni.

Interviste: Cristina Bellemo, la forza delle storie

leggerezzaGiulia Siena
ROMA  
– Parlare con Cristina Bellemo è entrare nelle sue storie, capire che la scrittura è un esercizio necessario, continuo e costante che regala emozioni.  Le emozioni e le suggestioni dell’autrice hanno dato vita a “La leggerezza perduta” (Topipittori), un racconto per spiegare e dare il giusto peso alle parole, anche quelle più complicate e temute.

 

 

 

Che cosa sono le storie per Cristina Bellemo?
Le storie, per me, sono una ragione di vita. La vita è racconto. Credo che il nostro quotidiano, le relazioni con noi stessi e con gli altri siano intessuti di storie: storie che ascoltiamo, storie che narriamo, storie che ci cambiano, ci insegnano, ci trasformano, ci avvicinano, ci danno gioia e piacere, attribuiscono valore sacro ed esemplare alle esperienze, ci fanno crescere e ci attrezzano per affrontare ciò che ci accade. Leniscono la nostra solitudine. Le storie mi donano emozioni, mi fanno sentire viva: mi piace moltissimo raccontarle, perché possano contagiare le emozioni intense che io stessa ho vissuto; ma adoro anche ascoltarle, incontrarle, imbattermi in esse in maniera imprevista. Mi incantano, mi catturano. Se uno ha una buona storia da narrarmi, sono “in suo potere”. Sono sempre alla ricerca di storie, al punto che talvolta me ne devo difendere: impormi una pausa, allentare la tensione, fare in me un vuoto salutare, “le pulizie di primavera del cuore”, per tornare ad essere accogliente e capace di sorpresa e di meraviglia.

 

Cosa significa scrivere per bambini nel 2013?
I ragazzi, oggi, hanno la possibilità di utilizzare molti media, tutti straordinariamente accattivanti. E, accanto a questo, hanno vite molto “piene”: li vogliamo pianisti, calciatori, ballerini, poliglotti, violinisti, cantanti… e possibilmente geni. Quegli interstizi “vuoti” preziosissimi, indispensabili per prendere consapevolezza di sé, per dare forma alla propria identità sono sempre più rari. I libri, la letteratura, devono puntare sulle loro caratteristiche peculiari, inimitabili, irraggiungibili dalle altre forme di comunicazione e di narrazione, che li rendono affascinanti, ne sono convinta, esattamente come lo erano per i bambini vent’anni, o cinquant’anni fa. Prime fra tutte, la qualità e la bellezza, che poi sono strettamente interdipendenti. Anzi, forse sono proprio la stessa cosa.

 

“La leggerezza perduta” è un racconto in cui ogni parola trova la sua naturale posizione all’interno del testo poiché l’andamento del racconto coincide, quasi in maniera perfetta, con l’intensità del messaggio che si vuole trasmettere. Come è nato questo libro?
Questa storia nasce da una domanda bambina. Quando, qualche anno fa, ha cominciato a ricorrere la parola “crisi”, i bambini mi hanno chiesto cosa significasse, probabilmente anche intimoriti dall’atteggiamento degli adulti, a loro volta spaventati (e, dunque, ben poco rassicuranti) dagli scenari che questa parola prefigurava. Ho riflettuto, innanzitutto, sul valore, e sul peso, che le parole che noi adulti buttiamo in mezzo, come macigni, spesso con superficialità, hanno per i bambini. E mi sono interrogata su come raccontare la crisi ai bambini attraverso la metafora di una storia: ecco, più che un messaggio da trasmettere, cercavo proprio una storia da raccontare. La prima chiave di interpretazione che mi è venuta in mente è stata quella più facile: distinguere tra ciò che è necessario e ciò che è superfluo. Tra le cose leggere e le cose pesanti. Ma questo punto di vista, anziché circoscrivere, definire lo scenario, lo spalancava infinitamente. Fatti salvi i bisogni primari, i diritti fondamentali di ogni persona, la discriminazione tra ciò che è indispensabile e ciò di cui possiamo anche fare a meno ha molto a che fare con la nostra singolarità, con la nostra identità. Non esiste (meno male!) un elenco valido per tutti di ciò che è da conservare e di ciò che è da buttare via: questo sarebbe stato un approccio un po’ presuntuoso e moralistico.

