Voland: “Mi piace essere golosa”, Colette tra diario e racconto

colette_chronicalibriGiulia Siena
ROMAColette, la più emancipata e anticonformista artista francese del Novecento, si presenta in tutta la sua vivida spigliatezza. Mi piace essere golosa – titolo ripreso da una rubrica che la scrittrice tenne sulla rivista Paris Soir alla fine degli Trenta – è il volumetto tradotto da Angelo Molica Franco e pubblicato da Voland che raccoglie alcuni articoli che Colette scrisse per la neonata rivista Marie-Claire a cavallo del secondo conflitto mondiale. Quella che doveva essere una rubrica di cucina divenne ben presto un punto di incontro e confronto per le giovani donne dinamiche e acculturate dell’allora società borghese parigina. La rubrica si trasformò, così, in luogo di libertà poetica e narrativa per l’istrionica Colette che si abbandonò al racconto quasi personale; per scrivere si lasciò ispirare dalla buona tavola, da Parigi, dai gatti e dalle donne. La cucina, però, ebbe sempre un posto d’onore tra le pagine di quella nascente rivista:“Dal momento che ho una solida reputazione di golosa, molte lettrici mi immaginano sempre seduta a tavola, incorniciata tra paté e bottiglie, come il “Gourmand” di una celebre insegna. Troppo onore”. Infatti, la buona tavola fu per questa donna forte e sensuale, vivace e colta, un modo per festeggiare la vita e le sue bellezze.

 

 

“In cucina l’ispirazione non ha mai contato granché, e io resto fedele alla tradizione. Un buon piatto è, prima di tutto, questione di misura e classicità”.

Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: “La guerra a casa”

la guerra a casaMILANO“Ho scelto di fare di un dolore privato un atto pubblico. Perché nessuna donna deve morire per mano del proprio amore…”.
Oggi, in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne vi presentiamo La guerra a casa, il libro di Damiano Rizzi in cui racconta l’omicidio della sorella Tiziana (luglio 2013) e di come sia nata “Tiziana vive”, una rete d’aiuto contro la violenza sulle donne.

È il 9 luglio 2013 e una telefonata sveglia Damiano Rizzi, presidente dell’Ong Soleterre, nel cuore della notte. È a Roma, impegnato a “salvare il mondo”, ma a casa è successo qualcosa di terribile, è arrivata la guerra: la sorella di Damiano è stata uccisa dal marito.

Il filo del racconto si spezza. Così Damiano ne riprende il bandolo dal principio, dalla sua vita “prima” di quella telefonata: racconta – alla sua famiglia, a sua sorella e a tutti noi – le guerre “lontane” di cui è stato testimone in Bosnia, Kosovo, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Centro America, Ucraina. Le bambine soldato della Costa d’Avorio, gli amputati della Sierra Leone, le donne trucidate in Guatemala, l’Ucraina vissuta con il fotografo Andy Rocchelli: conflitti tutti differenti per i loro moventi aberranti – potere, diamanti, denaro – ma simili nei meccanismi e nelle conseguenze: la morte di persone innocenti.

Come cantava Fabrizio De André, “il dolore degli altri è dolore a metà”. Ma quando la guerra arriva a casa, è dentro di noi per sempre. Damiano torna al presente e scopre che vivere sulla sua pelle l’assassinio di Tiziana è un dolore intero: scopre l’indifferenza di alcuni “professionisti”, la noncuranza del sistema giudiziario, scopre soprattutto che in Italia il fatto che ogni tre giorni una donna sia uccisa da un uomo, spesso il marito, il compagno o l’amante, è considerato “normale”. Proprio come la guerra, o la diseguaglianza tra ricchi e poveri nei Paesi del Sud del mondo che conosce così bene.

Nel suo libro-diario, Damiano ha parole forti per questa normalità: la chiama “morte”. Ci chiede di ribellarci, adesso. Perché l’indifferenza uccide. È per questo che ha deciso di fondare “Tiziana vive”, una rete contro la violenza nei confronti di donne e bambini il cui obiettivo principale è quello di portare alla luce, dare voce e rispondere in modo concreto a una richiesta di aiuto psicologico che spesso rimane silente.

Un libro di drammatica bellezza e di speranza che si legge come un romanzo e lancia un forte messaggio. Scrive Damiano nel finale: “Ho capito ancora meglio – se ce n’era bisogno – che cosa vuol dire salvare una vita umana o perderla. È l’unico motivo di vita. Ho la forza delle vittime. Che o si arrendono o lottano. Non c’è modo di arrendersi, di rassegnarsi. Voglio andare avanti. Per salvare ancora una vita umana. Non tutto è ineluttabile. Voglio lasciare un pensiero che funzioni: sennò perché mandare avanti la specie? Vorrei fare qualcosa di utile per me e per gli altri”.

Con un contributo sul tema del femminicidio di Simona Lanzoni, vicepresidente della Fondazione Pangea Onlus, mentre Vauro Senesi racconta la genesi del logo dell’associazione “Tiziana Vive”, a cui sono devoluti i diritti del libro.

 

 

“Il femminicidio è frutto di “una concezione della donna come un oggetto di possesso a cui si può comandare: tanto che se una donna non risponde più agli ‘ordini’ o vuole una vita propria non ha più diritto di esistere. Si può uccidere” Serena Dandini nella prefazione del libro.

Più Libri Più Liberi 2014: dal 4 all’8 dicembre è tempo di leggere

piu libri 2014ROMA – È sempre tempo di leggere un buon libro. Ma lo è ancora di più da giovedì 4 dicembre a lunedì 8 dicembre 2014, quando il Palazzo dei Congressi di Roma ospita la tredicesima edizione di Più libri più liberi. Appuntamento consolidato nella mappa degli eventi culturali italiani – momento di riflessione sull’anno che va a concludersi e rampa di lancio per l’imminente stagione natalizia – la Fiera nazionale della piccola e media editoria quest’anno sfida la crisi aggiungendo un giorno al suo programma e proponendo un cartellone ricco di conferme e novità. Come sempre saranno centinaia di ospiti ed espositori che testimonieranno l’intraprendenza e la vivacità di un segmento chiave dell’editoria italiana, che il Presidente del Senato Pietro Grasso ha definito “simbolo di un’imprenditoria che sa difendere la propria indipendenza culturale ed economica”.

 

Promossa e organizzata dall’Associazione Italiana Editori, la Fiera torna dunque a proporre una panoramica completa e variegata su tutte le realtà nazionali che si avventurano nelle rotte meno battute dal mainstream e dai grandi marchi, portando alla luce nuovi talenti e futuri bestseller, stuzzicando la curiosità del lettore e alimentando la diversità culturale del paese.

Con un’offerta sempre più apprezzata dal pubblico, come dimostra la regolare crescita di presenze a Più libri più liberi (54.000 visitatori nella scorsa edizione). Nel 2014 si rafforza la partecipazione di ospiti internazionali: scrittori provenienti sia da paesi già conosciuti per la produzione letteraria (Francia, Spagna, Stati Uniti), che da territori ancora in buona parte inesplorati (Croazia, Uruguay).

Grandi narratori (come lo svedese Björn Larsson, Céline Minard, vincitrice del Prix du Livre Inter, l’americano Percival Everett), fondatori di organizzazioni come Médecins sans frontières (Jean-Christophe Rufin) e testimoni di un presente tormentato (l’ucraino Andrei Kurkov): mai come quest’anno l’elenco spazia per estensione geografica e per trasversalità culturale e viene rafforzato dalla conferma della partnership con il prestigioso premio transalpino Prix Goncourt. L’espansione della presenza di autori stranieri non riduce tuttavia quella dei protagonisti della narrativa e della saggistica nazionale, con ampio spazio anche ai fumetti (con Zerocalcare, Gipi e Makkox) e ai libri e sport cui sono dedicati numerosi incontri e una speciale programmazione quotidiana in Fiera. A Roma sono attesi romanzieri e poeti, giornalisti e fumettisti, attori e musicisti, ma anche politici, magistrati, sindacalisti, imprenditori, a testimonianza non solo della vivacità culturale del momento storico in Italia ma anche di un approccio che – rispettando preferenze e abitudini del pubblico – si propone in perfetto equilibrio tra fiction e saggistica, narrazioni di fantasia e racconto della realtà.