 

In questo libro tutto gravita attorno a quello di cui ci circondiamo: oggetti inutili, azioni sbagliate e pensieri poco piacevoli. Quanto è difficile spiegare ai bambini cosa è il superfluo?
Credo che sia più difficile dialogare sul superfluo con gli adulti, stimolarli a interrogarsi: gli adulti manovratori, e prime vittime, del mercato, che ci crea subdolamente bisogni, necessità addirittura, che non sapevamo nemmeno di avere, che ci vuole perennemente insoddisfatti, che ci insinua la sensazione stabile di inadeguatezza. I bambini hanno dalla loro, fortunatamente, la purezza e l’autenticità che fanno magari considerare un oggetto senza apparente valore meravigliosamente indispensabile, semplicemente perché bello o perché legato a un vissuto importante e specialmente significativo.

 
OLYMPUS DIGITAL CAMERAIl grande merito del tuo libro è quello di insegnare al lettore che, se si vuole, si può. E la dimostrazione è la volontà di un re sbadato e pigro che, pur di mantenere quello che ha di più glorioso, la leggerezza del suo regno, si arma di pazienza e voglia di fare. La voglia, il coinvolgimento e la volontà, si possono insegnare?
Nella mia idea re Celeste non è così… eroico! Il fatto che, per qualche momento, si riscuota dalla sua distrazione per assumersi, una volta tanto, i doveri legati al suo ruolo ha più della casualità e della svagatezza, o forse della preoccupazione per se stesso e per la propria incolumità, che della progettualità e della generosità nel servizio. Mi sembrano più “eroici”, nel loro piccolo, i sudditi che, nonostante la loro semplicità e la poca dimestichezza con i ragionamenti filosofici, in maniera molto pratica accettano di mettersi in gioco con molta serietà e disponibilità, arrivando persino al punto di poter rinunciare anche a ciò che hanno di più caro, e vitale, per salvare il castello. L’unica intuizione “geniale” di Celeste centoventitre è la creazione del museo del superfluo, determinata nel suo caso più che altro, probabilmente, dalla sua personale difficoltà a rinunciare alle cose: ma un museo del superfluo, fuor di metafora, è uno stimolo costante a interrogarci su ciò che ha davvero valore per noi, per la cui difesa siamo disposti a lottare. La voglia, il coinvolgimento, la volontà, più che insegnare, si possono contagiare col nostro modo di essere.

 
“La leggerezza perduta” è un bellissimo albo illustrato; quanto contano le immagini in un libro del genere e come si riesce a equilibrare il ruolo della parola e quello dell’illustrazione?
Il lavoro di Alicia Baladan, in questo libro, è straordinario, tanto che non riesco più a pensare la storia slegata dalle illustrazioni di Alicia: sono diventate il mio “immaginario”, come se fossero originariamente l’ambientazione del racconto, e Alicia avesse acceso la luce per illuminarla. Ma Alicia è andata anche ben oltre le parole, ha raccontato altre sfumature della storia, altre storie direi. C’è una tavola, in particolare (ne sono innamorata!), in cui Alicia ha restituito il turbine di oggetti di cui i sudditi si liberano, dopo il proclama di Celeste. Sono a mezz’aria, sospesi tra il volo e la caduta: tra gli altri, ci sono questo fantastico cappello a due piazze, e questo ombrello “da compagnia”, a tre manici, che non compaiono nel testo. Oggetti inutilissimi (un po’ come le macchine munariane) ma meravigliosamente indispensabili, che richiamano, secondo me, anche alla responsabilità sociale di chi crea un oggetto. Aggiungo che, curiosamente, questa storia ha avuto per entrambe, senza che lo sapessimo, il medesimo sottofondo letterario: Dino Buzzati. “Il deserto dei tartari”, per me, “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” per Alicia. E infatti i nostri disegni sono pieni di orsi!

 

In che direzione sta andando la letteratura per ragazzi?
Credo che vada formandosi, nella letteratura per ragazzi, una sempre più profonda coscienza della sfida di raccontare il mondo affrontando anche i nodi tematici più spinosi. Con i ragazzi si può, e si deve, parlare di tutto. Questo è molto importante. Viceversa, dovrebbe essere più disponibile ad affrancarsi dai dettami del mercato ma, in questi tempi difficilissimi per l’editoria, temo sia quasi un’utopia.