A Più libri più liberi gli appuntamenti sono diverse centinaia e si declinano nella ormai tradizionale varietà di formati: presentazioni, incontri, dialoghi, tavole rotonde, reading, approfondimenti. Come sempre Più libri più liberi rivolge particolare attenzione anche al mondo professionale, confermando la sua natura di laboratorio per i piccoli e medi editori, a partire dalla fotografia del mercato editoriale con i dati di Nielsen e dell’Ufficio studi AIE sugli economics della piccola editoria. E-commerce, internazionalizzazione, visibilità su internet, settori emergenti e nuovi mercati per i piccoli editori: ben 13 appuntamenti, con esperti autorevoli come Martin Angioni, Andrea Boscaro, Luisa Finocchi, Davide Giansoldati, Mauro Zerbini, rivolti al pubblico dei piccoli editori, ai professionisti del libro e agli operatori del settore. E ancora approfondimenti sulla politica del libro, con esponenti come Mario Giro, Giancarlo Giordano, Antonio Palmieri e Flavia Piccoli Nardelli. Da sempre molto stretto, il rapporto tra la Fiera e il territorio locale si consolida ulteriormente nel 2014 attraverso una serie di eventi – realizzati da Più libri più liberi con Carta Giovani e CTS grazie al contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e della Regione Lazio – che precedono o si svolgono in concomitanza con la Fiera: si tratta di Più libri più storie (una serie di incontri in programma da venerdì 21 novembre a mercoledì 3 dicembre pensati per le scuole e per le università del territorio), di Più libri più idee (un progetto promosso da AIE al centro di quattro approfondimenti in altrettanti atenei romani e, per la prima volta,in due poli universitari del Lazio con incontri e seminari dedicati al marketing editoriale, alla transmedialità e alle nuove professioni nell’editoria) e del ciclo di incontri organizzati dalla Regione Lazio e condotti dall’Assessore alla Cultura e Politiche Giovanili Lidia Ravera durante la Fiera. Il territorio urbano è coinvolto quest’anno in progetti innovativi come la realizzazione di un murale nella stazione della metropolitana di Rebibbia da parte del fumettista Zerocalcare (in collaborazione con ATAC), che quello regionale, attraverso le tante iniziative organizzate nelle varie province – anche nelle settimane precedenti alla Fiera – con il sostegno della Regione Lazio. Confermato è anche il coinvolgimento diretto degli istituti scolastici – già elemento forte delle precedenti edizioni – attraverso una serie di percorsi dedicati agli studenti come Più libri junior, con il gioco letterario E pur si muove! (che culmina nella pubblicazione di un libro presentato in Fiera il 6 dicembre) e Più libri più grandi, il progetto che la Fiera dedica ormai da tre anni alle scuole (realizzato in collaborazione con l’Istituzione Biblioteche di Roma).

 

Alcuni protagonisti di Più Libri Più Liberi 2014

Marina Achmedova, Lorenzo Amurri, Vicente Battista, Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Cristiano Cavina, Sorj Chalandon, Antonella Cilento, Paolo Cognetti, Ugo Cornia, Andrea Cortellessa, Roberto Costantini, Edith Dzieduszycka, Paolo Di Paolo, Stefano Disegni, Percival Everett, Giorgio Falco, Marcello Fois, Philippe Forest, Santiago Gamboa, Sergej Gandlevskij, Gipi, Radhika Jha, Franz Krauspenhaar, Andrei Kurkov, Nicola Lagioia, Björn Larsson, Antonella Lattanzi, Lia Levi, Makkox, Dacia Maraini, Francesco Mari, Céline Minard, Renato Minore, Michela Murgia, Paolo Nori, Matteo Nucci, Diego Enrique Osorno, Maria Pace Ottieri, Roberto Paterlini, Lorenzo Pavolini, Gabriele Pedullà, Sandra Petrignani, Francesco Piccolo, Tommaso Pincio, Christian Raimo, Elisabetta Rasy, Lidia Ravera, Giovanni Ricciardi, Jean-Christophe Rufin, Vanni Santoni, Fabio Stassi, Giuseppina Torregrossa, Marcos Giralt Torrente, Dubravka Ugrešić, Giorgio Vasta, Mariolina Venezia, Zerocalcare

“La confessione”: il noir come esplorazione dell’umano.

La confessioneGiulio Gasperini
AOSTA – Un omicidio nella casa dei salesiani al Valdocco, a Torino; un ragazzo romeno che confessa subito; un investigatore (ex maresciallo dei Carabinieri) che indaga ma pare non scoprire nulla di strano: sembrerebbe che la morte di don Feronato non abbia nulla di anomalo. Ma, all’improvviso, si spalancano abissi umani nascosti e affiorano verità fino a quel momento insospettate. Ecco gli ingredienti del romanzo “La confessione” della torinese Giuliana Olivero, edito dalla casa editrice END Edizioni, di Gignod, piccolo paese della Valle d’Aosta, come primo volume della nuova collana “GialloAlpe”.
Il noir è un genere che si squaderna ampiamente, oltre la trama: la scoperta del colpevole è soltanto un aspetto, probabilmente persino trascurabile. Quello che nel noir interessa e colpisce sono i meccanismi di risoluzione, gli sviluppi, le articolazioni dell’umano che si declina e manifesta in varie gradualità. Giuliana Olivero ha, in questo senso, la capacità di tratteggiare raffinatamente la psicologia dei personaggi, in particolare quelli dell’ex maresciallo valdostano Hervé Farcoz e della sua socia Odetta Giachery: i particolari, i dettagli, le sfumature compaiono durante l’azione, seguendo il filo delle indagini. Non soltanto si compiono tentativi (e passi in avanti) nella risoluzione dell’enigma, ma si edificano le complesse architetture personali e interiori. Questi personaggi, però, abitano in un mondo ben più vasto, dove le incognite e le perplessità di si spalancano, lasciando intravedere inquietanti verità. È questa la sorpresa del noir: cercare di dare un senso al caos, ricomponendo una realtà che non è facile da ristrutturare perché densamente gravida di incognite e perplessità. Non è l’ambiente del giallo, dove la scoperta del colpevole fa tirare un sospiro di sollievo e ricrea (o almeno così c’è l’illusione) una realtà tranquilla e composta.
Giuliana Olivero ha una scrittura essenziale e uno sguardo ironico: non c’è nulla di superfluo né inutile in quello che racconta. E questo aiuta l’inabissarsi nelle profondità delle persone, dei loro segreti, dei loro legami, delle reazioni e dei pensieri che riguardano tutti. “La confessione” si legge divorandolo, macinando le pagine, assecondati da una curiosità irresistibile su cosa sia quell’elemento che ancora manca, che ancora non è stato compreso, su quello che ancora non è stato svelato; ma che c’è, come quel pensiero che girava, irrequieto, nella testa dell’ex maresciallo senza palesarsi.
Sullo sfondo c’è una Torino multietnica e affollata, una Torino dai grandi androni e gli eleganti colonnati ma anche dai mercati straripanti di venditori e compratori, di nuovi e vecchi cittadini; ma c’è anche una Valle d’Aosta lontana ma vicina (e sempre presente) soprattutto nei ricordi d’infanzia, di un passato che pare condizione tutelata e protetta, al quale puntare per chiudere il conto con sé stessi.

Silvia Pingitore, “Il disordine delle cose” per le generazioni senza santi in paradiso

il disordine delle cose_pingitore_chronicalibriGiulia Siena
PARMA
– Lucia non aveva mai pensato al suo futuro. Lucia si accontentava di vivere giorno per giorno senza domande e senza richieste tra l’ordine della sua scrivania e le quattro mura di un seminterrato nel centro di Roma con sua madre e suo padre. Lei, come molti, non aveva “santi in paradiso” ma, come pochi, non voleva diventare un’artista, una celebrità, un’attrice, nonostante il suo nome, Lucia Fellini, potesse suggerire – ai suoi coetanei – quel tipo di carriera. Lucia non aveva pretese ma, quando all’ultimo anno di liceo venne presentata l’Università La Speranza, capì che la sua strada era imparare a comunicare! Così, fuori dal tempo, dalle mode e dalla realtà Lucia scelse la sua strada. Lucia, nata dalla geniale penna di Silvia Pingitore, però, rimaneva ai margini di quella vita troppo diversa da lei, fatta di arrivisti, segreti e invidie. Dal suo mondo ordinato e quasi intatto, fermo a decenni che non le appartenevano, nel mondo di Lucia entrò il disordine, Il disordine delle cose.

Pubblicato da La Lepre Edizione, il romanzo di Silvia Pingitore dopo averci presentato la protagonista e il suo mondo ci porta in viaggio: dal crollo dell’Università La Speranza alla Finlandia. Sì, la Finlandia, perché Lucia aveva fatto entrare poche cose nuove nella sua solita vita, tra queste c’era il poema epico Kalavala, il libro “sacro” finlandese incentrato sull’amore per la natura. Come una sorta di ossessione questo libro era uscito dalle aule universitarie ed era entrato nella sua quotidianità, era simbolo, segno e sogno di una speranza che in Lucia si stava destando. Allora per gioco e all’improvviso Lucia partì verso questo nuovo mondo senza sapere per quanto tempo e per quale obiettivo sarebbe stata lontana dalla sua solita vita. Il viaggio alla ricerca di santi in paradiso ha inizio.

 

Silvia Pingitore con ironia e disillusione crea un particolarissimo ritratto di giovani dalle belle speranze. Quello che ne esce è una generazione tradita, insicura, talentuosa, rabbiosa e ormai quasi indifferente. Giovani donne e uomini che partono alla ricerca di qualcosa che nella loro terra gli viene negato. Ma cosa? La possibilità di sperare, ancora?