 

 

“Vagamente Suscettibili”, tre vite al bivio

vagamente suscettibili
Silvia Notarangelo

ROMA – “Vuoi dire che se una strada è piena di buche allora sarebbe meglio non percorrerla proprio?”. L’interrogativo, insidioso, affiora lentamente fino a diventare parte integrante di “Vagamente Suscettibili”, romanzo d’esordio di Pierpaolo Mandetta (Edizioni Noubs). Una storia densa, realistica e vivace, in cui coraggio e paure accompagnano la sofferta evoluzione dei tre giovani protagonisti alle prese con un futuro incerto e un presente non ancora identificabile.
A unire Sandra, Adamo e Sam è quella voglia di riscatto che arriva nei momenti più bui, quando tutto quello che sembrava giusto non lo è più e, improvvisamente, si fa sempre più pressante il desiderio di dare una svolta alla propria vita. Spensieratezza e puro divertimento si alternano, così, a delusioni, inquietudine, senso di inadeguatezza.
Sandra è bella e spigliata, ha una madre che non sopporta, nella vita non le è mai mancato nulla. Il suo motto è “tutto e subito”, per questo non riesce a farsi una regione di tutte quelle persone che passano anni e anni all’università per poi ritrovarsi sole, disperate e, magari, senza un lavoro.
Adamo ha ventisette anni, è affascinante e con una carriera ben avviata come organizzatore di eventi. Vive in prospettiva del futuro, non vuole legami perché, sostiene, non ne ha bisogno, e l’idea di una qualche forma di stabilità, semplicemente, la detesta.
Il collante tra le esistenze di Sandra e Adamo si chiama Sam. Trasferitosi a Torino per poter essere finalmente libero e indipendente, ha svolto mille lavoretti precari senza successo. È sensibile, insicuro ma, soprattutto, è un autentico sognatore, per questo la fine della sua storia con Daniele lo ha letteralmente devastato.
Tutti e tre, in modi e per motivi diversi, si ritrovano a un bivio. Un irrefrenabile desiderio di cambiare si insinua silenzioso portandoli a compiere scelte drastiche e inaspettate. Nessuno di loro sarà più lo stesso, complice una nuova consapevolezza che, a poco a poco, illumina le loro vite. A volte ci sono catene difficili da spezzare, a volte tutto sembra destinato a crollare, ma ciascuno, nel bene e nel male, può scegliere quale strada intraprendere. E i tre protagonisti decidono di rischiare, alla ricerca di quel qualcosa che assomigli alla felicità.

Questione di scelte: “L’amicizia in guerra”

Silvia Notarangelo
ROMA – Una piccola cittadina degli Stati Uniti dove vivono sei amici. Il giorno del diploma si avvicina. Hanno sogni diversi, pensano e agiscono diversamente, eppure qualcosa di profondo li unisce: un’amicizia che niente sembra poter scalfire. Nessuno può immaginare che qualcosa di sconvolgente cambierà radicalmente il corso delle loro vite.

Si apre delineando una realtà tranquilla e spensierata “L’amicizia in guerra”, il romanzo d’esordio di Marco Narcisi (Nulla die Edizioni). Una storia che inizia lentamente per poi divenire sempre più coinvolgente, capace di mantenere alta la tensione fino alla fine, in un crescendo entusiasmante in cui non mancano colpi di scena e decisioni inattese.
La quiete del gruppo si spezza una prima volta quando Owen, uno dei sei ragazzi, sparisce all’improvviso, senza dare più alcuna notizia di sé. Poi, a distanza di un anno, recuperato un apparente equilibrio, ecco la telefonata che preannuncia la tragedia.
Da questo momento, l’imperativo che attraversa l’intera vicenda è “scegliere”. Niente accade per caso. Alcune scelte sono prese sulla scia di un’emozione, altre appaiono inevitabili, altre ancora possono essere valutate e ponderate. Come intuisce Antony “ogni nostra scelta, anche la più semplice, determina con incredibile forza la differenza tra ciò che accade e ciò che sarebbe potuto accadere”.
Tra i sei amici c’è chi sceglie di lasciare tutto per inseguire un sogno, chi prova a buttarsi il passato alle spalle per ricominciare, chi non sopporta l’indifferenza e decide di rischiare in prima persona. Ognuno, però, magari senza accorgersene, si ritrova a fare i conti con il proprio stato d’animo e con un alternarsi di sentimenti spesso contrapposti: disperazione, sconforto, rassegnazione, ma anche lucidità, determinazione, euforia.
A volte le conseguenze delle nostre scelte sono limitate, altre possono essere devastanti. Soprattutto quando si gioca con un fuoco che, nel caso specifico, si chiama guerra. Un conflitto che appare sempre più inarrestabile, architettato da un nemico silenzioso, disposto a tutto pur di appagare le sue ambizioni e la sua sete di potere.
I ragazzi saranno travolti dalla Storia con la S maiuscola, in un’avventura che li porterà a guardare la propria vita con occhi diversi, fino a compiere scelte decisive e non prive di risvolti inaspettati.