 

 

“E voi che la guerra l’avevate vista solo in televisione, voi ancora non lo sapevate che di guerra ce ne sarebbe stata un’altra, e che vi avrebbe tolto non il pane ma la dignità. 
Era la guerra fra poveri, era per voi tutti.
Tutti quelli senza i santi in paradiso. 
Proprio come Lucia, che aspettava quell’uomo seduta su una panchina”.

A Napoli si scrive La Pagina Che Non C’Era: tre giorni di letture per ragazzi

forum_culture_pagina_chronicalibri2014NAPOLI – Da oggi, giovedì 20 novembre fino a sabato 22 novembre arriva a Napoli la versione autunnale straordinaria della Pagina Che Non C’Era, il progetto nazionale di lettura per i ragazzi delle scuole superiori che è diventato, grazie al successo delle passate edizioni e all’entusiasmo degli scrittori presenti, un vero e proprio festival di letteratura. Giunta così alla sua quinta edizione, la Pagina Che Non C’Era arriva in occasione del Forum Universale delle Culture Unesco ed è dedicata al genere letterario della cosiddetta Literary Non Fiction.

Germogliata da un’idea di Diana Romagnoli e Maria Laura Vanorio, due insegnanti dell’istituto Pitagora di Pozzuoli, La Pagina Che Non C’Era nasce dalla convinzione che il piacere di leggere e la capacità di scrivere non possano essere trasmessi con metodi impositivi. La coraggiosa sfida di questo progetto, sorto tra i banchi di una delle più complesse e problematiche periferie italiane, è di superare la tradizionale diffidenza dei ragazzi nei confronti dell’atto della lettura grazie a un gioco letterario.

 

La prima parte del gioco consiste sempre nel confronto tra gli studenti e gli scrittori. E poiché il comitato organizzativo del festival ha deciso di dedicare questa edizione al genere della Literary Non Fiction, quest’anno ha invitato gli autori di alcuni dei libri che – pur restando nell’ambito narrativo – ci hanno più efficacemente raccontato la realtà dei nostri tempi: Luca Rastello con il romanzo I Buoni, Chiarelettere, Gaetano Di Vaio e Guido Lombardi autori di Non mi avrete mai, Einaudi e Francesco Barilli che, insieme all’illustratore Manuel De Carli, è autore del graphic novel Carlo Giuliani. Il ribelle di Genova, Becco Giallo. Gli incontri tra gli autori e gli studenti iscritti al festival avverranno il 20 e il 21 novembre a Napoli nei nuovi spazi del Foqus (Fondazione Quartieri Spagnoli). La prima giornata sarà introdotta da una tavola rotonda con l’intenzione di discutere e illustrare storia, modelli e caratteristiche della Literary Non Fiction dai libri al cinema e alle serie televisive. Oltre agli autori ospiti del festival, alla tavola rotonda interverranno anche lo scrittore e critico letterario Cristiano de Majo, lo sceneggiatore Stefano Bises, la giornalista del Corriere della Sera Alessandra Coppola, il regista Guido Lombardi e l’attore Lello Serao.

E anche quest’anno un’intera sezione della Pagina Che Non C’Era sarà dedicata alla letteratura scientifica per ragazzi: nella rinnovata e suggestiva cornice della Città della Scienza, sabato 22 novembre gli studenti incontreranno Amedeo Balbi (Cercatori di meraviglie. Storie di grandi scienziati curiosi del mondo, Rizzoli) e Nicola Nosengo (I robot ci guardano, Zanichelli).

 

Ogni anno l’incontro con gli scrittori, ma anche tra i vari studenti – appartenenti a scuole superiori, città e realtà differenti – diventa una preziosa occasione di confronto intorno alla parola (letta, immaginata, raccontata e, infine, scritta). Un confronto fecondo, che consente ai ragazzi di entrare in contatto con gli autori dei romanzi senza la mediazione degli adulti e senza distanze gerarchiche, costituendo un momento fondamentale del successivo processo creativo. Anche quest’anno, infatti, dopo aver incontrato gli scrittori ospitati dal festival, gli studenti saranno invitati a leggerne i libri e a scrivere (o a disegnare) una pagina – per l’appunto “la pagina che non c’era” – da aggiungere in un punto qualsiasi del libro scelto fra quelli proposti, imitando lo stile dell’autore e mimetizzandosi nella sua opera. Il metodo della scrittura mimetica e vincolata (o à contrainte) consente di accostarsi al testo con occhio attento per individuare e distinguere peculiarità, regole, stili e registri e, allo stesso tempo, di trasformare in gioco la letteratura, desacralizzandola e avvicinandola ai giovani lettori. I vincitori del concorso saranno gli studenti autori delle pagine migliori che, secondo il giudizio di una giuria composta da insegnanti e scrittori, il prossimo febbraio verranno premiati – naturalmente – con nuovi libri.

 

Il festival, patrocinato dal Forum Universale delle Culture 2013-2014 e dai Comuni di Napoli e Pozzuoli, è stato insignito da numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Gutenberg 2013 dell’Ali e il prestigioso Maggio dei Libri del MiBac e del Cepel come migliore attività nazionale per la promozione alla lettura in ambito scolastico.

Tutto pronto per Umbrialibri 2014, a Terni dal 20 al 23 novembre

umbrialibri2014_terni_chronicalibriTERNITerni è pronta ad accogliere Umbrialibri 2014. Da giovedì 20 a domenica 23 novembre diverse zone della città (Bct, Pala Sì, Caos) faranno da palcoscenico ai tanti eventi in programma con un unico grande tema: Generazione Europa. L’edizione 2014 di Umbrialibri, infatti, torna a riflettere sul tema dell’Europa e della ‘generazione’ attraverso presentazioni, tavole rotonde e dibattiti. Si parte subito, però: mercoledì 19 novembre alle 21 al caffè letterario della Bct arriva ‘Aspettando Umbrialibri Terni’, con la presentazione di “Coordinate d’Oriente” (Ed. Piemme) di Alessandro Perissinotto.

 

Con Umbrialibri 2014 nasce un nuovo, bellissimo progetto: In Vitro. In Vitro è un progetto sperimentale di promozione della lettura ideato dal Centro per il libro e la lettura (CEPELL), Istituto autonomo del MIBACT, con lo scopo di accrescere il numero dei lettori in Italia e di rendere la “lettura” un’abitudine sociale diffusa. A tal fine, il CEPELL ha individuato cinque province: Biella, Ravenna, Nuoro, Lecce, Siracusa, ed una regione, l’Umbria nelle quali investire risorse per sperimentare nuovi modelli di promozione della lettura a partire dalla prima infanzia. Le “buone pratiche” del progetto si realizzeranno attraverso le reti locali per la promozione della lettura che coinvolgeranno attivamente politici, amministratori locali, bibliotecari, educatori, insegnanti, librai, editori, pediatri di famiglia e altre figure professionali dell’ambito sanitario e sociale, il mondo dell’associazionismo, del terzo settore e dell’imprenditoria locale.

 

Sempre per incrementare e stimolare alla lettura, giovedì 20 prendono vita gli incontri dedicati ai giovanissimi, tra letture e un laboratorio di Hacklab, in cui i bambini potranno interpretare e trasformare il testo narrato tramite l’utilizzo di uno strumento di elaborazione grafica. Sempre la Bct ospiterà l’incontro ‘Far crescere l’Italia che legge’: il patto umbro per la lettura, a cura della regione Umbria in collaborazione con ambasciata Usa in Italia.

 

Per l’intero periodo di Umbrialibri 2014 le piazze della città saranno invase da ‘Biciclette parlanti’ (a cura dell’associazione Letteratura rinnovabile) che permetteranno ai visitatori di muoversi nella città ascoltando storie e racconti tratti da una sezione di audiolibri.

Non ci resta che darvi appuntamento a Terni, dal 20 al 23 novembre 2014!

 

Leggi QUI il Programma completo della manifestazione

“Love song” e la fenomenologia del nuovo matrimonio.