Nuove Edizioni Romane: “Piccole donne oggi”

Giulia Siena
ROMA – Era il 1880 quando Louisa May Alcott pubblicò “Piccole donne”, il libro diventato un classico della letteratura per ragazzi. La storia era quella di Meg, Jo, Beth e Amy, le quattro sorelle March, fanciulle molte diverse tra loro che vivevano la propria quotidianità nell’America dell’Ottocento. Dopo oltre un secolo dalla prima edizione del grande romanzo della Alcott, dalla penna di Angela Nanetti nasce “Piccole donne oggi”. Pubblicato dalle Nuove Edizioni Romane, “Piccole donne oggi” racconta la storia di quattro sorelle adolescenti che vivono le proprie passioni e le proprie diversità con entusiasmo e coinvolgimento.
Marta, Diana, Margherita e Isabella vivono con papà Marcello,  mamma Francine e nonna Miranda nell’Azienda Agricola Boschetto a chilometro zero. Infatti, l’ingegner Roggi – il padre delle ragazze – ha deciso di cambiare vita e andare a vivere con la famiglia in campagna, di prendersi cura dei campi, di vendere i prodotti della terra e di trasformare la grande casa nella loro dimora. Tutto per le ragazze Roggi cambia in un’estate: Marta, la più grande, è sempre alle prese con il cellulare e i social network e per questa storia del trasferimento in campagna è sempre di pessimo umore. Marta vorrebbe fuggire; vorrebbe andare in Francia a e sognare insieme al suo amico di chat, oppure prendere il motorino e raggiungere il paese, tornare alla vita. Tornare alla sua normalità. Ma il suo tentativo di fuga sfuma e deve impiegare le vacanze a studiare e a mungere (è un’attivita rilassante!); forse, però, la vita al Boschetto non è poi così male… Marta si scopre affascinata nell’osservare sua madre. Diana “la dea della caccia”, è proprio il caso di dirlo; Diana, la secondogenita, ha i colori del padre e la stessa passione per la natura. Lei è una boyscout dalle idee chiare, dall’animo green e dalla forte personalità. Diana, infatti, è la saggia di casa: ascolta, incoraggia e media tra Margherita e Isabella. Queste ultime sono le piccole di casa Roggi e tra loro è un continuo battibecare perché sono così diverse e così legate: Margherita, con la sua delicatezza attira le coccole e le attenzioni di mamma e questo fa andare su tutte le furie la piccola “scienziata”. Isabella infatti aspira a essere una scienziata, nella grande casa del Boschetto ha il suo laboratorio, viviseziona i piccoli animali e ha come amico un asino.
La loro vita si svolge così, con qualche imprevisto e cambiamento fino alla prima nevicata. La neve cambierà le ragazze e saranno pronte ad affrontare tutte le altre estati insieme.

 

Angela Nanetti non delude. Il libro coinvolge, la storia è articolata e i personaggi hanno l’ottima capacità di muoversi in tutte le situazioni del racconto. La trama del romanzo, nonostante quanto si possa pensare dal titolo, non è scontata. Le tematiche affrontate sono molteplici e raccontate con una facilità di scrittura che rende “Piccole donne oggi” un classico per tutte le età.

 

“Le estati non sono tutte uguali, ci sono quelle che passano nascoste e altre che ti cambiano la vita. E nemmeno gli autunni sono tutti uguali, perché le foglie che cadono non sono mai le stesse e neanche le piogge. Ecco perché quell’estate e quall’autunno furono per loro così importanti…”

Novità: “La pittura raccontata ai ragazzi”

ROMA –  “La pittura raccontata ai ragazzi. Guida alla comprensione delle opere” di Linda Flora e Pierpaolo Ulcigrai è un interessante volume pubblicato da Asterios.

 

Il libro è una guida per ragazzi alla comprensione della pittura, alla scoperta delle storie, dei segreti nascosti nei dettagli che gli artisti di ogni epoca hanno raccontato nelle loro opere con libertà e fantasia, usando linguaggi differenti. Non si possono capire i tanti significati di un affresco di Giotto o di un dipinto di Leonardo o Picasso, né apprezzare le tecniche utilizzate per produrli senza viaggiare in altre dimensioni dello spazio e del tempo, provando a fare nuove esperienze visive. Solo la curiosità di esplorare diverse abitudini percettive e la voglia di scoprire gli indizi sparsi in ogni opera pittorica permettono di esercitare le capacità personali di ciascuno e di misurarsi con la fantasia, la meraviglia e la libertà creativa. Questa introduzione alla pittura comprende una serie di schede dedicate a numerosi capolavori dell’arte appartenenti a vari periodi, dalla fine del Medioevo al secolo scorso. Il testo è corredato di un glossario illustrato, di mappe di orientamento, le macchie di colore, e di una carta dei musei per offrire più itinerari possibili tra gli spazi, gli oggetti, le figure fino a guardare oltre la realtà.