Love songGiulio Gasperini
AOSTA – La storia di Federico Novaro è nota, approdata persino sul più grande palcoscenico della televisione italiana, quello di SanRemo. In molti si ricordano quei due uomini che raccontavano in silenzio, con modestia e persino con timidezza, attraverso raffinati cartelli, la storia del loro incontro, del loro innamoramento, della decisione di sposarsi. “Love song”, edito da ISBN Edizioni (2014), proprio come recita il sottotitolo, è la “storia di un matrimonio”, quello di Federico e di Stefano, celebrato a New York perché qua, in Italia, non è possibile. Come non è possibile nessun’altra forma legale di unione per due persone che siano dello stesso sesso. Federico Novaro sceglie di raccontare la storia sua e di Stefano preoccupandosi anche di discutere e di esaminare il concetto di “matrimonio”: istituzione che, oramai, è cambiata, al cambiare della società, perché dalla società stessa è stata definita e non può esentarsi dal cambiare lei stessa.
L’analisi di questa particolare istituzione va di pari passo, nel percorso di Novaro, con l’analisi di altri aspetti che completano e caratterizzano la società italiana attuale: dall’omofobia alla necessità di avere dei figli (negata agli omosessuali), alla presunta “normalità” che non esiste, ma che è semplice costrutto sociale. Il ragionamento di Novaro procede per domande, provocatoriamente rivolte ai lettori; questioni aperte e significative, che spesso vengono intenzionalmente sabotate dalla maggioranza dei “pensanti” e degli “opinionisti”. Il racconto della sua storia privata, della sua personale esperienza di marito anomalo, è incastonata in un’ottica ben più vasta: Federico e Stefano si scoprono presto coppia pubblica, il loro un gesto che si guadagna l’importanza della ribalta e diventa prezioso per chi si trova in quella medesima situazione; ma non solo. È un gesto che spezza l’omertà e riporta il discorso all’interno di binari dolorosi per tutti, per varie ragioni: per chi viene scoperto nell’oggettivo errore di una strenua difesa anacronistica (potente perché “legale”) e per chi, invece, deve ancora lottare contro codesta difesa e non ha dalla sua armi legislative.
Quella di Federico è finanche la confessione di chi, in nome di un’ostilità anti-borghese (vista come maggiore impedimento e strutturazione sociale giudicante di certe alterità), rifiutava il matrimonio proprio come concetto e poi invece si arrende all’idea che, tutto sommato, la libertà sta proprio nell’aver a disposizione certi strumenti e nel decidere se utilizzarli o meno. Perché il punto centrale sta proprio qui: non si discute tanto se il matrimonio possa essere utile, necessario, una scelta intelligente o una boutade; si discute sulla mancata possibilità per certe persone, nel nostro paese, di accedere a dei diritti che invece appartengono soltanto ad altri (che spesso li trascurano o li maltrattano): “Non c’è alcun dubbio che il matrimonio mantenga dei caratteri sessisti ed eterosessisti, e che il sostenerlo sia una battaglia dai tratti conservativi, ma ecco: prima facciamo che possiamo fare tutt’e due la stessa cosa, poi, magari, cominciamo a demolirla”. E i diritti, secondo un criterio che potrebbe essere persino giuridico, o sono di tutti o non sono di nessuno.

“L’essenza del crudo. Zuppe, Creme e Vellutate”, il libro con tutto il buono della semplicità

zuppe-creme-vellutate-crusoGiulia Siena
PARMA – Questo è veramente il periodo adatto per aprire un libro del genere. Il libro in questione è L’essenza del crudo. Zuppe, Creme e Vellutate pubblicato da Sonda e scritto da David Côtè e Mathieu Gallant, i due chef francesi che hanno fatto dell’alimentazione viva e dei piatti crudisti la loro filosofia in cucina. Con Zuppe, Creme e Vellutate David e Mathieu ci portano in un mondo fatto di semplici bontà: le zuppe, da servire come antipasto, pasto principale o come accompagnamento, fanno anche parte, secondo gli autori, della loro cucina “fusion”. Le ricette fusion, prevedono insieme gli ingredienti crudi anche alcuni ingredienti cotti e sono ben diverse dalle “calde”, ideate aggiungendo acqua calda agli ingredienti crudi in modo da variare i sapori preservando le proprietà nutritive degli alimenti.

Oltre 50 ricette, dalle ricette base, alle creme e vellutate, passando per zuppe in brodo, paté di spezie e zuppe e dadini, compongono questo libro ricco di informazioni e “dritte” per stare bene in cucina e in pace con la natura.

 

“Lavoriamo per cambiare il modo in cui la nostra società concepisce l’alimentazione affinché quest’ultima venga riconosciuta come la pietra angolare della salute e del benessere, all’interno di una comunità fiorente, ma in armonia con la vita che la circonda”.

“Claude Glass” di Marco Saverio Loperfido: la Tuscia riflessa nello specchio del tempo

claude glasse_annulli_recensioneGiorgia Sbuelz
ROMA
“Il Claude Glass, molto in voga oggi, è uno specchietto portatile nel quale il viandante può scorgere scene di paesaggio condensate e soffuse dalla pastosa luminosità delle sue visioni, convesso e leggermente affumicato. Serve quindi a contenere in uno spazio ristretto i contorni dell’ampio panorama che ha alle spalle.” Così scriveva in una missiva Robert Grave nel 1792, cercando di esporre al suo destinatario le caratteristiche di un oggetto indispensabile a un pittore paesaggista del secolo dei lumi. Di rimando, Sebastiano Valli cerca di spiegare all’amico di penna cosa sia invece un obiettivo a specchio, cioè il corrispondente fotografico del Claude Glass nel 2012.

E così, circoscrivendo un paesaggio nel perimetro di uno specchio, si finisce pure per restringere la linea del tempo in un punto specifico, azzerando definitivamente le distanze di un’amicizia, altrimenti impossibile, tra due ragazzi separati da secoli di storia. Robert e Sebastiano calcano infatti le stesse magnifiche terre, quelle della Tuscia, con un approccio differente, non solo per epoca, ma anche per inclinazione personale, sebbene i punti di contatto fra i due siano sorprendenti.

Robert è un giovane benestante inglese approdato in Italia per il consueto viaggio di formazione, si lascia infiammare dall’entusiasmo ad ogni scorcio di Bel Paese, non importa che sia un rudere o una cascata, in ogni testimonianza del passato o nel rigoglio di una natura brada quanto seduttrice, sente sgorgare un dirompente senso di bellezza e di vitalità che riversa in ogni lettera, depositata poi nell’incavo di una farnia. I messaggi sono prodigiosamente rinvenuti da Sebastiano ai giorni nostri, all’interno di un mobile anni sessanta che giace invenduto nel negozio di un robivecchi. A queste missive Sebastiano risponde, dando il via ad un rapporto epistolare, certamente non senza sospetto ed incredulità iniziale, ma poi si lancia con ardore alla scoperta di un’amicizia fuori dal comune.
Sebastiano ha trent’anni, vive a Soriano nel Cimino e di mestiere fa il fotografo, o meglio lo vorrebbe fare, poiché vittima della crisi che ha investito tutta la nazione, si arrangia come può con impieghi di riparo finendo per lesinare su ogni cosa, che sia un pasto come un tragitto in auto, lasciandosi spesso andare ad un’amara malinconia data dalla consapevolezza che il futuro in cui vive rispetto a Robert , non è stato in grado di mantenersi all’altezza del passato.
Un carteggio che sfugge ad ogni regola spazio-temporale, che segue unicamente la logica di una sincronicità onnicomprensiva fino ad una lenta sovrapposizione di anime fra i due, con un’adesione tale che al lettore non resta che domandarsi chi sia realmente Robert e chi sia Sebastiano, o perlomeno chi stiano diventando mano a mano che la loro amicizia s’ incrementa. Entrambi i ragazzi amano i paesaggi e le architetture della terra italiana, ma mentre Sebastiano patisce per ogni mancanza o arretratezza, paradossalmente più presenti nella sua epoca che in quella dell’amico, quest’ultimo, dall’altra parte del tempo, rilegge ogni imperfezione come un valore aggiunto al fascino dei luoghi e delle circostanze. Così sprona il ragazzo a non stigmatizzare la sua era e, sebbene il futuro gli sia stato descritto come cupo e asfittico, rilancia il suo appello a vivere una vita piena e consapevole attimo per attimo, nutrendosi della vita stessa nelle forme in cui si presenta di occasione in occasione. Un’euforia quella di Robert spesso cieca, talvolta ingenua, ma così ben argomentata da esser infusa nell’animo di Sebastiano, che rigenerato sarà in grado di cogliere ed accogliere una nuova visione di se stesso e della sua terra.
Claude Glass di Marco Saverio Loperfido, edito da Annulli, è un romanzo che offre diversi livelli di lettura. Un viaggio attraverso i luoghi, quelli tra Siena e Viterbo, e un viaggio attraverso il tempo. Una guida accurata quanto inaspettata per godere degli scenari italiani da una prospettiva del tutto moderna, colta però da un ragazzo antico. Un romanzo che attraverso l’espediente epistolare tratta con levità tematiche storiche, filosofiche e artistiche. Vengono citati personaggi illustri come Johann Gottfried Seume, il teologo scrittore che percorse a piedi l’Italia intera, ma anche Goethe, il paesaggista inglese John Warwick Smith e David Thoreau. E si parla d’amore, quello fra uomo e donna, di quello che dovrebbe essere e di quello che è, concetto esteso anche all’Italia intera, così come la viveva e l’amava un ragazzo inglese nel suo Grand Tour:
“L’Italia per noi stranieri è un sogno e io posso solo suggerirvi che se un giorno avrete voglia di risvegliarla, perché è pure giusto che un popolo viva la propria storia guardando anche al futuro, adeguandosi al passo del resto del mondo, fatelo, ma nel farlo non rinnegate quel sogno, portatelo più possibile con voi nel cuore, perché non è un fardello, ma un presagio per rimanere felici (…)”